Si sentiva febbricitante, confuso e il suo stesso battito cardiaco disturbava quelle riflessioni.
Come un fiume.
Non ha alcuna intenzione di confessare al mondo intero il fallimento del suo paese. Ha un piano… e io rappresento lo strumento per realizzarlo.
Il vento della notte soffiava sempre più impetuoso prima su una semiala e poi sull’altra, costringendo la capsula a beccheggiare, a rollare. Come l’aria penetrò attraverso i filtri d’areazione, la sua sostanza corroborante stimolò i centri nervosi di Joao. Distese le gambe, sbadigliando, quindi si mise seduto.
Rhin gli toccò un braccio. «Come stai?» C’era interesse nella sua voce, ma anche qualcos’altro che Joao non riuscì a individuare. Rinuncia? Vergogna?
«Mi sento ancora… molto caldo», sussurrò.
«Un po’ d’acqua?» disse lei e gli avvicinò la borraccia alle labbra.
Pur sapendola calda, gli parve fresca come appena attinta a una sorgente. Parte dell’acqua gli scivolò dal labbro inferiore, il che gli confermò lo stato di debolezza in cui si trovava, nonostante l’impacco energetico. Lo sforzo per deglutire fu enorme.
Sono malato, pensò, molto malato… seriamente malato.
Lentamente appoggiò la testa allo schienale e guardò attraverso il pannello trasparente. Concentrò lo sguardo sulle stelle… tante macchioline acuminate che sembravano minacciare le nuvole al loro passaggio. Il movimento incessante della capsula gli provocava un fastidioso senso di nausea. Abbassò lo sguardo e notò delle piccole luci che fluttuavano lungo la sponda di destra. «Travis», mormorò.
«Sì?» fece Chen-Lhu, e si domandò: Da quanto tempo sarà sveglio? Sono stato ingannato dal suo respiro. Ho parlato troppo?
«Quelle luci», disse Joao, «quelle luci… laggiù».
«Ah, quelle? Ci hanno seguiti per tutto il tempo, ci sono sempre stati alle calcagna.»
«Quanto è ampio il fiume in questo punto?» chiese Rhin.
«Circa un centinaio di metri», rispose Chen-Lhu.
«Come fanno a vederci?»
«Come non potrebbero con questa luna?»
«Non sarebbe il caso di sparare un colpo solo per…»
«Risparmiamo munizioni», la interruppe Chen-Lhu. «Dopo un attacco come quello di oggi… be’, non ce la faremmo a sostenerne un altro.»
«Sento qualcosa», fece Rhin, allarmata. «Che cos’è, una rapida?»
Joao si sollevò. Lo sforzo che dovette compiere lo atterrì. Non sarò in grado di manovrare i comandi, pensò. E dubito che Rhin o Chen-Lhu sappiano farlo.
«Che cos’è?» incalzò Chen-Lhu.
Joao sospirò. «Deve trattarsi di una secca, là a sinistra.»
Il rumore si faceva sempre più distinto: il ritmico lamento dell’acqua che si frangeva contro un ramo insabbiato, a poco a poco, si dileguò alle loro spalle.
«Che cosa potrebbe accadere se il galleggiante di destra dovesse andare a sbattere contro una secca?»
«Sarebbe la fine.»
Un improvviso vortice fece roteare la capsula che prese a oscillare avanti e indietro in un lento, incessante pendolare. Piccoli mulinelli si infransero contro i galleggianti e il movimento cessò.
«Farò un turno io stanotte, Travis», disse Rhin.
«Mi domando perché non ci attacchino mai di notte», osservò Chen-Lhu. «È molto strano.»
«Tuttavia, non ci perdono mai di vista», disse Rhin. «Dormi adesso, monterò io la guardia.»
«Come vuoi, ma non far altro.»
«Che cosa vuoi dire?»
«Be’, non dormire, mia cara Rhin.»
«Va’ all’inferno», esplose lei con rabbia.
«Dimentichi che non credo nell’inferno.»
Joao fu svegliato dal lento scrosciare della pioggia che contribuiva a prolungare il triste grigiore dell’alba. Pigramente la luce aumentò, dando riflessi color acciaio alle linee oblique dell’acquazzone che si riversava sul verde pallido della giungla. Era una pioggia di una violenza monotona che picchiettava sul pannello della capsula e costellava la superficie del fiume di un’infinità di piccoli crateri.
«Sei già sveglio?» chiese Rhin.
Joao si mise a sedere. Si sentiva riposato e i capogiri erano del tutto scomparsi. «Da quanto tempo piove così?»
«Da mezzanotte circa.»
Chen-Lhu si schiarì la voce e si avvicinò alle spalle di Joao. «Sono ore non vedo tracce dei nostri amici. Sarà forse perché odiano la pioggia?»
«Io odio la pioggia», disse Joao.
«Che cosa intendi dire?» chiese Rhin.
«Da un momento all’altro questo fiume diventerà un inferno.» Joao guardò a sinistra verso le nuvole che si addensavano basse sopra gli alberi. «E se mai dovessero arrivare i soccorsi, non potrebbero certamente vederci», aggiunse.
Rhin si inumidì le labbra. Si sentiva soffocata dall’emozione e si rendeva conto di quanto avesse sperato in quei soccorsi. «Quanto… quanto durerà la pioggia?» chiese.
«Quattro o cinque mesi», rispose Joao. «Nessuno di voi è uscito?»
«Io», rispose Chen-Lhu.
Joao si voltò e notò che la tuta dell’OIE era piena di macchioline scure.
«Non ho notato nulla là fuori: pioggia, solo pioggia», disse Chen-Lhu.
Joao sentì un pizzicore alla gamba destra. Si chinò e notò con sorpresa che l’impacco energetico non c’era più.
«Stanotte mi sono accorta che soffrivi di spasmi muscolari», lo informò Rhin, «quindi te l’ho tolto».
«Dovevo dormire profondamente, non mi sono accorto di niente.» Le accarezzò la mano. «Grazie, mia bella infermiera.»
Rhin ritrasse la mano.
Joao la fissò con espressione interrogativa, ma lei si volse e guardò fuori del finestrino.
«Vado… un momento fuori», disse Joao.
«Ti senti abbastanza in forma?» chiese lei. «Eri molto debole.»
«Adesso sto bene.» Si alzò, si diresse verso il portello e si lasciò scivolare sulla piattaforma galieggiante. Sentiva la pioggia calda e contemporaneamente fresca bagnargli il viso. Si rannicchiò sulla punta del galleggiante, godendo di quella frescura.
Nella cabina, Chen-Lhu disse: «Perché non sei andata fuori con lui, Rhin?»
«Sei un gran bastardo, Travis.»
«Sei innamorata di lui?»
«Ma che cosa vuoi da me?» disse lei fissandolo con odio.
«La tua cooperazione, mia cara.»
«In che cosa?»
«Vorresti possedere una miniera di smeraldi? O magari di diamanti? Una ricchezza che tu non puoi nemmeno immaginare.»
«In cambio di che cosa?»
«Lo saprai al momento giusto, Rhin. Nel frattempo renderai malleabile il nostro bandeirante.»
Rhin represse uno scatto d’ira e gli voltò le spalle. L’indole dell’uomo è tradita dalla sua conformazione fisica, pensò. Tipi come Chen-Lhu sono capaci di tutto, ti piegano, ti torchiano… ma io non voglio! Non voglio! In fondo Joao è un bravo ragazzo. Ma perché porta in tasca un revolver?
Potrei ucciderla ora e spingere Joao giù dal galleggiante, pensò Chen-Lhu. Ma questo natante è difficile da manovrare… e io non sono molto pratico di queste cose.
Rhin lo guardò con espressione distratta.
Non è improbabile che la mia dolce Rhin cambi atteggiamento, pensò Chen-Lhu. Conosco la sua debolezza, certo, ma ne devo essere sicuro.
Joao rientrò nella cabina, portando con sé un piacevole profumo di umidità, che venne subito annullato dal persistente odore di muffa.
Man mano che il tempo passava, la pioggia perdeva la sua impetuosità. La cabina era satura di aria calda e umida. Nuvole, simili a giganteschi batuffoli di cotone color cinerino, sfioravano le cime delle colline che si rispecchiavano sulla superficie dell’acqua, e innumerevoli gocce di pioggia scivolavano di foglia in foglia come festoni di perle.
La capsula si inclinava e serpeggiava lungo un turbinio d’acqua melmosa su cui affioravano relitti di ogni genere: rami, sterpaglie, ammassi di radici grandi come la capsula, interi strati erbosi, canne e giunchi.
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