«Non vedo perchè non dovrei farlo. In ogni modo, se la Nuvola vuol proprio vendicarsi ci possiamo almeno permettere il lusso di parlar chiaro.»
Entrarono Marlowe e Parkinson.
«Forse vi interesserà sapere che Chris sta sfottendo la Nuvola,» osservò Leicester.
«Dio mio, non si sarà messo a far la parte di Aiace?»
Parkinson guardò a lungo Marlowe.
«La nostra situazione fa pensare al mito dei greci. Essi credevano che Giove viaggiasse in una Nuvola nera scagliando fulmini. È proprio la nostra situazione.»
«Strano davvero, purchè non finisca, per noi, come una tragedia greca.»
Ma la tragedia era più vicina di quel che credessero.
Giunse la risposta al messaggio di Kingsley.
«Messaggio e giustificazione ricevuti. Da quel che dite presumo che questi razzi non siano stati lanciati da una zona della Terra vicina a quella in cui vi trovate. Se entro pochi minuti. non ho comunicazioni in senso contrario, agirò in base alle decisioni che ho preso. Può interessarvi sapere che ho deciso di invertire, relativamente alla Terra, il moto dei razzi. In ogni caso sarà invertita la direzione del movimento, ma la velocità resterà immutata Questo sarà fatto quando ogni razzo sia rimasto in volo per un numero esatto di giorni. Infine al moto si aggiungerà qualche lieve perturbazione.»
Quando la Nuvola ebbe finito, Kingsley non potè trattenere un fischio.
«Dio mio, che decisione!» disse Marlowe a bassa voce.
«Non ho capito bene,» ammise Parkinson.
«Invertire la direzione dei razzi significa che i razzi stessi compiranno all’inverso la medesima strada, rispetto alla Terra.»
«Vuol dire che colpiranno la Terra?»
«Certo, ma non è tutto; se il moto viene invertito dopo un numero esatto di giorni, i razzi impiegheranno un numero esatto di giorni per compiere all’inverso la strada che hanno già fatto: in tal modo colpiranno la Terra nel punto esatto da cui sono stati lanciati.»
«E perchè questo?»
«Perchè dopo un numero esatto di giorni la Terra sarà nello stesso punto di rotazione.»
«E perchè questa storia del ?»
«Per tener conto dello spostamento della Terra intorno al Sole,» disse Leicester.
«E del moto del Sole intorno alla Galassia.» aggiunse Marlowe.
«E ciò significa che i razzi cadranno addosso a chi li ha lanciati. Santi numi, è il giudizio di Salomone.»
Kingsley li stava a sentire, alla fine disse:
«C’è un’altra cosa, Parkinson. La Nuvola ha parlato di lievi perturbazioni, ciò significa che non possiamo sapere dove cadranno esattamente. Lo sappiamo solo con approssimazione di qualche centinaio di miglia, forse di un migliaio. Mi dispiace, Geoff.»
Kingsley non ricordava che il viso di Marlowe fosse tanto vecchio.
«Avrebbe potuto andar peggio; possiamo consolarci, pensando che dopotutto l’America è un grande paese.»
«Be’, bisogna rinunciare all’idea del segreto,» osservò Kingsley. «Non ho mai creduto al segreto, e ora ne faccio esperienza a mie spese. È un altro giudizio di Salomone.»
«E perchè dici che il segreto è impossibile?»
«Be’, Harry, dobbiamo avvertire Washington. Se fra tre giorni 100 bombe H cadranno sugli Stati Uniti, almeno mettiamoli in grado di far allontanare la gente dalle grandi città.»
«Ma se lo facciamo, avremo tutto il mondo contro.»
«Lo so, eppure bisogna correre il rischio. Che ne pensa, Parkinson?»
«Penso che lei abbia ragione, Kingsley. Dobbiamo avvertirli. Ma non facciamo errori, perchè sarà una posizione disperata. Bisogna che il nostro bluff funzioni, altrimenti…»
«Ma non ci fasciamo la testa prima di aver ricevuto la bastonata. Per prima cosa mettiamoci in contatto con Washington. Credo che possiamo fidarci di loro, e che passino la notizia ai russi.»
Kingsley azionò il trasmettitore da dieci centimetri, ma Marlowe lo fermò.
«No, Chris, non posso permetterlo, voglio essere io a farlo. Mi rimarrebbe sulla coscienza.»
«Sarà un brutto affare, Geoff, ma se proprio vuoi, allora avanti. A te l’incarico, ma ricorda che, se hai bisogno d’aiuto, siamo qui.»
Kingsley, Parkinson e Leicester lasciarono solo Marlowe ed egli spedì il messaggio in cui si riconosceva colpevole del più alto tradimento — o almeno di quello che a un tribunale terrestre doveva sembrare alto tradimento.
Tre quarti d’ora dopo, quando tornò dagli amici, Marlowe era pallido e sconvolto.
«Non l’hanno gradito,» riuscì a dire.
Il governo americano e quello russo gradirono ancor meno la bomba H che due giorni dopo spazzò la città di El Paso; un’altra cadde a sud-ovest di Chicago e una altra ancora nei sobborghi di Kiev. Gli Stati Uniti tentarono in fretta di disperdere la popolazione delle grandi città, ma non potevano, ovviamente, riuscirvi in pieno e più di 250.000 persone rimasero uccise. Il governo russo non si curò di avvertire il popolo, di conseguenza vi furono più morti a Kiev che nelle due città americane.
Si rimpiange una vita quando si è persa per «volontà di Dio», ma non si scatenano in questo caso le nostre più selvagge passioni. Ben diversamente avviene quando la morte dipende da un gesto deliberato dell’uomo. Importante in questo caso l’aggettivo «deliberato». Un solo assassinio deliberato può produrre reazioni più violente che diecimila incidenti stradali. Facile quindi comprendere perchè quel mezzo milione di persone uccise dalle bombe H fece sui governi del mondo maggiore impressione che le sciagure ben più gravi avvenute nel periodo del grande caldo e nel susseguente periodo del grande freddo. Allora si era pensato alla «volontà di Dio». Ma soprattutto agli occhi del governo americano, quello delle bombe H fu assassinio, assassinio su scala gigantesca, perpetrato da un gruppetto di disperati i quali, per soddisfare le proprie insaziabili ambizioni, si erano alleati con quella cosa in cielo. Quegli uomini erano colpevoli di tradimento contro la specie umana. Da allora in poi gli uomini di Nortonstowe furono segnati a dito.
È strano: anche se l’episodio delle bombe H creò a quelli di Nortonstowe una schiera di nemici aspri e implacabili, la posizione di Kingsley e dei suoi amici, almeno per il momento, ne risultò assai rafforzata. L’inversione del moto dei razzi aveva fornito una prova tremenda della potenza della Nuvola. Ormai nessuno dubitava che, se quelli di Nortonstowe l’avessero sollecitata, la Nuvola poteva scatenare distruzioni terribili. A Washington osservarono che, seppure agli inizi c’era stato qualche dubbio sulla volontà della Nuvola di mettersi dalla parte di Kingsley, ormai i dubbi erano impossibili. Si pensò anche di distruggere Nortonstowe per mezzo di un razzo intercontinentale. In questo caso si dava per scontata l’opposizione del governo britannico, ma poi si rinunciò a quell’idea, soprattutto perchè pareva sospetto l’atteggiamento del governo britannico stesso. Qualcuno fece osservare che non era possibile lanciare un razzo con quella precisione; e un errore nel lancio avrebbe provocato rappresaglie terribili e immediate.
Altra stranezza: non c’era dubbio che il bluff era più forte che mai; ma tuttavia quelli di Nortonstowe, o almeno i pochi che conoscevano la situazione, non ne furono affatto sollevati. A conoscere la situazione ora c’era anche Weichart. Era appena guarito da un forte attacco di influenza, che lo aveva messo a terra nei giorni critici. Ma, con la sua mente sempre attenta e vigile, aveva annusato la sostanza dei fatti. Un giorno impegnò con Alexandrov una discussione che agli altri parve divertente. Un fatto insolito, perchè erano ormai finiti i giorni spensierati di qualche tempo prima, e non sarebbero tornati mai più.
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