Jack Vance - I racconti inediti
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- Название:I racconti inediti
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- Год:1995
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«Eccellente,» disse Gardius. «E qual è il tuo ruolo nella grande avventura?»
«Oh!» Il ragazzo scelse attentamente le parole. «Io tradurrò le idee in disegni accurati. Questa è la mia specializzazione.»
Gardius annuì. «Capisco, capisco. E ora, portami da Arman.»
Il ragazzo esitò. «Forse farei meglio a portarti da mio padre e lasciare che decida lui.»
Gardius si accarezzò il mento come se stesse riflettendo. «No,» disse infine, «ho poco tempo. Sarebbe meglio andare direttamente da Arman.»
Il ragazzo tentennò. Non era mai stato al cospetto di Arman, non aveva mai parlato con il grande uomo. Forse quella sarebbe stata l’occasione. «Seguimi,» disse.
Lasciarono l’arena, presero un sentiero che attraversava una strada lastricata e si rituffarono nei boschi. Camminarono per cinque minuti. La foresta si fece meno fitta. Uscirono in uno spiazzo. A est un pianeta luminoso splendeva come una gigantesca perla rosata. Gardius vide che si trovavano in una brughiera ondulata. Il vento gli soffiò in faccia l’odore forte della palude. Più avanti brillavano le luci di un villino.
Il giovane si fermò di colpo, improvvisamente indeciso. Sarebbe stato ringraziato per avere portato uno straniero a disturbare l’eroe? E se quel cupo straniero dai capelli neri era un nemico, una spia di Maxus? Gli si agghiacciò il sangue.
«Abbiamo preso la strada sbagliata,» disse il ragazzo con voce fioca. «Meglio che ritorniamo nella foresta. Ti porterò da mio padre.»
Gardius tese il braccio quasi per caso, prese la nuca del ragazzo in una mano, tastò il punto giusto tra i muscoli, strinse. Il ragazzo si irrigidì, le braccia penzolarono insensibili, le gambe lo sostennero a malapena. Gardius si frugò nella borsa, tirò fuori un piccolissimo iniettore, un minuscolo sacco di narcotico con un ago. Allentò la presa. Il braccio del ragazzo scattò verso l’alto in un movimento riflesso, facendo cadere l’iniettore di mano a Gardius.
Gardius emise un grido soffocato, digrignò i denti, aumentò la stretta. Il ragazzo si irrigidì di nuovo. Dov’era l’iniettore? Costrinse il ragazzo inerte al suolo, tastò qua e là nell’intrico di ginestre spinose con la mano libera.
Trascorsero cinque minuti prima che lo trovasse, infilato nella biforcazione di un ramo. Lo spinse nel collo del ragazzo. Il ragazzo si intorpidì. Gardius mollò la presa. Il ragazzo rimase immobile.
Gardius attese fermo nel buio. Evidentemente il grido non era stato udito, forse soffiato via da quella brezza che odorava così forte. Si avviò furtivo verso il villino, una casa di campagna con un tetto a due spioventi meravigliosamente alto, finestre ovali e una porta a forma di tre dischi.
Dalle finestre filtravano crepe e punti di luce dorata, ma nessuna immagine era visibile all’interno. Gardius fece il giro della casa, passò casupole, capanni, edifici annessi. Trovò l’entrata posteriore, e la stanza dietro sembrava al buio.
Tirò il chiavistello. Come si era spettato la porta era chiusa. Infilò la mano nella borsa, prese il raggio termico, e, soffocando per il fumo, bruciò un buco attorno al chiavistello. Allungò le dita tra le schegge incandescenti, fece scorrere all’indietro il catenaccio, appoggiò la spalla alla porta e la socchiuse.
La stanza era buia e odorava di frutta guasta. Una cornice di luce rivelava un’altra porta opposta a quella di servizio. Gardius girò intorno il raggio della torcia e attraversò la stanza rapido e furtivo.
Dall’interno non giungevano né suoni né voci, nemmeno il fruscio di un movimento. Con in mano il raggio termico, Gardius aprì silenziosamente la porta.
Arman era seduto su una panca accanto al focolare, e fissava pensieroso le fiamme. Era solo. Gardius avanzò senza fare rumore. Arman percepì la sua presenza, sollevò lo sguardo.
«Silenzio,» disse Gardius mostrandogli il raggio termico. Arman si alzò in piedi, lo osservò tranquillamente. La sua presenza era straordinaria, sconcertante. Gardius si chiese se avrebbe dovuto tirare il grilletto. Alla fine sarebbe stato più facile. Ma Arman riportato vivo su Maxus avrebbe avuto più valore di Arman morto su Fell. Non c’erano solo suo fratello e sua sorella, ma anche molti amici, che Arman vivo avrebbe potuto riscattare.
«Voltati,» disse Gardius. Arman obbedì, osservandolo da sopra la spalla con grandi occhi luminosi finché si fu girato completamente.
Gardius si avvicinò con prudenza. Le ampie spalle muscolose di Arman emanavano forza. Qualunque presa sarebbe stata inaffidabile contro quel fascio di nervi. Allungò la mano, e trafisse il collo di Arman con l’iniettore.
Da dietro venne un fievole gemito di sorpresa e paura. Indietreggiando da Arman che si andava irrigidendo, Gardius vide una donna nello specchio di una porta. Portava pantaloni neri e una blusa bianca con alamari verdi. Era bionda come il sole di Exar. Con un piccolo strazio al cuore, Gardius riconobbe Mardien.
Arman si accasciò. Gardius disse a Mardien. «Entra, svelta. Potrei anche ucciderti.»
Mardien si fece avanti, con gli occhi velati da uno strano sguardo spento. «Uccidermi?» La sua voce era perplessa. «Perché?»
Gardius la fissò incollerito, senza sapere cosa rispondere. La risposta alla sua domanda era in qualche modo legata alla fitta di dolore che aveva sentito nel vederla nel villino di Arman. Mardien vide l’eroe prono a terra, e si portò una mano alla gola.
«L’hai ucciso… così presto?»
«No, non è morto.»
«E adesso che cosa farai?»
«Lo porterò su Maxus, e lo baratterò con mia sorella, mio fratello, e quanti amici sarà possibile.»
«Ma lo tortureranno!» Guardò di nuovo Gardius, e già il velo stava lasciando i suoi occhi.
Gardius alzò le spalle, gettò un’occhiata al grande corpo. «Avrebbe dovuto pensarci prima di diventare un mercante di schiavi. Può sopportare parecchio.»
Mardien gli si avvicinò. «Gardius… Jaime! Tu non capisci! Non puoi, non sei così malvagio! Qui c’è la speranza dell’universo, in Arman! Saresti tanto crudele?»
Gardius emise un suono cupo, a metà tra un risolino e una sbuffata. «Forse sei cieca. Forse sei troppo ingenua.»
Bianca in viso, con gli occhi sbarrati, Mardien disse: «Dietro a quello che dici non c’è nulla, solo le tue emozioni.»
Gardius ripeté il suono sarcastico. «Le stesse parole valgono per te.»
«Ma io so! Io so! » disse tra i denti stretti.
Gardius scrollò le spalle. «Ha parlato di partire domani. Perché? E per dove?»
Mardien esitò, poi la risposta le scaturì rabbiosa dalle labbra. «Per Maxus con seicento persone del mio popolo. Ecco quanto crediamo in Arman! In seicento si sono offerti volontari.»
«Volontari? Per cosa?»
«Hanno offerto i loro corpi volontari per la schiavitù.»
Gardius rimase immobile, sondandola con lo sguardo. «Perché?»
Mardien distolse gli occhi. «Ho detto troppo.»
Gardius disse lentamente: «Ho capito bene che seicento Otro si lasciano — volontariamente — vendere come schiavi?»
«Sì!» rispose in tono di sfida. «Hai capito bene.»
«E Arman si prende il denaro che sarà pagato per loro?»
«Sì.»
«Adesso so che siete pazzi, tutti quanti.»
«Sei uno sciocco!» scattò Mardien. «Il denaro serve per comprare attrezzature tecniche, per le fabbriche, per gli impianti elettrici, gli utensili.»
«E chi lavorerà in queste fabbriche?»
«Noi Otro.»
«E chi vi darà da mangiare quando i vostri campi resteranno incolti?»
«Quelli delle Terre Basse. Compreremo il cibo.»
«E chi proteggerà le vostre industrie da Maxus?»
«Avremo uno schermo come lo schermo attorno a Maxus.»
«Quello,» disse Gardius, «è uno dei segreti meglio custoditi di Maxus: come schermare un pianeta.»
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