Harry Harrison - Largo! Largo!

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1999: automazione, società del benessere totale, gite sulla Luna per i “weekend”… o un mondo sovraffollato che, all’alba del nuovo millennio, è sull’orlo della catastrofe? Un mondo in cui miliardi di esseri umani sono ogni giorno di fronte al problema di estinguere la propria sete e di saziare la propria fame, vivendo di lenticchie, di farina di soja e (se hanno un colpo di fortuna, ogni tanto) di un topo morto. In una città con 35 milioni di abitanti, Andy Rush è impegnato nella caccia, solitaria e quasi impossibile, a un assassino di cui non importa niente a nessuno, nel mezzo del caotico travaglio quotidiano per la sopravvivenza. E quando infine nasce l’anno 2000, che suono ha l’augurio: “Buon secolo nuovo?”

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Billy l'aveva in mano, guardando le spille e i bracciali, e chiedendosi se erano veri e quanto ne avrebbe ricavato, quando la porta del bagno si aprì e Mike O'Brien entrò nella stanza.

Sulle prime non vide Billy, e rimase semplicemente imbambolato a guardare il disastro del canterano e la biancheria sparsa in terra. Aveva indosso la vestaglia e si stava asciugando i capelli. Poi vide Billy impietrito dal terrore, e scagliò lontano l'asciugamano.

«Tu! Piccola carogna!» tuonò Mike. «Che cavolo ci fai, qui?»

Si avvicinava come una montagna di morte, col faccione accaldato dalla doccia e ancor più congestionato per la collera. Era alto ben due teste più di Billy e sotto il grasso delle sue braccia carnose, vi erano dei muscoli. Desiderava solo spezzare il ragazzo in due.

Mike allungò le braccia e Billy sentì il muro dietro la schiena. Nella mano destra vi era un peso ed egli, preso dal panico, lo roteò con forza selvaggia. Non capì affatto che cosa fosse successo, vedendo Mike cadere ai suoi piedi, senza aver detto una parola; si udì solo il tonfo pesante del corpo che urtava il pavimento.

Gli occhi di Michael J. O'Brien erano aperti. Anzi, più che aperti, erano sbarrati. Guardavano dritto, senza vedere nulla. La leva lo aveva colpito alla tempia, era penetrata con la punta acuminata oltre l'osso sottile fino al cervello, uccidendolo sul colpo. Vi era poco sangue, perché il cacciacopertoni era rimasto nella ferita, come un manico nero, sporgente, saldamente conficcato nella testa.

Fu proprio per caso, per un concorso di circostanze favorevoli, che Billy non fu né preso né riconosciuto nell'uscire dall'edificio. Fuggì, preso da un panico folle, ma sbagliò una svolta e si ritrovò vicino all'entrata di servizio. Un nuovo inquilino stava traslocando e almeno venti uomini, stracciati come lui, portavano dentro i mobili. L'unico portiere di servizio sorvegliava la gente che entrava nel palazzo e non fece caso a Billy quando uscì dietro gli altri facchini.

Billy arrivò quasi sino al fronte del porto prima di rendersi conto che nella sua fuga si era lasciato dietro tutto. Appoggiò la schiena al muro, poi si lasciò scivolare lentamente sui calcagni, cercando di riprendere fiato, esausto per la corsa, asciugando il sudore che gli colava sugli occhi, per vedere se qualcuno l'avesse seguito. Nessuno gli badava minimamente, ce l'aveva fatta. Ma aveva ucciso un uomo. E tutto per nulla. Rabbrividì, a dispetto del caldo, e si sentì mancare l'aria. Per nulla. Tutto per nulla.

CAPITOLO QUINTO

«Ah, così? Dovremmo mollare tutto e venire da te di corsa? Come se niente fosse?» La domanda del tenente Grassioli perdette un po' del suo impeto verso la fine a causa di un rutto profondo. Prese un flacone contenente delle pastiglie bianche, in fondo al cassetto della sua scrivania, lo scosse per farne cadere due e le guardò con disgusto prima di mettersele in bocca. «Sentiamo un po', che cos'è successo?» Le sue parole erano accompagnate dallo scricchiolio secco delle pastiglie che masticava.

«Non lo so, non me l'hanno detto.» L'uomo in divisa nera stava ostentatamente sull'attenti, però c'era appena un'ombra di impertinenza nelle sue parole. «Io sono soltanto un fattorino, signore. Mi hanno detto di andare al posto di polizia più vicino a fare quest'ambasciata: “È successo qualcosa di grave. Mandate subito un investigatore”.»

«Voialtri di Chelsea Park credete di poter dettare legge alla polizia?» Il fattorino non rispose perché entrambi sapevano che la risposta era “sì”, ed era meglio non pronunciarla. In quei palazzi abitava un gran numero di persone importanti. Il tenente sussultò per una fitta allo stomaco. Gridò: «Mandatemi qui Rusch!»

Andy arrivò quasi subito. «Sì, signore?»

«Che fai in questo momento?»

«Sto investigando su un indiziato, quell'attacchino che ha forse spacciato tutti quegli assegni falsi a Brooklyn. Sto per…»

«Mettilo in frigo. Qui c'è qualcosa che voglio tu segua.»

«Non so se posso, lui…»

«Se te lo dico io, puoi. Il commissariato lo comando io, Rusch. Va' con quest'uomo e, quando torni, vieni a riferire tutto a me personalmente.»

Il rutto questa volta fu più modesto, quasi come il punto finale della frase.

«Bel caratterino, il vostro tenente,» disse il fattorino quando furono per strada.

«Smettila,» ribatté Andy senza guardare l'uomo. Aveva passato ancora una cattiva notte ed era stanco. L'ondata di caldo continuava. Quando lasciarono l'ombra della sopraelevata per avviarsi verso la parte Nord della città, il sole era quasi insostenibile. Andy chiudeva gli occhi per il riverbero, e il mal di capo cominciava a premergli sulle tempie. Dei mucchi di immondizie bloccavano il marciapiede. Li toglieva di mezzo con calci rabbiosi. Voltarono l'angolo e furono di nuovo nell'ombra; l'edificio di Chelsea Park, con le sue torri merlate e i suoi bastioni, si ergeva davanti a loro come una scogliera. Andy si dimenticò il mal di capo mentre attraversava il ponte levatoio. Era già stato in quell'edificio, ma soltanto nell'atrio. La porta si aprì prima che arrivassero e il portiere si fece da parte per lasciarli entrare.

«Polizia,» disse Andy, mostrando il suo distintivo al portiere. «Che cosa è successo?»

L'uomo non rispose subito, voltò il capo per seguire il fattorino che si allontanava e attese che fosse fuori portata delle sue parole. Poi si leccò il labbro e sussurrò: «Una brutta cosa.» Cercò di parere rattristato ma i suoi occhi tradivano l'eccitazione. «Un delitto. È stato ucciso un uomo.»

Andy non ne fu impressionato. Nella città di New York sette delitti al giorno erano la media. Dieci, nei giorni buoni.

«Vediamo un po'» dichiarò, e seguì il portiere verso l'ascensore.

«Ecco, è questa porta,» disse il portiere aprendo la porta esterna dell'appartamento 41-E. L'aria fredda li assalì.

«Va bene,» disse al portiere deluso. «Da questo momento in poi è affar mio.» Entrò e notò subito i solchi dello scasso sul telaio della porta interna. Guardò oltre, per tutta la lunghezza dell'atrio, dove due persone sedevano su due sedie appoggiate alla parete. Una sporta di generi alimentari era appoggiata alla sedia più vicina.

I due individui avevano un'espressione analoga negli occhi, sbarrati, sconvolti dal brusco contatto con qualcosa d'inaspettato. La ragazza era carina, una rossa con dei bei capelli lunghi e una carnagione delicata e rosea. Quando l'uomo, un negro tarchiato, scattò in piedi, Andy capì che era una guardia del corpo.

«Sono l'agente investigatore Rusch, Distretto 12-A.»

«Mi chiamo Tab Fielding, e questa è la signorina Greene. Abita qui. Siamo appena tornati dalla spesa, un momento fa, e ho visto i solchi sul legno della porta. Sono entrato da solo, e sono andato di là.» Col pollice indicò la porta vicina. «E l'ho trovato. Il signor O'Brien. La signorina Greene è venuta subito dopo e l'ha visto anche lei. Ho guardato dappertutto ma non c'era nessuno. La signorina Shirl, voglio dire la signorina Greene, è rimasta qui nell'atrio mentre chiamavo la polizia. Siamo poi rimasti sempre qui, non abbiamo toccato nulla lì dentro.»

Andy guardava l'uno poi l'altra e intuiva che il racconto era vero. Lo si poteva facilmente verificare interrogando il ragazzo dell'ascensore e il portiere. Comunque, si sarebbe veduto poi.

«Volete venir tutti e due con me, per favore?»

«No, io no!» disse rapidamente la ragazza, le dita aggrappate all'orlo della sedia. «Non lo voglio vedere un'altra volta… così…»

«Mi spiace, ma non posso lasciarvi sola.»

Non discusse oltre, si alzò lentamente e cominciò a lisciarsi le grinze del vestitino grigio. Una bella ragazza, pensò Andy mentre le camminava al fianco. Il negro tenne aperta la porta e Andy seguì i due nella stanza da letto. Col viso rivolto al muro, la ragazza andò dritta al bagno e chiuse la porta dietro di sé.

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