Il tono della domanda era ansioso, come se molto dipendesse dalla sua risposta, e Jessop fu costretto a chiedersi perché. Che cosa gli nascondeva?
«Parecchi fra gli abitanti di Dayborn ce l'avevano con Babe, l'hai detto tu stesso» insistette Lilith, sforzandosi di simulare un'indifferenza che non provava.
«In altre parole, non ti convince l'ipotesi che l'assassino sia un forestiero.»
«E la moglie di Babe? Lo odiava, no?»
La nota di speranza che vibrava nella sua voce lo preoccupava.
«Non è stata Sally Laurie» disse Jessop, con tutta la decisione e l'autorità di chi enuncia un fatto incontestabile.
«Sally ha fatto un sacco di soldi grazie alla sua parentela acquisita con i Laurie» continuò. «Malcolm le regalò una casa sul lungofiume dall'altissimo valore immobiliare per convincerla a non separarsi da Babe. Ma per un po' la sua vera fonte di reddito fu l'Ufficio delle imposte. I ragazzi delle tasse nutrivano un interesse particolare per la New Church.»
«Perché mai? Le organizzazioni religiose non pagano tasse.»
«Nessuno dei Laurie le paga. Malcolm si limita a fare una sostanziosa donazione alle casse della città per tenermi buono. Alla fine scoprirono che dal punto di vista fiscale la New Church era a posto e dopo un po' l'Ufficio delle imposte cancellò Sally dal suo libro paga.»
«Come venisti a sapere che Sally lavorava per quelli delle tasse?»
«Faceva acquisti in contanti nei negozi degli altri distretti. Nessun membro della New Church ha soldi da spendere. I seguaci donano tutto il loro tempo alla Chiesa, e la Chiesa possiede le loro case, i videoregistratori, le lavastoviglie e ogni capo d'abbigliamento che indossano. Anche la roba da mangiare viene pagata con i tagliandi stampati dalla Chiesa. Ma Sally aveva denaro, e parecchio. Era una vera donna d'affari.»
«Ma dai! Quella bambola con il chewing gum sempre in bocca?»
«Appunto. E devi sapere, che prima che toccasse a te, era lei a collaborare con l'FBI.»
Lilith strabuzzò gli occhi e Tom sorrise. «Fu una mia idea. Quando l'Ufficio delle imposte smise di passarle un assegno, le suggerii di sfruttare il suo ottimo curriculum per farsi assumere da un'altra agenzia governativa. L'Ufficio delle imposte le fornì una valida raccomandazione per l'FBI. Se la cavò benissimo a vendere balle a quei mentecatti. Il suo conto in banca ne è la prova!»
«Te lo ha detto lei?»
«Sally e io siamo stati compagni di bevute per anni. Ero il solo in paese a odiare i federali e la New Church quanto lei. Con chi altro poteva parlare? Il bello è che Travis era un seguace della New Church, e tutti pensavano che fosse lui la talpa dell'FBI.»
«E che mi dici di Fred Laurie? Anche lui è sparito dalla circolazione. Credi che avrebbe potuto uccidere suo fratello?»
«Mi piacerebbe sapere quel che è accaduto al vecchio Fred, ma non in quanto sceriffo. Al momento ho già abbastanza omicidi di cui occuparmi.»
«Credi che sia morto?»
«Oh, sì, certo che è morto. Non ha portato via vestiti e non aveva soldi. Dove sarebbe potuto andare? Forse quella notte c'era più di un fucile nel bosco. Forse ha dato fastidio alla persona sbagliata. Augusta perlustra quei terreni ogni notte, controllando i contenitori del becchime e contando i suoi gufi. Non avrebbe tollerato che Fred circolasse per la sua proprietà armato.»
«Augusta? Sei matto? Quell'anziana signora non potrebbe…»
«Non sottovalutare tua cugina. Non sarebbe la prima volta che uccide qualcuno.»
Lilith sorrise, come al ricordo di una bella serata in famiglia. «Era un'ottima tiratrice quando era più giovane.»
«Lo è ancora. Quindi cerca di coltivare buoni rapporti con lei.»
La nebbia rasoterra si andava diradando, e i loro piedi, muovendosi lungo il viottolo, ne disperdevano gli ultimi rimasugli. Jessop si stava chiedendo fino a che punto potesse fidarsi della sua vice. «Incontrerò quel poliziotto di New York al Dayborn bar & grill intorno a mezzogiorno per farci una birra. Conosci il posto?»
Lei annuì, senza fare parola della sua chiacchierata con Riker in quello stesso locale. Ma lo sceriffo era al corrente del loro incontro, anche se il barista non era stato in grado di riferirgli l'argomento della conversazione. Si era limitato a sottolineare come la ragazza trangugiasse i suoi drink più in fretta del padre.
Camminandogli a fianco lei sollevò un po' di ghiaia. «Papà passò alcune serate memorabili in quel bar.»
«Eccome. Ricordo la notte in cui nascesti tu. Tuo padre arrivò con quattro scatole di sigari fetenti, e il puzzo rimase nel bar per giorni e giorni.»
Lui e il padre di Lilith avevano festeggiato tutta notte. Verso mattina, Guy Beaudare aveva cominciato a versare calde lacrime di commozione: all'improvviso aveva capito che l'intero universo, dal Big Bang all'ultima stella della sera, era solo un grandioso disegno celeste finalizzato alla nascita della bellissima, perfettissima Lilith. Un giovane (e ubriaco) Tom Jessop aveva ribattuto che la nascita di Kathy Shelley, avvenuta alcuni anni addietro, smentiva quella teoria.
«Tutti i frequentatori del bar furono sollevati quando tuo padre si trasferì. Erano stufi di ascoltare il resoconto quotidiano delle tue gesta. Non ho mai incontrato un uomo con tante foto della figlia nel portafoglio.»
Si guardò bene dal confessare che lui si era comportato esattamente come Guy, tessendo le lodi di Kathy a ogni occasione. Poi, però, Kathy era scomparsa, e lo sceriffo aveva imparato a bere da solo, evitando di chiacchierare con uomini che avevano figli, convinto che Kathy fosse morta.
Mentre lo sceriffo e la sua vice camminavano verso il ponte, Lilith disse: «Se quei due si separano, vuoi che tenga d'occhio Henry Roth o Charles Butler?».
«Nessuno dei due. C'è qualcos'altro che vorrei tu facessi.»
Il cielo schiariva a oriente, dove nuvole fiammeggianti anticipavano il sole. Una ghiandaia aprì gli occhi sulla succulenta visione di un maggiolino e lo divorò. In alto, un falco descriveva ampi cerchi nell'aria. Tutto nel distretto di St. Jude si stava svegliando.
Un nuovo giorno.
L'aria era viziata e l'unica luce proveniva dai buchi nelle pesanti e logore tende che coprivano i vetri. Mallory le scostò e aprì la finestra a ghigliottina. Una fresca brezza percorse la stanza e la polvere danzò nello spicchio di sole. Vide gli escrementi dei pipistrelli sul pavimento e gli insetti che si rifugiavano negli angoli.
La forte avversione di Mallory per la sporcizia e il disordine si era come appannata da che abitava ai piani alti di Casa Trebec. Lo stesso valeva per la sua fanatica ossessione per il tempo. La forza dell'abitudine non la spingeva più a guardare l'orologio perduto dieci volte al giorno: sapeva che era mattina dalla posizione del sole, basso nella finestra rivolta a est. Mentre posava un fagotto di indumenti su una cassa di legno di cedro, con la coda dell'occhio vide qualcosa in movimento e si girò a fronteggiare l'intruso sul lato opposto della stanza.
La superficie brunita e ombrosa di un vecchio specchio rifletteva l'immagine di una donna scalza: indossava una camicia ampia dal taglio antiquato e un paio di jeans chiari. I secondi diventarono minuti mentre Mallory contemplava quella dolce apparizione tanto simile a sua madre. Il volto nello specchio era macchiato di lacrime lucenti.
Un rumore di passi nel corridoio la riportò al mondo reale. Si passò la mano sul volto per cancellare ogni traccia di pianto. Ma non ne trovò: le sue guance erano asciutte.
Rimase a osservare la propria mano, possibile che…?
I passi si stavano avvicinando…
Controllati, maledizione.
«Sta cominciando a far freddo» disse Augusta varcando la porta con le braccia cariche di vestiti.
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