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Harry Harrison: Largo! Largo!

Здесь есть возможность читать онлайн «Harry Harrison: Largo! Largo!» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию). В некоторых случаях присутствует краткое содержание. Город: Milano, год выпуска: 1972, ISBN: 88-429-0023-0, издательство: Nord, категория: Фантастика и фэнтези / на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале. Библиотека «Либ Кат» — LibCat.ru создана для любителей полистать хорошую книжку и предлагает широкий выбор жанров:

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Harry Harrison Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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Shirl si alzò in punta di piedi e vide i branchi di tilapia che si muovevano a fatica nell'acqua scura.

«Tilapia freschi delle Isole,» disse la pescivendola, «arrivati ieri dal lago Ronkonkoma.» Immerse la sua reticella e tirò su un brulicante gruppo di pesci lunghi circa venti centimetri.

«Ne avrete anche domani?» chiese Shirl. «Li vorrei freschi.»

«Tutto ciò che vuoi, cara, domani ne arrivano ancora.»

Faceva più caldo ora, e lei non aveva più bisogno di nulla dal mercato. Le rimaneva solamente un altro acquisto da fare.

«Credo sia meglio andare subito da Schmidt,» disse, e nella sua voce vi era qualcosa che fece voltare Tab per guardarla un attimo. Poi tornò a sorvegliare la gente che le passava accanto.

«Certo, signorina Shirl, e laggiù farà più fresco.»

Schmidt era un negozio situato nello scantinato di un edificio distrutto dal fuoco, sulla Seconda Avenue, solo un rudere, a livello stradale, con alcuni baraccati che avevano preso alloggio fra i legnami carbonizzati. Un vialetto gli girava intorno e portava sino alla parte posteriore. Poi si scendevano tre gradini sino ad una porta dipinta di verde, con uno spioncino nel centro. Una guardia del corpo stava rannicchiata nell'ombra contro il muro. Solo i clienti erano ammessi da Schmidt e il guardiano alzò la mano in un breve cenno di saluto verso Tab. Si udì un armeggiare di serrature e un uomo anziano con una frangia di capelli bianchi uscì dallo scantinato e salì i gradini uno per volta. Shirl lo riconobbe.

«Buongiorno, giudice,» gli disse. Il giudice Santini e Mike O'Brien si vedevano spesso e lei lo conosceva bene.

«Buongiorno a te, Shirl.» Egli consegnò un pacchettino bianco alla sua guardia del corpo, che lo fece sparire nella tasca. «Cioè vorrei che fosse un buon giorno, ma per me è già troppo caldo. Temo che siano gli anni a farsi sentire. Salutami Mike.»

«Certamente, giudice, arrivederci.»

Tab le porse il borsellino e lei scese e bussò alla porta. Vi fu un movimento dietro la piccola feritoia, poi un rumore metallico e la porta si spalancò. Dentro era fresco e scuro. Shirl entrò.

«Ma guarda chi si vede, la signorina Shirl! Ciao, tesoro,» disse l'uomo accanto alla porta mentre la chiudeva e tirava il paletto. Tornò a sedersi sul suo alto sgabello contro il muro, tenendo fra le braccia il fucile come se lo cullasse. Shirl non gli rispose. Non rispondeva mai. Schmidt la guardò dal banco, sorridendo, con il suo largo sorriso porcino.

«Ciao Shirl, siete venuta a prendere qualcosa di buono per il signor O'Brien?» Piantò le sue manacce rosse sul piano del banco e il suo corpo pesante, coperto da un grembiule bianco, sudicio di sangue, poggiava per metà sul banco stesso. Lei assentì, ma prima che potesse aprire bocca il guardiano l'interpellava:

«Fatele vedere la vostra trippa, signor Schmidt, scommetto che ne va matta.»

«Non credo, Arnie, non Shirley.» Entrambi risero forte. Lei tentò di sorridere e giocherellò con un foglio di carta posto sul banco.

«Vorrei una bistecca, o un bel pezzo di manzo se l'avete,» disse, e gli altri scoppiarono a ridere. Lo facevano sempre, sapendo fin dove potevano arrivare senza provocare guai. Sapevano del legame fra Shirl e Mike e non dicevano mai nulla che potesse irritare quest'ultimo. Una volta Shirley aveva tentato di dirglielo, ma fra quei lazzi non vi era nulla di realmente offensivo e lui aveva perfino riso delle loro battute. Le aveva risposto che scherzavano, e di non preoccuparsi. Non si potevano esigere modi raffinati da parte di contrabbandieri di carne.

«Guardate questo, Shirl!» Schmidt aprì con rumore la porta di un armadio posto nella parete dietro di lui e ne tirò fuori una piccola carcassa già spolpata. «Un bel cosciotto di cane, ben fatto, bello e perfino grasso.»

Aveva un ottimo aspetto, ma non faceva al caso suo, non era neanche il caso di pensarci. «È bellissimo; ma, lo sapete, al signor O'Brien piace solo il manzo.»

«Difficile ottenerlo di questi tempi, Shirl.» Guardò più in fondo all'armadio. «Sono guai con i fornitori. Vi sparano certi prezzi… Sapete com'è. Ma il signor O'Brien ha fatto affari qui con me per dieci anni, e finché potrò, vedrò di accontentarlo.» Brandiva intanto un piccolo pezzo di carne velato di un sottilissimo strato di grasso.

«Mi pare ottimo.»

«Mezza libbra abbondante, è abbastanza?»

«Va benissimo.»

L'uomo lo tolse dalla bilancia e cominciò ad avvilupparlo nel cellofan. «Fanno esattamente ventisette e novanta.»

«Non è più… voglio dire, più caro dell'ultima volta?» Mike le rimproverava sempre di spendere troppo per la spesa, come se fosse lei a fare alzare i prezzi; comunque, si ostinava a mangiare carne.

«È così, cara Shirl. Ma vi dirò una cosa: datemi un bacio e vi lascio quei novanta cents e vi darò forse anche un pezzettino di carne.» Lui e il guardiano risero a crepapelle dello scherzo, come diceva Mike. Lei non poteva ribellarsi. Prese i soldi nel borsellino.

«Ecco a voi, signor Schmidt, venti, venticinque, ventotto.» Prese la minuscola lavagnetta dalla sua borsa, vi scrisse sopra il prezzo e la mise sul banco accanto al denaro. Schmidt le diede uno sguardo poi scarabocchiò una S maiuscola sotto la cifra, con il gesso blu che usava sempre. Quando Mike si lamentava del prezzo della carne, lei gli mostrava questo, anche se non serviva a niente.

«Dieci di resto.» L'uomo sorrise e allungò i soldi sul banco. «Arrivederci presto, Shirl,» disse mentre lei prendeva il pacco e si avviava all'uscita.

«A presto,» disse il guardiano aprendo la porta quel tanto da permetterle di passare. Mentre lei gli passava davanti, quello allungò la mano e gliela passò sui fianchi, ove il vestito era ben teso. La loro risata morì col richiudersi della porta.

«E ora, a casa?» chiese Tab, prendendole il pacco dalle mani.

«Sì, direi. E direi di prendere anche un peditaxi.»

Egli la guardò in viso e stava per dire qualcosa, ma cambiò idea. «Va bene, taxi.» E la guidò sino alla strada.

Dopo la corsa in peditaxi si sentì meglio. Erano dei villanzoni, ma non dei peggiori, e fino alla settimana prossima non aveva bisogno di tornarvi. Dopo tutto, come diceva Mike, non puoi esigere maniere raffinate da contrabbandieri di carne. Loro e i loro scherzi luridi da ragazzini di ginnasio! Facevano quasi ridere per il modo come si comportavano. Ma la loro carne era buona, non come quella di certi altri. Avrebbe cucinato la bistecca per Mike, e poi, nel grasso, avrebbe fritto un po' di farina d'avena, per sé. Buono da mangiare. Tab l'aiutò a scendere dal taxi e prese la sporta.

«Volete che la porti su?»

«Sarà meglio, e poi mi metterai le bottiglie di latte vuote nella sporta. Non c'è un posticino nella portineria, dove le potrai lasciare per non dimenticarle domani?»

«Certo, Charlie ha un armadio chiuso a chiave, che noi usiamo. Posso lasciarle lì.»

Charlie aprì loro la porta e l'atrio sembrò quasi fresco, dopo il caldo della strada. Non parlarono mentre salivano con l'ascensore. Shirl frugò nella sua borsa per prendere la chiave, Tab andò avanti nel corridoio e aprì la porta esterna dell'appartamento, ma si fermò così improvvisamente che lei quasi gli cadde addosso.

«Volete aspettarmi qui un attimo, per piacere, signorina Shirl?» disse a voce tassa, appoggiando senza far rumore la sporta contro la parete.

«Che c'è?…» cominciò a dire lei, ma Tab si mise un dito sulle labbra e indicò la seconda porta. Era socchiusa per pochi centimetri e si vedeva un solco profondo e fresco nel legno. Lei non capì che cosa significasse, ma vi doveva essere qualcosa di minaccioso, perché Tab aveva assunto una posizione un po' curvata, con i pugni alzati davanti a sé, e così aprì l'uscio ed entrò nell'appartamento.

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