“Una delle carcasse che abbiamo trovate nella gabbia degli animali era di una creatura a forma di bruco. Non doveva certamente appartenere a quel luogo. Tutto attorno, c’erano carcasse di Due. Oltre ai segni di essere stati divorati, avevano le ossa perforate dai proiettili di una grossa arma da fuoco.
“È chiaro che la forma di vita bruco, intelligente, come abbiamo potuto provare in seguito, è stata uccisa mentre cercava di contenere la fuga dalle gabbie. L’arma può essere stata usata da questa creatura contro i Due e in seguito, recuperata dalla seconda creatura intelligente; può darsi anche che il secondo extra-T abbia usato l’arma nel tentativo di salvare il compagno, o per vendicarlo.”
— Non va bene — disse Hollis senza più fiato, da un altro compartimento. — C’è una porta sola.
Potendo difendere la porta dall’attacco dei Due, la sala avrebbe dato loro protezione all’infinito, ma contro le pareti dei dormitoli e dei magazzini non c’erano reti, e loro non avevano la possibilità di tenersi saldi per combattere. Se i Due fossero riusciti a entrare, il risultato poteva essere soltanto un vortice di corpi, di lance e di tentacoli. E la maggior parte delle perdite si sarebbe avuta dalla parte degli umani.
Se dovevano affrontare i Due, conveniva farlo nel corridoio.
“… Prima di esporre i dati e il ragionamento che ci hanno portato a pensare che sull’Astronave esistessero soltanto due extra-T intelligenti, e che uno di loro ancora sopravviva in precarie condizioni fisiche e mentali, noi dobbiamo studiare ciò che sappiamo e si deduce sull’ambiente del loro pianeta di origine e sulla loro cultura…”
Al segnale di McCullough, tutti si afferrarono alla rete e infilarono piedi e gambe tra le maglie, per evitare di essere sbalzati durante l’attacco. La parte terminale delle lance venne appoggiata contro i supporti della rete o contro qualsiasi altra sporgenza adatta. McCullough pensò che sembravano un piccolo gruppo di fanti medievali che aspettavano la carica della cavalleria.
— Io penso che negli alloggi dell’equipaggio — osservò Hollis — dobbiamo avere assorbito qualche tipo di odore. Sono diventati pazzi. Riconosco dei Due che ho ferito qualche settimana fa. E tutti quelli che ci sono ancora a bordo devono essere qui. Ci si offre la buona occasione di ucciderli tutti.
— Li avete contati? — domandò Berryman.
— Sono sedici — rispose Drew.
“… la cui pressione, gravità e composizione è simile a quella della Terra… Questa, con tutta probabilità, è la principale ragione della presenza dell’Astronave nel nostro sistema. L’osservazione delle foto sulla flora e sulla fauna di quel pianeta suggeriscono un mondo soggetto a frequenti, o forse continui forti venti…”
I primi Due erano a pochi metri.
Non potevano sapere con esattezza quale posto occupassero nel quadro i Tre e gli Uno, ma la posizione dei bruchi intelligenti e dei Due era perfettamente chiara.
L’animale con i tentacoli e il corno era carnivoro ed era il naturale nemico degli extra-T intelligenti. I Due si erano bene adattati alla mancanza di peso, ma sul pianeta di origine il loro normale metodo di locomozione doveva essere quello di usare il lungo corno ricurvo come una specie di pattino e di darsi la spinta con i tentacoli. Quando balzavano addosso alle prede, il pattino serviva anche come arma. Oppure, infilato nel terreno durante i periodi di forte vento serviva ai Due per ancorarsi e afferrare i piccoli animali che venivano trascinati alla portata dei loro tentacoli.
La vita vegetale rimaneva un mistero.
Le piante più piccole erano fatte di lunghi steli flessibili che, a causa del vento, restavano coricati o si sollevavano di poco dal terreno. Gli steli portavano un certo numero di grosse foglie, con la pagina inferiore ricoperta di spine o piccole radici, e sembravano combinare il processo di fotosintesi con la capacità di nutrirsi dei piccoli insetti celati nel terreno. In netto contrasto con queste c’erano le gigantesche piante con tronchi del diametro di quindici metri e tozzi rami in proporzione.
Per la loro tremenda grandezza, i tronchi e i rami si piegavano di poco al vento. Le foglie erano enormi superfici aerodinamiche controllate dal sistema nervoso vegetale della pianta, o da un sistema stabilizzatore automatico della foglia stessa, così da piegarsi alla deriva del vento, e, nello stesso tempo, da rimanere allineate con la superficie rivolta alla luce del sole.
Le foglie erano l’unica parte opaca della pianta. Tronchi e rami erano traslucidi, tranne in alcune zone scure che si presentavano a intervalli regolari. Potevano essere delle crescite di parassiti, o piccoli animali schiacciati contro il tronco dalla furia del vento. Altre macchie più scure erano quelle delle varie forme di vita animale che si svolgeva tra i rami.
Altra forma o struttura che lasciò perplessi gli astronauti fino a quando non trovarono altre foto che diedero l’esatta indicazione della grandezza, fu il cumulo multicolore di spaghetti trasparenti. Era una massa flessibile e data la scarsa superficie permetteva che il vento soffiasse senza esercitare una pressione eccessiva su ogni singolo tubo. Questi si dividevano ripetutamente, a intervalli e per tutta la lunghezza, prima di unirsi di nuovo in un unico ramo, o prima di congiungersi con un ramo nuovo, che conteneva le protuberanze di centinaia di bulbi. In cima a questa massa contorta e affascinante di buffi e sottili steli, sbocciavano centinaia di fiori metallici.
Finalmente si resero conto di avere sotto gli occhi una città straniera: la grande pianta artificiale, con fiori a mulino a vento, era destinata a fornire energia a una struttura che si doveva estendere a una considerevole profondità sotto terra.
Il vento era una tale parte integrante nella vita degli stranieri che, sull’Astronave, il suo rumore veniva impiegato come musica…
“… In origine, gli extra-T intelligenti si devono essere sviluppati da una specie che viveva nel tronco degli alberi. Fisicamente, assomigliano a degli enormi bruchi dalla pelle coriacea; le teste sono ben fornite di denti, che ora mostrano i segni di una avanzata atrofizzazione. Hanno quattro mandibole, che terminano in quattro appendici flessibili all’apparenza forti e molto sensibili…”
Il primo Due avanzò al centro del corridoio, con lo scudo in avanti, simile a una palla di cannone provvista di tentacoli. Le lance degli uomini erano inutili contro la corazza ossea, e così McCullough e i suoi compagni si addossarono alla rete e lo lasciarono passare. L’altro arrivò agitando i tentacoli, tenendosi vicino alla parete occupata da Drew. L’astronauta sollevò la lancia puntandola al centro dei tentacoli. La spinta del Due fece il resto. L’animale morente fu abbandonato nel corridoio.
“… questa agorafobia razziale è profondamente radicata… In fondo, sono abitanti di gallerie, anche se le scavano attraverso alberi quasi trasparenti. Le pitture murali, le illustrazioni, e specialmente le amache tubolari ne danno la conferma.
“Si può dedurre che il graduale processo seguito per vincere questa agorafobia e per raggiungere il livello tecnico evidente, sia stato lentissimo. Questo può significare che sono molto più avanti di noi nelle scienze sociologiche, e che può essere possibile un primo contatto pacifico… se non fosse per quella sospetta alienazione mentale.”
Altri animali si scagliarono contro i terrestri, due o tre alla volta; sembravano riempire il corridoio di tentacoli.
McCullough infilò la sua lancia in un punto vitale, ma nell’allontanare l’animale morente, che si dibatteva con furia, sentì un tentacolo colpirgli violentemente le gambe. Quando girò lo sguardo, vide un Due che gli si arrampicava lungo una gamba; dato che la sua lancia era troppo lunga per poterlo colpire, si piegò disperatamente di fianco, sfilò la gamba libera dalla rete e la sollevò fino all’altezza del mento; poi colpì con forza il Due, alla base del corno. Il movimento gli fece sfuggire l’altro piede dalla rete, ma il calcio doveva aver provocato gravi danni interni, perché il Due ebbe una convulsione violenta e morì.
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