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Bob Shaw: Antigravitazione per tutti

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Bob Shaw Antigravitazione per tutti

Antigravitazione per tutti: краткое содержание, описание и аннотация

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Antigravitazione: recentissima scoperta che consente a chiunque, previo allacciamento di un semplice giubbotto, di vincere l’attrazione terrestre e librarsi in volo. Il sogno dell’umanità si è finalmente realizzato? Abbiamo infranto, per cosi dire, l’ultima barriera? Niente paura, i guai non sono finiti nemmeno lassù, e le vie del cielo possono rivelarsi più micidiali di quelle della terra. Ce lo ricorda questo magistrale romanzo dell’inglese Bob Shaw, un’utopia in nero che turberà per molto tempo i sonni dei nostri lettori con una dose di cinismo e violenza quale può permettersi solo la grande fantascienza.

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— Ci siamo — esclamò Werry, trionfante. — Sarà Henry che mi comunica di avere controllato tutto.

— Non credo che sia Henry — mormorò Quigg, mortalmente pallido.

Werry gli lanciò un’occhiata interrogativa e sollevò la radio alle labbra. — Qui è il Comandante Werry.

— Non dovevi farlo, Werry. — La voce che usciva dalla radio era affaticata. Le parole arrivavano a blocchi compatti, come se fosse necessario esaminare e valutare il significato di ognuna di esse prima d’inserirla nel messaggio globale. — Oggi hai fatto delle brutte cose.

Hasson abbassò un poco il polso e fissò la radio, stupefatto. — Sei Barry Lutze?

— Non importa chi sono. Voglio solo farti sapere che tutto quello che è successo stasera è colpa tua. Sei tu l’assassino, Werry, non io. — Sentendo quelle parole e frasi pronunciate con tanta fatica, Hasson immaginò che chi parlava fosse seriamente ferito. E pensò che a una situazione già da incubo si stesse aggiungendo un nuovo elemento di minaccia.

— Assassino? Cos’è questa storia dell’assassino? — Werry graffiò il fianco del camion. — Aspetta un attimo! C’è lì Theo? È ferito?

— Era qui quando è scoppiata la tua bomba. Non te lo aspettavi, eh, signor Werry?

— Sta bene?

Ci fu un silenzio lungo, pulsante.

— Sta bene? — urlò Werry.

— È qui con me. — La voce era piena di rancore. — Sei fortunato. Sta bene.

— Sia ringraziato Iddio — sospirò Werry. — E il mio uomo, Corzyn?

— È qui con me anche lui, però non sta troppo bene.

— Cosa vuoi dire? — Gli occhi di Werry erano colmi d’interrogativi.

— Voglio dire che è morto, signor Werry.

— Morto? — Werry alzò gli occhi sull’hotel, che adesso sembrava un disco nero circondato da un sottile alone colorato, come una luna che eclissasse un sole rossastro. — Cosa ci fai con la radio di Corzyn, Lutze? Lo hai ucciso?

— No, lo hai ucciso tu. — La voce cominciava a essere agitata. — È colpa tua se hai mandato un vecchio grassone come questo a prendermi. L’ho colpito una volta sola, e… — Ci fu un attimo d’interruzione. Quando riprese a parlare, la voce era di nuovo monocorde, disumana. — Dovevi venire su tu a fare il tuo sporco lavoro, Werry. Non mi sarebbe dispiaciuto far fuori te. Nemmeno un po’.

— Calma, Lutze. Cerchiamo di cavare un senso da questa conversazione prima che sia troppo tardi — rispose Werry. — Cosa dovrei aver fatto, stanotte? Perché ce l’hai con me?

— La bomba, signor Comandante Werry. La bomba! Werry batté i piedi a terra. — Che razza di scherzo idiota è questo? Stai ancora buttando giù pastiglie di droga, Lutze? È stato Morlacher a mettere la bomba, e tu lo sai benissimo.

— Che differenza c’è? Tu lavori per lui, no?

— Io non lavoro per lui. — Werry si sforzò di controllare la voce. — L’ho appena sbattuto in cella.

— Bell’affare — sogghignò la voce. — Ci resterà un’ora, con venti minuti di condono per buona condotta. Da come la vedo io, mi sembra un po’ poco per aver ucciso mio cugino e avermi fatto a pezzi le costole.

— Sammy non è morto. È all’ospedale, ma non è morto.

Ci fu un silenzio prolungato, una pausa nel duello verbale, poi l’interlocutore invisibile fece la mossa più logica. — Il poliziotto grasso è morto.

Werry respirò a fondo. — Stammi a sentire, Barry. Se non avevi l’intenzione di ammazzare Henry Corzyn, le cose cambiano. Possiamo parlarne più tardi. Per ora devo solo pensare ad assicurarmi che nessun altro resti ferito o ucciso. Mi ascolti?

— Ti ascolto.

— Devi sapere che Buck ha sparso una ventina di quelle bombe per tutto l’hotel. Ce ne sono ad ogni piano, e hanno spolette speciali che le fanno esplodere appena qualcuno si avvicina. Adesso dove sei?

— Al terzo piano.

— Bene. Devi riportare Theo alla finestra del secondo piano, quella con le sbarre segate. Cammina soltanto nei punti che hai già percorso oggi. Uscite dalla finestra, e poi ci penseremo noi.

— Ci penserete voi! — La radio al polso di Werry emise una risata fredda, che terminò in un sibilo. — Non faccio fatica a crederci. Ti piacerebbe, eh?

— Non hai scelta — rispose Werry. — È l’unica cosa che tu possa fare.

— Non se ne parla nemmeno, Werry. Non sono neanche sicuro di riuscire a raggiungere quella finestra. L’ambiente si sta facendo piuttosto caldo. E anche se ci arrivassi, non credo di riuscire a saltare tanto da liberarmi del campo di gravità del muro. Cadrei più in basso del primo piano prima di ricominciare a salire.

— Nessuno ti darà il minimo fastidio. Voglio solo tirare fuori Theo di lì. Te lo giuro. Te lo giuro, Barry. Ti darò tutte le garanzie che vuoi.

— Risparmiati il fiato, Werry. Saliamo sul tetto. Da lì sarò sicuro di poter scappare, e domani sono in Messico.

— Non puoi farlo — disse Werry, poi cominciò a passeggiare freneticamente in cerchio. Hasson provava pena a guardarlo. — Usa il cervello.

— È quello che ho intenzione di fare — assicurò la voce. — Per quanto ne so, le altre bombe non esistono, e se anche esistono, qui c’è molto spazio, e poi ho un’ottima guida. Theo mi precederà.

Werry smise di passeggiare. — Ti avverto. Non farlo.

— Andiamo, non voglio che ti preoccupi, signor Werry. — La voce era esaltata, nervosa, beffarda. — Theo e io ci faremo una bella camminata fino al tetto. Con un po’ di fortuna, puoi venirtelo a prendere lì fra cinque minuti. Stai attento che nessuno cerchi di prendere me, è tutto. Ho la pistola del grassone, e la so usare.

— Lutze! Lutze! — Werry scosse lo strumento che aveva al polso, quasi per costringerlo a rispondere, ma il contatto radio era interrotto. May Carpenter si coprì la faccia e uscì in un singhiozzo soffocato. Werry si passò l’indice sul petto, tracciò la forma d’un corpetto AG, e spinse Quigg in direzione della sua macchina. Quigg annuì e corse via. Werry si avvicinò alla postazione televisiva, e il gruppo di uomini si aprì per farlo passare.

— Com’è la situazione al secondo piano? — chiese. — Posso ancora entrare da quella finestra?

— Guarda tu, Al. — Il tecnico ai comandi indicò l’immagine della parte bassa dell’hotel. Tutte le finestre visibili al primo piano erano imprigionate da lingue di fiamma che andavano dall’arancione a un bianco abbagliante. — Forse riesci a entrare, ma il secondo piano ha l’aria di voler crollare da un momento all’altro.

— Sarà meglio entrare più in alto. — Werry corse ad un’autopompa e tornò poco dopo con una lancia termica a forma di baionetta. Victor Quigg lo raggiunse col corpetto AG e glielo porse senza dire nulla. Hasson era fermo lì, col cervello che gli turbinava ogni volta che pensava alle intenzioni di Werry. Lo osservò allacciarsi le cinghie attorno al corpo. Si sentiva debole, inerme, e responsabile, in modo indefinibile, della situazione dell’altro.

Werry gli rivolse un sorriso tirato, allacciando l’ultima cinghia. — Ci siamo di nuovo, Rob. Non esistono vie d’uscita.

— Non so — rispose Hasson, recitando la parte di Giuda. — Forse non è la cosa migliore andarlo a disturbare. Potrebbero succedere tante… Voglio dire, forse è meglio aspettare.

— Tu aspetteresti, se lassù ci fosse tuo figlio? Hasson indietreggiò, confuso e impaurito. Werry accese le luci del corpetto, mosse un comando sul pannello della cintura e balzò in aria. Salì veloce, cadde nel cielo: una luce che si allontanava, una stella richiamata alle faccende delle stelle.

Sopra la sua testa, quasi preparandosi a dargli battaglia, il disco nero dell’hotel lasciò uscire dal fianco sud una lingua di fuoco giallo. La vampata, un’esplosione solare in miniatura, scomparve subito, e gli osservatori a terra sentirono un rombo sordo. Quigg tolse di tasca il megafono elettronico.

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