Mezz’ora dopo, era ubriaco fradicio. E, fra Julianne che ogni tanto gli sfiorava la gamba, i giganteschi seni di Corinne (ora coperti, ma che ricordava dal videogioco del pomeriggio) e la vista intermittente di Carol attraverso la cortina di fumo di sigaretta, si sentiva anche eccitato. Accidenti a te, Williams, hai di nuovo rovinato tutto! , si era detto nel sedere con la compagnia di Julianne. Avevi l’occasione ideale per far colpo su di lei, anzi magari per sedurla, e… Mezz’ora dopo, e dopo tanti bicchieri, i suoi pensieri ricordavano invece piuttosto la volpe di Esopo. Tanto, è troppo aggressiva, per me. Famosa. Intraprendente fino all’invadenza. E, sotto, sotto, troppo dura, probabilmente. E fredda a letto. Un’altra rompicoglioni, insomma. Salvo che continuava a guardarla dall’altra parte della sala.
Le sedie in più che erano state portate per l’esibizione di Angie, vennero sgombrate per fare spazio per la danza. Un discjockey orchestrò il resto della serata da una cabina accanto alla pedana; la clientela poteva ballare al ritmo di una quantità di selezioni musicali moderne, guardare chiassosi videoclip sui grandi schermi, o semplicemente parlare, perché la musica non era eccessivamente alta. La maggioranza delle persone attorno a Nick era gente del porto turistico. Durante un intervallo tra un disco e l’altro, Linda Quinlan si chinò sul tavolo verso Nick, che aveva appena ingollato un’ennesima tequila. «E dài, Nick, confidaci il tuo segreto» disse. «Cos’è che avete trovato ieri, tu e Troy?»
«Niente di speciale» rispose Nick, memore del patto ma sorpreso di avere una gran voglia di parlarne.
«Le voci dicono diversamente» intervenne uno della compagnia. «Lo sanno tutti che stamattina sei andato da Amanda Winchester con qualcosa. Dài, dicci cos’è. Non avrai mica trovato un’altra nave carica di tesori?»
«Può darsi,» rispose Nick, con un ghigno da ubriaco «dico solo: può darsi.» Ebbe un altro forte impulso di raccontare tutto mostrando le foto, ma si trattenne. «Non ne posso parlare» troncò.
In quel momento, due giovani tarchiati, due tipi della Marina in divisa da ufficiali e coi capelli a spazzola, stavano dirigendo dritti verso il suo tavolo dopo essersi staccati dall’estremità opposta della pista da ballo. Uno dei due, dalla carnagione scura, era di sicuro un oriundo messicano. La coppia avanzava con passo sicuro, anzi baldanzoso, e il suo arrivo al tavolo zittì la conversazione. Il tenente bianco posò la mano sulla spalla di Julianne. «Ecco qua la Marina, bambolona bella» esordì con sfrontatezza. «Perché tu e la tua amica» continuò indicando Corinne, dietro la quale stava Ramirez «non venite a ballare con noi?»
«No, grazie» rifiutò con un garbato sorriso Julianne. Todd la squadrò. Barcollava lievemente, e i suoi occhi rivelavano chiaro che ne aveva bevuto uno di troppo.
«Vuoi dire che preferisci stare qui seduta con ‘su’ stronzi locali invece di ballare con futuri ammiragli?» Julianne sentì la mano di lui stringerle la spalla, e guardò gli altri fingendo di ignorarlo.
Todd, cui non garbavano le ripulse, staccò la mano dalla spalla di Julianne per puntare il dito verso i seni di Corinne. «Cristo, Ramirez, avevi ragione: sono proprio mostruosi! Non ti andrebbe di pappartene uno?» I due tenenti uscirono in una risata volgare, che fece fremere d’imbarazzo Corinne.
A questo punto, l’amico fisso di Linda Quinlan decise di alzarsi. A parte Nick, era l’unico degli uomini al tavolo che avesse all’incirca la corporatura di Todd e Ramirez. «Sentite, ragazzi,» disse in tono conciliante «la signora ha rifiutato con gentilezza. Non è dunque il caso di insultare lei o i suoi amici…»
«Ma lo senti, Ramirez?» interruppe Todd. «Sto’ bellimbusto ci accusa di aver insultato qualcuno! E da quando ammirare dei bei poponi è un insulto?» Ridacchiò della propria sagacia, e respinse la mano di Ramirez che voleva portarlo via.
Nick, ormai ubriaco, teneva a freno la voglia di esplodere ormai da ore. «Togliti dai piedi, stronzo» disse, piano ma deciso, dalla sedia accanto a quella di Julianne.
«Stronzo a chi, testa di cazzo?» replicò truculento il tenente Todd. Poi, rivolto a Ramirez. «Credo proprio che mi vedrò costretto a tambureggiargli un po’ la testa, a ’sto impertinente d’un bastardo.»
Ma fu battuto sul tempo da Nick che, alzatosi di scatto, gli tirò un tremendo pugno in piena faccia, facendolo capitombolare all’indietro su un altro tavolo coperto di bicchieri. Il tavolo si schiantò, Todd finì sul pavimento, e Nick gli si avventò sopra. Ramirez, allora, lo tirò indietro e, quando Nick si girò per colpire anche lui, gli diede una spinta che gli fece cedere le gambe già traballanti. Nick finì così addosso a Julianne, schiantando un secondo tavolo.
All’altro lato della sala, Carol, Angie e Troy videro la scena e riconobbero Nick fra i protagonisti. «Alé» disse Troy, balzando in piedi per correre in aiuto dell’amico. Carol fece lo stesso. Il tempo di attraversare la sala, e trovarono già in azione i buttafuori del locale. Nel frattempo, Nick e Julianne stavano ancora tentando di districarsi mentre Todd si rimetteva lentamente in piedi.
Durante lo scontro, la busta era finita sul pavimento e da essa erano fuoriuscite parzialmente delle fotografie. Ramirez, che l’aveva raccolta, attirato dai vivaci colori le stava ora guardando. Nella prima si vedeva chiaramente il primo piano del missile bruno nella fessura. «Ehi, guarda un po’ qui» disse allo scosso Todd. «Di cosa credi si tratti?»
Carol agì fulmineamente. Afferrò a volo busta e foto nel passare davanti a Ramirez e, senza dargli tempo di parlare, strillò: «Oh, Nick, no, non un’altra volta! Ma come hai fatto a ubriacarti di nuovo?». Poi, inginocchiandoglisi accanto e reggendogli la testa con la mano libera, continuò, mentre lui la fissava esterrefatto: «Oh, caro, eppure mi avevi promesso che avresti smesso».
E, sotto gli occhi sbalorditi di tutti, lo baciò sulla bocca per impedirgli di parlare. Troy rimase di sasso. «Troy» si sentì gridare da lei un istante dopo, mentre Nick tentava di raccogliere i sentimenti. «Troy, dove sei? Vieni a darmi una mano!» Troy si precipitò ad aiutarla a rimettere in piedi l’amico. «Adesso lo portiamo a casa» annunciò lei agli astanti. E, un braccio lei e uno Troy, il terzetto si avviò faticosamente verso la porta. Nel vestibolo trovarono il direttore del locale, e Carol gli disse che sarebbe passata l’indomani a regolare i conti. Poi, aiutata da Troy, trascinò fuori Nick quasi di peso.
Mentre si allontanavano dallo Sloppy Joe, si girò e vide che parte della clientela li aveva seguiti fin sulla porta. Davanti al gruppo, un’espressione perplessa in viso, stavano Ramirez e Todd, questi ancora intento a massaggiarsi la guancia. «Dov’è che si va, angelo?» chiese Troy una volta fuori portata di udito. «Non sappiamo nemmeno dove ha parcheggiato la macchina.»
«Non fa niente» rispose Carol. «L’importante è allontanarsi dal locale.»
Svoltarono faticosamente a destra, infilando il vicolo parallelo, e posteriore, al teatro nel quale, un’ora prima, si era conclusa la Notte dell’iguana. Appena dopo il teatro trovarono un piccolo spazio verde sulla sinistra. Carol gli si fermò a margine, proprio in faccia a un gruppo d’alberi, e si guardò alle spalle per vedere se fossero seguiti. Poi, con un sospiro, allentò la presa su Nick, facendo inconsapevolmente vento al viso sudato con la busta sottratta a Ramirez.
Nick aveva quasi riacquistato la lucidità. Liberatosi della presa di Troy, farfugliò a Carol, tentando di abbracciarla: «Non avevo idea che provassi questo per me».
«Io non provo un accidente!» esclamò secca lei, respingendone le braccia e arretrando verso lo spazio verde. Nick non capì e la seguì. «Fermati!» gli gridò inviperita lei. «Fermati, ubriaco bastardo!»
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