— Li usiamo entrambi, Thomas. Il sistema verbale è il più semplice.
— Così semplice che ti è possibile nasconderlo nel palmo della mano, Kingmaker. Non è quello che stai facendo?
— è molto più semplice che origliare a una porta — disse Kingmaker. — E percepisce anche le inflessioni subvocaliche. Tu invece usi un ansel: non è soddisfacente. L’ansel tende a dimenticare di essere soltanto uno strumento di comunicazione. A volte diventa il padrone. La maggior parte degli uomini pensa a parole, quando è distratta, e specialmente quando parla e pensa contemporaneamente. Il mio apparecchio, naturalmente, può essere munito di un accessorio per il latino o qualsiasi altra lingua. Soltanto… dimenticavo che il latino era ancora d’uso comune ai tuoi tempi fra gli uomini di cultura. Mi è sfuggita un’intera sequenza dei tuoi pensieri, proprio i più interessanti. Ti dispiacerebbe ripeterli?
— No, Kingmaker. Ti brucerebbero le orecchie. Ma fra tutte le cosa che ho visto finora su Astrobia, quelle che più mi affascinano sono i Programmati. Non gli Assassini programmati, che mi hanno già dato un mucchio di fastidi, ma gli altri. Un sogno fantastico divenuto realtà! I greci lo hanno sognato, una volta, e anche gli ebrei, in tempi più recenti. Un vero uomo meccanico! Qualsiasi apprendista orologiaio darebbe metà della sua anima per imparare il segreto. Mi entusiasma il pensiero che si possono costruire macchine a nostra immagine e somiglianza, e che queste macchine possono lavorare, e perfino pensare, meglio di noi! è una meraviglia incredibile, Kingmaker. O forse questa per voi è una meraviglia sulla quale ormai il tempo ha depositato la muffa? E non soltanto l’uomo li ha progettati, perché lavorino meglio di lui, ma mi dicono che, ora, queste macchine creano se stesse meglio di quanto le abbia sapute fabbricare l’uomo.
— No, per me non è una meraviglia ammuffita, Thomas. Non ero sicuro del tuo atteggiamento, visto che sei stato aggredito dagli Assassini programmati. Ma gli Assassini sono soltanto una minoranza specializzata, creata per salvaguardare l’Ideale di Astrobia da qualsiasi pericolo: essi però, a quanto sembra, a volte sbagliano, e gravemente. Quelli che contano sono i veri Programmati, gli uomini del futuro, i nostri successori.
Mentre Kingmaker parlava, Thomas rievocava nelle profondità della sua mente uno dei sogni che aveva vissuto durante il Passaggio, in quell’assurda esperienza vissuta con Paul, fra la Terra e Astrobia. Cosmos Kingmaker era un ragno dorato dalla testa di leone. Il ragno (maschio o femmina? nei sogni, il sesso è qualcosa di indefinibile) stava tessendo la tela sul grande e altamente civile pianeta di Astrobia. I grandi edifici e la grande società del pianeta nascevano tutti da questa ragnatela. L’intero mondo di Astrobia era soltanto un velo sottile. Ma il ragno rampante era pronto a difendere ogni guglia e ogni pinnacolo del suo trasparente tessuto. Nessun compromesso era possibile: la facciata, l’evanescente trama serica, doveva essere salvata. Il fatto che non avesse sostanza non importava.
Poi si alzò il vento: soffiava cupo e minaccioso da Cathead. La trama cominciò a spezzarsi. — A me, a me! — gridava il grande Kingmaker, con la sua stupenda voce di ragno. — Quello che soffia è falso, io sono la verità, io sono il leone. E io ti ordino, vento: Cessa! Non danneggiare la mia tela… Non distruggere la mia tela!
— Vedrò meraviglie molte volte ancora, Kingmaker — disse Thomas in tono completamente diverso. — La cosa più meravigliosa è il vostro modo di viaggiare. Per venire su Astrobia, in ogni istante ho superato di cento volte tutti i viaggi della mia vita. E io, ho viaggiato parecchio, e le capitali di tutto il mondo cristiano mi sono familiari. La velocità è diventata infinita.
— No, Thomas. Viaggiando con l’equazione di Hopp, la velocità è soltanto otto al quadrato, cioè sessantaquattro volte la velocità della luce. Con questo sistema possiamo raggiungere soltanto una parte ristretta del nostro universo. Sono stati tentati altri viaggi, su differenti basi numeriche, ad esempio trentasette al quadrato, l’equazione di Horwitz. Ma nessun pilota è mai ritornato da quei viaggi. Forse riemergerà un miliardo di anni nel futuro, o è riemerso nel passato, o forse si è perduto per sempre. Noi non siamo ancora i padroni della velocità.
— Ma anche così, avrete miliardi di mondi da colonizzare!
— No, non ancora, e per molti secoli. Disponiamo soltanto di sei mondi dove la vita sarebbe possibile, a parte Astrobia. Ma le colonie che vi abbiamo fondato non progrediscono affatto. I migliori non sono disposti ad andarci, non c’è più lo stesso entusiasmo che ha consentito all’uomo di conquistare Astrobia. Oggi, non stiamo più avanzando in nessuna direzione. Al contrario, stiamo retrocedendo.
— Ma ognuno di voi è, a dir poco, un genio! Dovreste progredire a balzi giganteschi. Kingmaker, avete progettato di usarmi come un burattino, un uomo di paglia: tu stesso l’hai confessato. Ma quel poco che ho visto della politica di Astrobia non mi rassicura affatto. Ho scoperto che avete avuto recentemente, tra i vostri Presidenti a breve durata, un Mister X, l’Uomo Mascherato, il Mida degli Asteroidi e l’Uomo Falco di Helios. Quest’ultimo doveva assomigliare molto a Foreman. Hanno il suono familiare dei gladiatori dell’antica Roma o, come qualcuno mi ha suggerito, dei campioni di catch dell’America medievale. Adesso, vi siete impadroniti di me e mi considerate come un altro pagliaccio in costume, un altro simbolo prefabbricato da manipolare. Così, avete deciso di regalare anche a me un soprannome: Maestro del Passato.
— è assai probabile; l’appellativo ha risvegliato la fantasia popolare. Ma non abbiamo ancora deciso.
— Cosmos: nessuno mi manipolerà! Se sarò eletto Presidente, allora sarò il Presidente!
— È proprio quello che noi temiamo e speriamo, Thomas. No, il tuo caso è diverso. Non abbiamo più conigli da tirar fuori dal cappello, ma il popolo vuole ancora vederne degli altri. Per essere eletto, dovrai presentarti come un simbolo prefabbricato. Ma per salvare Astrobia dalle insidie mortali, tocca a te fornirci il nuovo, decisivo elemento…
— E sono convinto che tu abbia una paura folle di questo nuovo elemento, Kingmaker.
— Naturalmente, ma non permetterò che la trama del nostro mondo si spezzi.
— Cessa! Non danneggiare la mia tela!… Non distruggere la mia tela!
— Cosa stai dicendo, Thomas?
— Un frammento di sogno dal fondo della mia mente, nient’altro. Tu saresti disposto a tutto, anche al cambiamento più radicale, purché questo mondo non cambi.
— Non so quale sarà l’elemento decisivo. Foreman crede di saperlo. Vedo, Thomas, che eventuali attentati contro la tua persona non ti preoccupano.
— Oh, ho già preso le mie misure, Kingmaker. Tutto ha origini molto più lontane dei semplici Assassini programmati; si estende in realtà fino ai Programmati più complessi e ai più alti dignitari umani.
C’è un partito piuttosto forte che mi vuol morto ancora prima che io sia, per così dire, nato su Astrobia.
— C’è un’altra cosa di cui abbiamo paura, Thomas. Abbiamo paura che la gente ti veda, e allo stesso tempo abbiamo paura di nasconderti, ed è ormai troppo tardi per cambiare idea. Per gli adepti, il tuo nome è pieno di significato. Sei stato salutato da un’ovazione incredibile: questo non riusciamo a capirlo, non riusciamo a capire come sia potuto succedere, e neppure la parte da noi recitata perché accadesse. Ora il popolo ti adora, eppure la tua non è una personalità trascinante…
— Ascolta, Kingmaker! Io non mi pavoneggio seduto su un trono, se è questo che vuoi dire. Ma sarò un uomo eccellente, sol che mi sia concesso il tempo; non riuscirai a trovare un altro migliore di me. Ai miei tempi ero considerato un maestro, e lo diventerò anche qui. Sulla scena posso recitare la parte del nobile tra i retorici ! . La mia recitazione non sarà goffa né incerta. Astrobia ha sete soprattutto di oratoria, oggi, e noi nell’oratoria siamo stati sublimi professionisti: voi, al confronto, siete dei dilettanti. So che avete analizzato il fenomeno, scomponendo nelle parti essenziali quel particolare fascino personale che porta un individuo al trionfo. Ma se tagliate a fette sottili un uccello, forse per questo diventate capaci di fabbricarne uno? E anche se riuscite a farlo, esso tradirà sempre, come i Programmati, la sua origine artificiale. So che avete messo a punto macchine complicate capaci d’imitare l’eloquenza, ma anch’esse suonano false. Ma è prova la derisione di cui le gratifica la gente, spazzandole via come le foglie d’autunno, e il ludibrio del popolo che le ha travolte. Ho ascoltato oratori umani e programmati che hanno imparato dalle macchine dell’eloquenza; ho visto e sentito un’infinità di cose in questa mia prima settimana su Astrobia. Il popolo ha sete di tutto ciò che è reale, autentico, e io posso darglielo. Voi avete cercato di analizzare i perché della grande ovazione che mi ha raccolto al Palazzo delle Convocazioni, e non vi siete riusciti. In parte era dovuta all’astuzia dei miei amici, in parte era frutto delle circostanze. Ma soprattutto era dovuta a me stesso, e basta.
Читать дальше