Fred Hoyle - La Nuvola nera

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La Nuvola nera: краткое содержание, описание и аннотация

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L’ombra mortale di una nuvola di gas avvolge la Terra. Mentre i politici si agitano vanamente, alcuni scienziati giungono a una straordinaria scoperta: la Nuvola non è solo un ammasso di gas… In questo classico della fantascienza (1958), suspence, credibilità scientifica (Hoyle è uno scienziato), e infiniti spunti di riflessione sui rapporti scienza-politica.

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«A me pare che quelle perturbazioni nel moto dei razzi siano state fatte apposta,» cominciò Weichart.

«Perchè dici questo, Dave?» chiese Marlowe.

«Ecco, ci son poche probabilità che cento e più razzi lanciati a caso colpiscano tre città. Perciò ne concludo che il moto dei razzi non fu perturbato a caso. Ritengo che siano stati condotti deliberatamente, per colpire un bersaglio.»

«Avrei un’obbiezione da fare,» rispose McNeil. «Se i razzi furono guidati deliberatamente, perchè solo tre avrebbero colpito il bersaglio?»

«Forse perchè soltanto tre furono guidati, o forse perchè la guide non è stata perfetta. Non saprei.»

Alexandrov fece una risatina di scherno.

«Sciocchezza,» asserì.

«Cosa intendi per sciocchezza?»

«Inventi sciocchezza, come questa. Giocatore colpisce palla. Palla cade su cespuglio d’erba, così. Probabilità palla caduta su cespuglio molto piccola, molto piccola. Milioni altri cespugli per cadere palla. Probabilità molto piccola, molto, molto, molto piccola. Così giocatore non colpito palla, ma deliberatamente guidata su cespuglio. Sciocchezza. Sì? Come discorso di Weichart.»

Fu questo il discorso più lungo che avessero mai sentito da Alexandrov.

Ma Weichart non era tipo da lasciarsi contraddire. Quando ebbero smesso di ridere tornò all’attacco.

«A me par chiaro. Se i razzi erano guidati, è probabile che dovessero colpire il bersaglio; o almeno ciò è più probabile che se si fossero mossi a caso. Ora, poichè hanno colpito il bersaglio, mi pare più probabile che fossero guidati.»

Alexandrov fece un gesto retorico.

«Sciocchezza, no?»

«Alexis vuol dire,» spiegò Kingsley, «che non abbiamo alcun motivo per supporre che la Nuvola avesse un qualche bersaglio da colpire. Nell’esempio del giocatore e della palla, l’errore che Alexis vuole indicare è questo: perchè scegliere un cespuglio d’erba particolare come bersaglio, quando è chiaro che il giocatore non lo ha considerato bersaglio nel momento in cui lanciava la palla.»

Il russo annuì.

«Posso dire cosa è bersaglio prima di colpo non dopo colpo.»

«Infatti la scienza vale solo per le predizioni che riesce a darci.»

«Giusto, accidenti. Weichart prevede razzi guidati. Bene, domandiamo Nuvola. Solo modo di decidere. Non possiamo decidere discutendo.»

E questa frase di Alexandrov li fece riflettere su un fatto preoccupante.

Dopo il lancio dei razzi era cessata ogni comunicazione con la Nuvola, e nessuno se la sentiva di provare a chiamarla.

«Non credo che alla Nuvola piacerebbe questa domanda. Ho l’impressione che si sia adirata,» osservò Marlowe.

Ma Marlowe si sbagliava: se ne accorsero un paio di giorni dopo. Giunse un messaggio, con loro grande sorpresa, per informarli che la Nuvola entro dieci giorni si sarebbe mossa dal sistema solare.

«Incredibile,» disse Leicester a Parkinson e a Kingsley. «Pareva che la Nuvola dovesse restare per almeno cinquant’anni, e forse per più di cento.» Parkinson era preoccupato.

«Direi che la prospettiva è triste per noi. Quando la Nuvola se ne sarà andata, per noi è finita. Non ci sarà tribunale al mondo disposto a difenderci. Per quanto tempo ancora possiamo comunicare con la Nuvola?»

«Oh, se dipendesse solo dalla forza dei trasmettitori, potremmo tenerci in contatto per venti anni e più, anche se la Nuvola accelera la sua velocità. Ma secondo quanto ci ha detto, non potremo mantenere il contatto mentre essa accelera. In quel momento le condizioni elettriche delle sue parti esterne saranno assai agitate. Ci sarà troppo

«Santo cielo, Leicester, vuol dire che ci restano soli dieci giorni, e poi per anni e anni non potremo far nulla?

«Proprio così.»

Parkinson era disfatto.

«Allora è finita, cosa possiamo fare?»

Finalmente parlò Kingsley.

«Molto poco. Ma almeno possiamo cercar di scoprire perchè la Nuvola ha deciso di andarsene. Pare che abbia cambiato idea improvvisamente, e quindi ci deve essere un motivo grave. Credo che valga la pena di cercare di scoprirlo. Sentiamo cosa ha da dire.»

«Forse non ci risponderà nemmeno,» disse Leicester con aria tetra.

Invece la risposta arrivò.

«È difficile per me rispondere alla vostra domanda, perchè la risposta implica un ambito di esperienza del quale nè voi nè io sappiamo nulla. Nei nostri precedenti colloqui non abbiamo discusso la natura delle credenze religiose degli uomini. A me parvero assai illogiche, e comprendendo che anche voi le considerate tali, non mi parve utile prenderle in considerazione. Grosso modo la religione tradizionale, così come molti uomini l’accettano, è un tentativo illogico di concepire entità esterne all’universo. Poichè l’universo comprende tutto, è chiaro che nulla può esserci al di fuori di esso. L’idea di un che crea l’universo è un’assurdità di tipo meccanicistico, chiaramente derivata dal fatto che l’uomo costruisce macchine. Credo che su tutto questo possiamo essere d’accordo.

«Tuttavia restano molti problemi misteriosi. Forse vi siete chiesti se possa esistere un’intelligenza più grande della vostra. Ora lo sapete. Similmente io mi chiedo se possa esistere un’intelligenza più grande della mia. Non ce n’è nella Galassia, e nemmeno nelle altre galassie, che io sappia. Tuttavia mi sembra che ci sia la prova di una intelligenza massima, la quale abbia parte rilevantissima nella nostra esistenza. Altrimenti chi stabilisce il comportamento della materia? Chi determina le leggi della fisica? E perchè quelle leggi, e non altre?

«Questi problemi sono di difficoltà immensa, tanto che nemmeno io sono riuscito a risolverli. Una cosa è chiara: questa intelligenza, se esiste, non può avere limiti nè spaziali nè temporali.

«Ho detto che questi problemi sono di difficoltà estrema: eppure c’è la prova che la soluzione esiste. Circa duemila milioni di anni fa uno di noi affermò di averla trovata.

«La notizia della soluzione fu trasmessa, ma prima di potere riceverla, la trasmissione fu interrotta bruscamente. Tentarono di ristabilire i contatti con quell’individuo, ma senza riuscirvi. Anzi, di quell’individuo non si trovò più traccia fisica.

«Gli stessi fatti accaddero di nuovo circa quattrocento milioni di anni fa. Lo ricordo bene perchè fu poco dopo la mia nascita. Ricordo di aver ricevuto un messaggio trionfante; si era trovata la soluzione dei massimi problemi. Aspettai con grande ansia, ma nemmeno questa volta giunse la soluzione. E nemmeno questa volta si trovò più traccia di quell’individuo.

«Gli stessi fatti si stanno ripetendo ancora una terza volta. L’individuo che sostiene di aver fatto la grande scoperta si trova a poco più di due anni luce da qui. Io sono l’essere a lui più vicino, ed è quindi necessario che parta senza indugio. Ecco il motivo della partenza.»

Kingsley afferrò il microfono.

«Che cosa sperate di scoprire, una volta giunto sul posto? Avete riserve sufficienti di alimentazione?»

Arrivò la risposta.

«Grazie per la premura. Ho una riserva di alimenti chimici. Non grande, ma sufficiente, purchè viaggi a velocità massima. Avevo pensato di rimandare la partenza per un certo numero di anni, ma in queste circostanze un indugio non è giustificato. Spero di riuscire a risolvere una vecchia controversia. Qualcuno ha affermato — ma a me non sembra plausibile — che questi singolarissimi eventi derivano da una condizione neurologica abnorme, alla quale segue il suicidio. Non è insolito che il suicidio prenda la forma di grande esplosione nucleare, che provoca la disgregazione completa dell’individuo. Se fosse accaduto questo, potremmo spiegarci perchè in questi strani casi non fu possibile trovare traccia materiale degli individui scomparsi.

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