E, al centro dell’arena, Thomas More, sporco e cencioso, la mascella spezzata ricucita alla meglio da uno scalzacane di Cathead, un uomo dal naso prominente, grottesco quasi, di bassa statura e di mezza età; l’Individuo Paul, che aveva smarrito il cognome e la cittadinanza per aver violato la legge, frammenti d’osso nel cervello, la vista confusa, la mente alterata; Rimrock, l’uomo oceanico, il quale comunicava con mezzi sconosciuti e aveva l’aspetto di un grottesco animale dal naso di gomma; Evita, la leggendaria donna bambina, la cui esistenza veniva posta in dubbio da ogni essere razioncinante; Walter Copperhead il negromante, nulla più di un chiromante: da tutti esalavano miasmi soffocanti, il marchio della tenebrosa Cathead.
Lo stentoreo squillare delle Trombe dell’Esultanza s’interruppe. Morì in un rimbombare d’echi e lasciò il posto a un silenzio vibrante.
Un Individuo si era dichiarato.
Era il Maestro del Passato, morto da mille anni, un uomo grassoccio, piccolo, sull’orlo della vecchiaia, uno gnomo roseo in un mondo di giganti dalla pelle bronzea e dorata. Ma su tutti, in quegli istanti, aleggiava la magia, la grazia carismatica, il magnetismo, la presenza e il segno del Messia… Era piombato in mezzo a loro, con i vestiti ancora sporchi della polvere della tomba. Era il più puro prodotto del mondo degli spettri, aveva attraversato porte chiuse e sepolcri sigillati, un Maestro del Tempo. La sua trascendenza li aveva folgorati.
Poi vi fu l’ovazione, come un oceano in tempesta. Esplose in enormi ondate, una più alta dell’altra. Durò a lungo e innalzò lo spirito di quella folla dorata e cinica, che aveva dimenticato da tempo ciò che va esaltato. Alcuni di loro ne avrebbero parlato in seguito come di un’assurda carnevalata, e tuttavia sarebbe sempre rimasta una delle esperienze più sconvolgenti della loro vita.
Thomas li aveva conquistati senza dire una parola. Una presenza immanente era stata creata per lui, e aveva trionfato. Come tale presenza fosse stata creata, e da chi, Thomas avrebbe cercato di scoprirlo più tardi. Era opera di un negromante ciarlatano e di un animale ciarlatano? o di una marmocchia? Chi faceva uso della magia in quel luogo? Era chiaro che numerosi poteri di origine aliena lo avevano aiutato.
E quella presenza fu riconosciuta subito, in tutte le città e in tutto il pianeta, da un capo all’altro.
— È il Maestro del Passato — diceva la gente, dovunque.
C’era riuscito… C’era riuscito! Parlò a voce alta, distintamente.
— Accetto il fardello che mi viene offerto — annunciò in tono squillante e grave. — Ora dovremo governare e risolvere i problemi di questo mondo.
— Ma noi non ti abbiamo offerto alcun fardello… — brontolò Peter Proctor tra i denti. Peter, però, sogghignava come una volpe; nessuno più di lui sapeva apprezzare un colpo da maestro.
Dopo alcuni minuti, o forse ore, l’assemblea s’interruppe, e tutti i presenti si dispersero in ogni direzione, come frammenti luccicanti. Le decisioni prese sarebbero state definite nel corso di riunioni più piccole, fra gruppi più ristretti e speciali comitati. Gli ultimi particolari, infine, sarebbero stati risolti dall’esperienza (o dall’astuzia) amministrativa dei funzionari di carriera.
Ma nessuno metteva in dubbio che Thomas fosse l’uomo che volevano.
— è stato Rimrock, l’uomo oceanico dal naso di gomma — disse Thomas dopo essersi appartato col suo gruppo, prima di fare ritorno dagli alti dignitari. — è stato Copperhead con i suoi poteri occulti. Paul col suo cranio fratturato. La strega bambina con la duplice, contrastante aura intorno a sé. Sono stati loro, col magico spettacolo che hanno imbastito, a cogliere di sorpresa i grandi e a trasformarli in una massa di contadini superstiziosi.
— Sì. E le Trombe!
— Pensavo di essere io il supremo Maestro delle Meraviglie — replicò Cosmos Kingmaker, rivolgendosi a Thomas, — ma non sono mai riuscito a realizzare uno spettacolo come il tuo. E ho anche un problema personale. Mia moglie è sempre stata giudicata la più bella donna di Astrobia, e così si giudica lei stessa. In verità, è quasi un obbligo della mia posizione: mia moglie dev’essere la più bella di Astrobia. Ma la bambina della leggenda che è nella tua compagnia ha sconvolto anche lei, e subito la voce popolare l’ha sostituita a mia moglie. Fino a quando Evita era soltanto una leggenda, poteva essere tollerata. Ora è apparsa in pubblico, è viva e concreta, e tutti, su questo pianeta, sanno che esiste.
— Non ho visto tua moglie, e non ho prestato molta attenzione alla bambina, a parte certe strane qualità che la circondano, e che non sono affatto, nell’insieme, sinonimo di bellezza. Non ho la più pallida idea di come sia entrata a far parte della mia compagnia. Anche per me è un mistero.
— Così, sei stato uccel di bosco per tutti questi giorni e queste notti — lo accusò Kingmaker, — e chissà in quali mani sei caduto. Non è un inizio molto responsabile. Quali foreste di Astrobia hai mai visto?
— Diciamo, invece, paludi. Da noi, sulla Terra, gli uccelli più liberi volano nelle paludi e sui laghi. Ne ho viste fin troppe di paludi.
— Ah sì, eh? — osservò Kingmaker. — Non l’avrei supposto. Bene, in qualsiasi palude tu sia sprofondato, non ritornarci più finché non sarai debitamente istruito. Ancora non sai con quali occhi devi guardare certe cose. Devi prima ascoltarci.
— Voglio usare i miei occhi.
— No, no, così non va bene. Non ti lasceremo interferire in alcun modo con quanto abbiamo preparato per te, e tu non agirai senza il nostro consenso.
— Mi stai dicendo, forse, che non devo guastare l’immagine con la quale intendete presentarmi ad Astrobia?
— Esattamente, Thomas. La tua immagine ha già superato, un poco, quei limiti che ci eravamo imposti. C’era il rischio che non fosse abbastanza convincente, ma ora, forse, lo è fin troppo. Mi aspettavo, tuttavia, che tu restassi sbalordito davanti alle meraviglie di Astrobia.
— Kingmaker, amico mio, le guardo con l’occhio attonito di un vitello di fronte alla porta di una stalla verniciata di fresco. I mille anni di progresso tecnologico che ci dividono dal mio tempo (metà di questo progresso si è verificato dopo che l’uomo è giunto su Astrobia) mi stupiscono. Non l’avrei creduto possibile. Eppure, ai miei tempi, ero considerato un precursore in questo campo. Non ho mai saputo cosa chiedere del futuro… beh, ho avuto occasione di parlare di questo argomento con certi viaggiatori, molto tempo fa, o almeno molto tempo prima d’ora. Li ho tempestati di domande sulla filosofia, sulla teologia, sulla struttura politica, sulle arti, sulle lingue e sui progressi dell’introspezione. Ma non mi è mai passato per la mente che gli sconvolgimenti materiali sarebbero stati così profondi. Noi già eravamo immensamente progrediti rispetto ai tempi dei greci e dei romani, e mi ero convinto che il pendolo avrebbe oscillato nella direzione opposta, nei mille anni a venire, e che dopo la mia morte l’umanità si sarebbe dedicata ai problemi dell’intangibile… Sì, tutto questo mi ha colpito, e ogni cosa che vedo mi colpisce ancora di più.
«Così, ad esempio, il fatto che non ci siano corpi malati tra voi (a parte nel Barrio e a Cathead). Sarebbe una meraviglia ancora più grande, per me, il fatto che non ci siano menti malate, se non avessi constatato di persona che molte menti sono già morte. Tutti i vostri artifici meccanici e psichici sono nuovi di zecca per me. Mi affascina il vostro modo di sondare e penetrare le menti, anche quando lo usate contro di me. E lo state facendo anche in questo momento, non è vero, Kingmaker? Sento un formicolio, come tante piccole talpe che mi scavano cunicoli nel cervello. Ah! Ora le ho bloccate. Basta che io pensi in latino, e non possono più far nulla… Curioso, avrei pensato, quando questo fosse accaduto, che avreste usato un sistema a immagini mentali, e non verbale».
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