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Jack Vance: L'ultimo castello

Здесь есть возможность читать онлайн «Jack Vance: L'ultimo castello» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию). В некоторых случаях присутствует краткое содержание. Город: Milano, год выпуска: 1994, ISBN: 88-04-38222-8, издательство: Mondadori, категория: Фантастика и фэнтези / на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале. Библиотека «Либ Кат» — LibCat.ru создана для любителей полистать хорошую книжку и предлагает широкий выбор жанров:

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Jack Vance L'ultimo castello

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Hagedorn annuì dubbioso fissando Uegus.

— È davvero possibile?

Uegus corrugò la fronte.

— «Costruire?» Io senz’altro posso disegnare e progettare un apparecchio simile, ma dove trovo gli elementi per realizzarlo? Ci sono, certo, sparsi alla rinfusa nei vari magazzini, alcuni utilizzabili altri no. Per arrivare a un risultato del genere mi dovrei abbassare al livello di un apprendista, di un Mek — la sua voce divenne dura per l’indignazione. — Non riesco a credere di dovervi sottolineare questa cosa. Mi considerate così da poco?

Hagedorn si affrettò a rassicurarlo.

— Ma no! Io non oserei mai mettere in dubbio la vostra dignità.

— Non sia mai detto! — aggiunse Claghorn — ma in una situazione tanto critica sono gli eventi stessi a imporci tali condizioni poco dignitose, anche se non lo facciamo da soli.

— Benissimo — disse Uegua con un sorriso privo di gioia. — Allora verrete con me nel magazzino, vi farò vedere quali sono i pezzi da montare e voi farete il lavoro. Che ne dite?

— Io accetto e lo farò con gioia se questo potrà tornarci utile. Ma è praticamente impossibile che io da solo riesca a svolgere il lavoro di una dozzina di tecnici. Nessuno è disposto a unirsi a me?

Silenzio assoluto, come se tutti i presenti stessero trattenendo il respiro.

Hagedorn fece per prendere la parola, ma Claghorn lo interruppe.

— Abbiate pazienza, Hagedorn, ma siamo finalmente arrivati al punto fondamentale della questione e bisogna risolverlo al più presto.

Hagedorn si volse intorno disperato.

— Qualcuno ha qualcosa da dire al riguardo?

— Claghorn è libero di fare quello che la sua natura esige — dichiarò con voce vellutata O.Z. Garr — e non posso certo impedirglielo, ma per quanto mi riguarda non macchierò mai la mia reputazione di nobile di Hagedorn. Per me è una cosa innata come il respiro. Se mi abbassassi a un simile compromesso diventerei una caricatura, una maschera grottesca di me stesso. Questo è Castel Hagedorn e noi rappresentiamo il massimo della società umana. Ogni compromesso è un degradarsi e ogni violazione dei nostri principi è un disonore. Avete parlato di «emergenza»: che azione deplorevole! Riferirla a dei ratti ignobili come i Mek significa compiere un atto indegno di un nobiluomo di Hagedorn!

Intorno al tavolo si udì un mormorio di consenso.

Claghorn si appoggiò alla spalliera con il mento appoggiato sul petto, come se stesse riposando. Vagò con i suoi limpidi occhi azzurri da una faccia all’altra, quindi fissò lo sguardo su O.Z Garr, scrutandolo spassionatamente.

— Era chiaro che quelle parole erano rivolte a me e la loro malizia mi è arrivata in pieno — disse. — Ma non ha importanza. — Distolse lo sguardo da O.Z. Garr e lo alzò al lampadario di diamanti e smeraldi. — Ciò che importa davvero è un’altra cosa, e cioè che l’intero Consiglio condivide la vostra opinione nonostante tutti i miei sforzi. Non posso continuare a esortarvi, a spiegarvi, a implorarvi: me ne andrò da Castel Hagedorn. La situazione qui sta diventando insostenibile per me. Vi auguro di resistere all’attacco dei Mek, anche se ho molti dubbi in proposito. I Mek sono intelligenti e pieni di risorse, privi di scrupoli e di preconcetti. Li abbiamo sottovalutati troppo a lungo.

Si alzò e mise la tavoletta d’avorio nel suo incavo.

— Addio a tutti.

Hagedorn si alzò rapidamente protendendo le braccia in un gesto di implorazione.

— Non lasciatevi dominare dall’ira, Claghorn! Ripensateci! Abbiamo bisogno di voi, della vostra saggezza e della vostra esperienza!

— È vero — rispose Claghorn — ma soprattutto avete bisogno di accettare il suggerimento che vi ho dato. Finché non vi sarete decisi in tal senso non abbiamo più niente da dirci e ogni ulteriore discussione è inutile e fastidiosa. — Salutò tutti con un veloce gesto della mano e se ne andò dalla sala.

Adagio, Hagedorn tornò a sedere. I presenti si muovevano, agitati, tossicchiavano, guardavano in alto o studiavano le loro tavolette d’avorio. O.Z. Garr bisbigliò qualcosa sottovoce a B.F. Wyas che gli stava accanto e che fece un gran cenno d’assenso. Hagedorn ricominciò a parlare a bassa voce.

— Sentiremo molto la mancanza di Claghorn e delle sue idee tanto acute, anche se poco ortodosse… Non siamo arrivati ancora a niente. Uegus, vi occuperete voi del proiettore del quale abbiamo parlato. Xanten, voi interrogherete il prigioniero e voi, O.Z. Garr, vi incaricherete di riparare i cannoni a energia… Ma a parte questi problemi marginali non siamo riusciti ad attuare un piano d’azione generale di difesa che protegga noi e Janeil.

— E gli altri castelli? ci sono ancora? — chiese Manine. — Non sappiamo più niente. Proporrei di inviare gli Uccelli a ogni castello, per vedere cosa è successo.

Hagedorn fece un cenno d’assenso.

— Questa è una proposta assennata. Volete provvedere voi stesso, Marune?

— Sicuramente.

— Bene, allora la seduta è tolta.

XI

Gli Uccelli mandati da Marune di Aure tornarono uno dopo l’altro portando delle notizie molto simili.

— Isola del Mare è deserta. Le colonne di marmo sono a terra lungo la spiaggia, la Cupola di Perla è stata abbattuta. Nel Giardino d’Acqua galleggiano i cadaveri.

— Maraval odora di morte. Nobili, Contadini, Phane… sono stati uccisi tutti, persino gli Uccelli se ne sono andati!

— Delora, ras ros ros ! Che scena agghiacciante! Non c’è segno di vita.

— Alume è una desolazione. La porta di legno è stata sfondata e la Fiamma Verde spenta.

— Di Halcyon non è rimasto niente. I Contadini sono stati gettati in una fossa.

— Taung, silenzio totale.

— Luce del Mattino: morte.

XII

Tre giorni dopo Xanten si sedette su una portantina e ordinò agli Uccelli di fargli fare un giro intorno al castello e poi di dirigersi verso Sud, verso la Valle Lontana.

Gli Uccelli, con le usuali lamentele, si mossero lungo la terrazza con movimenti sgraziati che minacciavano di far cadere il passeggero sulla massicciata. Finalmente presero il volo formando una spirale: Castel Hagedorn divenne una piccola miniatura nella quale i singoli palazzi restavano riconoscibili in virtù delle torrette e della linea del tetto con il lungo orifiamma svolazzante.

Gli Uccelli nel volo sfiorarono i picchi e i pini della Catena Settentrionale, quindi, piegandosi obliquamente, si diressero verso la Valle Lontana.

Xanten e gli Uccelli sorvolarono gli incantevoli possedimenti di Hagedorn: orti, campi, vigne, villaggi. Oltrepassarono il lago Maude con i suoi padiglioni e i suoi moli, i prati dove pascolavano le pecore e le mucche e infine giunsero nella Valle Lontana, negli estremi territori del castello.

Xanten fece vedere agli Uccelli il punto in cui desiderava atterrare. Questi obbedirono incolleriti: avrebbero preferito un posto più vicino al villaggio, dal quale osservare tutto quello che succedeva, così deposero a terra il loro passeggero tanto bruscamente che se non fosse stato pronto a scattare sarebbe finito a rotoloni sul terreno.

Non fu un atterraggio molto elegante, ma almeno mantenne l’equilibrio.

— Aspettatemi qui! — ordinò. — Non allontanatevi e non fate scherzi con le cinghie. Quando tornerò voglio vedere sei Uccelli tranquilli, in formazione e con le cinghie non aggrovigliate. E non litigate, mi raccomando! E non mettetevi in mostra! Fate quello che vi ho detto!

Gli Uccelli si scocciarono, riottosi, pestarono le zampe e piegarono il collo lanciando degli impercettibili insulti all’indirizzo di Xanten, che dopo aver lanciato loro un ultimo sguardo ammonitore si diresse verso il villaggio.

Le more dei vigneti erano mature e parecchie ragazze ne stavano riempiendo dei canestri. Tra quelle Xanten vide anche la fanciulla desiderata da O.Z. Garr. Quando le passò davanti si fermò per salutarla cortesemente.

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