«Ma quando Sheener venne a cercarmi nella casa dei Dockweiler, perché non eri là a fermarlo?»
«Quando controllai nuovamente la tua vita avevi tredici anni, avevi già ucciso Sheener da sola ed eri sopravvissuta, perciò decisi di non tornare indietro e di non intervenire di nuovo.»
« Io sopravvissi», disse Laura. «Ma Nina Dockweiler no. Forse, se non fosse tornata a casa quel giorno e non avesse visto tutto quel sangue, il corpo…»
«Forse», disse Stefan. «O forse no. Il destino lotta sempre per riaffermare il modello predestinato come meglio può. Forse sarebbe comunque morta. Inoltre, non potevo proteggerti da ogni trauma, Laura. Avrei dovuto compiere centinaia di viaggi attraverso il tempo per poter fare una cosa simile. E probabilmente se avessi interferito troppo nella tua vita non sarebbe stato positivo per te. Senza avversità, forse non saresti diventata la donna di cui mi sono innamorato.»
Fra di loro calò il silenzio.
Laura ascoltava il vento e la pioggia.
Ascoltava i battiti del suo cuore.
Alla fine disse: «Io non ti amo».
«Capisco.»
«È come se in un certo senso dovessi… almeno un po’.»
«In fondo non mi conosci neppure.»
«Forse non potrò mai amarti.»
«Lo so.»
«Nonostante tutto quello che hai fatto per me.»
«Lo so. Ma se riusciremo a sopravvivere a tutto questo… be’, c’è sempre tempo.»
«Sì», disse Laura, «suppongo che ci sia sempre tempo.»
6
Il compagno della notte
Sabato, 18 marzo 1944, nel laboratorio principale al pianterreno dell’istituto, Erich Klietmann, Obersturmführer delle SS, e la sua squadra composta da tre uomini ben addestrati erano pronti a viaggiare nel futuro per eliminare Krieger, la donna e il bambino. Indossavano abiti moderni, da giovani dirigenti californiani del 1989: un completo a righine di Yves St. Laurent, camicia bianca, cravatta scura, scarpe nere, calze nere e occhiali da sole Ray-Ban, nel caso il tempo lo richiedesse. Era stato detto loro che nel futuro questo tipo di abbigliamento veniva chiamato «power look», e anche se Klietmann non riusciva a comprenderne appieno il significato, gli piaceva il suono. I loro vestiti erano stati acquistati nel futuro da ricercatori dell’istituto in occasione di viaggi precedenti.
Tutt’e quattro portavano anche una borsa di Mark Cross, un modello elegante in cuoio con rifiniture dorate. Anche le borse erano state portate dal futuro, come i mitragliatori Uzi modificati e i caricatori di scorta che erano stati sistemati in ogni borsa.
Un gruppo di ricercatori dell’istituto era stato inviato in missione negli Stati Uniti proprio nell’anno e nel mese in cui John Hinckley aveva attentato alla vita di Ronald Reagan.
Mentre guardavano il filmato dell’attentato alla televisione, erano rimasti fortemente impressionati dalle compatte armi automatiche che gli agenti dei servizi segreti portavano nelle loro borse. Gli agenti erano stati in grado di estrarre quei mitragliatori e di portarli in posizione di tiro in meno di due secondi. Adesso, l’Uzi non solo era l’arma automatica in dotazione nella maggior parte dei distretti di polizia e dell’esercito, ma era l’arma preferita dei commandos della Schutzstaffel.
Klietmann si era esercitato con l’Uzi. Provava per quell’arma un affetto che non aveva mai provato per nessun essere umano. L’unica cosa che lo disturbava era il fatto che fosse di fabbricazione israeliana, il prodotto di un piccolo gruppo di ebrei. D’altra parte, fra pochi giorni i nuovi responsabili dell’istituto avrebbero probabilmente approvato l’integrazione dell’Uzi nel mondo del 1944 e i soldati tedeschi, grazie a quell’arma, sarebbero riusciti a respingere meglio le orde subumane che avrebbero voluto deporre il Führer.
Guardò l’orologio sul quadro di programmazione del tunnel e vide che erano passati sette minuti da quando il team di ricerca era partito alla volta della California, il 15 febbraio 1989. Dovevano ricercare fra gli annali pubblici, soprattutto nei numeri arretrati dei giornali, per scoprire se Krieger, la donna e il bambino erano stati scoperti dalla polizia e trattenuti per essere interrogati, nel mese successivo alle sparatorie che erano avvenute a Big Bear e alle San Bernardino Mountains. Dopo di che sarebbero tornati nel 1944, informando Klietmann del giorno, dell’ora e del luogo in cui Krieger e la donna potevano essere trovati. Poiché ogni viaggiatore del tempo ritornava da un viaggio esattamente undici minuti dopo la partenza, indipendentemente da quanto tempo trascorreva nel futuro, l’attesa di Klietmann e della squadra sarebbe durata solo altri quattro minuti.
Giovedì, 12 gennaio 1989, Laura compiva trentaquattro anni. Trascorsero quella giornata nella stessa stanza del Bluebird of Happiness Motel. Stefan aveva bisogno di riposare un’altra giornata per riacquistare le forze e lasciare che la penicillina facesse il suo corso. Aveva anche bisogno di pensare. Doveva escogitare un piano per distruggere l’istituto e quel problema era sufficientemente complicato da richiedere ore di intensa concentrazione.
Aveva smesso di piovere, ma il cielo era ancora livido e carico di nubi minacciose. Le previsioni meteorologiche annunciavano un altro temporale nel corso della notte.
Guardarono il notiziario delle cinque. Parlarono anche di lei, di Chris e di un misterioso uomo ferito che avevano portato dal dottor Brenkshaw. L’unica ipotesi plausibile che era stata fatta era che i trafficanti di droga che avevano ucciso suo marito ora stessero inseguendo lei e suo figlio, fórse perché temevano che potesse identificarli tra le foto segnaletiche della polizia o forse perché in qualche modo era anche lei coinvolta nel traffico di droga.
«Mia madre una trafficante di droga?» esclamò Chris offeso da quella insinuazione. «Che stronzi!»
Nonostante non fossero stati trovati corpi a Big Bear e alle San Bernardino Mountains, la vicenda era di grande attualità.
I giornalisti avevano appreso che sul posto erano state trovate numerose macchie di sangue e che la testa decapitata di un uomo era stata scoperta nel vialetto dietro la casa del dottor Brenkshaw, fra due bidoni della spazzatura.
Laura ricordò che mentre stava per superare il cancelletto di legno dietro la casa di Carter Brenkshaw, aveva sorpreso il secondo uomo armato e aveva aperto il fuoco su di lui con l’Uzi. La raffica lo aveva colpito alla gola e alla testa e in quel momento Laura aveva pensato che quelle raffiche avrebbero anche potuto decapitarlo.
«Gli uomini delle SS che sopravvissero premettero il pulsante di ritorno sulla cintura dell’uomo morto», spiegò Stefan, «e rimandarono indietro il corpo.»
«Ma perché non la testa?» chiese Laura, nauseata da quell’argomento, ma troppo curiosa per non porre quella domanda.
«Dev’essere rotolata via dal corpo e finita tra i due bidoni della spazzatura», rispose Stefan. «E probabilmente non sono riusciti a trovarla nel breve tempo che avevano a disposizione. Se l’avessero individuata, avrebbero potuto metterla sul corpo dell’uomo, incrociandogli attorno le braccia affinchè non cadesse. Qualsiasi cosa un viaggiatore del tempo indossi o porti con sé torna con lui durante il viaggio, ma con le sirene che si stavano avvicinando e il buio nel vialetto, non hanno avuto il tempo di trovare la testa.»
Chris, non parve eccitato da questi macabri particolari, si lasciò cadere sulla poltrona, si raggomitolò e rimase in silenzio. Forse l’immagine di una testa decapitata aveva reso la presenza della morte più reale di quanto non avesse fatto la sparatoria in cui era rimasto coinvolto.
Laura si affrettò a coccolarlo e a rassicurarlo dolcemente che sarebbero presto usciti sani e salvi da quella situazione. I discorsetti che gli fece non potevano però essere molto convincenti, poiché non era ancora riuscita a convincere se stessa che ce l’avrebbero fatta.
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