Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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«Il tuo Custode?»

«Sì.»

Thelma andò da Stefan e con le lacrime agli occhi lo baciò sulle guance. «Non so da dove venga o chi diavolo sia, Stefan Krieger, ma le voglio bene per tutte le volte che ha aiutato la mia Laura.» Fece qualche passo indietro e si sedette ai piedi del letto accanto a Chris.

«Shane, ma quest’uomo è bellissimo! Guarda, è un fusto. Scommetto che sei stata tu a sparargli per impedirgli di andare via. È proprio come dovrebbe essere un Angelo Custode.» Stefan era imbarazzato, ma nessuno avrebbe potuto fermare Thelma. «Krieger, lei è un gran bel figliolo. Voglio sapere tutto di lei. Ma prima, ecco i soldi che mi hai chiesto, Shane.»

Aprì la voluminosa borsa ed estrasse un grosso rotolo di banconote da cento dollari.

Controllando il denaro, Laura esclamò: «Ma Thelma, te ne avevo chiesti quattromila. Qui ce n’è almeno il doppio».

«Dieci o dodicimila, credo.» Thelma fece l’occhiolino a Chris e disse: «Quando i miei amici sono in fuga, esigo che viaggino in prima classe».

Thelma ascoltò il racconto senza mai esprimere incredulità. Stefan rimase colpito dalla sua mentalità così aperta, ma lei disse: «Ehi, una volta che hai vissuto all’istituto McIlroy e al Caswell, l’universo non ha più sorprese. Viaggiatori nel tempo dal 1944? Puah! Al McIlroy avrei potuto mostrarti una donna grande come un armadio, che indossava vestiti fatti con stoffa da tappezzeria di quarta categoria e che veniva pagata profumatamente per trattare gli orfani come animali. Qui almeno c’è di che stupirsi». Era rimasta chiaramente colpita dalle origini di Stefan, turbata e sorpresa dalla trappola in cui si trovavano, ma anche in quelle circostanze era la solita Thelma Ackerson, sempre alla ricerca di una battuta spiritosa per qualsiasi cosa.

Alle sei si rimise i denti finti e uscì per recarsi al ristorante messicano a comprare del cibo. «Quando si è in fuga dalla legge, si ha bisogno di riempirsi la pancia con i fagioli, cibo per uomini duri.» Ritornò con sacchetti pieni di tacos, enchiladas, due porzioni di nacho, burrito e chimichanga. Sistemarono il cibo al centro del letto su cui sedettero Thelma e Chris, mentre Laura e Stefan preferirono le due poltrone ai piedi del letto.

«Thelma», esclamò Laura, «ma qui c’è cibo per almeno dieci persone.»

«Be’, ho pensato che doveva sfamare noi e gli scarafaggi. Se non abbiamo cibo a sufficienza per gli scarafaggi potrebbero offendersi e uscire a rovesciare il camioncino del mio giardiniere. Qui avete gli scarafaggi, non è vero? Voglio dire, un posto squallido come questo senza scarafaggi sarebbe come l’ Hotel Beverly Hills senza topi d’albergo.»

Mentre mangiavano, Stefan espose il piano che aveva architettato per chiudere il tunnel e distruggere l’istituto. Thelma lo interruppe più volte con battute spiritose, ma quando ebbe terminato disse con aria seria: «È dannatamente pericoloso, Stefan. Tanto coraggioso da sembrare quasi assurdo».

«Non c’è altro modo.»

«Immagino che sia proprio così», ammise Thelma. «Allora, che cosa posso fare per aiutarvi?»

Chris stava per portarsi alla bocca una manciata di pop corn, ma si fermò e disse: «Abbiamo bisogno che compri il computer, zia Thelma».

Laura spiegò: «Un personal computer IBM, il modello migliore, come quello che ho a casa, così sono in grado di utilizzare il software. Non abbiamo tempo per imparare le procedure di una nuova macchina. Ti ho scritto tutto sul foglio. Lo potrei comprare io stessa, immagino, con il denaro che mi hai dato, ma preferisco non farmi vedere in giro».

«Avremmo anche bisogno di un posto dove sistemarci», disse Stefan.

«Non possiamo rimanere qui», esclamò Chris, felice di partecipare alla discussione. «Perlomeno fintanto che dobbiamo lavorare con un computer. Anche se facessimo di tutto per nasconderlo, la cameriera se ne accorgerebbe e lo direbbe in giro. Non capita tutti i giorni gente che si porta dietro un computer.»

Stefan disse: «Laura mi ha detto che tu e tuo marito avete una seconda casa a Palm Springs».

«Abbiamo una casa a Palm Springs, un palazzo a Monterey e un altro a Las Vegas e non mi sorprenderebbe se possedessimo, o perlomeno condividessimo, un vulcano personale alle Hawaii. Mio marito è troppo ricco. Non avete che da scegliere. Le mie case sono le vostre case. Vi chiedo solo di non pulire i cerchioni delle auto con gli asciugamani e se dovete masticare tabacco e quindi sputare sul pavimento, cercate di farlo negli angoli.»

«Pensavo che la casa di Palm Springs potrebbe essere l’ideale», disse Laura. «Mi hai detto che è abbastanza isolata.»

«Esatto. Si trova su un vasto terreno con molti alberi. Lì intorno abitano altre persone che lavorano nel mondo dello spettacolo. Tutti sono molto impegnati, perciò non c’è pericolo che vengano a bussare alla porta per chiedere una tazza di caffè. Nessuno vi disturberà laggiù.»

«Benissimo», concluse Laura. «Ci sono alcune cosette che devo chiederti. Abbiamo bisogno di vestiti, scarpe comode e alcuni generi di prima necessità. Ho fatto una lista con le nostre taglie e tutto il resto. Ovviamente, quando tutto questo sarà finito, ti restituirò il denaro che mi hai prestato e quello che hai speso per il computer e…»

«Dannazione. Vorrei anche vedere che tu non lo facessi, Shane. E con il quaranta per cento d’interessi la settimana. Con un aumento proporzionale di ora in ora più il tuo bambino. Il tuo bambino sarà mio.»

Chris si mise a ridere. «La mia Zietta Rumpelstiltskin.»

«Non farai certi commenti spiritosi quando sarai mio figlio, Christopher Robbin, al massimo potrai chiamarmi Madre Rumpelstiltskin, Sir.»

«Madre Rumpelstiltskin, Sir!» esclamò Chris, facendole il saluto militare.

Alle otto e mezzo Thelma si preparò per partire, con la lista di Laura e le informazioni sul computer. «Sarò di ritorno domani pomeriggio, non appena mi è possibile», disse Thelma, abbracciando per l’ultima volta Laura e Chris.

«Siete veramente al sicuro qui, Shane?»

«Credo di sì. Se ci avessero scoperto si sarebbero fatti già vivi.»

Stefan disse: «Ricorda, Thelma, sono viaggiatori del tempo; una volta che scoprono dove siamo nascosti, potrebbero tranquillamente viaggiare e arrivare al momento in cui per la prima volta siamo giunti qui. Infatti, avrebbero potuto aspettarci quando siamo entrati nel motel lunedì. Il fatto che siamo rimasti qui per tanto tempo indisturbati è quasi la riprova che negli annali non verrà mai riportato che questo era il nostro nascondiglio».

«Mi fa male la testa», si lamentò Thelma. «E io che pensavo che leggere un contratto pubblicitario fosse una cosa complicata!»

Uscì nella sera e nella pioggia indossando ancora la parrucca e gli occhiali con la montatura d’osso, ma senza i denti finti che aveva messo in tasca. Si allontanò con il camioncino del giardiniere.

Laura, Chris e Stefan la osservarono dalla grande finestra e Stefan commentò: «È una persona speciale».

«Proprio così», convenne Laura, «e prego Dio di non averla messa in pericolo.»

«Non ti preoccupare, mamma», la confortò Chris. «Zia Thelma è una donna forte. Lo dice sempre.»

Quella stessa sera, alle nove, poco dopo che Thelma era partita, Laura lasciò il motel per recarsi da Jack il Ciccione ad Anaheim. L’acquazzone si era trasformato ora in una fitta pioggerellina. La pavimentazione in macadam mandava bagliori nero argentei e i canali di scolo erano ancora colmi di acqua piovana che, nella strana luce nebulosa dei lampioni al sodio, sembrava l’olio. Anche la nebbia stava scendendo lentamente, strisciante come un serpente.

Aveva lasciato Stefan al motel con una certa riluttanza. Del resto, nelle sue condizioni non era certo saggio uscire in quella fredda, piovosa sera di gennaio. Inoltre non poteva far nulla per aiutarla.

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