«Si stanno unendo a noi?» esclamò Helm incredulo. «Davvero si stanno unendo a noi?»
«Questa è l’impressione generale» mormorò Paul. Di colpo si lasciò cadere seduto sui pavimento. «Sono proprio sbadato, John. Avrei dovuto dirti che ho mandato i messaggeri a chiamare i battaglioni della riserva appena ho visto che il Museo era circondato... Immagino che quei dannati androidi omicidi saranno circondati a loro volta, ormai. Divertente, vero?»
«Divertente?» disse il professor Hyggens con una risata a piena gola. «Androide vivo! Lo credo che sia divertente. È la barzelletta più spassosa che abbia mai sentito!»
«Vivain» disse Markham, «cerca di fare qualcosa per Paul, vuoi? Noi dobbiamo dare una mano a resistere finché non saranno qui tutte le riserve.»
In quel momento si udì un fragore di vetri infranti, e una granata arrivò roteando lungo il pavimento lucido della galleria. Arrivò quasi alla base del supporto che sorreggeva la pietra di Rosetta. Per una frazione di secondo tutti fissarono, affascinati, l’ordigno. Poi, mentre gli altri si gettavano a terra, Paul Malloris raccolse le ultime forze e si lanciò. Il suo corpo atterrò sulla granata un istante prima che questa esplodesse. Lo scoppio lo mandò in brandelli, e fece cadere a terra la pietra di Rosetta che si frantumò.
Quasi simultaneamente, un gruppo di androidi omicidi apparve in fondo alla galleria. Markham cominciò a sparare da dove si trovava. Abbatté subito quattro androidi. Quando la sua arma si scaricò, Hyggens e Crispin stavano già sparando all’impazzata sul gruppo ancora numeroso.
Un’altra granata arrivò rotolando verso Helm Crispin. Lui l’afferrò e la rilanciò. Ma in quella un proiettile lo colpi al cervello.
La granata esplose tra gli androidi che l’avevano lanciata, sgombrando momentaneamente la soglia. Markham ebbe intanto il tempo di afferrare tre granate dal grembo del dio egiziano, e di farle rotolare l’una dopo l’altra verso il fondo della galleria. Quando l’eco dell’ultima esplosione si spense, nella pistola c’era un caricatore nuovo.
Ma non apparvero altri androidi, e improvvisamente Markham si accorse che la sparatoria all’esterno era ridotta a pochi colpi isolati. E al frastuono si sostituiva un suono diverso, incredibilmente toccante. Le voci di migliaia di uomini e donne che cantavano. Non riconobbe le parole, ma la melodia gli era nota: l’accompagnamento musicale per La Gerusalemme di Blake. L’ultima volta l’aveva sentita nella Cattedrale di St. Paul, centocinquant’anni prima...
Il canto si avvicinava, pareva riempire tutta la galleria.
Il professor Hyggens ferito a un braccio, si levò in piedi faticosamente. «La voce di un popolo libero» disse, col tono di chi ha constatato l’impossibile. «È la prima volta che la sento... John, ascoltai La voce di un popolo libero!»
Nella luce fioca, Markham cercava Vivain e Marion-A. Trovò Vivain viva e incolume dietro una piccola ma solida sfinge. Marion-A si era messa al riparo dietro un sarcofago e di là aveva usato la pistola con grande maestria.
La Galleria Egiziana parve farsi più luminosa.
«Androide vivo!» esclamò Hyggens, guardando fuori attraverso una vetrata rotta. Il cielo cominciava a farsi grigio. «È quasi l’alba.»
«Stai bene, Vivain?»
«Sì, John... E il povero Paul?»
«Non guardare» disse con fermezza Markham. «Non si può fare più niente per lui. Vieni via.» E mettendole un braccio attorno alle spalle, la portò lontano dall’area devastata.
«John» mormorò Vivain, «avevi ragione. Terribilmente ragione, caro nemico... Non è vero che gli uomini debbano vivere solo per godersi la vita. Non so, ma mi sembra che facendo così noi riusciamo proprio a negarci la felicità che sta nella responsabilità e nel lavoro. Nell’allevare i bambini e nel mantenere vivo un amore con tutte le forze.»
Lui le sfiorò la fronte con le labbra e sorrise. «In fondo sei un autentico spirito vittoriano» disse. «E nello stesso tempo, una rivoluzionaria accesa.»
«John caro, ti amo. Non servo a niente. Non so nemmeno fare le cose più semplici. Non so cucinare, non so nemmeno stirare un vestito. Ma se tu sarai paziente e mi darai un po’ di tempo, John, imparerò a fare tutto. Sarò una vera donna. Se lo vuoi anche tu, io voglio sposarti.» Improvvisamente rise, e la risata suonò piena di gaiezza. «Non toccherebbe a me dirlo, vero? Ma ora voglio proprio avere tutto. Anche figli, figli tuoi. Non ci riuscirò mai, ma tenterò di... assomigliare a Katy. Tenterò con tutte le forze.»
«Ti basta rimanere Vivain» disse lui sottovoce. «La Vivain che tutti e due stiamo cominciando a capire.»
Mentre lui parlava, uomini muniti di lanterne cominciarono ad affluire nella galleria. Uomini vestiti da pirata, da pagliaccio, da re, da banditi, da santi e da selvaggi. Uomini che per la prima volta avevano combattuto per qualche cosa in cui credevano tanto da essere pronti a dare la vita. E che erano vivi. Vivi come non lo erano mai stati prima. Uomini dagli abiti bizzarri e dalle facce sudice. Uomini con la speranza nel cuore e una nuova energia nelle membra.
Il professor Hyggens diede un’occhiata a Markham e a Vivain, poi avanzò verso quegli uomini. Parlò loro tranquillamente, e uscì con loro all’aperto.
Markham aspettò che anche l’ultimo se ne fosse andato. Poi prese Vivain tra le braccia. Senti che per la prima volta stava abbracciando una donna viva dopo centoquarantasei anni.
Un rumore leggero lo fece trasalire. Era Marion-A, che senza scomporsi aveva deposto i resti di Paul Malloris nel sarcofago della principessa egiziana, insieme al corpo sottile e commovente di Shawna.
«Posso parlarti da solo per un minuto, John?»
«Scusami, Marion» Markham si staccò da Vivain. «Mi stavo quasi dimenticando di te.»
Marion-A si avvicinò a Vivain. «Non lo tratterrò a lungo. Mi capisci? Credo che sarete molto felici, Vivain. Ti auguro tutta la felicità possibile... e adesso credo di capire il significato della felicità e della speranza.»
Vivain prese Marion-A per mano. «Anch’io, ora, capisco tante cose che prima non capivo... Addio, Marion. Non dimenticherò mai.» Improvvisamente, posò le labbra sulla mano di Marion-A, poi si rivolse a Markham. «Andrò a vedere cosa sta combinando il professor Hyggens» disse in tono gaio. «Probabilmente dovrò impedirgli di tenere una lezione di filosofia a una folla di uomini morti di fatica.»
Markham la guardò avviarsi con passo fermo giù per la galleria che ora si stava illuminando della luce livida dell’alba.
«Cosa c’è, Marion?» chiese poi, meravigliato.
Marion-A fece uno dei suoi rigidi sorrisi. «Niente di molto importante. Dunque l’Esercito della Liberazione ha vinto, John. Non credevo che fosse possibile. E adesso siamo giunti alla fine.»
«Non c’è fine» disse Markham. «C’è solo un nuovo inizio. L’inizio di un nuovo genere di futuro.»
«Per me no, John. Per me, esiste solo il passato.»
«Cosa vuoi dire?»
«È vero, almeno in parte, quello che ha detto Solomon. Ho perso il mio scopo, anche se per un po’ di tempo ho potuto dividere i tuoi. Non c’è posto per me nel mondo che costruirai, John. Forse non ci sarebbe mai stato un posto per me, in nessun genere di mondo. Mi hai insegnato ad essere qualcosa di più di un androide, ma sarò sempre qualcosa di meno di un essere umano.»
«Sciocchezze!» disse lui, quasi irritato. «Il tuo posto è nel nostro mondo, Marion. Un posto accanto a me. Io...»
«Per favore, John, ascoltami. Tu adesso appartieni a Vivain, e credo che lei ti renderà felice... Ma penso, e la cosa strana è che non posso riuscire a saperlo con certezza, penso di amarti anch’io. A modo mio, s’intende.»
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