Per pranzo e per cena andò nuovamente a comprare il cibo al ristorante cinese dall’altro lato della strada. La sera prima nessuno del personale sembrava aver riconosciuto in lei l’autrice famosa o la fuggitiva, perciò si sentì abbastanza sicura. Era sciocco andare altrove e rischiare di essere scoperta.
Terminata la cena, mentre Laura stava raccogliendo i contenitori di cartone, Chris esibì due dolcetti al cioccolato con una candelina gialla su ognuno. Aveva comprato il pacchetto di dolci e una scatola di candeline al supermercato la mattina prima e li aveva tenuti nascosti fino a quel momento. Con aria compita uscì con i dolcetti dal bagno, dove aveva in segreto sistemato e acceso le candeline. Sorrise quando vide la sorpresa e la gioia di sua madre. Laura infatti dovette lottare per trattenere le lacrime. La commosse il fatto che nonostante fossero in pericolo, Chris avesse avuto ancora la presenza di spirito di pensare al suo compleanno e avesse avuto il desiderio di renderla felice.
Si divisero i due dolci e in più, con il cibo acquistato al ristorante cinese, avevano a disposizione cinque biscotti della fortuna.
Dall’alto della pila di cuscini, Stefan scartò il suo biscotto.
«Se solo fosse vero: ‘Vivrai in anni di pace e abbondanza’.»
«Oh, potrebbe anche esserlo», esclamò Laura. Anche Laura scartò il suo dolcetto ed estrasse il biglietto. «Be’, credo di averne avuto veramente abbastanza, grazie. ‘L’avventura sarà la tua compagna.’»
Nel dolcetto di Chris non c’erano biglietti, non c’era fortuna.
Un brivido di paura percorse Laura, come se la mancanza di un messaggio volesse in realtà dire che Chris non aveva futuro. Stupida superstizione, ma non riuscì a reprimere quell’improvvisa ansia.
«Ecco», disse, porgendogli subito gli altri due biscotti. «Il fatto che non hai trovato nulla nel primo, significa che avrai doppia fortuna.»
Chris aprì il primo, gli diede un’occhiata e rise. Poi lo lesse ad alta voce: «’Otterrai fama e fortuna’».
«Quando sarai ricco sfondato e io ormai vecchia, potrò contare su di te?» chiese Laura.
«Certo, mamma. Be’… fintanto che continuerai a cucinare per me, soprattutto la tua zuppa di verdura.»
«Ho capito, dovrò guadagnarmelo il tuo aiuto, eh?»
Sorridendo a quello scambio di battute, Stefan Krieger disse: «È un cliente difficile, non è così?»
«Probabilmente mi farà pulire i pavimenti quando avrò ottant’anni», commentò Laura.
Chris aprì il secondo biscotto. «’Avrai una vita serena fatta di piccoli piaceri: libri, musica, arte.’»
Né Chris né Stefan sembrarono notare che le due predizioni erano contrastanti e che di fatto si annullavano vicendevolmente, un fatto che in un certo senso confermava il sinistro significato del biscotto vuoto.
Ehi, stai uscendo di senno, Shane, si disse Laura. In fondo erano solo dei dolcetti della fortuna. Non predicono nulla sul serio.
Qualche ora più tardi, dopo che le luci furono spente e Chris si fu addormentato, Stefan parlò a Laura: «Ho architettato un piano».
«Un modo per distruggere l’istituto?»
«Sì. Ma è molto complicato e ci sono molte cose di cui avremo bisogno. Non lo so per certo… ma ho il sospetto che alcuni di questi articoli non possano essere acquistati da privati.»
«Io posso avere tutto ciò di cui hai bisogno», replicò Laura con sicurezza. «Ho i contatti. Qualsiasi cosa.»
«Avremo bisogno di molto denaro.»
«Questo è già più difficile. Mi sono rimasti solo quaranta dollari e non posso andare in banca a ritirare del denaro perché altrimenti lascerei una traccia…»
«Sì. Con quello ci scoprirebbero subito. C’è qualcuno di cui ti fidi e che si fida di te, qualcuno che sarebbe disposto a darti molto denaro senza dire a nessuno di averti vista?»
«Tu conosci tutto di me», disse Laura, «perciò sai di Thelma Ackerson. Ma, per l’amor del cielo, non voglio coinvolgerla in questa situazione. Se dovesse succedere qualcosa a Thelma…»
«Possiamo fare in modo che lei non corra alcun rischio», insistè Stefan.
Fuori, la pioggia preannunciata arrivò con un improvviso acquazzone. Laura disse: «No».
«Ma lei è la nostra unica speranza.»
«No.»
«Da chi altro potresti farti prestare dei soldi?»
«Troveremo un’altra soluzione che non richieda tanto denaro.»
«Che riusciamo o no a escogitare un altro piano, avremo bisogno di denaro. I tuoi quaranta dollari non dureranno un’altra giornata e io non ho nulla.»
«Non metterò a repentaglio la vita di Thelma», insistè Laura in tono deciso.
«Ma come ti ho già detto, possiamo fare tutto senza farle correre alcun rischio, senza…»
«No.»
«Allora siamo perduti», concluse Stefan in tono triste.
Laura ascoltò la pioggia, che nella sua mente si trasformò nel rombo dei bombardieri della seconda guerra mondiale e poi nel suono di una folla acclamante, impazzita.
Alla fine disse: «Ma anche se riusciamo a organizzare tutto senza che Thelma corra dei rischi, che cosa succederà se le SS la stanno controllando? Devono certamente sapere che è la mia migliore amica… la mia unica, vera amica. Chi mi dice che non abbiano già mandato una delle loro squadre nel futuro, giusto per tenerla d’occhio nella speranza che li porti sulle mie tracce?»
«Perché questo comporta un inutile spreco di tempo», replicò Stefan. «Loro manderanno semplicemente delle squadre nel futuro, nel mese di febbraio di quest’anno e poi in marzo e in aprile, mese dopo mese, per controllare i giornali, finché non trovano una notizia che li porti sulle nostre tracce. Ricordati che per ogni viaggio impiegano solo undici minuti nel loro tempo. Perciò è molto veloce. E questo sistema quasi certamente darà i suoi frutti prima o poi, perché dubito che potremo rimanere nascosti per il resto dei nostri giorni.»
«Be’…»
Stefan attese pazientemente, poi a un certo punto disse: «Voi due siete come sorelle, e se non puoi confidare nell’aiuto di una sorella in momenti come questi, a chi altri puoi rivolgerti, Laura?»
«Se possiamo ottenere l’aiuto di Thelma senza farle correre alcun rischio… credo che dovremmo provare.»
«Questa sarà la prima cosa che dovremo fare domani mattina», disse Stefan.
La pioggia continuò a cadere per tutta la notte e riempì anche i suoi sogni. Sogni tormentati da tremendi tuoni e lampi. Si svegliò in preda al panico, ma la notte piovosa a Santa Ana non era disturbata da quei luminosi e tonanti presagi di morte. Era un temporale relativamente tranquillo, senza tuoni, senza lampi e senza vento, anche se Laura sapeva che non sarebbe sempre stato così.
I macchinari ticchettavano e ronzavano.
Erich Klietmann guardò l’orologio. Fra tre minuti il gruppo di ricerca sarebbe tornato all’istituto.
Due scienziati, gli eredi di Penlovski, Januskaya e Volkaw, erano davanti alla consolle di programmazione, intenti a studiare le miriadi di grafici e di indicatori.
La luce nella stanza era innaturale, perché le finestre non erano state semplicemente oscurate per evitare che fornissero un’indicazione ai bombardieri nemici durante i voli notturni, ma erano murate all’interno per ragioni di sicurezza. L’aria era pesante.
Fermo in un angolo del laboratorio principale, accanto al tunnel, il tenente Klietmann pregustava il suo viaggio nel 1989 con grande eccitazione, non perché quel futuro fosse pieno di meraviglie, ma perché la missione gli dava l’opportunità, che pochi uomini avevano avuto, di servire il Führer. Se fosse riuscito a uccidere Krieger, la donna e il bambino, avrebbe avuto un incontro personale con Hitler, la possibilità di vedere quel grande uomo a faccia a faccia, toccare la sua mano e attraverso quel tocco sentire il potere, il tremendo potere dello Stato, del popolo, della storia e del destino tedesco. Il tenente avrebbe rischiato la vita dieci volte, mille volte, pur di poter attirare su di sé l’attenzione personale del Führer, pur di fare in modo che Hitler si accorgesse di lui, ma non semplicemente come uno degli ufficiali delle SS, bensì come individuo, come Erich Klietmann, l’uomo che salvò il Reich da un terribile destino.
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