«Non è un problema» disse. «Senza il nome e il numero di protocollo, nessuno può sperare di trovare quel fascicolo. Non abbiamo neppure una data.»
«Hai ragione» disse Heller. «Quando Markowitz me ne accennò, il caso era già vecchio. Quella vicenda continuò a tormentarlo per anni. Troppe cose non quadravano.»
Alzò le spalle. «Non ricordo altro.»
La porta si aprì e un agente della Scientifica entrò a raccogliere la pila di contenitori di plastica. Heller seguì il suo uomo all'esterno.
Riker diede un'ultima occhiata ai sacchetti di cenere e frammenti. Si intravedevano i resti di alcune riviste e, per chissà quale miracolo, era sopravvissuto anche quel vecchio romanzo. Quando l'aveva recuperato dall'acqua, non aveva nemmeno una bruciatura. Sotto la giacca, all'altezza della fondina, sentiva la pelle umida a contatto con il libro.
Mallory aveva notato l'alone che si allargava sul vestito. Abbassò lo sguardo: «Scommetto che non hai mai usato quel bottone prima d'ora».
Vero, non si era mai preoccupato di chiudere la giacca, ma prima di allora non c'era niente da nascondere.
Bambina impicciona, sempre a notare le cose più strane.
Mallory lo fissava aspettando che dicesse qualcosa.
Una confessione?
Accidenti a lei! Evidentemente, sapeva che aveva preso qualcosa dalla scena del delitto, ma non voleva fare una domanda diretta. Un poliziotto non chiede a un collega: «Hai infranto la legge?».
Riker uscì alla ricerca di una birra fresca e Mallory si trattenne a controllare il lavoro di Heller. La porta non era stata forzata. Non c'erano segni di scasso sulla serratura e anche dopo averla smontata non trovò traccia di forzatura.
Sparrow, perché l'hai fatto entrare?
Sparrow conosceva gli uomini, e sapeva evitare gli squilibrati.
Non era credibile che il collezionista di mosche morte fosse un cliente. Il suo radar l'avrebbe messa in allarme, a meno che non fosse disperata o in crisi di astinenza. Allora avrebbe aperto la porta a qualsiasi spacciatore, anche al più ambiguo. Ma il dottor Slope non aveva trovato tracce di droga, e non erano saltate fuori siringhe.
La puttana tossica si era sempre preoccupata di tenere una scorta di siringhe nuove. Da bambina, Kathy Mallory ne aveva rubate scatole intere da una clinica. Regali per Sparrow.
Mallory sfiorò con la mano uno strappo nel cuscino del divano e notò qualcosa che gli uomini di Heller non avevano notato. Scavò nello strappo e trovò un pettinino d'avorio, finemente cesellato. Sparrow lo portava sempre fra i capelli. Le incisioni orientali erano elaborate ed eleganti. Era l'unico oggetto di valore che non avesse venduto per comprarsi una dose. Kathy aveva rubato quel fermacapelli antico per pagarsi la prima ora di storie. Ma Sparrow aveva posato il regalo con un sospiro, dicendo: «Piccola, le storie non si comprano, sono gratis».
No. La piccola Kathy aveva scosso la testa. Se così fosse stato, le puttane sarebbero state costrette a mendicare, le loro bugie non avrebbero avuto alcun valore. In realtà, Sparrow non aveva mai capito cosa la bambina cercasse di comprare.
Per quanto tempo si erano tenute compagnia, e perché?
Mallory non aveva ricordi precisi dell'epoca in cui ancora viveva per strada. La memoria andava e veniva, mescolando le cose. Decise che, nel migliore dei casi, Sparrow era stata la brutta copia di una madre morta. Una puttana e nient'altro. Sulla scena del delitto, non l'aveva nemmeno riconosciuta. Riker l'aveva avvertita mentre andavano in ospedale, e l'aveva fatto con mille cautele, come se si trattasse di una sua parente.
Mallory strinse il fermacapelli. Non era finito nello strappo del cuscino per caso. Era stato seppellito lì intenzionalmente. Sparrow aveva avuto tempo di nasconderlo, ma quando? Mentre l'assassino bussava alla porta? Oppure era già entrato in casa? C'era stato tempo per fare conversazione? Per tentare di convincerlo a non ammazzarla?
Fissò il lenzuolo sul vetro rotto. Perché l'uomo aveva bruciato la tenda prima di fuggire?
Volevi un pubblico che assistesse al tuo lavoro. Non solo i poliziotti, una vasta platea. La fama, è questo quello che volevi? Sì, aveva perfino lasciato un autografo, una firma fatta di mosche morte.
La porta si aprì. Mallory si alzò e vide Gary Zappata. Il pompiere era impalato sull'uscio. La maglietta senza maniche e i calzoni erano più piccoli di una taglia per mettere in mostra il fisico atletico. I capelli scuri erano pettinati all'indietro, ancora bagnati dopo la doccia. Puzzava di colonia.
«E la scena di un delitto, Zappata. Hai dimenticato le regole?» Mallory indicò la porta: « Sparisci » .
«Sono qui per aiutare». Chiuse la porta ed entrò. C'era arroganza nel suo sorriso e in ogni gesto. «Allora, detective?»
«Sto lavorando. Cosa vuoi?»
Zappata agganciò i pollici ai passanti della cintura e si avvicinò al divano. «Sto cercando di far quadrare i conti.»
«Non farmi perdere tempo. Se sai qualcosa, dilla e falla finita.»
Adesso Zappata era irritato, ma si sforzò di sorridere. «Io posso aiutarti, Mallory. So delle cose sull'incendio. Per esempio, le candele non c'entrano nulla.»
«Bella scoperta. Grazie per essere passato di qui.» Mallory gli voltò le spalle per esaminare il muro annerito. Dopo un istante, si voltò. Ancora lì?
Il pompiere la ignorò e si buttò sul divano. «Non è un professionista.» Appoggiò una gamba al bracciolo, per farle capire che si sarebbe fermato per un po'. «Un vero piromane avrebbe collegato dell'esplosivo alla porta.»
«L'hai imparato alla scuola dei pompieri?»
Zappata non gradì che gli ricordassero che era nuovo del mestiere. Anche quando era in polizia, la sua carriera non era durata abbastanza perché cessasse di essere una recluta. «Ascolta, Mallory…» Era un ordine. «Non è nemmeno un assassino professionista. I veri killer tendono a ripetere ciò che ha funzionato in passato. Il nostro uomo è sicuramente un principiante.»
Il nostro uomo?
Mallory guardò la finestra e vide una sagoma maschile oltre il lenzuolo. Dalla forma del cappello, sembrava un poliziotto in divisa. Riker doveva aver messo qualcuno di guardia, contravvenendo agli ordini di Coffey. Zappata si alzò dal divano per raggiungere il mucchio di vestiti colorati. Sollevò il costume luccicante che anche Riker aveva notato.
«Chissà come le stava.»
«Lascia stare.» Mallory attraversò la stanza, dirigendosi verso Zappata. Lui indietreggiò verso la porta, stringendo il costume al petto.
«Non toccare le sue cose!» Gli strappò il vestito di mano. «Vattene!»
Zappata era sul punto di aprire la porta quando notò l'ombra del piantone. Si avvicinava. Poi sentì dei passi lungo le scale di cemento che conducevano alla porta dello scantinato.
Il pompiere era nervoso come una scolaretta preoccupata di perdere la reputazione. Gonfiò il petto per ritrovare un po' di spavalderia.
«Qui ho finito, stronza!» urlò Zappata, aprendo la porta. Quindi uscì dall'appartamento come se fosse stata un'idea sua.
Mallory si chiese se i suoi colleghi pompieri sapessero che quella recluta era un autentico codardo. Ma si dimenticò subito di lui. Bastò uno sguardo al fermacapelli che aveva in mano.
Sparrow, come è entrato l'assassino? Ti ha portato dei regali, come facevo io?
Il sergente Riker sentì odore di cibo. Il suo stomaco gorgogliò non appena mise piede fuori dall'ascensore. Il piano era diviso in due. Da un lato l'appartamento di Charles Butler, dall'altro, un'agenzia di consulenza grazie alla quale Kathy Mallory regolarmente infrangeva la legge. Impiegava le ore libere indagando sul conto di personaggi tanto dotati quanto instabili, selezionandoli per posizioni professionali ad alto livello.
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