“Avevamo già iniziato questa nostra organizzazione quando saltò fuori Eric Sudduth a recriminare contro la nostra trasgressione al ‘Volere di Dio’, che se noi non Gli avessimo disubbidito, non saremmo qui. E continuò su questo tono, proclamandosi messo di Dio e incitando i presenti a seguirlo. Rimase lì coi suoi adepti sino a sera, attorno al fuoco e quindi se ne andò trascinando con sé una trentina di persone. Credo che non ne avremo nessuna noia, almeno fino a che Eric Sudduth e i suoi accoliti non saranno affamati o vinti dal freddo. Ma sentite, Dev, non c’è nulla che possiate fare per noi? Pescare o cacciare?”.
— Ma io non ho visto alcun animale qui in giro, finora — rispose Devan. — Siete sicuri che ve ne siano?
— Sono tutti fuggiti — disse Basher — quando mi videro apparire, ma torneranno. Vi stupiranno, quando li vedrete.
— E perché?
— I conigli non sono proprio conigli. Le loro orecchie non sono così lunghe e le loro code così corte. Più simili a code di gatto.
— Ma si potranno cacciare?
— È quello che vedremo.
— Basher è vissuto cibandosi di muschio e licheni. Non è riuscito a pescare nulla. Adesso che siamo organizzati, vedrete che riusciremo a far tutto.
— Abbiamo veduto Beatrice Treat correre a cercare bulbi. Ci ha detto che gli indiani li mangiavano.
— Non lo so — rispose Orcutt. — Abbiamo qui anche due ragazzi e la sanno molto lunga sugli indiani. Ci sono pure due o tre persone della Marina e dell’Esercito e ci sono stati utilissimi per i salvataggi. Siamo organizzati, come vedete. C’è un gruppo incaricato di seppellire i morti, un altro di pescare nel lago, cercando di afferrare il pesce con le loro stesse mani, un altro gruppo incaricato di tessere reti da pesca con lunghi giunchi. Ognuno ha scelto di unirsi al gruppo verso il quale si sentiva più affine. Sono stati avvistati anche scoiattoli, a quanto dice Basher.
— Sì — confermò Basher — bianchi, e ne ho visti tre, questo nel caso che qualcuno lo voglia sapere.
— Poi — continuò Orcutt — ci sono altri in giro a cercare sassi di varia forma e misura e altri legna con cui costruire baracche. Non moriremo di noia, a quanto vedete.
— Si direbbe che abbiamo la situazione sotto controllo.
— È così, Dev. Per ora la nostra necessità più essenziale è il cibo. Appena sistemata questa questione, inizieremo la fase di progettazione e costruzione, di assistenza medica e dentistica, e così via. C’è molto lavoro. Cosa volete fare? Vorrei che rimaneste con me. Per voi avrei il lavoro più importante.
— Più importante? E cos’è?
— Siete ingegnere, no?
— Già, ma non credo che servano gli ingegneri, qui.
— Forse non ora, ma più avanti senz’altro.
— Non capisco ancora. La costruzione di rifugi rudimentali non richiederà certo l’opera di ingegneri, soprattutto elettronici, credo.
— Voi volete tornare di là, no?
— Sicuro, ma questo cosa vuol dire?
— Non possiamo tornare attraverso l’Ago che ci ha condotto qui.
— Infatti — intervenne il dottor Costigan — il tubo che Blaine scagliò giù ha rovinato tutti i circuiti.
— E allora?
— E allora, costruiremo un altro Ago, Devan — gli rispose Orcutt.
Il pensiero di poter costruire uno strumento come l’Ago in quella landa selvaggia, lece sorridere Devan.
— Anzitutto — chiese a Orcutt — dove pensate di procurarvi il ferro?
— Al momento, io stesso non sono in grado di rispondervi — disse Orcutt. — Tutto quello che posso dire, è che desidero tornarmene a casa, come tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di passare nell’Ago.
— Ma come pensate di fare a procurarci il ferro?
— Non siamo dei selvaggi, ne converrete, Devan. Tutto quello che ci occorre è un altoforno, ferro e fuoco, no?
Devan rise di nuovo. Poi improvvisamente il fatto stesso di ridere di questa impossibilità, lo rattristò e il suo pensiero corse a Beverly e ai bambini tanto lontani. Da molto non si sentiva così disperatamente solo. Mentre pensava con struggente nostalgia ai visi familiari, alla sua casa, alle strade della sua città e a come avrebbe travato tutto cambiato, se pure un giorno avrebbe potuto tornarvi, vide che Betty lo stava guardando con la sua stessa espressione. Almeno erano insieme e andavano d’accordo.
Questo pensiero gli diede coraggio.
Più tardi, mentre raccoglievano conchiglie che avrebbero potuto servire per la loro particolare forma, Betty disse che Orcutt aveva ragione di voler trovare il ferro. — Non tanto per tornare — disse lei — quanto per nostro uso qui.
Devan la informò dell’immenso valore del ferro in quel momento, e non solo qui a pensarci bene, ma anche a casa. Senza oro si poteva vivere, ma non senza ferro. La civiltà sarebbe crollata senza il ferro. Non più acciaio, forbici, automobili, motori, aeroplani, coltelli, fucili, case. Era una lista infinita di cose alle quali l’umanità non avrebbe potuto rinunciare. E le disse anche di come il ferro fosse meravigliosamente duttile, come lo si potesse rendere sottile e flessibile e come massiccio e indistruttibile, a seconda delle leghe e della lavorazione.
— Da come parli di queste cose si sente che sei un ingegnere — Betty concluse — e si sente che ami il tuo lavoro.
— Certo — disse lui — come tu ami i fiori, e credo che farò di tutto per poter costruire questo nuovo Ago, anche se ci vorranno anni.
D’un tratto, Betty si chinò e raccolse le spine di un pesce. Rise. — Ecco degli ottimi spilli, meglio di quelli che ho adottato nel mio nuovo vestiario ricavandoli dalle piante. Potrei fare un rapporto comparativo sulla qualità degli spilli.
— Comunque — Devan rispose — non è più necessario che qualcuno inventi le spille di sicurezza, ci hai pensato?
Poi Betty gli chiese: — Hai osservato le donne che sono arrivate sino a qui? Alcune attendono un bambino.
— Le ho notate — le rispose Devan — una in particolare. — Le fece una smorfia affettuosa. Betty era deliziosa e minuscola, ritta sulla spiaggia, con i capelli neri sciolti sulle spalle. Piccola, ma non fragile. E nel suo sguardo e in tutta la sua grazia, c’era un invito che Devan raccolse, prendendola tra le braccia.
Più tardi, seduti sugli scogli, parlarono di nuovo di tutte le difficoltà che li attendevano.
Verso mezzogiorno, almeno pareva quell’ora, si radunarono tutti intorno al fuoco e Devan notò che le donne avevano seguito l’esèmpio della signora Petrie allestendosi gonne e stole di erbe, che erano già migliori di quelle improvvisate al mattino.
Sull’erba c’erano molti pesci che gli uomini incaricati alla pesca avevano preso, parte con le mani e parte con le piccole reti di giunco. Beatrice Treat sciorinò tutti i bulbi e le radici che aveva raccolto e fu palesemente toccata dai complimenti che Tooksberry le fece al riguardo. Johnson e alcuni dei suoi uomini avevano catturato una ventina di conigli, che ora venivano preparati per lo spiedo con conchiglie e sassi acuminati. Un gruppo di ragazzini aveva trovato un bel po’ di noci e vi danzavano intorno, impazienti di mangiarle.
La scena ricordò improvvisamente a Devan i quadri primitivi esposti al Museo dell’Agricoltura di Chicago.
Il pasto, quanto mai frugale, consisteva solo di un pezzo di coniglio, un piccolo pesce, qualche noce e della lattuga. Il tutto senza pane, né sale, né pepe e innaffiato solo dall’acqua fresca di una fonte che sfociava al lago. Eppure Devan e gli altri furono ristorati da questo pasto.
Più tardi, Orcutt parlò a tutti, issato su di una pedana fatta di pezzi di legno. Nonostante la barba lunga e l’abbigliamento sommario, la sua figura era sempre imponente e autoritaria.
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