«Ricordo» rispose tranquillamente «quando stavo leggendo quella poesia: “Viaggio a Samarcanda”. Mi hai chiesto di smettere... E dopo, hai detto credo di capire che cosa sia la bellezza... e fa soffrire. »
Inaspettatamente, Marion-A rise. Una risata roca, stonata. Per un androide ,pensò Markham, questa è quasi una crisi isterica.
«Si, ricordo» disse Marion-A. «Sai che gli androidi non possono assolutamente sognare, John? Ma io ho imparato a sognare. Sogno spesso. E a volte sogno il poemetto che mi leggevi, e quello che è successo dopo.»
Suo malgrado, Markham le prese la mano. «Allora ti renderai conto» le spiegò con dolcezza «del perché sei doppiamente pericolosa. Tu e io, Marion, rappresentiamo due forme fondamentalmente diverse di vita. Una di queste è prodotta spontaneamente, ma l’altra è sintetica. È una legge inderogabile che tutti gli esseri viventi debbono cercare di dominare l’ambiente in cui si trovano. Ecco perché dovrà scoppiare un conflitto tra gli uomini e gli androidi. Tu sei dominata dalla lealtà verso la tua razza, io da quella verso la mia. Perciò adesso sarà meglio che tu riporti l’eliauto a Londra per fare il tuo rapporto. Ho dichiarato guerra al genere di mondo che gli androidi stanno creando.»
In seguito, Markham poté soltanto chiedersi meravigliato perché mai non aveva sospettato fin dal principio come sarebbe andata a finire. In seguito, poté solo restare allibito dalla propria mancanza di fantasia.
Pensava che sarebbe stato più facile spararle nella schiena mentre lei si avviava all’eliauto. Non c’era un cuore organico da poter trapassare col proiettile, ma la micropila, la piccola capsula di energia che lei riusciva a tradurre in pensiero e in movimento, era quasi altrettanto vulnerabile. E lui sapeva, inoltre, dove mirare per cogliere i centri vitali del cervello di lei. Perché era evidente che Marion-A andava distrutta.
Tuttavia Marion-A non si alzò e non si avviò all’eliauto. Era impossibile per lei non fare rapporto allo Psicoprop. Era quindi impossibile per lei non accettare l’offerta apparente che lui faceva di restituirle la libertà. Ma Marion-A non era più un androide prevedibile nelle sue azioni. Infatti respinse l’offerta.
«Sì, dovrei farlo» disse, e la sua voce era tornata stranamente calma. «Dovrei informare lo Psicoprop che un nuovo essere umano si è ribellato contro la programmazione accettata.»
«Non la chiamerei programmazione accettata» disse Markham.
«Perché no?» esclamò Marion-A. «Proprio come gli esseri umani tentano di interpretare gli androidi secondo i loro termini, noi androidi tentiamo di interpretare gli esseri umani secondo i termini nostri. E noi pensiamo che anche gli esseri umani siano programmati dall’ereditarietà e dall’ambiente, nessuno dei quali è sotto controllo. Ma tu sei un esempio unico, John. Tu hai una programmazione da ventesimo secolo, ed ecco perché respingi gli androidi con maggiore violenza di tutti gli altri.»
«Questa discussione è assolutamente senza scopo» disse Markham. «Sarà meglio che tu vada.» Cominciava a rendersi conto che forse non avrebbe avuto il coraggio di sparare.
«Io non me ne vado, John.»
«Cosa?»
«Non andrò affatto a fare rapporto allo Psicoprop. Io... Io non potrei tollerare gli eventuali risultati del mio rapporto.»
«Ti rendi conto di quello che stai dicendo?»
«Sì. Sto ammettendo che preferisco tradire la società, o gli androidi, o la mia stessa razza... chiama le cose come vuoi! Lo preferisco, piuttosto che tradire un individuo che... che rispetto.»
«Marion, tu sei pazza! Oppure sono pazzo io! Qui il mondo è alla rovescia.»
«Se il mondo ti sembra alla rovescia» disse Marion-A, con un sorriso improvviso, «può darsi che dipenda dal fatto che tu stai in equilibrio sulla testa. O forse stai semplicemente creando un mondo nuovo, John. Forse non avresti dovuto mai tentare di inserire nella mia programmazione dati irrilevanti come l’arte umana.»
Nella sua perplessità, Markham si era messo a camminare su e giù, senza sapere quello che stava facendo. A un tratto inciampò, ma ritrovò immediatamente l’equilibrio. Non vide, però, che la pistola gli era scivolata dalla tasca e ora giaceva sull’erba con la canna rivolta verso Marion-A: un dito rigido, accusatore.
Lei la raccolse. Il suo dito era sul grilletto. Con aria distratta, l’androide permetteva alla pistola di seguire tutti i movimenti inquieti di Markham. A questo punto lui si accorse di che cosa era successo, e fissò inebetito la canna dell’arma con la quale aveva inteso distruggere l’androide.
«Come diavolo te ne sei impossessata?»
«Povero John» disse Marion-A, con un curioso tono di voce. «Non sei molto efficiente. Se vuoi diventare un Fuggiasco, e vivere, dovrai fare maggiore attenzione ai particolari.»
«È meglio che tu me la restituisca» disse lui, preoccupato.
«Perché dovrei dartela? Volevi usarla contro di me, vero? Ora potrei usarla contro di te. Perché no, in fondo?»
«Marion, smettila con queste sciocchezze. Dammi la pistola.»
Lei continuò a tenergli testa, minacciandolo con l’arma.
«Siediti, John. Se conoscessi sufficientemente i valori umani, potrei decidere se è il caso o no di abbatterti, per il tuo stesso bene. Ma non so niente sui valori umani, e non posso fare affidamento sulla mia programmazione, ormai. Non so se esiste il libero arbitrio, John, ma l’illusione è molto convincente. Eccoti la pistola. Ora la responsabilità è di nuovo tua.»
E gli tese l’arma. Markham la prese, la contemplò per un attimo, poi la lasciò cadere sull’erba accanto al cesto della colazione.
«Pochi minuti fa» disse, «hai ammesso che io sono diventato più importante per te del... del tuo dovere.»
«Non è molto credibile» disse Marion-A «ma è la verità.»
«E qualunque cosa io faccia, non mi ostacolerai?»
«Puoi esprimerti in modo anche più positivo» rispose Marion-A. «Ti aiuterò, facendo tutto il mio meglio.» Rise. «Forse sono il primo androide Fuggiasco. Questo, credo, è un fatto che non avevi previsto.»
«Nessuno avrebbe potuto prevederlo» disse Markham, che provava uno strano senso di sollievo. «Temo che tu non sia più il mio androide personale, Marion. Sei un’amica personale.»
«Devo farti sapere una cosa, John. È meglio che te la dica. Tutti i dati di cui dispongo mi conducono alla conclusione che i Fuggiaschi avranno la peggio.»
«I miracoli possono sempre avvenire» rispose lui senza scomporsi. «Un androide che sposa una causa persa... Ecco un dato che non avevi incluso nei tuoi calcoli.»
«E non avevo calcolato bene la tua programmazione ventesimo secolo!» disse Marion-A.
Markham rabbrividì e guardò il sole che cominciava già a calare. Guardò la villetta in rovina. «Vorrei raccontarti com’era quella casetta centocinquant’anni fa. Poi, credo, sarà meglio tornare a Londra. Dato che anche tu hai deciso di diventare un fuorilegge, Marion, posso arrischiarmi a restare un cittadino semirispettabile ancora per qualche giorno.»
La portò verso la casetta diroccata e cominciò a raccontarle com’era quando lui e Katy avevano passato lì quelle due settimane indimenticabili. E mentre parlava, la villetta parve tornare alla vita, i fantasmi presero corpo. Vide Katy e se stesso muoversi allegramente, incuranti dell’oscuro futuro, in quell’altro mondo così lontano. Vide due persone innamorate, due estranei familiari, sdraiarsi sulla sabbia, nuotare tra le onde, o stringersi l’uno all’altro nelle stanzette che parevano rivestire uno splendore esotico più abbagliante delle leggendarie grotte d’Oriente.
Читать дальше