Fritz Leiber - L'alba delle tenebre
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- Название:L'alba delle tenebre
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- Издательство:Casa Editrice La Tribuna
- Жанр:
- Год:1965
- Город:Piacenza
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E come una statua di marmo fu abbattuto. I tecnici diressero contro di lui radiazioni invisibili, che provocarono la paralisi dei centri nervosi. Il primo a essere colpito fu il nervo ottico.
Esitando, Ferjeris si portò le mani agli occhi ormai ciechi, ma prima che potesse completare il movimento, anche il tatto l’aveva abbandonato. Poi fu il senso dell’equilibrio a venire meno. Il suo corpo massiccio ondeggiò in avanti e poi cadde pesantemente sul tavolo, un tavolo che non poteva più sentire.
Fratello Frejeris giacque lì, riverso sul marmo lucente, più indifeso di un bambino, rudere inanimato, scomunicato non solo dalla Gerarchia, ma dall’universo intero, escluso da ogni contatto sensoriale, condannato per un anno all’inferno privato dei suoi pensieri ; un anno che sarebbe durato un’eternità, perché non avrebbe avuto alcun modo di misurare il tempo.
Mentre alcuni sacerdoti dei primi circoli si facevano avanti per portare via il leader caduto, Fratello Jomald riprese a parlare.
— Io chiedo inoltre che l’arciprete Goniface venga ufficialmente investito del potere di usare tutte le risorse della Gerarchia per combattere il comune nemico e che venga nominato Sommo Gerarca fino a quando la Stregoneria verrà sconfitta. Per tutta la durata di questo periodo, il Sommo Concilio fungerà da principale organo consultivo.
Anche quella proposta fu approvata all’unanimità. Perfino il vecchio Sercival, che tutti immaginavano avrebbe caparbiamente mantenuto la propria indipendenza, si uniformò alla maggioranza. Dal canto suo, Goniface, che fino ad allora non aveva aperto bocca, non fece alcun commento. Si limitò ad alzarsi in piedi per dire: — Conducete i prigionieri e che l’interrogatorio abbia inizio.
Quell’annuncio suscitò un’imprevista obiezione da parte del vecchio Sercival. Il suo viso incartapecorito era l’incarnazione dell’odio fanatico.
— Vi prego, suprema eminenza, evitiamo qualsiasi commercio con gli agenti di Satanas! Se lei ci garantisce che si tratta di streghe, che vengano uccise immediatamente. Rappresentano un’onta troppo grande per il creato perché siano lasciate in vita. Io ho votato affinché vi venisse assegnato il potere supremo — continuò Sercival — perché io vi considero un uomo forte, deciso e capace di combattere senza pietà il Signore del Male. Dunque, io dico nessuna clemenza per le streghe!
— Ho sentito — replicò Goniface freddamente. — E le garantisco che non risparmierò i nostri nemici. Ma prima è indispensabile che li interroghiamo.
Con riluttanza, Sercival si rimise a sedere. — Io insisto che vengano uccisi subito — mugugnò ostinatamente.
Ma subito dopo l’attenzione si spostò da lui alle streghe e agli stregoni, che in quel momento venivano condotti nella Camera scortati da una nutrita schiera di diaconi. Con finta indifferenza, gli arcipreti approfittarono a piene mani della prima opportunità che veniva loro concessa di studiare il nemico faccia a faccia.
La prima impressione che ne ricavarono fu rassicurante. Tutti i prigionieri indossavano misere tuniche consunte di tessuto grezzo. Sembravano anche piuttosto sporchi! Inoltre, il fatto che non si ribellassero e non si difendessero in alcun modo dagli spintoni e dagli strattoni, brutali e gratuiti, dei diaconi, li faceva apparire estremamente servili. Quale minaccia avrebbero potuto rappresentare per la Gerarchia simili straccioni? Chiunque li avrebbe scambiati per una squadra di stradini, se non fosse stato per il fatto che il gruppetto era composto per lo più da donne. Alcune sembravano abbastanza carine, ma chi lo sa, forse sarebbero apparse addirittura belle se fossero state pettinate e agghindate nello stile avvenente delle Sorelle Perdute. In ogni caso, dal modo in cui si presentavano in quel momento, quei sedicenti potenti nemici sembravano soltanto umilissimi servi.
Tuttavia, la seconda impressione non fu altrettanto rassicurante. I volti dei prigionieri esprimevano, com’era logico aspettarsi, maggiore sensibilità e intelligenza rispetto a quelli della media dei cittadini comuni. E quella che, a prima vista, era sembrata ottusità, si rivelò, a una più attenta osservazione, pensierosa concentrazione.
Inoltre, si indovinava fra di loro un sottile legame di solidarietà, una mutua fedeltà che li faceva apparire un gruppo unito e compatto, sensazione che veniva rafforzata dalle tuniche identiche che indossavano. Allo stesso modo, dopo un po’ fu chiaro a tutti che i prigionieri non subivano supinamente i maltrattamenti dei diaconi, ma che piuttosto li ignoravano, perché la loro mente era concentrata su qualcos’altro.
Ma proprio la sensazione che fossero assorti in oscuri pensieri era quella che più inquietava gli arcipreti, perché ne derivava il timore che stessero comunicando con forze occulte che si trovavano fuori dalla Camera del Concilio.
Nel complesso, però, fu la prima impressione a prevalere, mentre le altre rimasero sospese come vaghi presagi in qualche recesso della loro mente.
Con un cenno della sua grande testa da nano, Cugino Deth fece segno a un chierico del Secondo Circolo di dare inizio all’interrogatorio. Dal momento stesso in cui Goniface era stato investito del potere assoluto, il piccolo diacono aveva gettato la maschera e adesso il suo viso registrava le sue emozioni in tutta la loro nuda bruttezza. Le occhiate spavalde che lanciava ai membri del Sommo Concilio erano più eloquenti di mille parole e sembravano dire: — Adesso sono io il secondo uomo della Gerarchia.
Il chierico lesse ai prigionieri un breve atto d’accusa che era al tempo stesso una sentenza di condanna.
— Voi siete stati arrestati mentre cospiravate contro la Gerarchia sotto le mentite spoglie della Stregoneria. Se adesso vi farete spontaneamente avanti e renderete piena confessione delle vostre colpe, senza omettere nulla, vi verranno risparmiate le torture.
A un tratto, una delle donne cominciò a tremare e ad agitarsi convulsamente, la testa rovesciata all’indietro, gli occhi serrati. Poi, i suoi movimenti divennero più violenti: i muscoli del collo si irrigidirono e le si piegarono le ginocchia, come se si stesse preparando a compiere uno sforzo enorme. Sembrava che una forza invisibile la stesse squassando tutta. All’improvviso, cadde a terra, con la bava che le usciva dalla bocca come se fosse in preda a una crisi di epilessia.
— Il Signore ci protegga! — urlò contorcendosi sul pavimento. — Che Satanas aiuti i suoi servi!
Contemporaneamente, dalla parte opposta della sala, una grande sagoma di lupo prese vita dal grigiore indistinto delle pareti. I suoi occhi erano come cuori di tenebra illuminati al centro da tizzoni morenti. Silenzioso e sinistro, il lupo avanzò a grandi balzi verso il Tavolo del Concilio, grande come una casa, l’incarnazione stessa della distruzione, violenta, inesorabile.
Gli arcipreti balzarono in piedi, incapaci di celare le proprie emozioni. Anche i sacerdoti dei circoli inferiori, senza volerlo, indietreggiarono e si fecero piccoli per la paura.
— Dissolvilo! — ordinò bruscamente Goniface a Cugino Deth. Poi, anche lui si alzò in piedi. — Come avrete certamente capito, si tratta solo di un’immagine telesolidografica — disse con voce tagliente rivolto ai suoi confratelli arcipreti. Avrebbe quasi voluto che Frejeris fosse ancora fra di loro. Almeno quel presuntuoso d’un Moderato sapeva darsi un contegno.
Un po’ tranquillizzati, gli arcipreti notarono che, in effetti, il corpo del mostro era trasparente e che attraverso quelli che, a prima vista, sembravano muscoli possenti, si intravvedeva la parete di fondo; anche la bava che colava in lunghi fili dalle sue fauci gigantesche era finta. Inoltre, a ben guardare, si vedeva che le grandi zampe ungulate, si appoggiavano a volte un po’ sopra e a volte un po’ sotto il pavimento.
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