Nella memoria di Donovan tornò lo sguardo da animale braccato degli occhi di LuAnn Tyler.
— Sai, Alicia, tu segui una pista, ma non sai mai se porterà da qualche parte. Altri incerti del mestiere.
— È meraviglioso, Thomas, sono felice per te. Ma non ti starai esponendo a rischi personali, vero?
— I salti mortali senza rete li lascio fare ai pivelli — la tranquillizzò lui.
L’espressione sul viso di Alicia gli ricordò quella di una bambina che ascolti le imprese del suo supereroe preferito. Donovan si crogiolò nell’idea. Chi non lo avrebbe fatto? Chi non aveva bisogno di un minimo di adulazione? Le sorrise con calore, continuando a stringerle la mano tra le sue.
— Senti, Alicia, arrivo in fondo a questa storia e ci prendiamo una bella vacanza. Promesso. Tu e io. In un bel posto caldo. Sole, spiaggia, drink e barche a vela. C’è stato un tempo in cui non andavo male con quelle tinozze senza remi e senza motore. E non c’è altra persona con la quale vorrei riprovare tranne te. Che te ne pare?
Alicia appoggiò la testa sulla sua spalla. — È meraviglioso.
— Che razza di conclusione devo trarre, LuAnn, che non ti fidi più di me?
— Che razza di discorso mi stai facendo, Charlie?
— Ti avevo detto che mi sarei occupato io della cosa, sì o no?
— Charlie era pieno di rabbia e di frustrazione. — Matthew Riggs a pranzo da noi… Cristo! Ti dispiace dirmi perché accidenti lo hai invitato? Ma soprattutto, ti dispiace dirmi perché sei andata a casa sua?
LuAnn lo guardò con aria bellicosa. — Perché, semplicemente, non me la sentivo di stare qui a fare la bella statuina.
Si trovavano nell’ufficio di Charlie, la pesante scrivania fra di loro. Charlie aveva tolto l’involucro a un sigaro cubano e se lo stava accendendo quando era arrivata LuAnn a comunicargli l’ultima novità.
— Charlie, ascolta — l’aria bellicosa di LuAnn sembrò dissiparsi, mentre aggirava il tavolo e andava a passargli una mano tra i radi capelli. — La mia idea era agganciare subito Riggs senza lasciargli il tempo di agire. Cioè scusarmi e dirgli di lasciar perdere, in modo che noi potessimo avere mano libera.
Charlie scosse nuovamente il capo, ignorando un improvviso e fastidioso dolore alla tempia. Sospirò e le passò un braccio attorno alle spalle.
— LuAnn, questa mattina ho fatto due chiacchiere con John Pemberton. Due chiacchiere davvero molto istruttive.
— E chi è John Pemberton?
— L’agente immobiliare che ci ha venduto tutto questo! — Charlie fece un ampio gesto girando lo sguardo nel sontuoso studio. — Pemberton è il re dei pettegoli di Charlottesvnle. Conosce tutto e tutti. E ora sta cercando di rintracciare il tizio della Honda per conto nostro.
LuAnn si staccò da lui. — Non gli avrai raccontato…
— Lo stai facendo di nuovo, LuAnn — la interruppe lui freddamente.
— Facendo cosa?
— Non fidarti.
Lei si limitò a sospirare.
— Quello che gli ho raccontato è stata una bella storiella che lui si è allegramente bevuto come whisky di puro malto. E tu sai, LuAnn, che noi due siamo diventati proprio bravi a raccontare storielle, no?
— Anche troppo — ribatté lei cupamente. — Sta addirittura cominciando a diventare difficile riuscire a ricordarsi dove finiscono le bugie e dove comincia la verità.
— Ho fatto a Pemberton qualche domanda su Riggs — riprese Charlie — in modo da capire che tipo è, qual è la sua storia.
— Non è un poliziotto. Gliel’ho chiesto e lui ha risposto di no, al contrario di quanto pensavi tu.
— D’accordo, Riggs mi aveva fuorviato.
— Ma allora chi diavolo è? E poi, perché tutta questa segretezza?
— Simpatica domanda, fatta da te. — LuAnn gli diede un colpetto di gomito sorridendo. — E comunque, Pemberton ritiene che Riggs fosse un agente segreto.
Il sorriso di LuAnn scomparve di colpo. — Cia?
— Nessuno lo sa per certo. Il suo passato è nebbia. E non credo che Riggs metta annunci sul giornale per informare la cittadinanza.
LuAnn rabbrividì al ricordo di quegli appunti su di lei e sulla Honda che Riggs aveva raccolto così rapidamente. Rapidità che ora cominciava ad avere un senso. — Uno 007 che adesso costruisce recinti nella Virginia rurale… Da quando in qua alle spie viene permesso di andare in pensione?
— Tu hai visto troppi film sul Kgb. La Guerra Fredda è finita, LuAnn. Quella gente soffre della disoccupazione come tutti quanti. E ben poco del lavoro di spionaggio coinvolge impermeabili con il bavero rialzato, pistole sotto l’ascella e colpi di Stato contro i dittatori cattivi. Per quel che ne sappiamo, Matthew Riggs può essere stato un impiegatuccio qualunque in un ufficio qualunque che passava i suoi giorni a decifrare fotografie di Mosca prese dai satelliti.
— Quanto a questo, Riggs ha già fatto saltar fuori informazioni sulla Honda — disse LuAnn. — E su di me.
— Su di te…
— Su Catherine Savage. La copertura sembra tenere. Per ora.
— E la Honda?
— Presa a nolo a Washigton D.C., con un nome falso. Un vicolo cieco.
— Però, si muove in fretta, il nostro amico.
— Molto più in fretta di quanto pensavamo — dichiarò LuAnn. — E non è il tipo dello scornacchiato da ufficio, a giudicare da come maneggia il fucile. Per non parlare della sua conoscenza delle armi, del suo modo di fare domande e della sua freddezza.
— Puoi spiegarti meglio?
LuAnn si appoggiò allo stipite della porta dell’ufficio, con i pollici infilati nei passanti dei jeans. Spiegò a Charlie del suo incontro ravvicinato con il fucile di Riggs.
— Cristo, LuAnn! Se lui è davvero uno 007, t’è andata davvero bene che non t’abbia fatto saltare la testa. — Charlie serrò la mandibola. — Tu e il tuo maledetto vizio di correre rischi. Come quando hai voluto essere presente alla dannata estrazione della lotteria!… E cos’altro è successo?
— Ho ammesso la faccenda dell’inseguimento in macchina. Gli ho detto che tu e io ce ne stavamo occupando.
— E lui ci ha creduto? — Charlie continuava a essere scettico. — Nessuna domanda? Nessun dubbio?
— Stavo dicendo la verità, Charlie — ribatté lei in tono tagliente. — Una volta tanto.
— D’accordo, d’accordo, cerchiamo di non andare su di giri — disse lui roteando gli occhi. — Gesù, sembriamo una vecchia coppia sposata.
LuAnn sorrise. — Noi siamo una vecchia coppia sposata. Con qualche tonnellata di segreti in più della media.
Charlie sogghignò e finalmente trovò il momento buono per accendersi il sigaro. — Quindi, per farla breve, tu ritieni che Riggs la pianterà di ficcare il naso.
— È uno che vorrebbe saperne di più, ma mi ha anche detto che non insisterà. Non mi dà l’idea del tipo che conta balle. Non so esattamente perché, ma gli credo.
— E quindi, è per ringraziarlo che lo hai invitato a pranzo.
LuAnn studiò l’espressione di Charlie attraverso il fumo del sigaro. C’era forse anche una nota di gelosia in quelle parole?
— È solo un modo per tenerlo d’occhio, per capire che tipo è. Sembra proprio che anche lui abbia qualcosa da nascondere.
Charlie esalò una boccata fumosa. — Magnifico. Quindi, visto che con Riggs adesso siamo amiconi, ci rimane solo il tizio della Honda di cui preoccuparci.
— Perché, non basta?
— E avanza. Ma se Pemberton riesce a rintracciarlo, faremo un grosso passo avanti.
— Metti che ci riesca — disse LuAnn. — A quel punto cos’hai intenzione di fare?
— A quel punto giochiamo a carte scoperte e gli chiediamo che accidenti vuole. Se sono soltanto soldi, potrebbe anche andarci bene.
— Metti che non siano solo dei soldi. — LuAnn dovette compiere uno sforzo per tirare fuori il resto. — Metti che sappia della frode alla lotteria…
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