James White - L'astronave del massacro

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L'astronave del massacro: краткое содержание, описание и аннотация

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A non pochi lettori, l’apparizione in un’orbita vicina al nostro pianeta di questa gigantesca e silenziosa astronave, ricorderà l’arrivo, in una sperduta baia sudamericana, del misterioso veliero di Benito Cereno. Anche qui — come nel famoso romanzo di Herman Melville — gli uomini mandati a prendere contatto con l’equipaggio si trovano di fronte a una enigmatica situazione: chi comanda, in realtà, a bordo? Chi sono i “buoni” e chi i “cattivi” ? Ma questo classico tema marinaresco si complica presto di tutte le snervanti, contraddittorie, confusionarie difficoltà che possono affliggere una moderna missione spaziale: la burocrazia militare, l’opinione pubblica, la televisione, l’impotenza tecnologica, la responsabilità di decidere — per chi è prigioniero nei labirinti della nave — sulla vitale questione: massacrare o lasciarsi massacrare?

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Oltre all’armadio dei medicinali, con il simbolo del Tre, c’era uno scaffale a parete che conteneva delle bobine di nastri magnetici, o di film, sorprendentemente simili a quelli della Terra. Un altro armadietto, con grande disappunto degli uomini, conteneva dei libri non illustrati. Un altro ancora conteneva dei tubi di plastica flessibile, pieni di una sostanza liquida, o semiliquida, dall’odore pungente.

— Probabilmente è un liquore, o una crema di bellezza — disse Berryman, strisciando fuori da uno dei letti. Aveva ispezionato l’interno di tutte e due le amache. Quando ebbe liberato anche le gambe soggiunse: — Sono abbastanza comode. Però puzzano e sono umide. Quando ci si appoggia alle pareti, l’imbottitura secerne qualcosa che puzza come… come… È un puzzo di umidità, per niente gradevole.

McCullough si avvicinò per controllare. Per poterlo fare fu costretto a farsi largo in mezzo a diversi Tre. Ma gli animali continuavano ad agitarsi davanti a una sola delle due amache. Improvvisamente, si ricordò che i cani si eccitavano all’odore del loro padrone, o all’odore di un vestito o di un oggetto di proprietà del loro padrone. Uno di quei letti doveva essere stato occupato di recente, altrimenti i Tre non si sarebbero agitati tanto. Tornò indietro per esaminare gli enigmatici quadri.

Quasi tutti rappresentavano una pallida vegetazione senza foglie, che si stagliava contro uno sfondo scuro macchiettato, o contro qualcosa che somigliava a una corteccia. Nei quadri, malgrado una definita sensazione di profondità, non esisteva né media distanza, né orizzonte. McCullough immaginò che fossero delle specie di nature morte. Però, c’erano due quadri che avevano tutto. C’era ampiezza, prospettiva, e un dettaglio quasi fotografico. Una mostrava la pianta, o l’oggetto, o qualsiasi cosa fosse, che loro in un primo tempo avevano scambiato per un mucchio di spaghetti multicolori. Sullo sfondo si allungava una fila di alberi e di nuvole che davano un senso di grande spaziosità. Un altro rappresentava degli alberi con strane foglie, un folto sottobosco, un Due in corsa, e un cielo incredibilmente luminoso. Quel quadro diede molte risposte circa la forma di vita Due.

“Il cervo extra-T braccato” pensò McCullough.

Ora poteva dire con sicurezza al generale Brady che i Due erano animali, e non creature intelligenti. Questa certezza, che avrebbe tolto un peso dalla mente di chiunque, lasciava sempre a McCullough il problema del mettersi in contatto con gli extraterrestri intelligenti che si trovavano sullo scafo. Improvvisamente, si sentì pieno di paura e di incertezze. Non voleva quella responsabilità, e non voleva prendere quella decisione… Non subito, almeno.

Entro un paio d’ore, forse. O giorni…

In quel momento voleva essere certo di tutto. Voleva del tempo, per esaminare ogni cosa, vecchia o nuova, e per discuterla con calma, in ogni dettaglio possibile. Questa volta non si poteva permettere di premere il bottone psicologico sbagliato, perché era fermamente convinto che, sull’Astronave, doveva esserci un solo extraterrestre intelligente, e che le sue condizioni fisiche e mentali non dovevano essere buone.

Fu costretto a un tremendo sforzo per mantenere la voce sicura e ferma.

— Tutti fuori — ordinò. — Dobbiamo riferire le novità a Brady e decidere la nostra prossima mossa. Questa volta non ci possiamo permettere uno sbaglio. Chiamate i Tre e andiamo. Presto!

Ma i Tre non si volevano muovere. Ci vollero dieci minuti di carezze e incitamenti, per convincerli a staccarsi dall’amaca cilindrica. Nel frattempo, Drew aveva riferito che i Due si stavano nuovamente adunando in fondo al corridoio, e aveva chiesto il permesso di chiudere la porta. Berryman, con i suoi Tre avvolti attorno al corpo come una pelliccia, continuò a curiosare nella stanza.

All’improvviso gridò: — Da questa parte!

Aveva aperto lo sportello di uno dei numerosi armadi a muro e si era trovato davanti a un corto corridoio. In fondo, c’era un’altra porta con il pannello trasparente. Oltre la porta, una stanza buia in cui si vedevano brillare miriadi di lampadine che si accendevano e spegnevano, come stelle addestrate. Mentre guardavano, un’ombra nera si mise tra loro e un certo numero di stelle.

— Fuori! — gridò McCullough. — Presto, e chiudete bene la porta alle spalle!

— Ma ci sono dozzine di Due! — avvertì Drew con rabbia. — Sembrano nervosi. Non li ho mai sentiti grugnire in quel modo.

— Uscite!

Quando la porta del compartimento fu chiusa alle loro spalle, McCullough cercò di spiegare il motivo che lo aveva indotto a farli uscire da una sala relativamente sicura, per affrontare una situazione terribilmente pericolosa. Ma gli altri erano troppo in collera per parlare, e in fondo al corridoio c’erano troppi Due per distogliere gli occhi e guardare McCullough. Probabilmente, lo stavano odiando per la sua stupidità, o per la sua codardia. O per tutte e due. McCullough, però, oltre alla paura di trovarsi faccia a faccia con lo straniero, aveva avuto anche il terrore di un’altra possibilità.

Si era improvvisamente ricordato del presunto membro dell’equipaggio divorato, che avevano scoperto nella gabbia, e aveva avuto la visione di ciò che avrebbero fatto i Due se fossero riusciti a penetrare nell’ultimo compartimento.

Si domandò se lo straniero, sempre supponendo che fosse in grado di ragionare, avesse considerato il suo comportamento come una reazione di codardia. Ma, anche se il dolore per la perdita di quello che doveva essere il suo compagno, la solitudine, la paura di trovarsi in uno scafo infestato dai Due, e le probabili ferite lo avevano portato alla pazzia, o molto vicino, la reazione di un codardo doveva essere comunque rassicurante. Niente può infondere coraggio a un codardo più del trovarsi di fronte a un individuo più codardo di lui. McCullough si rese anche conto, però, che non poteva curare lo straniero, o comunicare con lui, fuggendo.

Sulla Terra il trattamento psichiatrico dei malati di mente molto gravi otteneva soltanto dei successi limitati. Così, quali possibilità poteva avere un dottore, che non era neppure uno psicologo, di curare un paziente le cui immagini archetipe non erano del suo mondo, i cui simboli fallici erano irriconoscibili, e la cui cultura conteneva, con tutta probabilità, un cumulo di teorie psicologiche molto più complesse e contraddittorie di quelle correnti sulla Terra? Naturalmente, doveva esistere una forma di terapia relativamente semplice. L’equivalente extra-T, della fossa dei serpenti, dove i pazienti si curavano da soli con il solo aiuto di gente inesperta, ma dotata di una carica di simpatia.

Ma quello era chiedere troppo. In quel momento, McCullough aveva bisogno di consigli e dell’assistenza di uno specialista della Terra.

— Torniamo alla camera stagna — disse. — Dobbiamo metterci in contatto con Walters e con Brady. Presto!

I Due attaccarono mentre stava ancora parlando. Riempirono il corridoio di corpi che si urtavano, e di tentacoli sferzanti.

Nella confusione generale, prima di uscire dal corpo a corpo, Drew e Hollis ne uccisero tre, e Berryman uno. McCullough ne ferì gravemente due e perse il contatto con il suo Tre, dopo che la creatura pelosa si era avventata contro un Due che aveva tentato di attaccarlo alle spalle. All’improvviso, se la rivide accanto durante la ritirata lungo il corridoio. Allungò un braccio e se la tirò sulle spalle, come un grande mantello peloso.

A un tratto, si trovarono in trappola. Un gruppo di Due sbucò da un incrocio di corridoi e avanzò verso di loro: gli animali saltavano sulle reti mulinando i tentacoli.

— Qui dentro! — gridò Berryman.

Teneva aperta una porta scorrevole di un grande compartimento dormitorio. Entrarono camminando all’indietro e tennero le lance distese, per allontanare i Due. Dopo qualche secondo, riuscirono a chiudere la porta, che si piegò paurosamente sotto la carica furiosa dei Due. Comunque, non uscì dalle guide. Drew e Berryman infilarono le lance nelle fessure ai lati della porta e continuarono a colpire, stando al riparo. Uccisero quattro animali, senza per altro scoraggiare gli altri. Hollis e McCullough fecero una rapida ispezione del compartimento. Le due più importanti scoperte furono una seconda uscita e, in un angolo, una rivista illustrata.

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