K.W. Jeter - L'addio orizzontale

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L'addio orizzontale: краткое содержание, описание и аннотация

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Nella letteratura gialla, si sa, c’è stato
di Raymond Chandier, e in fantascienza
di Leigh Brackett, che in Italia è stato tradotto, purtroppo, con un altro titolo. Sono metafore suggestive, un modo laconico per attirare la nostra attenzione su avventure disperate, forse ai confini del possibile, ma non per questo meno profondamente umane. È perciò che, giocando sulle parole, abbiamo deciso di tradurre letteralmente il titolo di questo romanzo di K.W. Jeter: una storia intensa che ci ricorda i maestri del cyberpunk e dove ogni azione, ogni personaggio sembra fare il doppio gioco, in un intrigo che si risolve solo alla fine. Jeter è più che una promessa della fantascienza, e non esitiamo a raccomandare L’addio orizzontale ai nostri lettori come una storia «diversa» , forte e insolita, ma credibile e senz’altro avvincente come un romanzo hard-boiled.

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Un veicolo era parcheggiato sul muro in attesa di quegli uomini. Tranquilli e rilassati si tolsero le uniformi e si infilarono in abiti da riposo grigio-verdi. Axxter zumò sull’ufficiale di comando che dava le spalle alla telecamera. Su una toppa più grande era scritto RICOGNIZIONE. Sopra, circondate da un tramonto dorato, c’erano le parole ATROCE AMALGAMA.

Non può essere… Axxter fissò quell’immagine. No, sono della Folla Devastante; devono esserlo. Quell’icona di morte sul petto del megassassino che aveva visto sul filmato… se era la stessa di quello che lo stava inseguendo, ed era la Folla Devastante a volerlo morto, allora il megassassino che aveva quella icona di morte doveva appartenere alla Folla Devastante. Era l’unica cosa logica.

A meno che… un nuovo, agghiacciante pensiero gli attraversò la mente… a meno che anche l’Atroce Amalgama lo volesse morto. E fossero stati loro a inviare il megassassino per fare il lavoro.

Rifletti. Perché l’Atroce Amalgama voleva veder morto un povero grafico che non aveva fatto niente contro di loro? Forse per la stessa ragione per cui un guerriero aveva sparato a un angelo curioso impedendogli di ficcare il naso in qualcosa che volevano tenere segreto. Se avessero voluto far sapere a tutti che era l’Atroce Amalgama a compiere quelle stragi, non avrebbero indossato le uniformi nere. E se qualche grafico libero professionista fosse arrivato per caso sulla scena, mentre il metallo era ancora caldo, non si poteva sapere che tracce avrebbe potuto trovare e per conto di chi… sarebbe stato meglio eliminare anche lui. Probabilmente, l’Amalgama voleva ucciderlo ormai da un po’ di tempo, da quando aveva comunicato alla Chiedi Ricevi del ritrovamento di quel settore bruciato e loro avevano capito che qualcuno aveva visitato il luogo dell’incursione. Il fatto che lui avesse accettato la commissione e fosse andato all’accampamento della Folla Devastante erano gli unici motivi per cui era ancora in vita. Fino a quando non avevano sentito che si trovava nella zona della sera; allora avevano inviato quel bestione per ucciderlo e impedirgli di rivelare qualunque cosa avesse visto e che potesse essere fatta risalire all’Amalgama.

Naturalmente, nessuno l’avrebbe saputo; così, quando Brevis aveva sentito che un megassassino aveva attraversato la Fiera Equatoriale, aveva supposto fosse quello della Folla Devastante che stava cercando vendetta. I pensieri gli turbinavano in testa, troppo velocemente per fermarli. Allora non è la Folla Devastante che ha corrotto la Chiedi Ricevi; è stata l’Atroce Amalgama. Ecco come riescono a mantenere il potere…

Era troppo per capire ogni dettaglio. Ci avrebbe riflettuto ancora, se fosse vissuto abbastanza. Una volta che ebbe copiato tutti i file sul proprio archivio, interruppe il collegamento.

— Fellonia? — Axxter si guardò intorno in quel piccolo spazio. La donna non era più lì.

14

— Non è più qui — Una voce alle sue spalle. — Aveva le sue faccende da sbrigare.

Axxter si girò e vide Sai appoggiato alla parete.

— Cosa?

Sai sorrise e allargò le braccia. — Non hai intenzione di afferrare qualcosa e tirarmelo in testa, vero? Di urlare e scappare via? Non vedevo l’ora di qualche altro assalto da parte tua!

Axxter scosse il capo, osservando e aspettando.

— Bene — Sai annuì, visibilmente compiaciuto. — Forse adesso potremo condurre una discussione come persone normali. Vedi, è la strada migliore per capire come stanno davvero le cose, evitando che l’immaginazione cavalchi senza freni. In questo modo si riduce il rischio di lanciare accuse a chi sta solo cercando di farti un favore.

— Avevo le mie ragioni.

— Già, erano davvero buone ragioni. Solo un sacco di balle che ti hanno raccontato, che hai sentito così tante volte da crederci senza nemmeno rifletterci un po’. Ogni cosa che credevi di sapere… Devi stare molto attento a certa roba. — Con l’indice Sai gli indicò un punto alle sue spalle. — Hai rischiato di fotterti dei buoni rapporti con un sacco di gente che avrebbe potuto aiutarti parecchio. Nessuno qui in giro è interessato a te come lo sono io. Gli abitanti dei Centri dei Morti, come ci chiami tu… personalmente credo che il termine sia un po’ offensivo… gli altri hanno altro a cui pensare per occuparsi di questa roba.

Axxter era stanco, il suo cervello stordito dal tentativo di riordinare tutte le informazioni che aveva avuto grazie al collegamento procuratogli da Fellonia… e che erano così contraddittorie rispetto a quello che aveva sempre pensato. La voce fredda e razionale di Sai lo tranquillizzava; avrebbe potuto ascoltarlo per ore. Sapeva, però, che non gli rimaneva molto tempo.

Anche Sai lo sapeva. — Penserai a queste cose più tardi. Se ci sarà un più tardi per te. Non ci sarebbe alcuno scopo nel salvarti la vita se poi tu continuassi a vivere come un fottutissimo ignorante, incapace di pensare alle cose davvero importanti.

Axxter aprì gli occhi. — Per esempio?

— Questo è il tuo problema — Sai scosse il capo. — Non solo tuo, in realtà, ma di tutti quelli che abitano nella zona del giorno. C’è così tanto che non sapete, così tanto che non ricordate, che non sapete nemmeno da che parte cominciare, a cosa pensare, quali domande porre. Voi ragazzi che state sul verticale non siete diversi da quelli che vivono sull’orizzontale. Pensate di essere più in gamba solo perché continuate a muovervi lungo il muro e non sapete cosa vi accadrà il giorno successivo… ma siete comunque ignoranti quanto gli altri.

Lo stava tormentando, piuttosto che tranquillizzarlo; lo aveva scosso. — Quindi, suppongo che tu abbia un’enorme conoscenza, no? Perché non mi racconti ogni cosa? Visto che ti senti tanto male per me e tutti gli altri!

— Non servirebbe a niente. Non si può insegnare ai ciechi a vedere. Voglio dire, voi non vi guardate nemmeno intorno; non l’avete mai fatto. Come questo edificio, lo stesso Cilindro — Sai fece un gesto per indicare le pareti intorno a loro. — Voi ci vivete, dentro o sopra, ma non pensate mai a cosa sia. Ovviamente è una costruzione, un insieme di pezzi messi insieme, ma non vi chiedete mai perché sia stato costruito e da chi.

Axxter fece spallucce. — È stato costruito prima della Guerra.

— Eccoci di nuovo. Se c’è qualcosa che non sai, ti limiti a dire prima della Guerra e sei a posto. Non sai niente nemmeno di questa famosa Guerra… è solo il modo più comodo per liberarvi di tutto quello su cui non volete riflettere.

— A cosa servirebbe? Continuare a pensare a scemenze simili non mi servirebbe a risolvere i miei problemi. E ne avevo già abbastanza anche prima che mi succedesse quest’ultimo guaio.

— Ti correggo — Sai gli puntò un dito contro. — Avevi tutti i problemi che hai voluto. Voluto , ragazzo mio. Ti piaceva averne, così non avevi tempo per pensare ad altro, a tutte le cose molto più importanti che avete dimenticato. Il Cilindro è stato costruito per una ragione: la sua costruzione e quello che vi succede va contro ogni legge di fisica… solo pensare ai problemi termici connessi a una struttura di queste dimensioni è incredibile. Pensa all’aria che respiri, per esempio… voi ve la cavate parlando di vincoli atmosferici , senza però capire come diavolo funzionino. Ora, le trasgressioni fisiche in se stesse non sono una gran cosa, per ogni problema si può trovare una soluzione se si sa cosa si vuol fare, ma tu non ti chiedi mai perché qualcuno abbia voluto realizzarlo. Non è facile fare l’impossibile.

— Ma, se è impossibile, come si può fare? — Quel figlio di puttana voleva giocare con le parole. D’accordo.

Di nuovo sul viso di Sai comparve un sorriso crudele. — Forse tu ti limiti a pensare che l’“hanno fatto”. Forse l’hanno solo costruito per farti credere che esista un edificio grande come il mondo, sia che tu viva all’interno o all’esterno.

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