Bishop stava accarezzandole il seno. Le baciò il collo e disse: «Certo che ho paura. È due volte più grosso di me». Scivolò sul lenzuolo per stringersi a lei.
Kathleen lo abbracciò. «Frank», mormorò. «So che è una stronzata, ma mi sto innamorando di te. Non m’importa se è una sciocchezza, è così e basta.»
Bishop cercò le labbra di lei e ciò le impedì di proseguire. In più si era di nuovo eccitato e, al diavolo tutto, in un attimo fu sopra di lei, dentro di lei. Ma stavolta la sua mente vagava altrove. Stava ancora pensando a Chris, a Hirschorn che lo faceva sorvegliare, a come avrebbe potuto far cadere Chris nella trappola e convincere Hirschorn a coinvolgerlo nell’operazione.
Kathleen mormorò il suo nome fasullo. «Frank.» Bishop si mosse dentro di lei.
Rimasero così, stretti nel buio dell’estate, lui con i suoi pensieri, lei con i suoi sogni.
Quando Kathleen se ne andò, Bishop si sedette sul bordo della scrivania, sempre al buio. La finestra era leggermente socchiusa. Sulla pelle nuda avvertiva il calore che penetrava dall’esterno mischiarsi con l’aria fresca del condizionatore. Accese una sigaretta e restò a osservare il fumo che si disperdeva nel buio della sera. Lo guardò sfuggire verso la casa accanto.
Tirò un’altra boccata lasciando vagare la mente. Era buffo pensare che lei si fosse innamorata di lui, buffo capire che le persone non vedono le altre come realmente sono. Uomini e donne. Creano nella loro testa delle immagini dell’altro, e poi vedono solo quello. Non si vedono davvero. Adesso lei era convinta di amarlo e non sapeva neanche il suo vero nome, non sapeva niente di lui.
Comunque la vicenda si sarebbe presto conclusa. Tra poco avrebbe saputo quali erano i piani di Hirschorn, avrebbe avuto ciò che voleva, quello per cui Weiss l’aveva mandato lì. Sarebbe tornato a casa e tutto sarebbe finito.
Però. Era comunque una situazione bizzarra. Scosse la cenere fuori dalla finestra e osservò le luci gialle della casa di Kathleen attraverso gli alberi. Sperava che la donna tenesse la bocca chiusa sulla loro storia. Che non cominciasse a raccontare in giro di essere innamorata. Era possibile. Le donne fanno così. Forse l’avrebbe detto addirittura a Chris, per spingerlo a battersi per lei. Forse voleva davvero che Bishop fosse il suo cavaliere senza macchia e senza paura.
Pensò a questo, e pensò a come Chris l’aveva afferrata quella sera sotto il portico, a come l’aveva schiaffeggiata con indifferenza, come se lei non fosse niente. Ci pensò, e avvertì un calore aspro nel petto.
La sigaretta era finita. La spense nel posacenere e si alzò dalla scrivania per andare all’armadio. Teneva lì la borsa da viaggio, nascosta dietro alcuni scatoloni: non conteneva nulla tranne il palmare. Lo mise sulla scrivania e lo accese.
Controllò la posta. C’era un’e-mail di Weiss.
JB, dalle ultime cose che ho scoperto potresti essere in pericolo. I nomi che mi hai fornito sono legati in qualche modo a Cameron Moncrieff, un pappone e un trafficante di droga, armi e altro, che adesso è morto. Harry Ridder era il suo giardiniere, ed è morto anche lui, suicida. La domestica di Moncrieff, Julie Wyant, è scomparsa, e si pensa si sia suicidata anche lei. Whip era amante e braccio destro di Moncrieff, oltre che uno specialista nel falsificare documenti d’identità; è accusato di favoreggiamento in omicidio e si trova in custodia in una qualche prigione. La mia preoccupazione nasce dal fatto che sembra esserci un legame fra queste persone e un sicario professionista che la polizia chiama Shadowman. Se anche Hirschorn ha a che fare con lui, devi fare molta attenzione. E non sto scherzando. Non farti coinvolgere ulteriormente nell’operazione finché non scopro qualcos’altro. Non farlo assolutamente, d’accordo? Se si insospettisce, la tua vita potrebbe essere seriamente in pericolo, e anche quella di Chris e Kathleen Wannamaker, soprattutto quella della donna, perché ha parlato con te. Ti ripeto, non è uno scherzo. Se c’entra Shadowman, è una faccenda pericolosa. Sii molto prudente e aspetta altre informazioni. W.
Bishop lesse e sbuffò, poi fece un sorrisetto, si stirò le braccia e sbadigliò.
Cancellò l’e-mail, spense il computer e lo rimise a posto, nella borsa dentro l’armadio.
Andò a letto e rimase supino con le braccia dietro la testa, guardando il soffitto. Pensò a Chris e Kathleen, a quella sera sotto il portico quando lui l’aveva picchiata. Pensò a come avrebbe chiamato Chris, a come lo avrebbe provocato facendogli perdere il controllo, e l’uomo di Hirschorn avrebbe visto tutto…
Sorrise nell’oscurità a quel pensiero. Aveva bisogno di azione e, dentro di lui, una cosa dura e luminosa sfavillava ardente.
Il giorno successivo Weiss trovò l’amore della sua vita.
«Andiamo, Weiss, non innamorarti di lei», gli stava dicendo Casey. «Sii più originale.» Ma era troppo tardi. Nel momento stesso in cui aveva visto la foto, non c’era stato più niente da fare.
Casey, come sappiamo, era la mezzana che procurava le ragazze a Weiss. Aveva circa quarant’anni, i capelli biondo platino, un viso allegro, segnato dal sole e dalle sigarette. Bassa, ben fatta, amava indossare pantaloni e golfini attillati che sottolineassero il seno procace e il fondoschiena pronunciato. A Weiss riservava sempre un sorriso caloroso che, in tutto e per tutto, pareva esprimere un affetto sincero.
Erano seduti nel soggiorno del suo attico sulle Heights. Il sole della tarda mattinata entrava da una parete a vetri, mentre da quella opposta si poteva scorgere tutta la baia, fino all’isola di Alcatraz. Casey era in posa sul divano, le gambe accavallate e le braccia distese sullo schienale, in modo da mettere in evidenza le sue forme.
Weiss sedeva in una poltrona al di là del tavolino da tè in cristallo e guardava la fotografia. Non riusciva a distogliere lo sguardo.
«Dio mio, Weiss, sei un tale romantico.» Casey aveva una voce profonda, sensuale, forse anche a causa delle sigarette. Se ne portò una alla bocca, perché non restava mai senza. Scosse la testa nel vedere Weiss così perso nella fotografia.
Quando infine lui la posò sul tavolino, non riuscì comunque a smettere di guardarla. «Immaginavo che la conoscessi», mormorò. «Una ragazza misteriosa e senza passato, nell’ambiente di Moncrieff… Me l’immaginavo che per un periodo avesse fatto la vita.»
«Non è mai stata una delle mie ragazze», disse Casey, mentre un refolo di fumo le sfuggiva dalle labbra. «Ma un’amica l’ha avuta sotto la sua protezione per un certo periodo, in uno dei giri di Moncrieff. È lei che mi ha passato la foto e…» La pausa fu calcolata, teatrale. Prese un CD dal tavolino dietro di lei con un’espressione ironica. «… un video!» Lo mise a fianco della fotografia. «Non stai più nella pelle, vero?»
Weiss fissò il disco. Si inumidì le labbra appena schiuse con la lingua. Deglutì. Casey lo osservava e si lasciò sfuggire una risatina frizzante, quasi musicale.
Weiss distolse finalmente gli occhi, imbarazzato, e fissò l’amica che giocava divertita con la sigaretta.
«Non ti devi vergognare», disse lei. «Credimi, è successo a molti. Pare che di lei si innamorassero tutti, soprattutto i più anziani. Forse per quello sguardo, sai, sembrava essere appena arrivata dal paradiso. Secondo la mia amica c’erano schiere di uomini di mezza età accampati fuori dalle sue finestre, segugi in attesa della preda. Le mandavano fiori, le promettevano la luna, qualsiasi cosa. Il che è veramente una scocciatura quando devi mandare avanti gli affari.» Si protese in avanti e reclinò la testa, come per guardare meglio la foto. «È la faccia di un angelo, non ci sono dubbi. Belli anche i capelli.»
Читать дальше