— Bene — disse. — Bene. Lasciateli liberi, e mandate una squadra per aiutarli a scaricare le attrezzature. Halpren è lì a riceverli?
— Signorsì. Scusate, signore, il concerto è solo per i prigionieri o può assistervi chiunque?
— Chiedetelo a Halpren. L’idea è sua. Per me può portarci tutte le guardie di sicurezza che vuole, purché siano fuori servizio.
— Grazie, signore.
— Ancora una cosa. — Si interruppe, soppesando un ultimo misero particolare.
— Signore?
— Controllate i dati di riparazione di quella spaziomobile prima dell’invio sulla Terra per la vendita.
Ci fu un brevissimo istante di silenzio. — Signorsì. Pensate…
— E mettete qualcuno a fare ricerche sui passaggi di proprietà. No. Non penso niente. Voglio solo sapere.
— Signorsì.
— Chiudo.
Attraversò il corridoio e andò in ufficio. Nils, seduto alla scrivania, sorseggiava caffè con aria assonnata.
— Cosa fai ancora sveglio? — chiese Jase.
— Mi sono messo di servizio al concerto.
— Capisco. — Alzò un sopracciglio. — Forse chiederò a Jeri di realizzare un programma di riabilitazione per il personale.
— Sarebbe una battuta, signore?
— No — rispose, sorpreso. — Mi lamento tanto già io, che dimentico che potrebbero lamentarsi anche altri. Siamo tutti chiusi qui senza via di fuga. Forse potremmo metterci d’accordo con quelli di Helios, per andare a pescare nei loro fiumi oppure…
— In cambio di che cosa?
Jase ridacchiò. — Qualcosa troverò. — Si sedette, diede un’occhiata alle schede dei visitatori, che l’archivio gli aveva mandato per i controlli di routine.
Nils disse: — Signore? — Il tono insolito della voce fece capire a Jase che c’era qualcosa di bizzarro nella sua immobilità. Riprese a respirare, battendo le palpebre, ma nelle schede non era cambiato nulla.
— Accidenti — mormorò.
— Cosa c’è?
— Non lo so… Rintracciami una Regina di Cuori, Settore Costadoro, hai voglia?
— Come diavolo ci riesce? — chiese il dottor Fiori al soffitto.
— Dottore, forse è la macchina.
— È lei.
Terra li fissò senza battere le palpebre. Non si era mossa per mezz’ora. L’immagine sullo schermo era cambiata due volte. Nessuna delle due immagini aveva un significato evidente. La prima immagine, avevano stabilito, era il volto gonfio e pesante del pianeta che incombeva su Terra quando era ancora bambina. La seconda immagine era una conchiglia marina.
— È la conchiglia di un nautilo — disse Reina, pronta. Il dottor Fiori fece un gesto di stizza.
— È solo l’immagine che il computer ha accoppiato con il concetto di conchiglia.
— Forse alla fine è impazzita del tutto.
— Se non hai suggerimenti più validi…
— Credevo che lo fosse.
— Non può farlo. Come fa a farlo?
— Si sta concentrando.
— Su una conchiglia?
— Dottore, forse è la macchina.
— Signore — disse Nils. — Sullo schermo c’è un rapporto dell’archivio.
— Leggimelo.
— Dice che la scheda meccanica di 12 anni fa, relativa alla spaziomobile PA29548YP, indica che tutte le riparazioni, compresa la disattivazione della FA, sono state effettuate prima della vendita sulla Terra. — Alzò lo sguardo, perplesso. — Che abbiano commesso un errore? Oppure uno degli acquirenti…
— Lo saprò quando avrò l’elenco dei proprietari.
— Quindi prendete la cosa sul serio.
— È un presentimento.
— Di cosa, sant’Iddio?
— Non lo so ancora. Allora, chi è la Regina di Cuori?
Nils scosse la testa, muovendo le dita sulla tastiera. — È la Regina di Cuori.
— Be’, cosa…
— Tutto qui. Sette anni fa non esisteva.
Jase sospirò. Disse pazientemente: — Be’, trova il nome che aveva prima.
— Signore — disse Nils con altrettanta pazienza. — Non esistono registrazioni.
— Non esistono? Fa parte del complesso, non è una bambina di sette anni…
— Allora, signore, perché non lo chiedete a lei?
Per un istante si fissarono negli occhi. Poi Jase brontolò: — Ah, è troppo facile. Segui il mio ragionamento. L’archivio ha tutte le schede di tutti i cittadini che si siano mai tagliati le unghie dei piedi nel sistema solare. Prova i conti correnti, le tasse, le contravvenzioni, qualsiasi cosa. Lei è qui su Averno, e noi non ne sappiamo neanche il nome.
— Signore.
— Che c’è?
— Perché?
Jase aprì la bocca. Poi si passò le dita sugli occhi e fra i capelli. — Nils, se ti dicessi la verità mi consiglieresti lo psichiatra.
Nils si appoggiò alla spalliera. — Davvero? — chiese, incuriosito. — Allora otterreste il trasferimento e io potrei avere il vostro posto?
— Esattamente.
— È un’idea tanto folle?
— Uh-uh.
Nils fischiò. — D’accordo, però non ho trovato quella donna nelle sezioni normali. Semplicemente non esiste, prima di quella data.
— Va bene. — Si avvicinò a guardare lo schermo da sopra la spalla di Nils. — Prendi la prima data in cui ha usato quel nome. Richiama vecchi titoli di giornale, rapporti di polizia del Settore Costadoro, incarichi speciali, criminali in libertà, qualsiasi cosa che ti sembri rilevante… — Esaminò le parole che scorrevano sullo schermo. D’un tratto emise un rumore e le dita di Nils si bloccarono. — Ecco qui. Guarda cosa puoi cavarne.
Sullo schermo era comparsa una foto di giornale poco chiara: una giovane donna con il viso girato a metà per sottrarsi al fotografo. Nils fissò la foto, poi Jase.
— Richiama i suoi dati.
Lessero tutt’e due in silenzio.
— Aggiornamenti.
— Nessuno.
— Niente del tutto?
— Niente — disse Nils. Si schiarì la voce. — Dopo quella data. Sette anni, tre settimane e due giorni fa… — Rivolse a Jase un’occhiata incredula. — Come fate a tirar fuori il coniglio dal cilindro? Come facevate a sapere… — Ritornò bruscamente allo schermo. — Dio mio. È la sorella gemella di Terra Viridian. Qui. In giro per Ayerno.
“La Regina di Cuori preparò le crostate…” — Be’ — disse stancamente Jase — non c’è ancora una legge che lo vieti.
— Ma come facevate a saperlo? Perché avete voluto a tutti i costi fare ricerche?
“Perché”, pensò Jase, “stavo parlando con un genio musicale di nome Sidney Halleck a proposito di vecchie filastrocche e il suo nome mi è venuto in mente per caso, e lei faceva parte di un complesso che Sidney per caso mi ha raccomandato, e adesso lei per caso si trova su Averno, e che io sia dannato se so cosa succederà dopo.”
— Te lo spiegherei — disse — ma mi faresti rinchiudere in manicomio.
— Be’, e adesso? Non possiamo arrestarla, ma non possiamo neppure lasciar perdere. Sarà solo una coincidenza, ma lei è venuta qui sotto falso nome, su una lancia sospetta, che per caso è una vecchia spaziomobile di Averno…
Jase annuì. — Cominci a vedere quello che vedo io. — Rimase in silenzio un momento, battendo senza rumore le nocche sulla scrivania di Nils, fissando corrucciato il vuoto. — Almeno possiamo farle sapere che sappiamo. — Toccò un pulsante dell’intercom. — Klyos. Infermeria, il dottor Fiori.
Sullo schermo il dottore aveva un’aria leggermente stravolta, come se fosse stato vicino a Terra per troppo tempo. — Sì — rispose con aria assente.
— Dottor Fiori, la vostra paziente è interessata a visitatori?
— Al momento è interessata solo alle conchiglie.
— Ah. Be’, uno degli ospiti di stasera è sua sorella. È arrivata inaspettatamente. Non ha fatto nessuna richiesta di vedere Terra, ma mi è sembrato opportuno farvelo sapere, casomai foste interessato.
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