Frederik Pohl - Gli antimercanti dello spazio

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Sono passati trent’anni da quando Frederik Pohl inventò quei
che Kingsiey Amis nelle sue
mise al disopra dello stesso
di Orwell. Fu allora che dagli uffici di Madison Avenue le grandi compagnie pubblicitarie assunsero il controllo della Terra, ma fecero lo sbaglio di mandare un’astronave sul pianeta Venere. Oggi Venere è il rifugio dei refrattari e dei ribelli, il simbolo dell’anti-pubblicità, la bandiera dei nemici della produzione e del consumo. I rapporti tra i due pianeti si fanno ogni giorno più difficili. La situazione insomma è così tesa, che Frederik Pohl ha sentito la necessità di scrivere un nuovo romanzo sullo scottante argomento. E l’ha scritto.

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— Tu lasci pagale me plossimo gilo, bene?

— Perché no? — gli rivolsi un sorriso di ringraziamento, e tornai a Gert. — Scusami, cosa hai detto? — chiesi.

Lei ci pensò un momento, e il civile tornò a chinarsi verso di me. — Voi venite da Ulumuci, sì? — Mi ci volle un momento per capire che voleva dire Urumqi, poi gli dissi che era così. — Io capire semple! Voi blavissimi! Pago due li! — I marinai della Guardia Fluviale dello Wang Pu sorrisero e applaudirono. Fin lì arrivava anche il loro inglese.

— Credo — disse Gert con aria riflessiva, — che stavo per raccontarti la storia della mia vita. — Accettò il bicchiere in arrivo, fece un cenno di ringraziamento con la testa e lo trangugiò fra una frase e l’altra senza interrompersi. — Quando era piccola — disse, — eravamo una famiglia felice. Le cose che non riusciva a fare la mamma con la Soya-tem e il Fiordigrano e un paio di pizzichi di MSG! E a Natale c’era il Tacchino del Fattore… vera carne ricostituita, Dessert Jelatina al sapore di mirtillo e tutto il resto.

— Natale! — gridò il civile estasiato. — Oh, voi blavissimi con vostlo Natale!

Gert rivolse all’uomo un sorriso gentile ma distaccato, e allungò la mano per un altro bicchiere. — Quando ebbi quindici anni mio padre morì. Dissero che era bronco-qualcosa. Tossì fino a crepare. — Si interruppe per inghiottire, e questo fornì al civile grassottello un’occasione.

— Sapete che andavo scuola missionalia? — chiese. — Anche là c’era Natale. Oh, noi abbiamo glande debito con missionali!

Non mi era tanto facile sentire la storia di una vita, per non parlare di due. Il frastuono nel bar era aumentato di parecchio, c’era un sacco di gente, e anche se il vecchio battello era saldamente ancorato ai piloni del Bund, avrei giurato che dondolava sulle onde. — Vai avanti — dissi in generale.

Gert fu la più veloce. — Lo sapevi Tenny — disse — che una volta le fabbriche avevano dei depuratori nelle ciminiere? Trattenevano lo zolfo e il pulviscolo. L’aria era pulita, e la durata media della vita era otto anni di più rispetto ad oggi.

— Anche qui! — gridò il civile. — Quand’elo nella scuola missionalia…

Ma Gert non lo lasciò continuare. — Lo sai perché hanno smesso? Morte. Volevano più morti. Ci si fanno un sacco di soldi con i morti. In parte ci sono le compagnie di assicurazione: avevano calcolato che costa meno pagare le polizze sulla vita che le annualità. Poi c’è il Viro di affari delle assicurazioni sulla malattia: uno che è arrivato a cinquant’anni e ha passato tutta la sua vita nello smog sa che passerà un sacco di tempo ammalato, e così si premunisce… Se invece muore prima, è quasi tutto profitto netto. Poi naturalmente ci sono le pompe funebri. Non hai idea dei soldi che si fanno a seppellire i morti. Ma soprattutto… — si guardò intorno con un sorriso triste, — :…soprattutto, quando un consumatore supera l’età lavorativa, quanti soldi gli restano per comprare? Pochi davvero. E allora chi ha bisogno di lui?

Dissi nervosamente: — Gert, tesoro, cosa ne dici di andare a prendere una boccata di aria fresca? — Il vecchio civile sorrideva ondeggiando la testa; aveva bevuto tanto da non importargli più quello che diceva la gente intorno a lui. Ma uno dei marinai dello Wang Pu aveva la fronte aggrottata, come se capisse un po’ di inglese, dopo tutto. Gert tirò avanti come se niente fosse.

— Se l’aria fosse pulita — disse, — probabilmente il papà non sarebbe morto così, vero? — Tese il bicchiere vuoto con un dolce sorriso da bambina. — Potrei averne ancora un po’, per favore?

Dio benedica il vecchio civile. Fece arrivare la cameriera con un altro giro entro un minuto, e la faccia del marinaio si distese, quando ebbe il suo.

Ero ben lontano dall’essere sobrio, ma non tanto da non rendermi conto che Gert era conciata peggio di me. Feci uno sforzo per cambiare argomento. — Ti piacciono i missionari, allora? — dissi allegramente al nostro benefattore.

— Oh, blava blava gente, sì! Devo lolo tanto!

— Per aver portato il cristianesimo in Cina?

Lui mi guardò perplesso. — Quale Clistianesimo? Pel Natale . Tu sai cosa è Natale? Dico io! Mio mestiele… abbigliamento all’inglosso, tutti i tipi… Vendite natalizie sono qualantaquattlo pel cento delle vendite al dettaglio annuali, quasi cinquantotto pel cento del plofitto netto. Questo è Natale. Buddha, Mao, non dato mai niente di simile!

Sfortunatamente, aveva rimesso in moto Gert. — Il Natale — disse con aria sognante, — non è stato più lo stesso dopo che è morto il papà. Per fortuna lui aveva un vecchio fucile. Così andavo alla discarica dei rifiuti, vicino al porto… noi stavamo a Baltimora allora, e sparavo ai gabbiani e li portavo a casa. Naturalmente non erano come il Tacchino del Fattore, ma la mamma…

Quasi rovesciai il bicchiere. — Gert — gridai, — è meglio che ce ne andiamo! — Ma oramai era troppo tardi.

— …la mamma li cucinava in maniera tale che sembravano Manzovero, e ne mangiavamo fino a star male, e…

Non riuscì a finire. Il marinaio balzò in piedi, con la faccia contorta dalla rabbia e dal disgusto. Non capii le parole che disse, ma il significato era abbastanza chiaro. Mangianimali . E fu allora che esplose l’inferno.

Non ricordo molto bene la lotta, solo la PM che arrivava la seconda volta che mi tiravo su da sotto il tavolo. L’adrenalina e il panico avevano fatto evaporare un bel po’ dell’alcool che avevo in corpo, ma credetti di essere ancora ubriaco, allo stadio delle allucinazioni e del delirium tremens , quando vidi chi guidava la polizia. — Colonnello Heckscher! — mormorai. — Che buffo vedervi qui.

E fu allora che svenni.

Be’, fu un modo per tornare a casa. Quasi a casa. Arizona, comunque. Era lì che stava andando il colonnello Heckscher, e dal momento che eravamo ancora nominalmente membri del suo comando, non ebbe difficoltà a farci trasferire con lei fino alla corte marziale.

Così passai da un deserto a un altro. Pareva che metà delle truppe d’assalto di Urumqi ci fossero arrivate prima di me. Dalla mia stanza nel Quartiere Ufficiali (Gert era in prigione, ma io, essendo un ufficiale, ero agli arresti domiciliari), potevo vedere le tende che si stendevano fino all’orizzonte, in file ordinate, e proprio ai bordi del campo una fila di traghetti spaziali. Non che passassi molto tempo a guardare. La maggior parte lo passavo con l’avvocato militare che la corte mi aveva dato come difensore. Difensore! Aveva solo vent’anni, le sue credenziali principali erano che aveva lavorato nella Divisione Trademark e Copyright di una piccola Agenzia di Huston, in attesa di essere ammessa alla facoltà di giurisprudenza.

Ma avevo un amico potente. Il civile cinese non dimenticava i suoi compagni di bevuta. Non volle testimoniare contro di noi, e a quanto pareva aveva anche pagato l’intera flotta dello Wang Pu, perché quando vennero chiamati a deporre, via video, testimoniarono tutti che non parlavano inglese, non sapevano cosa avessimo detto io o Gert, non erano neppure sicuri che fossimo noi gli occidentali che erano nel bar quella sera. Così tutto quello di cui poterono accusarmi fu di condotta indegna di un ufficiale, e questo significava niente più che un congedo disonorevole.

Ma neppure niente di meno. Ci pensò il colonnello Heckscher. Comunque a me andò bene. Gert Martels si prese lo stesso CD, ma dal momento che era un graduato di carriera, le diedero del filo da torcere; e tanto per farle ricordare meglio il congedo, ci aggiunsero sessanta giorni di carcere duro.

Tarb in purgatorio

1

Quando andai alla Taunton, Gatchweiler & Schocken per riavere il mio vecchio lavoro, temevo che Val Dambois non avrebbe neppure voluto vedermi. Su questo mi sbagliavo. Mi ricevette. Era contento. Rise per tutto il colloquio. — Povero sciocco — disse. — Non riesci neanche a stare in piedi. Cosa ti fa credere che abbiamo tanto bisogno di tassisti da prenderti con noi?

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