Dean Koontz - Lampi

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Lampi: краткое содержание, описание и аннотация

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In una tempestosa notte di gennaio Laura Shane viene miracolosamente alla luce grazie all’intervento di uno sconosciuto che annuncia il proprio arrivo con un lampo. Il destino però ha in serbo per lei ben più terrificanti pericoli che supererà con l’aiuto del misterioso personaggio. Ma chi è l’enigmatico protettore? Nel giorno del suo tredicesimo compleanno per Laura è pronta un’agghiacciante rivelazione…

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La logica conseguenza di tanta insolenza fu una sculacciata. Con le sue grandi mani callose Mike non aveva certo bisogno di un battipanni. Ma Laura si morse un labbro e non gli diede la soddisfazione di vederla piangere. Dalla soglia della cucina, Flora gridò: «Basta, Mike. Non lasciarle dei segni». Ma lui smise di battere Laura solo quando la moglie entrò nella stanza e gli fermò la mano.

Quella notte Laura si addormentò con fatica. Per la prima volta aveva impiegato il suo amore per le parole, il potere del linguaggio, per raggiungere l’effetto desiderato e le reazioni dei Teagel erano la prova che poteva usare le parole nel modo giusto. Ma ancora più eccitante era il pensiero, ancora troppo embrionale per essere compreso appieno, che forse aveva la capacità non solo di difendersi, ma di farsi strada nel mondo grazie alle parole, magari persino come autrice di quel genere di libri che le piacevano tanto. Con suo padre aveva parlato dei suoi sogni di diventare medico, ballerina, veterinario, ma erano stati discorsi così, tanto per dire. Nessuno di quei sogni l’aveva riempita di eccitazione come la prospettiva di diventare una scrittrice.

Il mattino seguente, quando scese in cucina, trovò i Teagel riuniti per la colazione. «Ehi, Mike», lo canzonò Laura, «ho appena scoperto che nello sciacquone in bagno vive un calamaro intelligente che viene da Marte».

«Ma che cosa stai dicendo?» le chiese Mike.

Laura sorrise. «Notizie esotiche.»

Due giorni più tardi Laura veniva rimandata all’istituto McIlroy.

6

Il salotto e lo studio di Willy Sheener erano ammobiliati come se ci vivesse un uomo normale. Del resto Stefan non era neppure sicuro di quello che si era aspettato di trovare. Forse le prove della demenza di quell’uomo, ma non certo una casa linda e ordinata.

Una delle camere da letto era vuota, mentre l’altra era decisamente strana. Il letto era costituito da un nudo e stretto materasso posato sul pavimento. Le federe dei cuscini e le lenzuola erano quelle usate per i bambini, con dei conigli tutti colorati. Il comodino e il cassettone erano a misura di bambino, di un azzurro pallido, con figure di animali stampate sui lati e sui cassetti: giraffe, conigli, scoiattoli. Sheener possedeva anche una collezione di Little Golden Books e altri libri illustrati, animali di stoffa e giocattoli adatti a bambini di sei, sette anni.

All’inizio Stefan pensò che quella stanza avesse lo scopo di attirare i bambini del vicinato e Sheener fosse così maniaco da cercare le sue prede persino vicino a casa, dove il rischio era maggiore. Ma nell’alloggio non c’erano altri letti e l’armadio e i cassetti non contenevano che abiti da uomo. Alle pareti erano appese fotografie incorniciate dello stesso ragazzo dai capelli rossi; alcune lo ritraevano da bambino, altre quando aveva circa sette o otto anni, e il volto era chiaramente quello di Sheener. Stefan cominciò a realizzare che l’unico frequentatore di quella casa era Willy Sheener. Quella creatura viscida dormiva proprio lì. Evidentemente, di notte si ritirava in un fantasioso mondo infantile, e in quella sua misteriosa regressione notturna trovava senza dubbio la pace che così disperatamente andava cercando.

Fermo al centro di quella strana stanza, Stefan si sentì allo stesso tempo rattristato e disgustato. Sembrava che Sheener non molestasse i bambini solo e principalmente a scopo sessuale, ma per assorbire la loro giovinezza, per ritornare a essere bambino come loro; attraverso la perversione sembrava che cercasse di discendere non tanto nello squallore morale, quanto in una perduta innocenza. Era patetico e allo stesso tempo spregevole, impreparato alle prove che si presentano nella vita di un adulto e, proprio a causa di ciò, pericoloso. Stefan rabbrividì.

7

Il suo letto nella stanza delle gemelle Ackerson ora era occupato da un’altra bambina. A Laura fu assegnata una stanzetta a due letti all’estremità nord del terzo piano, vicino alle scale. La sua compagna, Eloise Fischer, aveva nove anni, le lentiggini e portava le treccine. Inoltre aveva un atteggiamento troppo serio per una bambina. «Da grande farò la ragioniera», informò Laura. «Mi piacciono molto i numeri. Si può sommare una colonna di numeri e ottenere sempre la stessa risposta tutte le volte, non ci sono sorprese con i numeri, non sono come le persone.» I genitori di Eloise erano stati condannati per detenzione di stupefacenti e mentre il tribunale decideva quale parente dovesse prendersi cura di lei, era stata mandata all’istituto McIlroy.

Appena Laura ebbe sistemato le sue poche cose, corse nella stanza delle Ackerson. Entrò gridando: «Sono libera! Libera!»

Mentre Tammy e l’altra ragazza quasi la ignorarono, Ruth e Thelma le corsero incontro e l’abbracciarono. Era proprio come tornare a casa.

«Non piacevi alla tua famiglia?» chiese Ruth.

«Hai usato il piano Ackerson?» domandò Thelma.

«No, li ho uccisi tutti nel sonno.»

«Certo che è una bella trovata», commentò Thelma.

Rebecca Bogner, la nuova ragazza, aveva undici anni. Tra lei e le Ackerson non correva buon sangue. Ascoltando Laura e le gemelle, Rebecca cominciò a dire: «Ma siete strambe, troppo strambe» e poi: «Accidenti quanto mistero», con una tale aria di superiorità e disprezzo che avvelenò l’atmosfera con un’efficacia pari a un’esplosione nucleare. Laura e le gemelle uscirono e andarono a rifugiarsi in un angolo del cortile, dove poter scambiarsi le notizie di cinque settimane, senza i commenti di Rebecca.

Era già ottobre e le giornate erano ancora calde, anche se verso le cinque del pomeriggio l’aria cominciava a diventare più frizzante. Infilarono le giacche e si sedettero sui rami più bassi di un grande albero tropicale, ormai abbandonato dai bambini più piccoli che erano già andati a prepararsi per la cena.

Non erano trascorsi cinque minuti che Willy Sheener fece la sua apparizione con una sega elettrica. Si mise a potare un’eugenia a pochi passi da loro, ma la sua attenzione era focalizzata su Laura.

A cena, l’Anguilla era come al solito dietro il bancone del self-service e distribuiva latte e fette di torta alle ciliegie. Aveva serbato la più grande per Laura.

Il lunedì mattina iniziò a frequentare una nuova scuola dove gli altri bambini avevano già avuto quattro settimane a disposizione per conoscersi e fare amicizia. Ruth e Thelma seguivano alcuni dei suoi corsi e ciò rese più facile l’adattamento, ma questa situazione non fece che rammentarle quanto instabile fosse la condizione di un’orfana.

Il martedì pomeriggio, tornando da scuola, la signora Bowmaine la fermò all’entrata. «Laura, posso vederti nel mio ufficio?»

La signora Bowmaine indossava un vestito a motivi floreali rosso porpora, che faceva a pugni con le tende e la tappezzeria del suo ufficio, dove invece i motivi floreali erano rosa pastello e color albicocca. Laura prese posto su una sedia a fiori rosa.

La signora Bowmaine era alla scrivania e intendeva sistemare in fretta la faccenda di Laura per poi passare ad altri impegni. La signora Bowmaine era uno di quei tipi sempre indaffarati, con mille cose da fare.

«Eloise Fischer è andata via oggi», le comunicò la signora Bowmaine.

«Chi si prenderà cura di lei?» chiese Laura. «So che le sarebbe piaciuto andare da sua nonna.»

«E infatti è proprio così. Andrà da sua nonna.»

Laura fu contenta per Eloise e in cuor suo sperò che quella bambina lentigginosa, con le treccine, la futura contabile, potesse trovare qualcosa in cui credere al di là dei freddi numeri.

«Ora non hai compagne», disse la signora Bowmaine. «E non c’è un letto libero altrove, quindi non potrai spostarti con…»

«Posso dare un suggerimento?»

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