Carol O'Connell - La Bambina Dagli Occhi Di Ghiaccio

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Un'anziana ex prostituta viene aggredita, ferita e poi impiccata in uno squallido monolocale di New York. Candele e barattoli pieni di insetti ne circondano il corpo senza vita. La polizia pensa al sinistro rituale di un folle, ma Kathy Mallory, agente della omicidi dai trascorsi misteriosi e dalla mente contorta non è convinta. Comincia a scavare negli archivi della centrale, a caccia di indizi su un delitto avvenuto anni prima. E scopre che da quel momento qualcuno aspetta che venga l'ora della giustizia. Della vendetta.

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«Il funerale di Louis non è cosa recente.» Charles usò pinze e tamponi per fissare la pagina a una tavola, poi accese una piccola stufa grande quanto una mano. «Non è un po' tardi per darglielo?»

«Sì.» Riker si stava lentamente riprendendo dallo shock. Un morto aveva sostenuto la sua bugia, quindici anni prima che venisse pronunciata.

Un'ora dopo, la stanza era invasa dalle pagine del libro avvolte nella carta assorbente. Solo la pagina con la dedica era in bella vista. Il detective fissò lo scarabocchio di inchiostro blu, le parole di un uomo che aveva amato una piccola vagabonda. Evidentemente Lou aveva scritto quelle parole nella convinzione che la bambina fosse andata, morta. Eppure si capiva che non aveva rinunciato a sperare che Kathy potesse tornare.

Riker lesse la dedica ancora una volta.

«C'era una volta una bambina. No, cancella. Sei sempre stata molto di più. Bisognerebbe metterti in musica – le note del fottuto inno nazionale – per essere sopravvissuta a tutte quelle notti terribili. Eri il mio mito.»

Dopo che Charles ebbe augurato la buonanotte a Riker sulla porta dell'ascensore, vide uno spiraglio di luce filtrare dalla porta della Butler & Company. Mallory? Non la vedeva dall'inizio di giugno. Entrò in ufficio, sforzandosi di non correre. Attraversò la reception e percorse lo stretto corridoio fino alla stanza di Mallory, dove c'erano i computer. Si fermò sulla soglia. Vide la schiena della sua socia. Sedeva di fronte a uno dei tre computer. La maggior parte dell'ufficio era avvolto nell'ombra a eccezione dei capelli di Mallory, illuminati da una lampada.

Cosa poteva dirle? Sicuramente non si sarebbe scusata, non avrebbe nemmeno accennato alla cena mancata. Rapita dalle sue macchine, era indifferente a ogni altra cosa. Anni prima, lui aveva scritto un saggio piuttosto poetico sulle doti di Kathy in campo informatico. Nel corso della sua carriera aveva studiato molte persone in grado di utilizzare la tecnologia a proprio vantaggio. Ma lei era diversa. Aveva la sensibilità di un compositore, fondeva competenze tecnologiche, matematiche e musicali per comporre partiture adatte a strumenti elettronici.

In seguito, dopo aver conosciuto i particolari della sua infanzia, quella visione si era alterata e incupita. Il suo passato era la causa di quel talento per ciò che era freddo e alieno. E la sua intimità con le macchine lo spaventava.

Non era sempre stato così categorico a proposito dei computer. Ma adesso li vedeva come soldati perversi capaci di sequestrare Mallory. Aveva cercato di smorzare la loro influenza, introducendola alla raffinatezza delle cose antiche. Mallory aveva resistito, occupando la cucina dell'ufficio con l'orribile tecnologia che Charles detestava. Aveva addirittura invaso il suo appartamento con un attacco a sorpresa e aveva rifatto l'impianto stereo. La perfezione del suono, il telecomando, l'avevano sedotto, per qualche tempo. Ma adesso era tornato sulle sue posizioni e fantasticava di riuscire un giorno a scollegare tutti i computer, Mallory compresa.

Una bella lotta.

Quando Charles si avvicinò, Kathy non alzò gli occhi dallo schermo. Fissava il monitor, concentrata nella semplice trascrizione di un testo scritto a mano. Tutta quell'angoscia per niente.

Punti interrogativi tra parentesi punteggiavano lo schermo luminoso. Sul tavolo di metallo c'era un consunto blocco per appunti, aperto a una pagina macchiata di caffè e solcata dall'inchiostro blu di una vecchia penna stilografica.

Per la seconda volta in quella notte Butler si trovava a fissare la calligrafia di un vecchio amico. Mallory stava decifrando gli scarabocchi del padre adottivo: le uniche parole leggibili con chiarezza erano nastro adesivo e corda.

Sollevò il viso verso di lui, e si scambiarono una specie di saluto. La guerra tecnologica non aveva rovinato il loro rapporto. Si salutavano e si sorridevano al di sopra dell'incolmabile distanza che li separava.

3

Mentre Mallory guidava, Riker osservava dal finestrino il movimento sui marciapiedi, meditando su quanto fosse cambiato il mondo: beatnik vestiti da funerale erano stati sostituiti dai variopinti figli dei fiori, hippy con il simbolo dell'amore libero e quella benedizione di ragazze vestite da squaw che andavano a letto con chiunque suonasse una chitarra.

Rock & roll. Giorni felici.

Poi erano comparsi orecchini al naso e capelli con colori al neon, tatuaggi e corpetti di pelle nera e borchie: un'altra ondata di bambini senza paura aveva invaso l'East Village.

Quella mattina Riker vide una ragazza in maglietta polo bianca e jeans. Poi un'altra persona, vestita allo stesso modo. Riker non se n'era accorto, ma tutti i ragazzi andavano a comprarsi i vestiti nello stesso posto.

Guardò Mallory. «Forse dovrei interrogare io Tall Sally.» Per sicurezza, avrebbe dovuto aggiungere. Non lo preoccupava la stazza di Sal, un ex galeotto, ma i suoi trascorsi con Sparrow quando Mallory era piccola. «Non sto dicendo che non puoi farcela da sola…»

La macchina si fermò prima che il semaforo diventasse rosso. Nessun avvertimento. Inchiodò mandandolo a sbattere contro il cruscotto. Per fortuna aveva allacciato la cintura, così almeno aveva salvato i denti.

«Ho capito» concluse Riker.

Aspettarono in silenzio che scattasse il verde, l'auto si mosse e Mallory abbassò gli occhiali scuri. Disse: «Pensi che dovrei occuparmi della vecchia?».

Aveva detto abbastanza. Secondo il verbale, l'anziana testimone era molto fragile, e non solo fisicamente. Mallory l'avrebbe portata a fare un giro in macchina. Il suo vecchio cuore non avrebbe retto.

Accostarono di fronte al luogo del delitto. Riker scese dalla macchina e la guardò ripartire. Di giorno, con la luce del sole, il quartiere di Sparrow sembrava tranquillo. C'erano vasi di fiori sui davanzali, segno di invecchiamento generazionale, legge e ordine.

Il detective avuto in prestito dal tenente Loman vagava davanti alle scale del condominio. Indossava un vestito nero e scarpe lucide. Spostava il peso da un piede all'altro, sospettando di essere nei guai, e lo era.

Riker scrutò la facciata annerita dal fumo e il nastro giallo della polizia sul marciapiede. Un agente dall'aria familiare era di guardia all'appartamento nello scantinato. Riker sorrise. «Waller, vai pure a mangiare qualcosa. Starò qui io per un po'.» Indicò l'uomo che riparava la finestra: «Controllerò che non porti via niente».

Waller si allontanò e Riker si voltò per affrontare il giovane poliziotto vestito di nero, un agente appena promosso detective. Sicuramente si trovava lì perché era il genero del vice procuratore. Il suo unico segno distintivo erano i capelli ossigenati. Più che biondi erano gialli, color pulcino. Per questo Riker lo aveva soprannominato fra sé Duck Boy.

Ragioni diplomatiche consigliavano di tenere quel ragazzo in grande considerazione, così Riker lesse il suo rapporto e lo accartocciò dicendo: «Fa schifo». Riker non era il tipo che andava troppo per il sottile. Non era la prima volta che stracciava un rapporto e non c'era mai stato bisogno di aggiungere altro, ma quella mattina aveva voglia di chiacchierare.

Osservò la finestra di un appartamento al primo piano sul lato opposto della strada. Intravide i capelli bianchi di una signora. Amava le vecchie signore, le sentinelle del mondo.

Prese il foglio appallottolato, la deposizione raccolta da Duck Boy. «"Fanatismo, demenza senile", tutto qui? Il tenente Loman penserà che non ti ho insegnato niente.»

L'agente Waller tornò con il sacchetto della colazione e Riker attraversò la strada, con Duck Boy al seguito. Una rampa di scale conduceva all'atrio di un edificio stretto.

«Oggi imparerai qualcosa.» Il detective più vecchio suonò il campanello. «Tieni la bocca chiusa e ascolta.»

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