David Baldacci - Il biglietto vincente

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l destino sembra sorridere a LuAnn, giovane disoccupata: il misterioso signor Jackson le offre infatti il biglietto vincente di una lotteria che vale milioni di dollari. Ma prima di riuscire a godere della sua grande occasione, la ragazza trova a casa il cadavere del suo uomo in un lago di sangue e si scopre braccata dalla polizia, preda di una trappola mortale.
Un intrigo micidiale, costruito come un congegno a orologeria.

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— Andare fuori… — LuAnn sorrise. — Sarebbe proprio bello.

— Domani potrebbe fare freddo. Copriti bene, okay?

LuAnn istintivamente esaminò la propria maglietta stropicciata, i jeans sporchi dal viaggio. — Non ho molto con me — disse in tono imbarazzato. — Sono partita di fretta.

— Non importa se non hai bagaglio — le diede una rapida occhiata, prendendole le misure. — Circa un metro e settanta, giusto? Misura quarantasei?

LuAnn annuì, arrossendo leggermente: — Un po’ più abbondante sopra, magari.

— Magari. — Gli occhi di Charlie si soffermarono sul seno pronunciato. — Domattina ti porto degli altri vestiti. E anche per Lisa. Allora mi servirà un po’ più di tempo. Ci vediamo verso mezzogiorno invece che alle nove.

— Lisa può venire con noi?

— Ma certo.

— Grazie, Charlie. Proprio tanto. Non me la sento di girare da sola, qui fuori. Però voglio uscire. In vita mia non ho mai visto un posto così grande. Mi sa che in questo albergo c’è più gente che in tutta Rikersville.

— Io sono di qui, per cui a me non fa effetto — disse Charlie ridendo. — Ma so esattamente che cosa intendi.

Dopo che se ne fu andato, LuAnn prelevò delicatamente Lisa dal seggiolino e la mise sul grande letto. Le tolse i vestiti, le fece un bagno caldo, le mise il pigiama e tornò a sistemarla sul letto, mettendo due grandi cuscini, uno per parte, in modo che non rotolasse giù. Ora, forse, poteva pensare un po’ anche a se stessa. Fare a sua volta un bagno, cercare di occuparsi di tutti quei lividi che le dolevano in ogni parte del corpo.

In quel momento suonò il telefono.

LuAnn sussultò ed esitò. Provava uno strano senso di colpa e nel contempo si sentiva come in trappola.

— Pronto?

— Signorina Freeman?

— Scusi, ha… — Le parole le si strozzarono in gola. Non di nuovo! LuAnn ce la mise tutta per assumere un tono calmo e professionale: — Esatto, sono la signorina Freeman.

— Il suo tempo di reazione rimane scarso, LuAnn — disse Jackson. — Le persone raramente dimenticano il proprio nome. Non le pare?

LuAnn non rispose.

— Come vanno le cose? Ci stiamo prendendo abbastanza cura di lei?

— Certo che sì. Charlie è un tipo fantastico.

— Charlie?… Ah, certo. Ha il biglietto, LuAnn?

— È nella cassaforte.

— Buona idea. Ha carta e penna a portata di mano?

LuAnn si guardò intorno. Dal cassetto di una scrivania che pareva antica prese un foglio di carta e una penna.

— Scriva quanto riesce — riprese Jackson. — Anche Charlie avrà comunque tutti i dettagli. Sono lieto d’informarla che ogni cosa è a posto. Alle sei di dopodomani sera il numero del biglietto vincente verrà annunciato a tutta la nazione. Lei seguirà l’estrazione alla TV, rimanendo nella sua stanza d’albergo. Verrà trasmessa da tutte le principali reti televisive. Tuttavia, non credo che la cosa presenterà per lei troppa suspense.

LuAnn fece un gran sospiro. Sapeva, sentiva , che in quel momento c’era un sorriso beffardo sul volto dell’uomo che si faceva chiamare Jackson.

— Tutto il paese aspetterà con ansia che il vincitore si faccia avanti. Ma questo lei non lo farà. Non subito. Vogliamo che lei abbia il tempo, fittizio, è chiaro, di abituarsi all’idea dell’improvvisa ricchezza, di tranquillizzarsi, forse anche di cercare il consiglio di esperti finanziari, avvocati eccetera eccetera. Naturalmente non è obbligatorio che il vincitore venga a New York. La conferenza stampa può avere luogo anche nella città d’origine. Nel passato, però, sono stati molti i vincitori che hanno scelto di venire a New York, e alla Commissione Lotterie questo piace molto. New York è il luogo perfetto nel quale tenere conferenze stampa di questo genere. A norma di regolamento, il vincitore ha trenta giorni di tempo per reclamare la vincita. Quindi non è il tempo un fattore problematico. La sua scelta, LuAnn… mi correggo, la mia scelta, è aspettare un giorno o due. Ed era questa la ragione per la quale avrei preferito non averla a New York troppo in fretta. Non era consigliabile che lei si trovasse a New York prima dell’estrazione del biglietto vincente. In ogni caso, ora è qui e dovremo regolarci di conseguenza. — Il tono di Jackson denunciava una certa contrarietà derivante dall’alterazione dei suoi piani. — Lei pertanto rimarrà in rigoroso, e sottolineo rigoroso , incognito fino al momento in cui io sarò pronto a presentarla quale vincitrice. Siamo intesi con la massima chiarezza su questo, LuAnn?

— Senta, signor Jackson, mi dispiace — disse LuAnn con precipitazione. — Ma proprio non potevo aspettare a venire via. Gliel’ho detto che cosa succede a Rikersville se sanno che ho vinto. E finisce che lo sanno. È una città così piccola…

— Rikersville è una materia per me priva del minimo interesse — tagliò corto Jackson. — Non intendo sprecarvi ulteriormente il mio tempo. La sola cosa che m’interessa in questo momento è che lei non esista. Lei ha preso l’autobus fino ad Atlanta, esatto?

— Sì.

— E ha anche preso le opportune precauzioni per nascondere il suo aspetto, esatto?

— Un grande cappello da cowboy, grandi occhiali neri. Non ho visto nessuno che conosco.

— E soprattutto lei non ha usato il suo vero nome nell’acquistare il biglietto ferroviario, esatto?

— Certo che no! — mentì LuAnn.

— Allora non dovrebbe aver lasciato tracce.

— Speriamo.

— Non si allarmi, LuAnn. Non c’è motivo. In ogni caso, nel giro di pochi giorni lei si troverà molto, ma molto lontano da New York.

— E dove mi troverò esattamente?

— Me lo dica lei. Europa? Asia? Sudamerica? Scelga lei il luogo. Io mi occuperò di farcela arrivare.

LuAnn ci pensò su un momento. — Devo decidere proprio adesso?

— Naturalmente no. Ma se la sua intenzione è di partire immediatamente dopo la conferenza stampa, prima me lo farà sapere, meglio sarà. Ho compiuto una quantità di miracoli in materia di viaggi internazionali, ma lei, essendo priva sia di passaporto sia di qualsiasi altro documento d’identità, è un caso pressoché unico. — La voce di Jackson oscillò sul confine della derisione. — Tutte le carte dovranno essere appositamente preparate per lei.

— E davvero lo può fare? Perfino la tessera della Sicurezza Sociale?

— LuAnn, lei mi sta forse dicendo di essere addirittura priva del numero della Sicurezza Sociale? È impossibile!

— Non è vero, se i tuoi genitori non riempiono le carte che ci vogliono — replicò seccamente LuAnn.

— Pensavo che all’ospedale non lasciassero uscire un neonato che non avesse tutta la documentazione in regola.

LuAnn quasi scoppiò a ridere. — Ma io non sono mica nata all’ospedale, signor Jackson. Mi hanno detto che la prima cosa che ho visto erano le lenzuola sporche di rosso nella camera da letto della mia mamma. Perché è lì che mi ha fatto nascere la mia nonna.

— D’accordo, le procurerò anche la tessera della Sicurezza Sociale — commentò stizzosamente Jackson.

— Allora lei può far mettere un altro nome sul passaporto, giusto? Cioè, con la mia faccia, ma con un nome diverso. E anche su tutto il resto.

— Per quale ragione lei vorrebbe un nome diverso, LuAnn? — domandò Jackson con estrema lentezza.

— Ma per Duane, no? Lo so che sembra uno scemo, ma quando scoprirà che ho tutti quei soldi, verrà sicuramente a cercarmi. Allora è meglio se io sparisco. Cominciare daccapo. Nome tutto nuovo e compagnia bella.

Jackson rise. — E lei crede davvero che Duane Harvey sarebbe in grado di ritrovare le sue tracce? Perfino se avesse la scorta della polizia, dubito fortemente che Duane Harvey riuscirebbe a trovare la strada per uscire dalla Contea di Rikersville.

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