Voltò le spalle al dottor Slope e alla sua aria umiliata. Adesso toccava a Riker alzare il tiro: «Ho bisogno di quell'esame, e lo voglio ora…». Quindi il tocco finale, quasi un tentativo di corruzione. «Ti scorteremo fino alla festa. Stasera il traffico è un incubo.»
«E va bene, hai vinto» Slope posò la borsa sul tavolo. « Kathy, prendi appunti.» Con ciò il dottore intendeva pareggiare i conti, sapendo quanto Mallory odiasse essere chiamata per nome.
Slope sorrise compiaciuto. Era riuscito a irritarla, e intanto s'infilava i guanti di lattice.
«Niente trucco.» Riker si chinò sul letto per scattare la prima fotografia: «Sembra che Sparrow non stesse lavorando stanotte. L'assassino non può essere un tizio rimorchiato per strada… Tracce di droga?».
Il dottor Slope esaminò con cura gli occhi della donna, poi le unghie delle mani. «No, almeno nessun segno evidente…» Nessun livido sulle braccia, né segni di iniezioni. Slope accese una piccola torcia, ispezionò le narici. Poi prese una siringa dalla borsa. «Non ha sniffato, ma faremo un'analisi del sangue.»
Abbassarono il lenzuolo. Sul fianco sinistro della donna c'era una vecchia cicatrice da arma da taglio. «A quanto pare, il coltello è stato rigirato nella ferita.» Il dottor Slope aveva un'aria corrucciata: «È probabile che avessero già cercato di ucciderla».
Intanto Riker, attraverso l'obiettivo della macchina fotografica, osservava le dita avvolte nel lattice che tastavano la cicatrice. «È successo parecchio tempo fa.»
«Una rissa di strada?» chiese Slope.
«Può darsi.» Riker sapeva che Mallory avrebbe potuto fornire tutti i dettagli di quella rissa, ma lei disse soltanto: «Sparrow ci sapeva fare con il coltello».
«In questo caso, spero di non vedere mai le ferite del suo avversario.» Il patologo alzò lo sguardo, continuò: «Oppure le ho già viste, nel corso di un'autopsia?».
Riker alzò le spalle, non gli piaceva mentire al dottor Slope. «Non ho seguito quel caso.» Ed era vero. Inquadrò il viso di Sparrow. Non c'erano dubbi sulla sua identità, ma all'inizio aveva stentato a riconoscere i suoi occhi senza mascara né ombretto. Due anni prima portava i capelli biondo platino. Adesso erano di un colore più naturale. Dall'ultima volta che l'aveva vista c'erano stati altri cambiamenti.
Sparrow, che cosa è successo al tuo naso?
Una volta, il naso rotto era la prima cosa che saltava all'occhio nel suo viso. Evidentemente, se l'era rifatto, e della Sparrow di un tempo rimaneva solo il mento pronunciato e l'espressione aggressiva di ogni newyorkese che si rispetti.
Sparrow aveva poco più di trent'anni l'ultima volta che l'aveva vista. La strada e la droga l'avevano invecchiata di altri venti, eppure adesso sembrava nuova di zecca. «Si è fatta un lifting, vero?»
«Anche la rinoplastica,» disse Slope «dermoabrasione e un intervento alle palpebre piuttosto recente. Si vedono ancora le cicatrici. Un bel lavoro, costoso. Una squillo di alto bordo.»
«Non direi proprio» lo corresse Riker. Sparrow era sempre stata una baldracca da pochi soldi, con la misteriosa capacità di farlo ridere. Era l'informatrice di Riker da quando era poco più che adolescente.
La notte in cui si erano conosciuti, Sparrow era bagnata fradicia, troppo stonata per ripararsi dalla pioggia.
Aveva passeggiato tutta la notte su e giù per il marciapiede, levando i pugni al cielo: «Dio! Dammi un attimo di tregua!». Le divinità invocate da Sparrow vivevano negli attici. Credeva che la manna le sarebbe caduta in testa dal paradiso ai piani alti.
Non andò così.
In pochi anni aveva imparato a vendere il suo corpo per comprare l'eroina. Voleva smettere, e avrebbe smesso domani… sempre domani. Balle. Ciononostante Riker rimaneva il suo più ardente ammiratore. Sfiorò gentilmente una ciocca di capelli. «Cos'ha usato? Forbici o rasoio?»
Il medico alzò le spalle: «Non sono un barbiere».
«Rasoio» disse Mallory, che spendeva centinaia di dollari dal parrucchiere.
Riker immaginò la lama tranciare i capelli, gli occhi di Sparrow terrorizzati, il rasoio che sfiorava il viso appena rifatto. Mallory si avvicinò al letto. «Che ne dici di quel segno sul braccio? Ancora rasoio?»
«Può darsi» disse Slope. «Tu concentrati sugli appunti, signorina. Rileggerò ogni singola parola prima di firmare.» Si chinò per guardare da vicino la ferita sul braccio di Sparrow. «E roba vecchia di qualche giorno, non se l'è procurata difendendosi.» Consultò la cartella clinica. «Il dottore ha verificato l'ipotesi della violenza carnale. Non c'è traccia di liquido seminale. Nessun trauma nella zona genitale.» Guardò Mallory: «Ma non posso escludere un rapporto consenziente con il preservativo, quindi non saltare a conclusioni affrettate». Slope sistemò il corpo a pancia in giù, esaminò la parte posteriore delle ginocchia, i piedi, le dita. Nessuna traccia di iniezioni recenti. Sparrow aveva dato un taglio all'eroina, era pulita.
Di nuovo giovane, ricominciava da capo.
Dove stavi andando con la tua faccia nuova?
Dopo aver riletto gli appunti il dottore firmò, mettendo fine alla sua prigionia. Mallory aprì la porta e lo fece uscire. Slope si fece da parte per far passare un ragazzo con il camice corto dei tirocinanti. Il giovane medico piombò nella stanza insieme a un'infermiera e a un carrello carico di strumenti. Il dottor Slope rimase a guardare mentre il medico e l'infermiera intubavano la donna. «A cosa serve tutto questo se…»
«C'è segno di attività cerebrale.» Il giovane medico esaminò gli occhi blu di Sparrow. «Non avrei dovuto ascoltare quegli stupidi agenti. Mi hanno detto che questa donna è stata rianimata venti minuti dopo la morte. Non può essere vero.» Poi si voltò verso la faccia sbigottita di Riker. «Lei non aveva il diritto di tenermi fuori da questa stanza. Potrebbe essere troppo tardi…»
«Basta così. La sua paziente non è mai stata in pericolo» intervenne Slope che afferrò la cartella clinica e indicò il fondo della pagina. «Qui c'è scritto di non rianimare.» Scrutò il cartellino: «Credo che questa sia la sua firma».
«Sì signore, ma ho firmato prima di vedere i risultati degli esami.»
«Ed è stato uno sbaglio, non crede?» Non era una domanda, era l'ultima parola di Edward Slope su un errore imperdonabile.
Il giovane dottore era solo un ragazzino petulante. «Ho detto agli agenti che la mia paziente aveva bisogno di assistenza.»
«Nessuno mi ha avvertito» disse Riker. «Non ne ero al corrente.»
«Lei lo sapeva!» Il giovane medico si voltò e puntò il dito per accusare Mallory, che però se n'era già andata. La porta si stava richiudendo alle sue spalle.
Riker raggiunse una sedia accanto al letto. Aveva cinquantacinque anni, ma si sentiva molto vecchio e molto stanco, e di colpo aveva freddo. A fatica, riuscì a convincersi che nessun poliziotto, neppure Mallory, poteva essere tanto stupido da esporsi all'accusa di omicidio volontario, e che Mallory non aveva appena cercato di uccidere Sparrow.
Un lenzuolo era stato sistemato sulla finestra rotta e dalla strada si sentivano le risate della gente. Il pavimento dello scantinato non era più allagato ma l'aria era impregnata di umidità e calore. Mallory si tolse la giacca, la ripiegò e la appoggiò sul braccio. Si muoveva per la stanza, registrando tutti i particolari. La schiuma antincendio colava lungo gli armadietti della cucina, formando rivoli di umidità sulla polvere per il rilevamento delle impronte digitali. Un divano letto aperto e un mobile in ferro battuto costituivano tutto l'arredamento della sala da pranzo. Alle pareti, solo un crocifisso di legno. Contenitori di metallo e sacchetti di plastica della Scientifica erano ammucchiati vicino alla porta, in attesa di essere caricati sul furgone.
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