Una cascata di immagini lo sommerse: il sangue sul pavimento della camera di Kathy, le minuscole impronte rosse all'interno dello sgabuzzino, la carne di Cass sui sassi nel cortile. E adesso vedeva Kathy come una bambina impaurita, tutta sola là fuori e piena di dolore per la sorte della madre.
Trascinando i piedi come una persona molto più vecchia, fece il giro della casa per accostare le tende. Non era il caso che i passanti, sbirciando attraverso i vetri, vedessero lo sceriffo che piangeva.
Erano poche le creature che iniziavano a vivere in novembre: quello era piuttosto un mese per morire. Nelle ore che precedevano l'alba, gufi e pipistrelli ripiegavano le ali. Agli insetti e a tutti gli animali più piccoli era concessa una tregua dalla carneficina prima che l'equilibrio di potere cambiasse e i predatori diurni aprissero gli occhi.
Il cimitero riposava in pace, ma uno dei suoi angeli mancava.
L'aria gelida di un improvviso fronte freddo aveva fatto salire una nebbia bassa nella quale i piedi dello sceriffo affondavano, mentre sostava di fronte al vuoto piedistallo di pietra, leggendo le date di nascita e di morte di Cass Shelley. Diciassette anni prima avrebbe voluto aggiungere qualcosa a quelle date, magari qualche verso, ma non aveva mai trovato le parole giuste. E adesso, eccolo ancora lì, a pensare a una storia incompiuta.
Si rivolse alla sua vice, che si fondeva così bene con il colore della notte. Il padre di Lilith, bianco come uno spettro, era stato il tipo più susperstizioso che Tom Jessop avesse mai conosciuto. Se il vecchio Guy Beaudare fosse stato lì il giorno precedente e avesse visto l'angelo piangere, sarebbe caduto in ginocchio, recitando un rosario dopo l'altro. A quel che sembrava, la figlia era più legata al mondo reale e non credeva granché ai miracoli.
«Pensi che torneranno subito?»
«No, ci vorrà un po'» affermò lei. «Dovranno disporre delle assi davanti al carrello per spostare la statua sul terreno. È un lavoro che richiede tempo.»
«Ma è silenzioso e non lascia tracce o solchi. Così Charles Butler non se n'è mai andato da Dayborn. Ottimo lavoro, Lilith. Penso che questa settimana tu ti sia guadagnata il salario.»
«Non mi licenzierai a causa dei miei contatti con l'FBI?»
«Neanche per sogno. Non ho mai dubitato che Guy ti avesse allevata come si deve.»
«L'hai sempre saputo, vero?»
«Dal primo giorno. Ma hai fatto bene a dirmelo.» Sebbene avesse visto Lilith solo tre volte in tutta la sua vita, gli sarebbe stato difficile licenziarla. Aveva investito moltissime ore in bevute in compagnia di suo padre: quel mare di birra costituiva un legame assai forte.
«Dirò all'FBI di andare al diavolo.»
«Apprezzo lo spirito, Lilith, ma ti consiglio di pensarci bene. Vent'anni fa, vennero da me con la stessa proposta.»
«Mio padre mi raccontò che gliene dicesti quattro.»
«Già, ma in seguito attraversai momenti in cui il loro aiuto mi avrebbe fatto davvero comodo. Puoi imparare molto dai miei errori.»
«Dunque perché rifiutasti?»
«Mi davano il voltastomaco con quei loro dossier sui seguaci della New Church. D'accordo, Malcolm aveva messo a segno alcuni affari poco puliti, ma di questo i federali non sapevano niente. Volevano semplicemente informazioni su una nuova setta. Somigliano molto a certi insetti, che raccolgono cose senza una ragione apparente. Io non mi prestai. Così chiesero al mio vice se voleva guadagnare qualcosina in più.»
«Travis collaborava con i federali?»
«Non Travis, quell'idiota buono a nulla. No, si servirono del mio vero vice, Eliot Dobbs. Se n'è andato da molto tempo ormai. Ha trovato un lavoro migliore su al Nord. Quaggiù tirava aria di crisi, così decisi di non rimpiazzarlo. Ma sentivo la mancanza del contatto con i federali.»
Si avviò lungo il sentiero di ghiaia, ispezionando le tombe in cerca di un posto dove nascondersi. Dietro di lui, Lilith domandò: «Come scopristi che Eliot lavorava per l'FBI?».
«Mi chiese se mi avrebbe dato fastidio avere una spia sul libro paga. Mi confessò che aspettava un altro figlio e aveva bisogno di quell'entrata extra. Diavolo! Dopo d'allora lo aiutai a escogitare le frottole di cui infarciva i rapporti. E poi, quando avevo bisogno di aiuto, Eliot li informava e i federali arrivavano in quattro e quattr'otto. Una volta, un ragazzino di Dayborn scappò di casa: Jimmy era molto piccolo allora, troppo piccolo per cavarsela da solo. I federali riuscirono a rintracciarlo a New York, e io lo riportai a casa.»
New York, la stessa città dove si era rifugiata Kathy. Ora ne era sicuro. Possibile che nel mondo ogni fottutissima strada portasse a quell'antro infernale? Il poliziotto dell'Ufficio Persone Scomparse gli aveva detto che non c'era Stato che non avesse versato il proprio contributo di bambini alle strade di New York.
«Immagino che Eliot se ne fosse già andato quando Kathy scomparve» disse Lilith.
«Proprio così. Ma se anche ci fosse stato non avrebbe fatto alcuna differenza. L'FBI non avrebbe sprecato tempo a cercarla. Pensavamo tutti che fosse morta. C'era talmente tanto sangue…»
Scelse un monumento inghirlandato di cherubini. Offriva un ottimo nascondiglio e una buona visuale del piedistallo vuoto. «Questo posto va bene.»
Lilith si mise un dito sulle labbra e fece un cenno verso est.
L'angelo stava arrivando.
Ed era magnifico, le ali aperte pronte al volo: brandiva una spada. Le nuvole basse che sfioravano il terreno nascondevano l'orlo della sua veste e il carrello. Sembrava quasi che galleggiasse lungo il viottolo, fra le tombe.
Lilith si fece il segno della croce, e lo sceriffo decise che, dopo tutto, la sua vice aveva in sé un po' di Guy.
Insieme si acquattarono dietro al monumento prescelto proprio mentre Henry Roth compariva per piazzare due assi ai piedi dell'angelo. Le tavole scomparvero immediatamente, inghiottite dalla nebbia. L'angelo piegò a sinistra lungo un'altra fila di tombe, diretto al piedistallo. Ora lo sceriffo poteva scorgere Charles Butler dietro le ali, che spingeva lento, le spalle incurvate a sfiorare la pietra.
Butler non portava il solito completo con panciotto, ma i jeans e la camicia sportiva di un uomo abituato alla fatica. A Jessop piaceva di più in questa versione.
Butler e Roth passarono dietro una delle tombe e non furono più visibili; solo la testa dell'angelo e la spada spuntavano al di sopra dei tettucci spioventi.
Lo sceriffo e la sua vice osservarono l'angelo in silenzio: si stava sollevando in aria.
I due uomini si servirono di un crick per portare il carrello al livello del piedistallo.
Butler era sorprendentemente forte. Si piazzò sul piedistallo e sistemò la statua.
Poi saltò giù e raccolse da terra il pesante carrello e le assi. Lo fece senza alcuno sforzo, con la disinvoltura con la quale avrebbe potuto trasportare un fascio di arbusti. Henry prese il crick e insieme lasciarono il cimitero.
Lilith si alzò, stirando le gambe. «Pensi davvero che sia un'idea di Mallory?»
«Lo so per certo. E Charles Butler è qui per aiutarla. Anche tua cugina è in combutta con loro. Ha confermato la storia che mi ha raccontato Butler.»
Lo sceriffo si avvicinò alla statua e ammirò quella nuova incarnazione della dottoressa Shelley: l'angelo aveva l'espressione furiosa di quando Cass difendeva la sua opinione in un'accesa discussione.
Lilith chiese: «Ma perché tutto questo?».
«Mallory vuole che sappiano che è giunta l'ora della vendetta.» Una minaccia in grande stile, scolpita nella pietra. Non c'erano dubbi, la ragazza sapeva odiare. «Ora devo solo trovare il modo di distoglierla dai suoi propositi, prima che qualcun altro ci lasci la pelle.»
«Non crederai che sia stata Mallory a uccidere Babe, vero?»
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