Patricia McKillip - Voci dal nulla

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Rinchiusa nell’Avemo, il più impenetrabile carcere orbitale di massima sicurezza dell’intera galassia, Terra Viridian sconta la sua condanna senza poter sfuggire alla visione che le ha fatto massacrare senza motivo apparente più di millecinquecento persone. Una visione apocalittica, che lei stessa non comprende e all’esistenza della quale nessuno crede, ma la cui voce può significare un contatto totalmente nuovo per il genere umano. La scena cambia quando intorno a Terra iniziano ad agire strani personaggi: il Mago, capace di suonare Bach per ore e ore immerso in una profonda trance, Aaron, il poliziotto alla ricerca della gemella di Terra -Viridian misteriosamente scomparsa, e la Regina di Cuori, la musicista mascherata in grado di plasmare sonorità sempre nuove. Solo quando tutti questi destini si incroceranno nell’Averno, guidati da una voce a loro sconosciuta, arriverà il momento di giocare l’ultima partita.

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— Non sapevo che fosse aperta — disse il Mago in tono piatto.

— Chi è il padrone della lancia?

— Sono io.

— Dove l’avete acquistata?

— Nel Settore Costadoro, da un rivenditore di spaziolance usate. Tutte le sue registrazioni erano…

— Sotto il quadro comandi c’è un numero di serie. Leggetemelo, e datemi i numeri della patente e della carta d’identità.

Il Mago sospirò in silenzio. Quando terminò, il silenzio si protrasse ancora più a lungo. Attesero. Un tonfo improvviso provenne dalle viscere del Pianto volante , e un trillo d’arpicordo. Il Mago sobbalzò, lo zittì con una manata.

— Roger Restak. CI4069PC1114.

— Sì.

— Tutti i sistemi di comunicazione delle spaziomobili di polizia vendute a privati cittadini sono modificati in modo da ricevere solo frequenze legali. Perché state intercettando i nostri codici?

— Nient’affatto! Non avevo idea…

— Numero di identità di tutte le persone a bordo.

— Sono già registrati su Averno. Siamo nei pasticci?

I disturbi radio sembrarono un pochino più umani. — È possibile che sia stato commesso un errore nelle modifiche precedenti la vendita. Siete il primo proprietario civile?

— No.

— Verificileremo i passaggi di proprietà. Roger Restak. Stato legale: proprietario e comandante della spaziolancia sospetta Pianto volante. Non siete accusato formalmente. Procederete secondo i programmi fino ad Averno. Ogni tentativo di deviare dal programma di atterraggio sarà considerato atto criminale. Domande?

— No.

— Qui Sunbird. Chiudo.

La spaziomobile accelerò e uscì dall’orbita, permettendo una chiara visione di Averno. Quasar deglutì rumorosamente.

— Magico Capo.

— Puoi fumare nella stiva.

— Vengo anch’io — disse Nebraska, seguendola.

— Un luogo nient’affatto amichevole — disse il Professore. — Roger.

Il Mago fece una smorfia. — Qui non si può nascondere niente al GLM. Signora dei Cuori, non avevi fatto ricerche alla banca dati della biblioteca per aggiustare la ricevente? Da qualche parte c’era scritto che i privati cittadini non possono sintonizzarsi sulla frequenza di Averno?

Lei scosse la testa. — No. — Le mani le tremavano ancora. Non guardò il Mago, ma l’incombente carcere spaziale, la gigantesca ruota di luce e di tenebra che girava in continuazione sotto l’occhio del Sole. — No — ripeté a bassa voce. Il Mago allungò finalmente la mano e sfiorò la ragazza. Di nuovo fu turbato dall’oro inespressivo che si girava verso di lui.

— Scusami, Magico Capo.

— Continui a chiedermi scusa — disse, rendendosi finalmente conto delle sue parole. — Non hai fatto niente. Non ne avevi la possibilità, se ti sei limitata a seguire i diagrammi meccanici.

— C’erano due… c’erano due piccoli sigilli di rame con il marchio di Averno. Non erano riportati sui diagrammi. Allora ho pensato… ho pensato che erano lì per sbaglio. Così li ho eliminati.

Il Mago brontolò qualcosa. Toccò un pulsante luminoso a caso, così lievemente che non ottenne alcuna reazione. — Per cui — disse piano — probabilmente hai attivato una trasmittente subsonica, oltre ad aprire la frequenza di Averno. Peccato che non stessimo ascoltando…

— Siamo fortunati — disse il Professore con fervore — a non aver ascoltato. Controlleranno le registrazioni di bordo.

— A questo… a questo non avevo pensato, Magico Capo. — Gli posò la mano sul braccio e sostenne il suo sguardo, con un’aria così angosciata che il Mago scosse lievemente la testa, muto, preoccupato. — Non intendevo metterti nei guai.

— Vuoi calmarti? — supplicò lui. — Mi fai diventare nervoso. Non siamo nei guai.

— Glielo dirò — disse lei, giungendo a una decisione improvvisa, sorprendente. — Su Averno. Glielo dirò. — Ma lui scosse la testa, con decisione.

— No. Assolutamente.

— Allora cosa farai?

— Siamo qui per suonare. Quando ce ne andremo, ce ne andremo tutti insieme, costi quel che costi. Non è colpa tua. Come possono credere che tu sia a conoscenza di frequenze non riportate sui diagrammi?

— Allora cosa farai? — chiese lei ancora. Il Mago sorrise, le diede un colpetto sulla spalla.

— Dirò loro quello che vogliono sentirsi dire. È la cosa in cui riesco meglio. Su col morale. È stato un errore in buona fede. Anche se non credono alle mie bugie, non ci sbatteranno mai nell’Anello Scuro solo per questo.

— È stato un errore — mormorò lei. — È stato un errore venire qui.

Lui restò in silenzio, sopraffatto di colpo dalle confuse emozioni della ragazza, e senza riuscire a capirle.

Il Professore disse con gentilezza: — Suoneremo, e ce ne andremo. Semplicissimo.

Lei non rispose. Il Pianto volante parlò di nuovo, annunciando la scorta d’atterraggio. Il Mago alzò incredulo la testa, sentendo nella lancia una nota che non aveva programmato. Ma riascoltandola mentalmente comprese che quel suono spurio non era nella musica, ma nella visione che il Professore aveva del loro futuro.

2

Nella sala computer del Mozzo, Jase guardò il Pianto volante atterrare. La stanza era in ombra, quasi priva di suoni; il suo viso era colorato dalla luce che veniva da un grazioso spiegamento di nebulose e galassie, una fantasiosa ricostruzione del cosmo realizzata da qualche artista sconosciuto. Gli piaceva passare qualche momento di libertà lì dentro, nel cervello di Averno, sapendo che a ogni secondo il computer prendeva innumerevoli decisioni per garantire che sul satellite tutto filasse liscio, proprio come il corpo prende decisioni tacite e precise per mantenersi in vita. Normalmente trovava consolante trovarsi accanto a un potere così grande. Ma ancora non era stato inventato un computer con il tormentoso dono della premonizione.

— Parola d’ordine.

Nacque con il dono del riso e la sensazione che il mondo fosse pazzo.

— Parola d’ordine.

E=mc 2.

— Parola d’ordine.

Flash Gordon.

— Codice d’accesso 6B. Canale nove. Starcatcher , scortate il Pianto volante alla Stazione C. Pianto volante , seguite esattamente le istruzioni, pena la distruzione. Confermate.

— Confermato.

— Permesso di entrata in Averno.

L’immenso portello esterno si spalancò scivolando sui cardini, poi si richiuse. La rossa ragnatela di luci d’avvertimento attorno ai due vascelli divenne a poco a poco color oro. I vascelli atterrarono.

Jase esaminò il Pianto volante. Era una spaziomobile sorpassata, un macinino Terra-Luna, d’aspetto tozzo e goffo; c’era gente che giurava che fosse il miglior modello mai progettato. Nessuno degli occupanti era ancora sceso. Per prima cosa una squadra di tecnici l’avrebbe esaminato controllando la ricevente difettosa. Non credeva che qualcuno a bordo avesse messo le mani nell’apparecchiatura. Erano musicisti, venuti a suonare su Averno per un’unica sera, che il giorno dopo a colazione sarebbero stati solo un ricordo. Erano il complesso scelto da Sidney Halleck, non un gruppetto di cospiratori che intendeva usare le apparecchiature di Averno per entrare illegalmente. Erano ospiti, giunti in buona fede… — E allora perché — chiese al computer del Mozzo — me ne sto qui al buio ad aspettare che tutte le spie d’allarme di Averno si spengano?

“Perché”, si rispose in silenzio da solo, “sono appena atterrati e già le coincidenze sono troppe.”

— Direttore Klyos.

Premette un pulsante dell’intercom. — Sì?

— Qui il capotecnico Rethro, signore. Abbiamo controllato la ricevente del Pianto volante. Mancano i sigilli con il marchio. Ritengo che l’abbiano mandato sulla Terra senza modificarlo. Un errore da parte nostra. Sul loro giornale di bordo non è registrato niente che riguardi la FA.

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