Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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Solo la lampada sul comodino di Ruth era accesa. Sussurrò: «Laura, tu dormi nel mio letto. Io mi sono sistemata sul pavimento».

«Be’, rimetti a posto tutto e torna nel tuo letto», le ordinò Laura.

Ripiegò più volte la coperta per fare un giaciglio morbido sul pavimento, che sistemò ai piedi del letto di Ruth, dopodiché vi si sdraiò con il suo cuscino.

Dal suo letto Rebecca Bogner borbottò: «Finiremo tutte nei guai per questa faccenda».

«Ma che cos’hai paura che ci facciano?» chiese Thelma. «Che ci leghino a un palo, ci cospargano di miele e ci lascino in pasto alle formiche?»

Tammy stava dormendo o fingeva di dormire.

Ruth spense la luce e si ritrovarono immerse nell’oscurità.

La porta si spalancò e la luce centrale venne accesa. Vestita di rosso, lo sguardo torvo e minaccioso, la signorina Keist entrò nella stanza. «Ah, è così! Laura, che cosa stai facendo qui?»

Rebecca Bogner disse in tono di disapprovazione: «Ve l’avevo detto che ci saremmo cacciate nei guai».

«Torna immediatamente nella tua stanza, signorina.»

La tempestività con cui era apparsa la signorina Keist parve un po’ sospetta e Laura rivolse lo sguardo a Tammy Hinsen. La biondina non stava più fingendo di dormire; ora stava appoggiata su un gomito e sorrideva. Evidentemente aveva deciso di aiutare l’Anguilla, forse nella speranza di ritornare a essere la sua preferita.

La signorina Keist scortò Laura nella sua stanza. Laura si infilò nel letto e la signorina Keist la guardò per un momento. «Fa caldo, aprirò la finestra.»

Ritornando accanto al letto, fissò Laura attentamente. «C’è qualcosa che vuoi dirmi? C’è qualcosa che non va?»

Laura prese in considerazione per un istante la possibilità di raccontarle dell’Anguilla. Ma che cosa sarebbe successo se la signorina Keist avesse aspettato di cogliere l’Anguilla sul fatto e se lui non si fosse presentato? Laura non avrebbe mai più potuto accusare l’Anguilla, perché aveva un precedente; nessuno l’avrebbe più presa sul serio. Perciò anche se Sheener l’avesse violentata, l’avrebbe fatta franca.

«No, va tutto bene», rispose Laura.

A questo punto la signorina Keist osservò: «Thelma è troppo sicura di se stessa per una ragazza della sua età e se sei così sciocca da trasgredire ancora ai regolamenti solo per il gusto di trascorrere tutta la notte a pettegolare, allora ti consiglio di sceglierti delle amiche per cui valga la pena di correre il rischio».

«Sì, signorina», le concesse Laura, giusto per disfarsi di lei, pentendosi di aver pensato anche solo per un momento di manifestare i propri timori a quella donna.

Dopo che la signorina Keist ebbe lasciato la stanza, Laura non si mosse. Rimase nell’oscurità, certa che nel giro di mezz’ora ci sarebbe stato un altro controllo. Di sicuro l’Anguilla non si sarebbe presentato prima di mezzanotte. Erano solo le dieci, perciò aveva tutto il tempo necessario per raggiungere un posto sicuro.

Lontano, molto lontano nella notte, si udì il brontolio di un tuono. Si sedette nel letto. Il suo Custode! Gettò via le coperte e corse alla finestra. Non vide nessun lampo. Il lontano brontolio si spense. Forse non era stato affatto un tuono. Attese dieci minuti, o forse di più, ma non successe più nulla. Delusa, tornò a letto.

Erano da poco passate le dieci e mezzo, quando la maniglia della porta scricchiolò. Chiuse gli occhi, socchiuse la bocca e si finse addormentata.

Qualcuno entrò silenziosamente nella stanza e si fermò accanto al suo letto.

Il respiro di Laura era lento, regolare, profondo, ma il cuore le batteva forte.

Era Sheener. Sapeva che era lui. Mio Dio, aveva dimenticato che non era normale, che era imprevedibile e ora era lì. Era arrivato prima di quanto avesse previsto, pronto a farle un’iniezione. L’avrebbe infilata in un sacco di tela e l’avrebbe portata via, vestendo i panni di un Babbo Natale impazzito venuto a rapire i bambini, invece di lasciare i regali.

L’orologio ticchettava. La brezza fece ondeggiare le tendine.

Alla fine la persona accanto al letto si ritirò e la porta si chiuse.

Era la signorina Keist.

Scossa da tremiti violenti, Laura scese dal letto e si infilò la vestaglia. Piegò la coperta sotto il braccio e lasciò la stanza senza pantofole: a piedi nudi avrebbe fatto meno rumore.

Non poteva ritornare nella stanza delle Ackerson. Si diresse perciò verso le scale dell’ala nord, aprì con cautela la porta e si affacciò sul pianerottolo appena illuminato. Tese l’orecchio, certa di udire i passi dell’Anguilla al piano di sotto. Scese guardinga, aspettandosi di incontrare Sheener da un momento all’altro, ma raggiunse il pianterreno sana e salva.

Intirizzita dal freddo, trovò rifugio nella sala giochi. Rimase lì, immersa nel bagliore spettrale dei lampioni che filtrava dalle finestre dando una sfumatura argentea ai mobili. Si fece strada fra le sedie e i tavoli e si coricò dietro il divano.

Il suo sonno fu irregolare, interrotto più volte da incubi. Di notte, il vecchio palazzo era animato da rumori sinistri: gli scricchiolii prodotti dalle assi di legno del pavimento e i sussulti del vecchio impianto idraulico.

8

Stefan spense tutte le luci e rimase ad attendere in quella camera da letto ammobiliata per un bambino. Alle tre e mezzo del mattino udì Sheener rientrare. Stefan si mosse silenziosamente dietro la porta della camera. Qualche minuto dopo entrò Willy, accese le luci e si diresse verso il materasso. Mentre attraversava la stanza, emise un suono strano, tra il sospiro e l’uggiolio di un animale che scappa da un mondo ostile per trovare rifugio nella sua tana.

Stefan chiuse la porta e Sheener si voltò di scatto a quel rumore, sconvolto all’idea che il suo nido fosse stato invaso. «Chi… chi è lei? Che diavolo sta facendo qui?»

Da un’auto parcheggiata nell’oscurità, dall’altro lato della strada, Kokoschka osservò Stefan uscire dalla casa di Willy Sheener.

Attese dieci minuti, scese dall’auto e si diresse sul retro del bungalow, trovò la porta spalancata e si introdusse nella casa con molta cautela.

Trovò Sheener nella sua stanzetta, picchiato a sangue, immobile. Nell’aria aleggiava un fetore di urina, perché l’uomo aveva perso il controllo della vescica.

Un giorno, pensò Kokoschka con feroce determinazione e un fremito di sadismo, ridurrò Stefan in uno stato anche peggiore di questo. Lui e quella dannata bambina. Quando avrò compreso quale ruolo gioca nei suoi piani e perché si sposta attraverso i decenni per rimodellare la sua vita, allora li sottoporrò a sofferenze tali che nessuno può nemmeno immaginare.

Lasciò la casa di Sheener e una volta all’aperto guardò per un momento il cielo trapunto di stelle, poi fece ritorno all’istituto.

9

Subito dopo l’alba, prima che gli inservienti si destassero e quando ormai aveva compreso che il pericolo era passato, Laura tornò nella sua stanza: tutto era come l’aveva lasciato. Nessun segno che durante la notte fosse stata visitata da un intruso.

Esausta, gli occhi cerchiati, si chiese se non avesse dato troppo peso a tutta quella faccenda e si sentì un po’ ridicola.

Rifece il letto — un compito che ogni bambino al McIlroy era tenuto a fare — e quando sollevò il cuscino rimase paralizzata: sul lenzuolo era posata un’unica caramella.

Quel giorno l’Anguilla non si presentò al lavoro. Aveva trascorso tutta la notte a preparare il rapimento di Laura e senza dubbio aveva bisogno di dormire.

«Io mi chiedo come faccia un uomo del genere a dormire», chiese Ruth quando si incontrarono in un angolo del cortile dopo la scuola. «Intendo dire, la sua coscienza non lo fa stare sveglio?»

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