Ma Berlino non era condannata. Klietmann non avrebbe mai preso in considerazione quella possibilità. Berlino era la nuova Roma. Il Terzo Reich avrebbe dominato per sempre. E ora che alle SS veniva offerta la possibilità di trovare e uccidere Krieger, il sogno del Führer sarebbe stato realizzato. Una volta eliminato Krieger, che costituiva la principale minaccia e la cui esecuzione era il compito più urgente che dovevano assolvere, si sarebbero poi concentrati sulla ricerca di Kokoschka e degli altri traditori. Ovunque quei porci fossero andati, qualsiasi luogo avessero raggiunto, Klietmann e i camerati li avrebbero sterminati con grande piacere.
Il dottor Theodore Juttner, direttore dell’istituto dopo gli omicidi di Penlovski, Januskaya e Volkaw, si voltò verso Erich e disse: «Forse abbiamo trovato Krieger, Obersturmfuhrer Klietmann. Dica ai suoi uomini di prepararsi».
«Siamo pronti, dottore», rispose Erich. Pronti per il futuro, pensò, pronti per Krieger, pronti per la gloria.
Alle quattro meno venti di sabato pomeriggio, 14 gennaio, poco più di un giorno dopo la sua prima visita, Thelma tornò al Bluebird of Happiness Motel a bordo del camioncino sgangherato del suo giardiniere. Aveva due ricambi di vestiti per ognuno, borse in cui mettere tutta la roba e circa duecento pallottole per i revolver e gli Uzi. Sul camioncino aveva anche il computer IBM e una stampante, diversi programmi una scatola di floppy-disk e tutto ciò di cui avevano bisogno.
Stefan si stava riprendendo molto rapidamente, anche se erano passati solo quattro giorni dal ferimento, ma nonostante ciò non era ancora in grado di fare lavori pesanti. Rimase nella stanza del motel con Chris a preparare le valigie, mentre Laura e Thelma sistemavano le scatole del computer nel bagagliaio e sul sedile posteriore della Buick.
Il temporale era cessato durante la notte. Il cielo era solcato da grandi nubi grigie. La temperatura si era alzata e l’aria profumava di pulito.
Richiudendo il bagagliaio Laura chiese: «Ma sei andata a far compere con la parrucca, gli occhiali e quei denti ?»
«No», rispose Thelma, togliendosi i denti finti e infilandoli in tasca, perché quando parlava le davano fastidio. «A un attento esame un commesso avrebbe anche potuto riconoscermi e poi conciata in quel modo avrei sicuramente attirato molto di più l’attenzione che non presentandomi con il mio aspetto normale. Ma dopo aver fatto tutti gli acquisti, sono andata in una zona vuota di un parcheggio di un centro commerciale e prima di venire qui mi sono conciata così, una via di mezzo fra Harpo Marx e Bucky Beaver, giusto in caso che qualcuno nel traffico mi potesse vedere. Ti confesso una cosa, Shane: questo tipo di intrigo mi piace. Forse sono la reincarnazione di Mata Hari, perché quando penso di sedurre degli uomini per carpire i loro segreti e poi venderli a un governo straniero, mi sento percorrere da brividi di piacere.»
«È l’idea della seduzione che ti fa venire i brividi», replicò Laura, «non quella di vendere i segreti. Non sei una spia. Semplicemente una libidinosa.»
Thelma le diede le chiavi della casa di Palm Springs. «Non c’è personale a tempo pieno. Chiamiamo semplicemente un’impresa di pulizia per rassettare un po’ la casa un paio di giorni prima del nostro arrivo. Ovviamente non l’ho chiamata, perciò troverai polvere, ma niente di veramente sporco e soprattutto non troverai nessuna delle teste decapitate che hai l’abitudine di lasciare in giro.»
«Sei un amore.»
«Ah, c’è un giardiniere. Non è a tempo pieno come quello che abbiamo a Beverly Hills. Viene solo una volta la settimana, il lunedì, per falciare il prato, potare le siepi e calpestare alcuni fiori, così ci può far pagare quelli che ripianta. Vi consiglio di stare lontani dalle finestre e di tenere la testa bassa finché non ha finito.»
«Ci nasconderemo sotto i letti.»
«A proposito, sotto il letto troverai parecchie fruste e catene, ma non farti venire l’idea che io e Jason siamo dei sadomasochisti. Le catene e le fruste appartenevano a sua madre e le teniamo semplicemente per ragioni sentimentali.»
Andarono a prendere le valigie nella stanza del motel e le caricarono sul sedile posteriore con altri pacchi che non stavano nel bagagliaio dell’auto. Dopo i saluti Thelma disse: «Shane, nelle prossime tre settimane farò degli spettacoli nei night-club, ma se hai bisogno di me per qualsiasi cosa, mi puoi trovare alla casa di Beverly Hills, notte e giorno. Starò attaccata al telefono». Partì a malincuore.
Laura tirò un sospiro di sollievo quando il camioncino scomparve nel traffico. Thelma era salva, fuori pericolo. Restituì le chiavi della stanza alla reception e partì con Chris al fianco e Stefan nel sedile posteriore con i bagagli. Lasciava a malincuore quel motel che per quattro giorni era stato un rifugio sicuro per loro, come forse nessun altro posto al mondo sarebbe potuto esserlo.
La prima tappa fu un’armeria. Visto che Laura doveva esporsi il meno possibile, Stefan entrò nel negozio a comprare una scatola di munizioni per la pistola. Non avevano dato quell’incarico a Thelma perché al momento non sapevano ancora se avrebbero ottenuto la 9mm Parabellum che Stefan desiderava, e infatti erano riusciti ad avere una calibro 38 Colt Commander Mark IV.
La seconda tappa fu la pizzeria di Jack il Ciccione dove dovevano ritirare due bombolette del mortale gas nervino. Stefan e Chris attesero nell’auto, sotto le insegne al neon che già risplendevano nella luce crepuscolare.
Le bombolette erano sul tavolo di Jack. Avevano più o meno le dimensioni degli estintori da casa, ma non erano rosse, bensì in acciaio inossidabile, con un’etichetta sulla quale era stampato un teschio e delle tibie incrociate e la scritta: «VEXXON/AEROSOL — AVVERTENZA: GAS NERVINO. IL POSSESSO NON AUTORIZZATO È PUNITO DALLA LEGGE DEGLI STATI UNITI».
Con un dito grosso come una salsiccia, Jack indicò un dischetto in cima a ogni bomboletta. «Sono timer, calibrati in minuti, da uno a sessanta. Se fissa il timer e spinge il bottone al centro, può liberare il gas a distanza, una specie di bomba a orologeria, ma se vuole azionarlo manualmente, allora con una mano deve tenere il fondo della bomboletta, poi con l’altra mano afferrare questa impugnatura e premere questo anello come fosse con un grilletto. Questa merda, liberata sotto pressione, si disperderà in un edificio di circa cinquemila metri cubi in un minuto e mezzo, anche più velocemente se l’impianto di riscaldamento o l’aria condizionata sono in funzione. Esposto alla luce e all’aria, diventa rapidamente non tossico, ma rimane mortale dai quaranta ai sessanta minuti. Solo tre milligrammi sulla pelle uccidono in trenta secondi.»
«L’antidoto?» chiese Laura.
Jack il Ciccione sorrise e tamburellò con le dita sui sacchetti di plastica blu che erano fissati alle maniglie delle bombolette. «Dieci pillole in ogni sacchetto. Due saranno sufficienti per proteggere una persona. Le istruzioni sono nel sacchetto, ma mi è stato detto che le pillole devono essere prese almeno un’ora prima che venga liberato il gas. Vi proteggeranno da tre a cinque ore.»
Prese il denaro e mise le bombolette di Vexxon in una scatola di cartone che portava la scritta: «MOZZARELLE». Mentre richiudeva il coperchio della scatola scoppiò a ridere e scosse la testa.
«Che cosa c’è?» chiese Laura.
«C’è che questa faccenda mi incuriosisce», esclamò Jack il Ciccione. «Una bella donna come lei, istruita, con un figlio… se qualcuno come lei è coinvolto in uno schifo come questo, la società allora sta veramente andando a rotoli molto più velocemente di quanto avessi sperato. Forse vivrò quanto basta per vedere il giorno in cui l’impalcatura cadrà, quando l’anarchia dominerà, quando le uniche leggi saranno quelle che gli individui stabiliranno fra di loro e suggelleranno con una stretta di mano.»
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