Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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«Lo troveremo, dottore.»

Klietmann, Hubatsch, von Manstein e Bracher indossavano le cinture sotto gli abiti di Yves St. Laurent. Con le loro valigette di cuoio, s’incamminarono verso il tunnel, entrarono in quella grande botte e si diressero in un punto ai due terzi del tunnel in cui sarebbero passati in un baleno dal 1944 al 1989.

Il tenente era preoccupato ma anche euforico. Era il pugno di ferro di Hitler al quale Krieger non sarebbe potuto sfuggire neanche a quarantacinque anni di distanza.

8

Nel loro primo giorno di permanenza nella casa di Palm Springs, domenica 15 gennaio, collegarono il computer e Laura insegnò a Stefan come usarlo. Il programma dell’IBM era abbastanza semplice e verso sera Stefan era ormai in grado di comprendere come funzionava e come pensava. Del resto, sarebbe stata Laura a occuparsi del computer, visto che lo usava già da tempo. Stefan doveva semplicemente spiegarle i calcoli che dovevano essere fatti, in modo che potesse utilizzare il computer per risolvere i molteplici problemi che da soli non sarebbero riusciti ad affrontare.

L’intenzione di Stefan era di tornare al 1944, usando la cintura che aveva preso a suo tempo a Kokoschka. Le cinture non erano delle macchine del tempo. La macchina vera era il tunnel, e rimaneva sempre nell’anno 1944. Le cinture erano in un certo senso in sintonia con le vibrazioni temporali del tunnel e servivano semplicemente per riportare il viaggiatore a casa, una volta che questi aveva premuto il pulsante che attivava quell’invisibile filo di collegamento.

«Come?» chiese Laura quando Stefan le spiegò l’uso della cintura. «In che modo ti riporta indietro?»

«Non lo so. Sapresti forse dirmi come funziona un microchip all’interno di un computer? No. Ma questo non ti impedisce di usarlo.»

Una volta tornato nel 1944 avrebbe preso il controllo del laboratorio principale, dopodiché avrebbe intrapreso due viaggi cruciali, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro nel futuro del marzo ’44, per organizzare la distruzione dell’istituto. Quei due viaggi dovevano essere programmati in modo molto meticoloso, per poter arrivare nel luogo di destinazione esattamente nel punto prescelto e precisamente all’ora desiderata. Era impossibile elaborare calcoli così precisi nel 1944, non solo perché non si poteva contare sull’aiuto di un computer, ma perché allora i dati acquisiti circa l’angolo e la velocità di rotazione della terra e altri fattori planetari che influivano sul viaggio, per quanto differissero solo marginalmente, in questo caso specifico diventavano di vitale importanza. Questo era il motivo per cui i viaggiatori del tempo che partivano dall’istituto arrivavano a destinazione sempre con qualche minuto di ritardo rispetto all’ora prevista, e a chilometri di distanza. Con i dati finali elaborati dall’ IBM, Stefan sarebbe stato in grado di programmare il tunnel in modo che lo trasportasse nel punto di arrivo prefissato entro un raggio di un metro e con uno scarto di decimi di secondo.

Usarono tutti i libri che Thelma aveva acquistato. Non si trattava solo di testi scientifici e matematici; alcuni riguardavano la storia della seconda guerra mondiale, grazie ai quali poterono localizzare con precisione il luogo in cui si trovavano alcuni personaggi di primaria importanza in date precise.

Oltre a eseguire elaborati calcoli per i viaggi, era necessario del tempo perché Stefan guarisse. Quando sarebbe tornato nel 1944, non avrebbe avuto vita facile e anche se era armato di gas nervino e di armi di prima qualità, sarebbe dovuto essere veloce e agile per evitare di essere ucciso. «Partirò fra due settimane», annunciò Stefan. «Fra un paio di settimane dovrei essere in grado di muovere abbastanza bene la spalla e il braccio.»

Ma se anche avesse avuto bisogno di dieci settimane e non di due, non aveva importanza, perché quando avrebbe usato la cintura di Kokoschka, sarebbe tornato all’istituto solo undici minuti dopo che Kokoschka era partito. Qualunque fosse la data di partenza dal 1989, non avrebbe influenzato la data di ritorno nel 1944.

L’unica preoccupazione di Stefan era che la Gestapo riuscisse a trovarli nel frattempo e inviasse una squadra nel 1989 per eliminarli, prima che potesse tornare nella sua epoca e mettere in atto il piano. E non era certo una preoccupazione da poco.

Con estrema cautela, attendendosi da un momento all’altro un’improvvisa scarica di lampi e un rombo di tuoni, si concessero una pausa e andarono a fare compere il lunedì pomeriggio. Laura, rimase nell’auto, mentre Chris e Stefan entrarono nel supermercato. Non ci furono lampi. Fecero ritorno a casa con molte provviste.

In cucina, mentre svuotava i sacchetti, Laura si accorse che più della metà degli acquisti consistevano in gelati, mousse al cioccolato, burro di arachidi, sacchetti formato famiglia di caramelle, patatine, noccioline, taco chips, biscotti, una torta al cioccolato, una crostata di ciliegie, una confezione di brioches e pacchetti di dolcetti vari.

Mentre Stefan l’aiutava a mettere via la spesa, Laura gli disse: «Devi essere la persona più golosa di questa terra».

«Vedi, questa è un’altra delle cose che trovo straordinarie e meravigliose nella vostra epoca», rispose Stefan. «Non riesco a crederci… non c’è più alcuna differenza dal punto di vista nutritivo fra una torta al cioccolato e una bistecca. In queste patatine ci sono tante vitamine e minerali quanto in un’insalata. Puoi nutrirti tranquillamente solo di dolci e rimanere sano quanto un uomo che consuma pasti equilibrati. È incredibile! Come avete fatto a raggiungere un tale progresso?»

Laura si voltò in tempo per vedere Chris che sgattaiolava fuori dalla cucina. «Ehi, tu! Piccolo imbroglione che non sei altro!»

Con un’espressione innocente Chris disse: «Non trovi che Krieger si sia fatto una strana idea della nostra cultura?»

«Io so da dove l’ha tirata fuori», replicò Laura. «Hai fatto una cosa ignobile.»

Chris sospirò e cercò di mostrarsi dispiaciuto. «D’accordo. Ma… dal momento che siamo inseguiti da agenti della Gestapo, è meglio che mangiamo più dolci che possiamo, perché ogni pasto potrebbe essere l’ultimo.» La guardò di sottecchi, per vedere se quella scena aveva sortito qualche effetto.

Ciò che, il bambino aveva detto conteneva quel tanto di verità che bastava a perdonare lo scherzo e Laura non riuscì a trovare il coraggio di punirlo.

Quella sera, dopo cena, Laura cambiò la fasciatura della ferita di Stefan. L’impatto del proiettile aveva lasciato un’enorme bruciatura sul petto, con il foro della pallottola più o meno al centro, mentre attorno al foro di uscita la bruciatura era minore. Dopo aver attentamente lavato le ferite, eliminando il più possibile le secrezioni ma senza toccare la crosta, Laura palpò delicatamente la pelle attorno alla ferita. Fuoriuscì un liquido chiaro, ma non c’era però segno di formazione di pus a indicare una grave infezione. All’interno poteva esserci un ascesso in corso, ma era poco probabile, visto che Stefan non aveva febbre.

«Continua a prendere la penicillina», disse Laura, «e sono sicura che ti riprenderai presto. Il dottor Brenkshaw ha fatto un buon lavoro.»

Domenica e lunedì Laura e Stefan trascorsero molte ore davanti al computer mentre Chris, guardava la televisione, curiosava nella libreria in cerca di qualcosa da leggere, rimase perplesso di fronte a una vecchia raccolta di fumetti di Barbarella. Di tanto in tanto faceva delle rapide apparizioni nello studio e li guardava mentre lavoravano al computer. Durante una delle visite lampo, lo sentirono borbottare: «In Ritomo al futuro avevano semplicemente questa automobile del tempo, non avevano che da premere alcuni pulsanti sul cruscotto e puf! scomparivano in men che non si dica. Come mai nella vita reale non è tutto semplice come nei film?»

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