«Mi spiace farvi notare una cosa, ma…»
«Ma Mercurio ruota in senso solare, e questa non è una cosa da niente, ragazzo mio. È una tragedia. Quando Mercurio fu colonizzato si trovava in rotazione catturata, mantenendo un emisfero al riparo dal sole, e i Dorriniani ci potevano vivere senza difficoltà. Naturalmente le nostre città erano sotterranee, e dovevamo fabbricarci l’atmosfera per poter respirare, ma si riusciva a tirare avanti … fino ai Giorni della Cometa.»
«Ah!» commentò Jerome. «H. G. Wells!»
Pitman espresse la sua disapprovazione con un sospiro. «La vostra lingua deve avervi fatto perdere molti amici.»
«I miei amici non mi hanno mai puntato contro il fucile.»
«Ve lo concedo, ma vi consiglio nel vostro interesse di prendere sul serio quello che dico.»
«Continuate.» Jerome remava lentamente, e quell’attività che aveva esercitato tanto spesso accentuava la bizzarria della situazione. Il sole vivido illuminava il centro del lago e la sagoma di Pitman si stagliava nitida sullo sfondo dell’acqua mossa dalla brezza, degli alberi, delle lontane colline e del cielo.
Con quella corporatura massiccia, i capelli argentei, l’abito un po’ antiquato, sarebbe stato al suo posto dietro una scrivania a impartire consigli paterni, invece che in una barca a remi con un fucile sulle ginocchia a profferire minacce di morte e a raccontar fantastiche storie.
«Più di tremila anni terrestri fa, nel quindicesimo secolo avanti Cristo per essere precisi, un’enorme cometa capitò per sbaglio nel sistema solare» proseguì Pitman fissando intensamente Jerome come per intimargli di non interromperlo. «Fu attirata dentro al Sole, sfiorando Mercurio durante il percorso e impartendogli la rotazione ora nota agli astronomi terrestri, per cui ora ha una rivoluzione che dura cinquantotto dei vostri giorni. Fu una catastrofe per i Dorriniani, perché la zona che prima era temperata si trovò a essere direttamente colpita dai raggi del Sole. La maggior parte di loro morì prima che avessero il tempo di scendere abbastanza profondamente sottoterra e trovarvi riparo. Ma anche i superstiti ebbero una gran difficoltà a sopravvivere perché il calore del Sole penetrò sempre più a fondo nella crosta del pianeta ad ogni rotazione. Circa il novanta per cento dei Dorriani perirono nei Giorni della Cometa.»
Jerome si limitò ad annuire, non fidandosi di fare alcun commento. Gli ci era voluto un momento per capire perché l’aveva colpito l’allusione al 15° secolo avanti Cristo, ma poi la sua memoria si era data da fare. Immanuel Velikovsky, forse il più pazzo degli pseudo-scienziati, aveva fatto risalire a quella data la venuta di una gigantesca cometa che secondo la sua teoria aveva sfiorato la Terra provocando numerosi “miracoli” biblici. Velikovsky asseriva che poi la cometa era scesa su Venere, e quindi si era spostata verso il Sole provocando lungo il percorso la distruzione della civiltà sul pianeta Mercurio. La storia di Pitman aveva tutti gli attributi classici di quelle favole, che contenevano qualche dato scientifico per avvalorare quelli di fantasia. A quanto pareva, la telepatia non escludeva l’eccentricità … ma rimaneva sempre l’enigma dei rapporti fra il dottore e la morte per autocombustione.
«Non mi ascoltate, Ray» lo rimproverò Pitman. «Dovete tener conto del fatto che la scienza dorriniana si è evoluta in modo diverso da quella terrestre. La mancanza di risorse materiali ci ha costretti a concentrarci sulle nostre capacità mentali. Dal punto di vista pratico della tecnica eravamo impotenti, ma compensammo quella deficienza col progresso delle interazioni tra mente e mente e tra mente e materia. Ve ne ho già dato la prova.»
«Ammetto che sono rimasto colpito quando avete indovinato cosa pensavo» disse Jerome, deciso a rischiare di dimostrarsi scettico pur di far sì che il dottore continuasse a parlare, «ma mi è appena venuta in mente una spiegazione non parapsicologica.»
«Esponetela … non riesco a leggere nella vostra mente. C’è troppa confusione.»
«Sentite» cominciò Jerome con un sorriso sforzato «ammetto sinceramente che avete eccellenti facoltà ipnotiche … l’avete dimostrato ordinandomi di riavermi dallo shock quando vi ho sorpreso in casa mia col fucile.»
«Continuate.»
«Be’, ho anche visto fare una quantità di cose sorprendenti dovute a comandi post ipnotici. È quindi probabile che mi abbiate ordinato di dire il nome degli oggetti a cui pensavo, senza che io mi accorgessi di parlare. A questo modo mi avete convinto di essere un telepate.»
«Molto ingegnoso» commentò Pitman. «Come avete imparato a pensare in questo modo?»
«Non è una mia prerogativa. Ha cominciato un certo Guglielmo di Occam, molto tempo fa.»
«L’Occamismo spiega perché avrei dovuto arrivare a tanto per ingannarvi?» chiese Pitman.
«Chi può sapere perché un…?» Jerome s’interruppe, rendendosi conto che stava inoltrandosi su un terreno pericoloso.
«Perché un pazzo agisce in un dato modo?» finì per lui Pitman, infilando l’indice nel grilletto. «Non posso proprio arrabbiarmi con voi, Ray. Il modo di pensare cosiddetto razionalistico ha impedito al mio popolo di agire impulsivamente quando qualcuno di noi non riusciva a dominarsi. Ma in questo caso… Mi sto chiedendo perché spreco il mio tempo prezioso con voi.»
«Vi assicuro, non volevo ingannarvi» gli confermò Jerome, con la bocca secca. «Mi sono limitato a esporre sinceramente i miei dubbi… e mi è appena venuta in mente un’altra cosa.»
«Avanti!»
«Non potrei più negare le vostre facoltà telepatiche se ne deste una dimostrazione davanti alla mia telecamera.»
«Io ho un’idea migliore» ribatté Pitman fissandolo con quel suo sguardo perforante come un laser. «Mettete alla prova i vostri dubbi alla Occam con questo.»
Jerome fu colpito da una serie di diversi dolori. Un dolore fisico, improvviso e acutissimo, di sovraccarico nervoso, focalizzato nel cervello… Un disumano dolore psicologico permeato dal terrore della sensazione che un’altra personalità si fosse impadronita del suo corpo, scacciandovelo, forse per sempre… E infine un dolore spirituale, la tristezza dell’anima colma di malinconia e di inutili rimpianti, che nascono quando la Natura commette uno dei suoi noncuranti genocidi nei confronti di un essere della propria razza. Vide uomini, donne e bambini dorriniani morire a milioni. Prese parte alla loro lenta, agonica ritirata nelle profondità della crosta planetaria, mentre altri continuavano a perire a ogni infuocato passaggio del Sole…
I superstiti non avevano modo di rifugiarsi sulla Terra, ma Jerome era presente per interposta persona quando il grande progetto fu concepito ed attuato. Furono necessarie generazioni di esseri selezionati prima che venissero alla luce i primi supertelepati, individui capaci di attraversare mentalmente lo spazio grazie alla sola concentrazione e alla volontà di installare la propria essenza in corpi terrestri. Jerome osservò e prese parte all’invasione clandestina della Terra, un’invasione silenziosa che durava ormai da più di tremila anni. …
Jerome rimase a lungo, intontito, a fissare l’impugnatura del remo senza rendersi conto di che cosa fosse, finché non sollevò la testa e mise a fuoco l’immagine di Pitman.
«Non è leale» mormorò.
«Siete molto coriaceo, Ray» ribatté Pitman impassibile. «La calma arroganza è la cosa peggiore.»
«Ma anche così…» Jerome aveva le vertigini sentendosi sospeso fra due realtà. «Quanti di voi si trovano attualmente sulla Terra?»
«Non molti. Sono pochissimi i Dorriniani dotati delle facoltà richieste. I volontari del transfer impiegano giorni e giorni a prepararsi, prendendo speciali droghe, costruendo poco a poco il potenziale necessario. Anche per un supertelepate è estremamente difficile localizzare le emanazioni di un bersaglio kald fra i milioni che trasmettono sulla Terra.»
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