Jack Vance - I racconti inediti
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- Название:I racconti inediti
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- Год:1995
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Gardius restò lì, indolenzito, con le braccia staccate dal corpo. Alzò gli occhi al soffitto, li spostò lungo le pareti. Lentamente, faticosamente, come un vecchio, si chinò, raccolse la pistola di Erulite, se la mise in tasca… Un rumore di passi e di voci alte risuonò nel corridoio. Gardius sollevò la testa, eretta in una posa ferina, selvaggio come un lupo.
I rumori oltrepassarono la porta, che si era richiusa dietro Erulite, si spensero in lontananza.
«Perché no?» chiese Gardius rivolto alla stanza umida e fredda e ai cadaveri. «Perché no? Sarà una bella vita. Uccidere…»
Si girò, prese tra le braccia il corpo della sorellina. «Povera piccola Thalla.» Lo adagiò delicatamente accanto agli altri corpi.
E adesso Erulite. La giacca ricamata, rosso fiamma, era appariscente. Gardius la strappò via dalla schiena massiccia. Sentì un oggetto duro in una tasca, lo tirò fuori. Era l’astuccio portadenaro di Erulite. All’interno c’era un ordinato fascio di banconote da mille milreis. Gardius mise in tasca il denaro e gettò l’astuccio in un raccoglitore etichettato rifiuti. Gli abiti di Erulite seguirono l’astuccio, e poi Gardius trascinò il cadavere nel mucchio.
Gardius scivolò fuori nel corridoio, ritornò nella sala d’aste. Nessuno notò il suo ingresso. Gli occhi di tutti erano sull’arena, sulla ragazza che il banditore stava vendendo.
«… Voi gentiluomini siete prudenti, lo so bene,» disse il banditore, «ma queste offerte sono ridicolmente caute; ferirete i sentimenti di questa squisita creatura. Settemila, dice Lord Spangle. Ora… ah, Lord Jonas settemila cinquecento… Ci sono altre offerte? Lord Hennex, settemila seicento. Andiamo, andiamo, signori, chi dice ottomila?»
«Settemila settecento,» disse la voce roca. Gardius ne identificò la fonte in Lord Spangle, un uomo magro e curvo con radi capelli neri, guance flosce e un enorme naso a becco.
Gardius si avvicinò lentamente. La ragazza lo guardò. Era Mardien. Era davvero bellissima, pensò Gardius, di una bellezza che sembrava comportare o condividere un ricco e giusto orgoglio con il cervello. Aveva un’espressione determinata, né spaventata né arrabbiata, uno spettatore, piuttosto che un oggetto in vendita.
«Settemila ottocento,» disse Lord Jonas.
«Ottomila,» disse Lord Spangle.
Il banditore si rilassò, si fece mellifluo. Lo schema era chiaro. Prima offerte basse, e i clienti che ostentavano disinteresse. Era poco probabile che la merce venisse venduta a basso prezzo.
«Ottomila cento,» squillò una voce da in fondo alla sala.
«Ottomila duecento,» replicò Lord Jonas.
«Signori, gentiluomini,» implorò il banditore, «cerchiamo di procedere più velocemente. Novemila, ho sentito novemila?»
«Novemila,» squillò la voce.
«Novemila cento,» disse Lord Spangle.
«Chi dice novemila cinquecento? Novemila cinquecento? Novemila cinquecento?»
«Diecimila,» disse Gardius con voce piatta.
«Ah, bene, signore. Diecimila, diecimila, diecimila…»
La ragazza aveva voltato la testa all’udire la voce di Gardius. Gardius incontrò i suoi occhi, sentì la fragranza della sua personalità: frutta, vino, profumo, pioggia. La ragazza distolse lo sguardo.
Con la sua voce roca, Spangle disse: «È l’Orth. Un dannato oltraggio, lasciarli entrare qui dentro a fare offerte!»
«Dovrebbe essere all’incanto anche lui,» borbottò Lord Jonas. «Lo comprerei dovesse costarmi il mio ultimo ana, quel selvaggio. Lo farei lavorare nei banchi di zolfo fino a diventare giallo come la giacca di Ollifans.»
«Diecimila… diecimila… diecimila,» strillò il banditore.
«Diecimila cinquecento,» disse Lord Spangle.
«Bene, mio signore,» gridò il banditore. «Adesso siamo a diecimila cinquecento. E chi può pagare ciò che vale questo bocciolo in gioia pura? Chi dice undicimila?»
«Undicimila,» disse Gardius.
«Undicimila cinquecento,» disse Spangle. «Dannazione a lui, avrei dovuto averla per ottomila.»
«Undicimila seicento,» disse Gardius.
Jonas toccò Spangle con il gomito. «Sta calando, comincia a essere a corto. Undicimila settecento ed è tua.»
«Undicimila settecento,» disse Spangle.
«Dodicimila,» disse Gardius.
«Dodicimila,» urlò felice il banditore. «Ho sentito dodicimila!»
«Tredicimila,» giunse la voce squillante da in fondo alla sala.
La mente di Gardius ragionò freneticamente. Aveva venduto le tenute di famiglia su Exar, aveva macellato le mandrie, venduto i gioielli e i manufatti che possedeva, e aveva messo insieme un totale di quarantunomila milreis. Con undicimila aveva comprato la navicella spaziale, c’era stata una cauzione di diecimila milreis, molte altre spese. Valutava approssimativamente i propri averi a quindicimila milreis. Disse: «Tredicimila cento.»
Spangle brontolò: «Quell’Orth sta gonfiando i prezzi. È così che succede quando permettiamo loro di ricomprarsi i congiunti. Dico tredicimila duecento, dovessi impegnare il cimiero.»
«Quattordicimila,» disse la voce acuta.
«Quattordicimila cento,» ruggì Spangle disperatamente.
«Quindicimila,» disse Gardius.
«Quindicimila… quindicimila… quindicimila!» gridò il banditore. «Ho sentito sedici?»
Spangle si sedette pesantemente. «Quindicimila cento,» mormorò.
Gardius trovava arduo pensare. Quarantunomila… meno dieci ne restavano trentuno. Trentuno meno undici faceva ventimila. Mille per un permesso di visita, e altri cinquecento di tangente. Duemila per il carburante, mille per carte e provviste, i duecento milreis scucitigli dal caporale alla stazione fortificata… possedeva ancora quattordicimila milreis.
Di nuovo un fallimento; girò la testa dall’altra parte allo sguardo interrogativo del banditore. Un forestiero che facesse un’offerta superiore alle sue possibilità era colpevole di un illecito, e poteva essere preso e venduto. E l’offerta era già troppo alta per lui.
Poteva vendere la navicella spaziale, ma non gli sarebbe certo stato di aiuto in quel momento. Notò gli sguardi furtivi nella sua direzione, trionfo, malignità, disgusto. Cercando il portafogli, la sua mano toccò una forma non familiare. Era il denaro di Erulite.
«Quindicimila cinquecento,» disse.
Si fece silenzio. Poi il banditore disse: «Quindicimila cinquecento è l’ultima offerta…»
Spangle bestemmiò, sottovoce, pesantemente.
«Quindicimila cinquecento… chi dice sedicimila? Tu, signore? Tu , Lord Jonas? Lord Hennex? Lord Spangle? Sedicimila? No?… Venduta, allora, è tuo, signore, questo prezioso gioiello biondo.»
Gardius non disse una parola alla ragazza. Pagò la somma a Ollifans, il vecchio con la sopravveste color albicocca, e ricevette un certificato rosa di proprietà.
Ollifans sfogliò uno schedario. «La sua frequenza penale è ventisei punto settecento trentatré millesimi di megaciclo. Lo scrivo sul certificato.»
«Frequenza penale? Che cos’è?»
Ollifans ridacchiò. «Dimenticavo. Tu sei un Orth, un sempliciotto. Un circuito è stato iniettato sotto la pelle della sua incantevole schiena, una ragnatela di polvere conduttiva che entra in risonanza a una determinata frequenza.
«Se si è perduta e vuoi ritrovarla, invia un segnale alla frequenza giusta, e lei ti rimanderà le sue coordinate. E se è insolente e pigra, e tuttavia non vuole lasciarsi battere, metti a punto la forza del segnale e la griglia si riscalderà, e lei imparerà da che parte si trova l’autorità.»
Ollifans infilò le dita nelle asole della dorata giacca albicocca, si appoggiò all’indietro e fece un cenno pomposo con la testa. Gardius aprì la bocca per parlare, la richiuse, infine disse: «Dimmi, chi ha comprato queste due persone?» Indicò i numeri ventinove e centoquindici sulla lista: suo fratello e sua sorella.
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