Dean Koontz - Lampi
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- Название:Lampi
- Автор:
- Издательство:Sperling & Kupfer
- Жанр:
- Год:1990
- Город:Milano
- ISBN:88-200-1025-9
- Рейтинг книги:4 / 5. Голосов: 1
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Laura ottenne i due Uzi modificati — «Un’arma incredibilmente popolare da quando hanno attentato alla vita di Reagan» — commentò Jack il Ciccione e un’altra calibro 38 Chief’s Special. Stefan aveva sperato di poter avere una Colt Commander 9 millimetri Parabellum con un caricatore a nove colpi e la canna adattabile a un silenziatore. «Non ce l’ho», disse Jack il Ciccione, «ma posso darvi una Colt Commander Mark IV calibro 38 Super, che ha un caricatore a nove colpi e ne ho due di quelle adattabili per i silenziatori. Ho anche i silenziatori, ne ho un sacco.» Laura sapeva già che non era in grado di fornirle le munizioni, ma mentre finiva il suo Mars, Jack il Ciccione lo spiegò di nuovo: «Non tengo le munizioni né gli esplosivi. Vede, io non credo nell’autorità, ma non sono totalmente irresponsabile. Ho un ristorante pieno di bambini urlanti e moccolosi là sopra e non posso rischiare di farli a pezzi, anche se questo porterebbe molta più tranquillità nel mondo. Per giunta, distruggerei tutte le mie bellissime insegne al neon».
«D’accordo», concluse Laura mettendo un braccio sulle spalle di Chris per tenerlo accanto a sé, «che cosa mi dite del gas?»
«Sicura che non si tratti di gas lacrimogeno?»
«No. Vexxon. Questa è la merce che mi serve.» Stefan le aveva dato il nome del gas. Disse che era una delle armi chimiche che si trovava sulla lista di oggetti che l’istituto sperava di riportare nel 1944 e introdurre nell’arsenale militare tedesco. Ora, forse, poteva essere usato contro i nazisti. «Abbiamo bisogno di qualcosa che uccida in fretta.»
Jack il Ciccione si appoggiò contro il tavolo di metallo al centro della stanza e dove aveva riposto gli Uzi, i revolver, la pistola e i silenziatori. Il tavolo scricchiolò sinistramente. «Be’, ciò di cui stiamo parlando è roba in dotazione all’esercito, su cui vige uno stretto controllo.»
«Può procurarselo?»
«Oh, certo. Vi posso procurare del Vexxon», disse Jack il Ciccione. Si allontanò dal tavolo, che scricchiolò di sollievo per essersi liberato di quel peso, e si diresse verso degli scaffali di metallo da cui estrasse un paio di tavolette di cioccolato, nascoste fra le scatole di fucili: una scorta segreta. Si guardò bene dall’offrirne una a Chris, ripose la seconda tavoletta nella tasca dei pantaloni e cominciò a mangiare l’altra. «Non tengo quel genere di porcherie qui. È roba pericolosa, come gli esplosivi. Ma posso procurarvela per domani, nel tardo pomeriggio, se per voi va bene.»
«Va benissimo.»
«Vi costerà.»
«Lo so.»
Jack il Ciccione sogghignò. «Non ho molta richiesta per questo genere di mercanzia, perlomeno non da tipi come lei, piccoli acquirenti. M’incuriosisce cercare di immaginare che cosa ne farà. Non che mi aspetti che me lo dica. Ma di solito sono grossi acquirenti del Sud America o del Medio Oriente a richiedere questi gas che agiscono sul sistema nervoso e sull’apparato respiratorio. L’Iraq e l’Iran ne hanno usato tantissimo in questi ultimi anni.»
«Che differenza c’è fra i due?»
«Quello che agisce sull’apparato respiratorio devono inalarlo. Uccide nel giro di qualche secondo quando entra nel flusso sanguigno. Quando lo si libera è necessario indossare una maschera antigas. Il vostro invece, quello che colpisce il sistema nervoso, uccide anche più in fretta, semplicemente a contatto con la pelle, e alcuni tipi, come il Vexxon, non richiedono neanche una maschera antigas né un abbigliamento di protezione, perché si possono prendere un paio di pastiglie, qualche ora prima di usarlo, che agiranno come antidoto.»
«Infatti, ho bisogno anche delle pastiglie», disse Laura.
«Vexxon. Il gas più facile da usarsi. Lei è un’acquirente veramente intelligente», disse Jack il Ciccione.
Aveva già finito la tavoletta di cioccolato e sembrava essere ingrassato notevolmente da quando Laura e Chris erano entrati nell’ufficio, circa mezz’ora prima. Laura pensò che l’anarchia politica di Jack il Ciccione fosse riflessa non solo nell’atmosfera del locale, ma anche nel suo fisico, dove il grasso traboccava libero da considerazioni sociali o mediche. Sembrava che essere così enorme gli procurasse gioia; si dava molto spesso colpetti sulla pancia, oppure afferrava i rotoli di grasso attorno ai fianchi e se li massaggiava quasi con affetto, camminava con un’arroganza bellicosa, respingendo il mondo con la pancia. Laura immaginò di vedere Jack diventare ancora più grasso, aumentare fino a superare i centottanta chili, oltre i duecento chili, proprio come le strutture al neon selvaggiamente issate sul tetto diventavano sempre più elaborate, finché un giorno il tetto sarebbe crollato e Jack il Ciccione sarebbe esploso.
«Avrò il gas domani pomeriggio alle cinque», disse mentre sistemava gli Uzi, la calibro 38 Chief’s Special, la Colt Commander e i silenziatori in una scatola che aveva contenuto cappellini di carta per il ristorante. Ne richiuse il coperchio e fece segno a Laura di portarla di sopra; fra le altre cose, Jack il Ciccione non credeva nella galanteria.
Quando Jack aprì la porta che dava sul corridoio, Laura fu contenta di udire le grida dei bambini nella pizzeria. Quel suono era la prima cosa normale e sana che udiva.
«Sentiteli quei cretini», esclamò Jack. «Non sono bambini. Sono babbuini rasati che cercano di passare per bambini.» Richiuse pesantemente la porta insonorizzata dell’ufficio dietro Chris e Laura.
Nell’auto, mentre tornavano al motel, Chris disse: «Quando tutto questo sarà finito… che cos’hai intenzione di fare con Jack il Ciccione?»
«Lo denuncerò alla polizia», rispose Laura. «Una denuncia anonima.»
«Bene. È un pazzo.»
«È peggio di un pazzo, tesoro, è un fanatico.»
«Che cos’è esattamente un fanatico?»
Laura rimase a pensarci un po’, poi rispose: «Un fanatico è un pazzo che ha qualcosa in cui credere».
5
Il tenente delle SS Erich Klietmann seguiva la lancetta dei secondi sull’orologio del quadro di programmazione e quando la vide avvicinarsi alle dodici, si voltò e guardò il tunnel. Dentro il lungo tubo avvolto nell’oscurità, qualcosa luccicò, una macchia sfocata grigiastra che ben presto si trasformò nella sagoma di un uomo. Altri tre seguirono, uno dietro l’altro.
Fecero il loro ingresso nella stanza e furono accolti dai tre scienziati che erano rimasti a controllare il quadro di programmazione.
Provenivano dal febbraio del 1989 ed erano sorridenti. Il cuore di Klietmann prese a battere più forte perché, se non fossero riusciti a individuare Stefan Krieger, la donna e il bambino, non avrebbero certo avuto l’aria soddisfatta. Le prime due squadre di killer inviati nel futuro, quella che aveva attaccato la casa nei pressi di Big Bear e l’altra a San Bernardino, erano composte di ufficiali della Gestapo. Il loro duplice fallimento aveva indotto il Führer a insistere che la terza squadra fosse formata da Schutzstaffel , perciò per Erich i sorrisi dei ricercatori significavano che la sua squadra avrebbe avuto la possibilità di provare che nelle file delle SS c’erano uomini migliori che nella Gestapo.
L’insuccesso delle squadre precedenti non era l’unica nota a sfavore della Gestapo in questa faccenda. Anche Heinrich Kokoschka, capo dell’apparato di sicurezza dell’istituto, era stato un ufficiale della Gestapo e apparentemente si era rivelato un traditore. Vi erano prove che sostenevano, almeno in parte, la teoria che due giorni prima, il 16 marzo, era fuggito nel futuro con altri cinque membri dell’istituto.
La sera del 16 marzo, Kokoschka aveva intrapreso da solo un viaggio sulle San Bernardino Mountains con la dichiarata intenzione di uccidere Stefan Krieger prima che potesse tornare nel 1944 e uccidere Penlovski, cancellando in quel modo le morti degli uomini migliori del progetto. Ma Kokoschka non aveva mai fatto ritorno. Alcuni sostennero che Kokoschka fosse stato ucciso nell’anno 1988, che Krieger aveva vinto il confronto, ma ciò non spiegava dove fossero finiti gli altri cinque uomini presenti nell’istituto quella sera: i due agenti della Gestapo che attendevano il ritorno di Kokoschka e i tre scienziati che controllavano il quadro di programmazione del tunnel. Letteralmente svaniti e cinque cinture mancanti. Tutto stava a indicare che c’era un gruppo di traditori all’interno dell’istituto, i quali erano giunti alla conclusione che Hitler avrebbe perso la guerra nonostante la superiorità acquisita grazie alle nuove armi portate dal futuro, e che quindi avevano deciso di fuggire in un’altra era piuttosto che rimanere in una Berlino ormai destinata alla rovina.
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