Harry Harrison - Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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«Si riprenderà,» disse Tab notando lo sguardo del poliziotto. «È una ragazza forte, ma non si può biasimare, ora, se non se la sente di guardare il signor O'Brien così, in questo stato.»

Per la prima volta Andy guardò la salma. Ne aveva viste di peggio. Michael O'Brien era ancora autorevole da morto, come da vivo, disteso sul pavimento, a braccia e gambe divaricate, aveva gli occhi e la bocca aperti. La leva gli usciva da una parte della testa e un filo di sangue, colato su un lato del collo, finiva sul pavimento. Andy si inginocchiò e gli toccò l'avambraccio nudo. Era molto freddo. Forse a causa del condizionamento d'aria nella stanza. Si rimise in piedi e guardò la porta del bagno.

«Ci può sentire, da lì dentro?» chiese.

«No, signore, c'è l'isolamento acustico. Tutto l'appartamento è così.»

«Avete detto che abita qui? Che cosa significa?»

«È, voglio dire era la ragazza del signor O'Brien. Non c'entra, con questa faccenda; non ne aveva nessun motivo. Lui era il suo cracker e margarina…» Lo colpì la realtà della situazione e le sue gambe si afflosciarono. «… E anche il mio. Ora dovremo entrambi cercarci un altro posto.» Si chiuse in se stesso pensando con grande tristezza a un futuro che di punto in bianco si era fatto incerto.

Andy guardò intorno a sé gli abiti sparsi e il canterano dai cassetti scassinati. «Possono avere litigato prima che lei uscisse, e potrebbe quindi averlo fatto fuori.»

«Non la signorina Shirl.» Tab serrò i pugni. «Non è il tipo di persona da fare una cosa come questa. Quando dico che è una ragazza “forte” intendo dire che può far fronte agli eventi, capite? Sbrigarsela, adattarsi alle circostanze. Ma non fare una cosa simile. Avrebbe dovuto farla prima che la incontrassi giù. Io l'aspettavo nell'atrio, e quando è scesa era proprio come gli altri giorni. Carina e felice. Non avrebbe potuto comportarsi cosi, se avesse appena… commesso… questo.» Indicò con rabbia il cadavere che stava tra loro come una montagna di carne.

Andy non disse nulla, ma era dello stesso parere del gorilla. Una bella ragazza come quella non aveva bisogno di uccidere nessuno; quello che faceva lo faceva per denaro, e se uno le avesse dato fastidio, se ne sarebbe andata e ne avrebbe trovato un altro con altrettanto denaro; ecco tutto. Ma ammazzare, no.

«Tab, sei stato tu a farlo fuori?»

«Io?» Era sorpreso, non sdegnato. «Non ero neppure nell'edificio fino al momento in cui sono tornato con la signorina Shirl e l'ho trovato.» Si raddrizzò con orgoglio professionale. «E poi io sono una guardia del corpo. Io ho un contratto per proteggerla. Io rispetto i contratti. E se ammazzo qualcuno non è certo così. Questo non è un modo di ammazzare la gente.»

Andy in quella stanza dall'aria condizionata si sentiva sempre meglio. Il sudore che si asciugava gli faceva fresco, e il mal di capo era quasi scomparso. Sorrise.

«Detto fra noi, la penso come te. Ma non ne parlare finché io non abbia steso il mio rapporto. Mi ha tutta l'aria di un furto con scasso. O'Brien si è trovato davanti a quello, chiunque fosse, che stava svaligiando la camera, e si è preso quell'affare nella tempia.» Diede un'occhiata alla figura immobile. «Chi era? Di che cosa viveva? O'Brien è un nome comune…»

«Era in affari,» disse Tab senza nessuna speciale inflessione di voce.

«Questo non mi dice niente, Fielding. Perché non cerchi di rispondermi più esaurientemente?»

Tab guardò verso la porta chiusa del bagno e si strinse nelle spalle. «Io non so con certezza che cosa facesse. E ho sempre avuto tanto cervello da non occuparmene. Lavorava nei rackets, e anche con la politica. So che un sacco di alti funzionari del Comune venivano qui a trovarlo.»

Andy fece schioccare le dita. «O'Brien! Non sarà mica Big Mike O'Brien?»

«Così lo chiamavano.»

«Big Mike… Allora, non è una gran perdita. Anche se se ne andassero al creatore due o tre altri come lui non ci spiacerebbe affatto.»

«Di questo non so niente.» Tab guardava fisso davanti a sé col viso privo d'ogni espressione.

«Calmati. Ora non lavori più per lui. Il tuo contratto è stato annullato.»

«Ho preso la paga per tutto il mese. Finirò il mio lavoro.»

«Il tuo lavoro è finito nel momento in cui è finito quello lì, disteso sul pavimento. Faresti meglio ad occuparti della ragazza, invece.»

«È quel che farò.» Il suo viso era più rilassato ora e guardò l'investigatore. «Non sarà facile, per lei.»

«Se la caverà,» disse Andy freddamente. Riprese l'agenda e la penna stilografica. «Adesso parlerò io con lei, devo fare un rapporto completo. Rimani nell'appartamento fintanto che non ho finito di interrogare lei e gli impiegati del caseggiato. Se le loro testimonianze concordano, non c'è motivo di trattenerti.»

Rimasto solo con il morto, Andy prese il sacchetto di plastica per le prove e lo infilò sul ferro senza toccare quest'ultimo. Poi lo estrasse dal cranio, impugnandolo attraverso il sacchetto, più in basso che poté. Venne fuori con facilità e solo poche gocce di sangue caddero dalla ferita. Sigillò il sacchetto, poi prese dal letto la federa di un guanciale e vi lasciò cadere il sacchetto col ferro. Ora poteva portarsi in giro il ferro insanguinato senza che nessuno avesse da ridire. E, se non la perdeva d'occhio, poteva riuscire a tenersi la federa. Gettò un lenzuolo sulla salma prima di bussare alla porta del bagno.

Shirl aprì uno spiraglio di pochi centimetri e lo guardò.

«Vorrei parlarvi,» le disse. Poi ricordò che c'era il cadavere sul pavimento dietro di lui. «Non c'è un'altra stanza?»

«Il soggiorno, vi faccio strada.»

Aprì interamente la porta e uscì, camminando anche questa volta lungo la parete senza guardare il pavimento. Tab seduto in anticamera li osservò in silenzio mentre passavano.

«Accomodatevi,» disse Shirl. «Vengo subito.» Ed entrò in cucina.

Andy si sedette sul divano. Era molto molleggiato e pose l'agenda su un ginocchio. Un altro condizionatore ronzava sulla finestra di quella stanza. Le tendine, lunghe fino al pavimento, erano quasi interamente chiuse, e la luce era scarsa ma intima. L'apparecchio della televisione era enorme. Vi erano quadri sulle pareti, e parevano quadri veri. Vi erano libri, un tavolo da pranzo e sedie di un legno rosso strano, molto bello secondo lui.

«Volete bere qualcosa?» gli gridò Shirl dalla cucina, brandendo un lungo bicchiere. «Questa è vodka.»

«Sono in servizio, grazie lo stesso. Un po' d'acqua fresca andrà benissimo.»

Portò i due bicchieri su un vassoio e invece dì porgere a Andy il suo bicchiere lo mise accanto alla sua mano, pressandolo sul bracciolo del divano, di fianco. Quando ritirò la mano, il bicchiere rimase lì, in barba alla legge di gravità. Andy lo tirò a sé e si staccò con un leggero rumore. Vide due cerchi di metallo fusi nel vetro del bicchiere, e pensò vi fossero calamite sotto il tessuto del divano. Molto raffinato. Chissà perché, ciò gli diede fastidio, e dopo aver bevuto un po' d'acqua fredda, molto insipida, pose il bicchiere in terra, accanto ai piedi.

«Vorrei farvi alcune domande,» disse facendo un segno sul suo blocco. «A che ora avete lasciato l'appartamento questa mattina?»

«Alle sette esatte, è l'ora in cui Tab prende servizio. Volevo fare la spesa prima che facesse troppo caldo.»

«Avete chiuso la porta a chiave dietro di voi?»

«La porta è automatica, si chiude da sé, non c'è possibilità di lasciarla aperta, tranne se la bloccate con qualcosa.»

«Era vivo, O'Brien, quando siete uscita?»

Lo guardò con indignazione. «Certo. Dormiva e russava. Cosa credete, che l'abbia ucciso io?» La collera sul suo viso si fece dolore nel ricordare chi giaceva sul pavimento nell'altra stanza. Bevette rapidamente un sorso dal suo bicchiere.

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