Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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«Il dottor Januskaya è qui?» domandò Stefan.

«No. È in archivio con il dottor Volkaw.»

Volkaw era il terzo uomo che doveva eliminare. Il fatto che lui e Januskaya si trovassero nello stesso luogo semplificava le cose.

Nell’archivio venivano raccolti e studiati tutti i libri, i giornali, le riviste e ogni materiale che i viaggiatori del tempo avevano riportato dai loro viaggi programmati. In quei giorni gli uomini che avevano concepito la Via del Lampo erano impegnati in una analisi dei punti chiave in cui le alterazioni del flusso naturale degli eventi potevano provocare i cambiamenti nel corso della storia che loro desideravano.

Mentre scendeva con l’ascensore, Stefan sostituì il silenziatore della pistola con quello di ricambio. Il primo avrebbe smorzato il suono di un’altra dozzina di colpi, prima che gli schermi acustici fossero seriamente danneggiati, ma Stefan non voleva sfruttarlo. Il secondo silenziatore era una sicurezza in più. Cambiò velocemente anche il caricatore con uno completo.

Il corridoio al primo piano era sempre pieno di gente che andava e veniva da un laboratorio all’altro. Sempre con le mani in tasca, si recò direttamente nell’archivio.

Quando Stefan entrò, Januskaya e Volkaw si trovavano accanto a un tavolo di legno chini sulla copia di una rivista, e stavano discutendo animatamente, ma a bassa voce. Gli diedero un’occhiata frettolosa, poi ripresero immediatamente la loro discussione, dando per scontato che Stefan fosse lì per consultare dei documenti.

Stefan infilò due pallottole nella schiena di Volkaw.

Januskaya reagì in preda allo choc quando vide Volkaw accasciarsi sul tavolo.

Stefan sparò a Januskaya in faccia, poi si voltò e lasciò la stanza, richiudendo la porta dietro di sé. Temendo di non riuscire a nascondere la propria agitazione ai colleghi, si finse perso nei suoi pensieri, con la speranza che non avrebbero osato avvicinarlo. Si diresse rapidamente verso gli ascensori, senza correre, andò nel suo ufficio al terzo piano, infilò un braccio dietro lo schedario e girò al massimo il disco del timer, dandosi cinque minuti di tempo per raggiungere il tunnel e lasciare l’istituto prima che fosse ridotto in macerie.

7

Con l’apertura dell’anno scolastico Laura ottenne l’autorizzazione che Chris fosse educato a casa, da un’insegnante autorizzata dallo Stato. Si chiamava Ida Palomar e a Laura ricordava Marjorie Main, l’ultima attrice che aveva interpretato i film di Ma e Pa Kettle. Ida era un donnone dall’aria burbera, ma d’animo generoso, ed era un brava insegnante.

Il Giorno del Ringraziamento Thelma chiamò da Beverly Hills per far loro gli auguri. Laura prese la chiamata in cucina, dove aleggiava il profumo del tacchino arrosto. Chris era nel salone e stava leggendo Shel Silverstein.

«Oltre che per farti gli auguri», disse Thelma, «ti ho chiamato per invitarti a trascorrere la settimana di Natale con me e Jason.»

«Jason?» chiese Laura.

«Jason Gaines», proseguì Thelma, «è quello che dirige il film che sto facendo. Mi sono trasferita da lui.»

«Ma lui lo sa?»

«Ascolta, Shane, sono io che faccio le battute spiritose.»

«Oh, scusa.»

«Dice che mi ama. Ma è pazzesco, o che cosa? Voglio dire, siamo di fronte a un uomo abbastanza piacevole, che ha solo cinque anni più di me, che non dimostra alcuna alterazione visibile, un regista cinematografico di enorme successo, che vale un sacco di milioni, che poteva avere quasi tutte le attricette che voleva e invece l’unica che vuole sono io. Inutile dire che è pazzo, anche se non si direbbe quando gli parli. Passa per uno del tutto normale. Dice che ciò che ama di me è il mio cervello… »

«Ma lui lo sa quanto sia ‘malato’?»

«Rieccoti, Shane. Dice che ama il mio ingegno e il mio umorismo. E persino eccitato dal mio corpo, oppure, se non è eccitato, è il primo uomo nella storia che riesce a simulare un’erezione.»

«Tu hai un corpo desiderabile.»

«Be’, sto cominciando a considerare la possibilità che non sia poi tanto brutto come pensavo. Cioè, se consideriamo la secchezza come requisito della bellezza femminile. Ma anche se adesso riesco persino a guardare il mio corpo allo specchio, c’è sempre questa faccia che ci sta sopra.»

«Tu hai un volto molto grazioso, soprattutto ora, senza l’aureola di capelli verdi o rossi.»

«Sì, ma non è la tua faccia, Shane. E questo vuol dire che io sono pazza da legare a invitarti qui per Natale. Jason ti vedrà e un attimo dopo mi ritroverò seduta su un sacco di spazzatura sul bordo della strada. Ma che cosa ne dici? Verrai? Stiamo girando il film a Los Angeles e nei dintorni e termineremo le scene principali verso il 10 di dicembre. Poi Jason sarà occupatissimo, fra il montaggio e le altre mille cose che ci sono da fare, ma per la settimana di Natale ci fermeremo e basta. Ci piacerebbe averti qui con noi. Dimmi di sì.»

«Mi piacerebbe incontrare l’uomo tanto intelligente da essersi innamorato di te, Thelma, ma non so. Mi sento… più sicura qui.»

«Ma che cosa credi, che siamo pericolosi?»

«Sai che cosa voglio dire.»

«Ma puoi portarti un Uzi.»

«E che cosa ne penserà Jason?»

«Be’, gli dirò che sei una comunista sfegatata, che sei a favore della conservazione dello sperma delle balene, che sei per l’eliminazione dei conservanti, che ti batti contro lo sterminio dei parrocchetti e che tieni sempre con te un Uzi, nel caso scoppiasse la rivoluzione. Si berrà tutto. Questa è Hollywood, ragazza mia. La maggior parte degli attori con cui lavora sono anche più pazzi.»

Attraverso la volta del salone, Laura poteva vedere Chris, raggomitolato nella poltrona con il suo libro.

Sospirò. «Forse è ora che usciamo nel mondo una volta tanto. E ho l’impressione che sarà un Natale difficile. Io e lui da soli. Questo è il primo senza Danny. Mi sento così inquieta…»

«Sono passati dieci mesi, Laura», replicò Thelma dolcemente.

«Ma non ho nessuna intenzione di abbassare la guardia.»

«E non devi. Dicevo sul serio a proposito dell’Uzi. Portati l’intero arsenale, se questo ti farà sentire meglio. Ma vieni.»

«Be’… d’accordo.»

«Fantastico! Non vedo l’ora che tu incontri Jason!»

«Sbaglio o il sentimento che questo svitato hollywoodiano prova per te è contraccambiato?»

«Sono pazza di lui», ammise Thelma.

«Sono felice per te, Thelma. In questo istante, infatti, sono qui con un sorriso che non finisce più e da mesi nulla mi aveva fatto sentire così bene.»

Ciò che aveva detto era vero. Ma quando riagganciò, avvertì più che mai la mancanza di Danny.

8

Non appena ebbe caricato il timer, Stefan lasciò il suo ufficio al terzo piano e andò nel laboratorio principale al pianterreno. Erano le dodici e quattordici minuti e dato che, come da programma, il viaggio era stato progettato per le due del pomeriggio, il laboratorio principale era deserto. Le finestre erano chiuse ermeticamente e molte lampade erano ancora spente, come poco più di un’ora prima, quando era tornato dalle San Bernardino Mountains. I numerosi quadranti, indicatori e grafici delle macchine lampeggiavano. Più avvolto dall’ombra che dalla luce, il tunnel lo stava attendendo.

Quattro minuti alla detonazione.

Andò direttamente al quadro principale di programmazione e regolò attentamente i quadranti, gli interruttori e le leve, programmando il tunnel per la destinazione desiderata, California del sud, vicino a Big Bear, alle otto di sera del 10 gennaio 1988, solo qualche ora dopo che Danny Packard era stato ucciso. Aveva fatto i calcoli giorni addietro e li aveva annotati su un foglio di carta. Fu perciò in grado di riprogrammare la macchina in un solo minuto. Se fosse potuto arrivare nel pomeriggio del 10, prima dell’incidente e dello scontro a fuoco con Kokoschka, l’avrebbe fatto, nella speranza di salvare Danny. Invece avevano scoperto che un viaggiatore del tempo non poteva rivisitare lo stesso luogo se il suo secondo arrivo veniva programmato leggermente prima del precedente. C’era un meccanismo naturale che impediva a un viaggiatore di trovarsi nel luogo in cui avrebbe potuto incontrare un altro se stesso nel viaggio precedente. Poteva ritornare a Big Bear dopo che aveva lasciato Laura in quella sera di gennaio, poiché, essendo già partito da quella strada, non correva più il rischio di incontrare se stesso in quel luogo. Ma se avesse programmato un’ora di arrivo che gli avesse consentito di incontrare se stesso, sarebbe semplicemente rimbalzato indietro nell’istituto, senza andare da nessuna parte. Questo era uno dei tanti aspetti misteriosi del viaggio nel tempo che avevano appreso e attorno al quale stavano lavorando, ma che non comprendevano.

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