Nonostante fossero state raccolte tutte le prove, Riker teneva le mani in tasca per placare Heller, un uomo grande e grosso con gli occhi stanchi e le maniche rimboccate. Il medico legale passò l'asciugacapelli su una confezione vuota per rullini fotografici e borbottò: «Stupidi pagliacci». Era l'appellativo più lusinghiero che fosse riuscito a trovare per i vigili del fuoco che avevano rotto la finestra e innaffiato la sua scena del delitto. «I miei uomini non hanno trovato nessuna macchina fotografica. Forse l'assassino ha scattato una foto ricordo.»
Uno scarafaggio fradicio si asciugava sul bordo del lavandino, crogiolandosi sotto la luce artificiale fornita da Heller. Gli scarafaggi di città non si lasciano spaventare dalla luce, dal fuoco, dalle alluvioni, dai poliziotti armati. Ci vuole ben altro.
«Non ci siamo, qui è tutto sbagliato.» Riker, in piedi accanto al tavolo, esaminava un sacchetto di plastica pieno di insetti morti. «Mallory, hai mai visto tante mosche intorno a un corpo non ancora cadavere? Ce ne saranno un migliaio.»
«Come minimo.» Heller spense l'asciugacapelli poi, lentamente, ruotò la testa come un cannone che punta il bersaglio. «L'assassino s'è portato le mosche da casa, in un barattolo.»
«Cosa?» Riker si avvicinò al sacchetto che conteneva un grosso barattolo di vetro, cosparso di polvere nera. «Non avete trovato impronte?»
«Probabilmente apparteneva all'assassino, che indossava i guanti.»
Heller esaminò le impronte di pompieri e poliziotti che avevano raccolto per il confronto. «Abbiamo trovato solo quelle della vittima e di quell'idiota di Zappata.» Indicò il sacchetto di plastica. «Il barattolo è crepato. Forse l'assassino l'ha fatto cadere, o magari sono stati i vigili del fuoco. Ho ripescato le mosche dall'acqua, ma sono sicuro che erano morte ben prima di toccare il pavimento. Posso anche dirvi come sono morte.»
Riker sollevò un sopracciglio. «Sono annegate nella schiuma o hai trovato del fumo nei loro piccoli polmoncini?»
Il ghigno di Heller, un'espressione di malcelato disprezzo, non lasciava dubbi: non si scherza col maestro.
«L'interno del barattolo odorava di insetticida. E anche le mosche.» Tirò fuori dalle tasche quattro boccette per campioni e le allineò sul tavolo. Quattro mosche morte galleggiavano in un liquido chiaro. «Sono a diversi stadi di decomposizione. Direi che le conservava da almeno una settimana. Venti dollari che un entomologo mi darebbe ragione.»
«Ci credo.» Riker fece un gesto con la mano, sapeva che sarebbero stati soldi buttati. Difficile che quell'uomo sbagliasse.
«Progettava l'omicidio da qualche tempo.» Mallory si voltò verso la finestra. «Un tipo passa di lì per caso, abbassa gli occhi, vede Sparrow per la prima volta e decide di ammazzarla. A quel punto inizia a collezionare delle mosche. Un'esplosione di follia tipicamente newyorkese.»
Heller si chinò sulla borsa degli strumenti e iniziò a estrarre lamette e tamponi, pennelli e bottiglie. «Ha chiamato il tenente Coffey, sta arrivando.»
Mallory aveva il tipico sorriso da "Lo dicevo, io". Riker la ignorò e si avvicinò a Heller: «Allora, era arrabbiato?».
«Puoi scommetterci. Ha sentito dire che la Crimini Speciali ha accettato il caso. Come contate di cavarvela, ci avete pensato?»
«Sì,» rispose Riker «se ne occuperà Mallory.»
Heller annuì: «Ottima scelta».
Mallory studiò le bruciature alla base del muro di mattoni, poi si diresse verso i sacchetti delle prove, colmi di cenere e frammenti di carta. «Che cosa ha usato il nostro amico per appiccare il fuoco?»
«Un semplice fiammifero. Cercherò delle tracce di liquido infiammabile, ma so già che non ne troverò.»
Una sedia a dondolo e un piccolo portariviste bloccavano la porta del bagno. «Sei sicuro che i pompieri non abbiano spostato i mobili?»
Heller annuì in silenzio mentre riponeva le boccette nel loro scomparto. «Uno degli uomini di Loman ha raccolto le deposizioni di tutti i pompieri.»
Mallory indicò un cuscino del divano appoggiato contro la parete di fronte. Un grosso pezzo di rivestimento era stato asportato. «E quello, che cosa significa?»
«Ho tagliato via un pezzo bruciacchiato e l'ho catalogato. È la prima cosa che l'assassino ha cercato di bruciare. Avrebbe dovuto prendere fuoco come una torcia. Il divano probabilmente è stato acquistato fuori dallo Stato, dove i rivestimenti in materiale ignifugo sono obbligatori. Altrimenti, in quattro minuti sarebbe bruciato tutto.»
«E le prove sarebbero andate distrutte» disse Rilcer. «Forse era proprio quello che voleva.»
«Il nostro uomo puntava a un incendio rapido e controllato, tanto fumo ma danni contenuti. Ha fatto molta attenzione a sgombrare l'area attorno al falò.»
Mallory era d'accordo: quell'uomo voleva che il suo lavoro fosse notato, non che andasse distrutto. Per terra c'era un mucchio di stoffa umida e lustrini. «Su questi vestiti ci sono segni di bruciature.»
«Un altro tentativo» disse Heller. «Ha cercato di bruciarli, ma gli è andata male di nuovo. La legge prevede materiali non infiammabili per i costumi teatrali. Alla lunga però anche quelli prendono fuoco, come tutto il resto. Ma il nostro uomo aveva fretta, così ha raccolto tutte le cartacce che ha trovato in giro; ha bruciato persino la tenda della finestra.»
«Quindi non è un piromane esperto ma un principiante.» Riker si piegò per esaminare il mucchio di vestiti che non erano ancora stati catalogati fra le prove. «Ho passato quattro anni nella Buoncostume. Non ho mai visto una prostituta con un guardaroba così.» Sollevò un indumento a cui erano state applicate delle ali rivestite di lustrini. «Ho già visto qualcosa del genere. Credo fosse giugno. La rassegna "Shakespeare al parco", Sogno di una notte di mezza estate. Meraviglioso.»
Heller, la faccia stupita, si voltò a guardare Riker. Tutto si sarebbe aspettato tranne che quell'uomo amasse il teatro.
Riker scosse la testa, poi si corresse: «No, era ottobre, la sfilata di Halloween».
Il medico legale sospirò continuando a sistemare gli strumenti.
Mallory osservò la collezione di insetti catalogati sul tavolo. Heller sbagliava: il tenente Coffey non avrebbe mai pagato un entomologo. E avrebbe fatto del suo meglio per disfarsi di quel caso. Fra i contenitori delle prove ammucchiati vicino alla porta c'era un sacchetto di candele votive. Ce n'erano almeno una ventina, di varie forme, tutte ricoperte di polvere per le impronte.
«Le candele appartenevano all'assassino?»
«Sì, facevano parte del suo piccolo rituale» Heller indicò la zona sotto il lampadario. «Vedi quella cera?» Dove l'incendio non aveva attecchito, un cerchio di gocce rosse era sopravvissuto all'allagamento. «Tracce di cera rossa anche sulla gonna della vittima. Se ne deduce che fosse sdraiata sul pavimento mentre le candele bruciavano. Analizzando gli stoppini si capisce che l'ultimo è stato acceso quindici minuti prima che spegnessero le fiamme, e in quell'intervallo ha impiccato la donna e acceso il falò.»
«Non può essere» intervenne Mallory. «Sono passati altri dieci, dodici minuti prima che tirassero giù Sparrow e la rianimassero. Sarebbe sopraggiunta la morte cerebrale.»
«Il passaggio dell'ossigeno non era completamente ostruito.» Heller prese un contenitore di plastica. Ruppe il sigillo ed estrasse un pezzo di corda. «Se avesse fatto un nodo scorsoio, avrebbe potuto ucciderla in cinque minuti. Ma questo è solo un doppio nodo. Il cappio non si è serrato intorno al suo collo, nonostante il peso del corpo. Soddisfatta?»
Sì, era soddisfatta. Mallory immaginò Sparrow appesa in quella stanza. Cercava di respirare fingendosi morta, aspettando che l'uomo se ne andasse. Una puttana astuta. Aveva sperato di farcela: la finestra era aperta, le luci accese. Qualcuno sarebbe venuto ad aiutarla. Poi i suoi polmoni si erano riempiti di fumo e aveva perso i sensi. Forse si era accorta dell'arrivo dei soccorsi, aveva sentito le voci dei pompieri. Peccato che nessuno avesse aiutato una signora a scendere dal soffitto.
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