Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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Laura ebbe la sensazione che qualcosa dentro di lei si lacerasse. Il dolore era tale che non riuscì neppure a piangere; era stordita, inebetita.

Due bambine fecero capolino sulla porta. Evidentemente dividevano la stanza con Thelma, ma Laura fece loro cenno di andare via.

Tenendo gli occhi bassi, Thelma cominciò a raccontare: «Mi sono svegliata all’improvviso con quell’urlo stridulo, un terribile urlo lacerante… e poi tutta quella luce così forte che mi feriva gli occhi. Poi ho realizzato che la stanza era in fiamme. Tammy era in fiamme. Bruciava come una torcia e si contorceva nel suo letto, avvolta da tutte quelle fiamme, urlando…»

Laura le mise un braccio attorno alle spalle e attese.

«… Lingue di fuoco si staccarono dal corpo di Tammy e… su per il muro, il suo letto era in fiamme e anche il pavimento, il tappeto, tutto era in fiamme…»

Laura ricordò quando Tammy aveva cantato con loro il giorno di Natale e come fosse diventata più calma con il trascorrere dei giorni, come se gradualmente stesse ritrovando una pace interiore. Quella pace che aveva ritrovato si basava sulla determinazione di porre fine ai suoi tormenti.

«Il letto di Tammy era quello più vicino alla porta e la porta stava bruciando. Così spaccai il vetro della finestra sopra il mio letto. Chiamai Ruth, lei… lei disse che stava arrivando, c’era tanto fumo, non riuscivo a vedere nulla; poi Heather Dorning, che dormiva nel tuo letto, si avvicinò alla finestra, e io l’aiutai a uscire. Intanto il fumo si era un po’ diradato e così riuscii a vedere che Ruth stava cercando di gettare la sua coperta su Tammy per spegnere le fiamme, ma la coperta si incendiò, e così vidi Ruth… Ruth… Ruth in fiamme…»

Fuori, l’ultimo bagliore rossastro del crepuscolo stava svanendo nell’oscurità.

Le ombre negli angoli della stanza si fecero profonde.

Il persistente odore di bruciato sembrava più forte.

«… Sarei dovuta correre da lei… ma proprio allora il fuoco esplose. Era ovunque nella stanza e il fumo era così nero e così denso che non riuscivo più a vedere Ruth né qualsiasi altra cosa… poi ho sentito le sirene, forti e vicine, e così ho cercato di convincere me stessa che sarebbero arrivati in tempo per aiutare Ruth, ma era una bugia, una bugia… e io volevo crederci. E… la lasciai lì, Shane. Oh, mio Dio. Uscii dalla finestra e lasciai che Ruthie morisse tra le fiamme…»

«Non potevi fare nient’altro», la rassicurò Laura.

«Ho lasciato che Ruthie bruciasse viva.»

«Non c’era nulla che tu potessi fare.»

«Ho lasciato Ruthie.»

«Non c’era ragione che morissi anche tu.»

«Ho lasciato che Ruthie bruciasse viva.»

In maggio, dopo che Thelma ebbe compiuto tredici anni, fu trasferita al Caswell e fu sistemata nella stanza di Laura. Le assistenti sociali la ritennero la soluzione migliore perché Thelma soffriva di depressione e non rispondeva alle terapie. Forse avrebbe trovato l’aiuto di cui aveva bisogno nell’amicizia con Laura.

Per mesi Laura disperò nel vedere l’amica uscire da quella situazione. La notte era tormentata dagli incubi e di giorno non faceva che rimproverarsi per quanto era accaduto. Alla fine, il tempo la guarì, anche se le sue ferite non si rimarginarono mai completamente. Piano piano ritornò a essere spiritosa e il suo umorismo si fece più tagliente che mai, con una vena di malinconia che non l’abbandonò mai più.

Divisero la stanza alla Caswell Hall per cinque anni, finché non furono più sotto la custodia dello stato e da sole s’incamminarono per la loro strada. Condivisero tante gioie in quegli anni. La vita era di nuovo bella, ma non fu più quella di prima dell’incendio.

11

Nel laboratorio principale dell’istituto l’elemento più importante era il tunnel, attraverso il quale si poteva viaggiare in altre dimensioni spazio-temporali. Era un enorme dispositivo, di forma cilindrica, lungo circa quattro metri e con un diametro di circa tre, in acciaio brunito all’esterno, mentre l’interno era rivestito in rame. Poggiava su blocchi di rame, che lo tenevano sollevato dal pavimento di circa venticinque centimetri. Dal cilindro si diramavano grossi cavi elettrici e all’interno delle strane correnti facevano luccicare l’aria come se fosse acqua.

Kokoschka ritornò attraverso il tempo al tunnel, materializzandosi all’interno dell’enorme cilindro. Quel giorno aveva compiuto numerosi viaggi, seguendo come un’ombra Stefan in epoche e luoghi lontani, e alla fine aveva saputo perché il traditore si ostinava a voler rimodellare la vita di Laura Shane. Si affrettò verso l’uscita del tunnel e saltò sul pavimento del laboratorio, dove due scienziati e tre dei suoi uomini lo stavano aspettando.

«La ragazza non ha nulla a che fare con i complotti di quel bastardo contro il governo, nulla a che fare con i suoi tentativi di distruggere il progetto del viaggio nel tempo», disse Kokoschka. «È una questione a se stante, solo una delle sue crociate personali.»

«Perciò ora conosciamo tutto quello che ha fatto e perché», sostenne uno degli scienziati, «e potete eliminarlo.»

«Sì», convenne Kokoschka, attraversando la stanza e dirigendosi verso il quadro principale di programmazione. «Ora che abbiamo scoperto tutti i segreti del traditore, possiamo ucciderlo.»

Sedendosi davanti al quadro di programmazione, con l’intenzione di azzerare il programma in modo che il tunnel potesse trasportarlo in un altro tempo, dove poteva sorprendere il traditore, Kokoschka decise di uccidere anche Laura. Sarebbe stato un gioco da ragazzi, una faccenda che poteva sbrigare da solo, anche perché aveva l’elemento sorpresa dalla sua; e comunque preferiva lavorare da solo. Non gli piaceva condividere il piacere con nessuno. Laura Shane non era un pericolo né per il governo né per il suo progetto di ristrutturare il futuro del mondo, ma avrebbe ucciso lei per prima e per giunta di fronte a Stefan, giusto per spezzargli il cuore prima di finirlo con una pallottola. A Kokoschka piaceva uccidere.

3

Una luce nell’oscurità

1

Il 12 gennaio 1977, in occasione del suo ventiduesimo compleanno, Laura Shane ricevette per posta un rospo. Sulla scatola in cui era stato recapitato non c’era l’indirizzo del mittente e neppure un biglietto di accompagnamento. Aprì il pacchetto sul tavolo vicino alla finestra nella sala da pranzo del suo appartamento e i luminosi raggi del sole di quel giorno invernale insolitamente tiepido, fecero scintillare il piccolo rospo di ceramica. Era alto circa cinque centimetri, poggiava su un piedistallo, anch’esso di ceramica, color lillà; sulla testa portava un cappello a cilindro, in una mano teneva un bastone.

Due settimane prima la rivista letteraria dell’università le aveva pubblicato Storia di un anfibio, un breve racconto in cui narrava la storia di una ragazza il cui padre si dilettava a raccontare le avventure fantastiche di un rospo immaginario, Sir Tommy d’Inghilterra. Solo lei sapeva che quella storia era vera tanto quanto immaginaria, anche se sembrava che qualcuno avesse intuito, almeno in parte, quanto fosse importante per lei, visto che il piccolo rospo con il cappello a cilindro era stato confezionato con una cura straordinaria. Era accuratamente avvolto in una morbida stoffa di cotone, legata con un nastro rosso, poi ulteriormente incartato nella carta velina e sistemato in un letto di batuffoli di cotone all’interno di una semplice scatola bianca, la quale era stata a sua volta inserita in una scatola più grande imbottita di fogli di giornale accartocciati. Nessuno si sarebbe dato tanto da fare per proteggere una statuina da cinque dollari, a meno che la confezione non volesse dimostrare che il mittente sapeva quanto fosse profondo il suo coinvolgimento emotivo.

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