James White - L'astronave del massacro

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L'astronave del massacro: краткое содержание, описание и аннотация

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A non pochi lettori, l’apparizione in un’orbita vicina al nostro pianeta di questa gigantesca e silenziosa astronave, ricorderà l’arrivo, in una sperduta baia sudamericana, del misterioso veliero di Benito Cereno. Anche qui — come nel famoso romanzo di Herman Melville — gli uomini mandati a prendere contatto con l’equipaggio si trovano di fronte a una enigmatica situazione: chi comanda, in realtà, a bordo? Chi sono i “buoni” e chi i “cattivi” ? Ma questo classico tema marinaresco si complica presto di tutte le snervanti, contraddittorie, confusionarie difficoltà che possono affliggere una moderna missione spaziale: la burocrazia militare, l’opinione pubblica, la televisione, l’impotenza tecnologica, la responsabilità di decidere — per chi è prigioniero nei labirinti della nave — sulla vitale questione: massacrare o lasciarsi massacrare?

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Pesanti pannelli scivolarono di lato, scoprendo grandi aperture ricoperte da una griglia protettiva. Il cibo sospeso nell’aria, l’acqua e tutti gli altri rifiuti si mossero verso le aperture aumentando gradatamente velocità. Tale era la forza del risucchio, che l’aria cominciò a fischiare. In pochi minuti la gabbia si pulì. Ma c’era ancora dell’altro. Dagli otto angoli uscì un filo di liquido schiumoso dall’odore pungente, immediatamente seguito da otto spruzzi d’acqua ad alta pressione. Quando l’apparecchio si fermò, gli uomini e le due creature pelose che si trovavano dentro la gabbia erano, come l’aria, puliti, freschi, e leggermente bagnati.

Nei corridoi, i Due morti ondeggiavano e roteavano lentamente, con i tentacoli rigidi, simili a stelle marine fossili. Sopra, sotto, e tutto attorno, la rete era un cumulo di creature, come fosse una specie di carta moschicida che nessuno cambiava da molto tempo.

Berryman appoggiò la sua antenna al distributore e si mise in contatto con Walters. Cercò di parlare, ma riuscì soltanto a dire qualche parola. Guardandolo, McCullough vide che stringeva con forza gli occhi, come se avesse davanti qualcosa che non voleva vedere; qualcosa di molto peggiore del macabro spettacolo che avevano attorno. Alla fine parlò.

— Siamo nei guai — disse cupamente. — Walters è… sconvolto. Brady lo ha tartassato ancora, e poi gli ha parlato la ragazza. Dice che sembra una ragazza comprensiva, ma che lo confonde. Il primo razzo dei rifornimenti è uscito di rotta. La donna non ha detto che siamo dei ragazzacci cattivi e che, se non facciamo quanto ci dicono, finiremo col perderci tutti. Gli ha detto soltanto che l’opinione pubblica è molto suscettibile e che le autorità si trovano in difficoltà a fornire garanzie, dato che quelli sull’Astronave continuano a rovinare tutto. Dice che gli ha parlato di cose strettamente personali, cose che non si sarebbe mai aspettato di sentir nominare; informazioni privilegiate. Walters pensa a tutta la gente che ha sentito ciò che lei gli ha detto… agli uomini della stazione di Venere e a tutti i loro connazionali che si trovano in Russia. Tutti lo verranno a sapere, e questo gli secca molto.

Berryman smise di parlare ed emise un profondo sospiro che fatica e tensione trasformarono in uno spaventoso sbadiglio; ma nessuno rise.

— Così, ha spifferato tutto a Brady — seguitò. — La vostra nuova teoria, i nostri piani, tutto. Dice che non ha potuto farne a meno. Dice che vuol tornare a essere un bravo ragazzo ; così gli permetteranno di tornare a casa…

18

Per tre giorni si barricarono all’ora dei pasti nell’interno della gabbia e uccisero altri Due. Come previsto, il numero degli extra-T uccisi diminuiva di giorno in giorno. Questo, naturalmente, dipendeva dal fatto che all’esterno della gabbia, si poteva trovare una grande quantità di cibo, rappresentata dagli animali uccisi in precedenza. Il quarto giorno, i terrestri adottarono una tattica diversa.

Costituirono una serie di ripostigli di cibo nei compartimenti che si aprivano lungo i corridoi, che andavano dalla gabbia fino alle camere stagne. Erano riusciti a chiudere i distributori di cibo e avevano gettato nello spazio un gran numero di extra-T morti riducendo così alla fame i Due che ancora erano sull’Astronave.

L’operazione di collocare del cibo tra la gabbia e le camere stagne nei minuti precedenti l’ora dei pasti era molto rischiosa, ma valeva la pena di compierla, Si concludeva sempre in una camera stagna nella quale i Due si disputavano accanitamente un piccolo pezzo di carne, senza accorgersi che qualcuno li chiudeva improvvisamente dentro, e che qualcun altro fuori dall’Astronave, si teneva pronto ad aprire il portello verso lo spazio.

In questo modo i quattro uomini riuscivano a eliminare almeno sei Due alla volta.

Al nono giorno, McCullough ritenne che fosse stato eliminato un numero considerevole di Due e stabilì che bisognava nuovamente dedicarsi a forme di attività più costruttive.

Non fu facile prendere una decisione nei confronti di Walters: d’altra parte era necessario prenderla.

Le punizioni e i rimproveri erano logicamente da scartare, dato che avrebbero sollevato le critiche o le proteste degli altri compagni. Solo com’era stato per settimane intere, il pilota aveva già avuta la sua punizione. Inoltre, il generale Brady doveva averlo strigliato più che a sufficienza. Per McCullough la lotta aperta e la guerra psicologica erano diventati sinonimi.

— Avrei dovuto venirvi a trovare prima — disse a Walters sollevando il visore, dopo aver chiuso il portello interno. Poi fece un vago gesto verso l’oblò, per indicare i Due, morti per decompressione, che galleggiavano nello spazio. — Siamo stati molto occupati.

— Lo so — rispose il pilota sorridendo. Ho fatto qualche bellissima fotografia delle pulizie di primavera.

La voce era calma e cordiale. Walters aveva un aspetto riposato, ma si stringeva con troppa forza ai bordi della branda.

— Non dico di non avervi biasimato — riprese McCullough, con un certo disagio. Ora non più. Dire la verità, troppo spesso può farla sembrare una menzogna. Comunque, non preoccupatevi, se capita ancora. Voi sapete cosa vogliono farvi fare; quindi, la prossima volta, non sarà tanto facile. Possono perfino cambiare tattica…

— Lo hanno già fatto — disse Walters. — Poco prima del vostro arrivo, la ragazza mi ha detto che non dirotteranno i razzi di rifornimento, anche se abbiamo fatto delle stupidaggini e se abbiamo messo loro nei guai. Naturalmente questa notizia dovrebbe scuoterci, farci piangere di gratitudine e ringraziare la mamma che ci ama ancora, anche se siamo stati cattivi.

“Vorrei non aver letto tutti quei libri di psicologia” concluse con amarezza. “Mi hanno reso cinico.” McCullough scoppiò a ridere.

— Il cinismo è un’ottima arma di difesa, e ci fa provare una leggera simpatia per il nemico… mi riferisco a Brady, non ai Due. Anche una buona dose di presunzione può essere di molto aiuto. Si comincia col dubitare di tutto ciò che ci dicono gli altri e ci si domanda quali possano esserne i motivi. Nel nostro caso, si cerca di capire là posizione del generale, ma senza dimenticare la vera importanza che noi rappresentiamo in tutta la situazione. Così, si dubita di Brady, si prova per lui una certa pena, e, sia pure in modo calmo e rispettoso, ci si sente superiori a lui. Avete afferrato l’idea?

— Negli ultimi tempi — borbottò Walters — sono diventato sempre meno calmo e rispettoso.

— Questo perché non riuscite a sentirvi abbastanza superiore a lui — spiegò McCullough asciutto. Poi continuò: — In questa particolare situazione, siamo noi gli esperti. È ridicolo pretendere che si obbedisca agli ordini impartiti da persone che ne sanno meno di noi… da persone che, se dovessero riprendere il completo controllo su di noi, sarebbero soggette a tali pressioni di carattere contrastante che non saprebbero dare gli ordini adatti.

McCullough aspettò, senza darlo a vedere, domandandosi se il maggiore pilota si era accorto dell’esca, e se avrebbe abboccato: abboccò.

— Voi ritenete che tentino di riconquistare il completo controllo su di noi — disse Walters. — Senza contare il fatto che il controllo imposto dalla disciplina militare e dall’abitudine all’obbedienza è molto lontano dall’essere completo, come possono influenzarci?

— Questa è una domanda piuttosto imbarazzante — disse McCullough, preparandosi a scivolare dalla discutibile psicologia spicciola nella fantasia pura — perché non voglio parlarne fino a quando non sarò sicuro dei miei argomenti. Comunque mi sembra che ci abbiano scelto come soggetti da sottoporre a una forma di condizionamento intesa sia a sostenerci e a guidarci, quanto a fornire Prometeo di un ampio raggio di controllo. Per questo io dico che è stata una vera astuzia non interferire con allusioni, e, nello stesso tempo, lasciarci all’oscuro del fatto di essere aiutati e controllati. Io non so con esattezza come sia stato inculcato questo condizionamento; però, sospetto che tutte le ore trascorse nel simulatore, in ascolto di quelle lezioni in barattolo, abbiano qualcosa a che fare con tutto questo; a ogni modo il sistema usato per rinforzare il condizionamento e per controllarci, è certamente quello delle trasmissioni che provengono dalla base.

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