Rhin gli accarezzò ancora una volta la fronte, quindi scivolò sul suo sedile. Si passò una mano sui capelli e guardò fuori, verso occidente. Qualcosa si muoveva, sì: un agitato batter d’ali… «cose» che sembravano di dimensioni ancor più grandi. Alzò gli occhi e il suo sguardo raggiunse densi cirricumuli che facevano da aureola agli alberi raggruppati sulle colline. Lentamente il tramonto li colorò di rosso. Distolse lo sguardo e lo posò sulla superficie d’acqua di fronte a lei.
Il fiume in quel punto compiva una curva a mezza luna, che trasportava la capsula quasi in direzione nord, quindi si apriva in un corso d’acqua più ampio. Le onde lambivano la sponda con sfumature luminose color malva e argento.
Dalla riva opposta riecheggiò un cupo tubare di piccioni selvatici. Rhin si guardò attorno, ma avvertì solo immobilità e silenzio.
Il sole calava dietro le vette lontane, mentre pattuglie notturne di pipistrelli svolazzavano, planavano e si lanciavano in picchiata. Poi al ritmico cinguettio degli uccelli subentrarono i suoni della notte: il lontano ruggito di un giaguaro, fruscii, stormir di fronde e un tonfo assai vicino.
E ancora una volta immobilità e silenzio.
Qualcosa che ogni essere vivente della giungla teme, pensò Rhin.
Una luna color ambra prese ad arrampicarsi su nel cielo. La capsula scivolava lungo il riverbero lunare simile a una libellula gigante in equilibrio sull’acqua. Una farfalla notturna si posò sul parabrezza, agitò le ali trasparenti come la filigrana, quindi scomparve.
«Continuano a tenerci sotto controllo», disse Chen-Lhu.
Joao sentiva il calore dell’impacco energetico scorrergli nelle vene, ma persisteva in lui quel senso di stordimento: come se fossero tante persone in una volta. Dischiuse gli occhi e posò lo sguardo sul soffice tappeto luminoso delle colline. Era certo di quello che vedeva, tuttavia una parte di lui si sentiva avvinghiata al telone del soffitto, come se realmente stesse per rintanarsi lì. E la luna era una luna a lui estranea, qualcosa di cui non aveva mai conosciuto l’esistenza, il suo alone formato dalla luce riflessa della terra era troppo grande, il suo spicchio illuminato dal sole troppo risplendente. Sembrava una luna posticcia su uno scenario dipinto, la cui maestosità lo faceva sentire piccolo, come una microscopica meteora vagante negli spazi infiniti dell’universo.
Premette forte le palpebre, muovendo a se stesso un rimprovero: non devo lasciarmi trasportare da simili pensieri altrimenti impazzirò! Dio mio! Che cosa mi succede? Si accorse che la capsula era immersa in un silenzio opprimente. Rimase teso all’ascolto per captare anche il più piccolo rumore: il respiro controllato di Rhin, Chen-Lhu che si schiariva la voce.
Il bene e il male sono opposti creati dall’uomo: esiste solo l’onore. Il pensiero riecheggiò nella sua mente, come se avesse già sentito pronunciare quelle parole. Sì, quelle erano le parole di suo padre… suo padre, le cui sembianze erano state plagiate per produrne un simulacro, apparsogli sulla riva del fiume.
La vita dell’uomo è ancorata tra il bene e il male, pensò.
«Sai, Rhin, questo è un fiume marxiano. Tutto nel mondo scorre come questo fiume. Nella vita qualsiasi cosa cambia continuamente aspetto. Ma nulla può fermare la dialettica; non si dovrebbe mai porre un limite alla dialettica. Non c’è niente di statico. Non c’è mai niente di uguale due volte.»
«Oh, smettila», brontolò Rhin.
«Voi, donne occidentali, non capite l’importanza della dialettica.»
«Perché non lo dici agli insetti?» disse Rhin con ironia.
«Come è ricca questa terra», mormorò Chen-Lhu. «Hai idea della quantità di persone del mio paese che queste terre potrebbero contenere? Naturalmente si dovrebbero apportare leggere modifiche: disboscamenti, coltivazioni a terrazze… In Cina abbiamo imparato a rendere produttive e abitabili, per milioni di persone, estensioni di terre come queste.»
Rhin si rizzò e fissò Chen-Lhu negli occhi. «Ci risiamo?»
«Questi stupidi brasiliani non hanno mai imparato a far buon uso delle fortune che hanno. La mia gente…»
«Capisco. La tua gente viene qui e mostra loro che cosa si deve fare, è così?»
«Si potrebbe anche fare», disse Chen-Lhu, e pensò: Fa’ le tue dovute considerazioni, mia cara Rhin. Quando ti accorgerai che cosa c’è in palio, capirai qual è il prezzo che si può anche pagare.
«E i brasiliani allora, alcuni milioni, ammassati nelle città e negli appezzamenti di terreno della Nuova Colonizzazione mentre è in pieno sviluppo la lotta per l’equilibrio ecologico?»
«A poco a poco si stanno abituando allo stato attuale delle cose.»
«Possono solo sopportarlo perché sperano in un futuro migliore!»
«Oh, no, mia cara Rhin, ti sbagli, sei troppo ingenua. Gli uomini al potere possono manipolare la gente per ottenere ciò che ritengono necessario.»
«E che cosa dici degli insetti?» chiese Rhin. «Della Grande Crociata?»
Chen-Lhu alzò le spalle. «Li abbiamo sopportati per migliaia di anni… prima.»
«E quelli abnormi, le nuove specie?»
«Intendi dire gli esseri creati dalle mani dei tuoi amici bandeirantes? Quelli li distruggeremo con piacere.»
«Non sono convinta che siano stati i bandeirantes a dar vita a quelle… creature là fuori. Sono certa che Joao sia al di fuori di ogni sospetto.»
«Sì?… Allora chi è stato?»
«Forse gli stessi che non vogliono ammettere il fallimento della loro Grande Crociata.»
«Ti assicuro che non è vero!» sbottò Chen-Lhu.
Rhin abbassò lo sguardo su Joao che respirava profondamente. Era possibile? No!
Chen-Lhu si appoggiò contro la paratia pensando: Considera ben bene queste cose, mia piccola cara, e se poi sarai tormentata dai dubbi, mi seguirai come un agnellino. Johnny Martinho… che ideale capro espiatorio: addestrato nel Nord America, è diventato un burattino senza scrupoli nelle mani degli imperialisti! Un uomo privo di pudore, che fa l’amore sotto i miei occhi con una rappresentante dell’OIE. I suoi lo crederanno capace di tutto!
Un impercettibile sorriso mosse le labbra di Chen-Lhu.
Lanciando un’occhiata nel retro, Rhin poté solo vedere i duri e squadrati lineamenti del capo dell’OIE. È così forte, pensò. E io sono così stanca.
Appoggiò il capo sul petto di Joao, come un bambino in cerca di conforto e gli circondò la vita con il braccio sinistro. Com’era febbricitante! D’un tratto la mano sbatté contro un rigonfiamento, voluminoso, metallico. Ne tastò i contorni con i polpastrelli e capì che era… una pistola.
Rhin ritrasse la mano e si drizzò. Per quale motivo porta con sé un’arma di cui non ci ha mai parlato?
Joao continuava a respirare profondamente fingendo di dormire. Le parole di Chen-Lhu gli riecheggiavano nella mente, mettendolo in guardia, spingendolo all’azione. Ma era necessario usare molta prudenza.
Rhin, con lo sguardo fisso sull’acqua, pensava… dubitava. La capsula seguiva la scia luminosa della luna. Miriadi di lucciole danzavano nel buio della foresta. Quell’oscurità le trasmetteva uno strano senso di perversione. Joao, riflettendo sulle parole di Chen-Lhu, pensò: Tutto nell’universo scorre come un fiume. Che cosa sto aspettando? Potrei voltarmi e uccidere quel bastardo… oppure costringerlo a confessare tutta la verità. Che parte ha Rhin in tutta questa faccenda? Non mi è sembrata molto tenera con lui. Tutto nell’universo scorre come un fiume.
L’introspezione che ne derivò fu spietata per Joao: fece affiorare timori, inquietudini che si trasformarono in terrore. Quelle creature là fuori, pensò, hanno il tempo dalla loro parte. La mia vita è come un fiume, scorre… attimi, ricordi… nulla di eterno, nulla di assoluto.
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