Tornò dal poliziotto.
«Tarvis», chiese, «vuoi che dica a Grimes che non è stata colpa tua?»
«Ho bisogno che tu lo faccia, Ledge. Ultimamente ho avuto dei guai e…»
«In questo caso, ho bisogno di un favore da te.»
Lyons s’illuminò. «Dimmi cosa vuoi, Ledge.»
«Quando era fuori di sé per la commozione cerebrale, la dottoressa Solari si era messa a blaterare sul reale motivo per cui era venuta qui. Pare che su a nord gestisca una specie di società, dove le dottoresse forniscono, capisci, servizi a uomini che hanno un sacco di soldi da spendere.»
«Servizi?»
«Sesso, Tarvis. Gestisce un giro di prostituzione e le donne sono tutte dottoresse.»
«Santo…»
«E ha un registro, un libro nero con i nomi di tutti i suoi clienti e di tutte le dottoresse di Boston, New York e di questa zona che lavorano per lei.»
«È proprio una bambola», commentò Lyons, pensoso, ed era chiaro che la sua immaginazione stava volando per quanto lui ne fosse capace. «È per questo che la cercavano? Per quel libro?»
«Esattamente. Grimes non ne ha fatto parola, per cui non credo che vi abbia messo su le mani. Se riusciamo a trovarlo noi, tu sarai un eroe.» Si chinò e gli parlò da uomo a uomo. «Inoltre, saprai quali dottoresse di questa zona fanno… le migliori visite.»
Sottolineò l’osservazione toccandolo con il gomito.
«Che vuoi che faccia?»
«Puoi farmi entrare nella stanza delle prove?»
«Ho una tessera magnetica. L’abbiamo tutti. Devo solo sfiorare la serratura elettronica»
«Allora, che stiamo aspettando?»
Lyons era venuto all’ospedale sulla sua sgangherata e unta macchina. Matt lo seguì verso la stazione di polizia, ma deviò a un isolato dall’edificio, parcheggiò la Harley e s’incontrò con Lyons alla porta del seminterrato sul retro.
«Allora, quante dottoresse ci sono in questo libro?» chiese Lyons.
«Non lo so. Una dozzina, direi. Quando si tratta di ammettere studentesse, le facoltà di medicina appoggiano cervello e bellezza.»
«Oh oh», esclamò Lyons, sfiorando la serratura elettronica e aprendo la solida porta in legno di quercia. «Chiunque entri qui viene registrato elettronicamente, per cui devo firmare il registro.»
Matt vide dieci grosse ceste in plastica, ma solo due contenevano prove. Entrambe avevano un cartellino con la scritta SOLARI.
«Il libro è piccolo», osservò Matt, frugando nella prima cesta. «Potrebbe stare nel tacco di una scarpa.»
«Non in queste scarpe.»
Lyons teneva sollevato un paio di scarpe basse nere, semplici, chiuse, senza lacci.
Un avvistamento fortuito del tatuaggio era quindi da escludersi.
«E così, questi sono i topolini che hanno azionato la spia luminosa della stanza delle prove.»
Grimes e Steve Valenti erano, spalla contro spalla, sull’uscio.
Matt si sentì raggelare.
«Oh, salve», esclamò, troppo allegramente. «Ho chiesto a Tarvis di mostrarmi le cose di Nikki. Speravamo di trovare qualcosa che potesse indicarci chi l’aveva rapita o perché. Immagino abbia dimenticato che c’era una spia luminosa.»
«E ci è riuscito?» domandò Grimes.
«Riuscito, cosa?»
«Ha trovato qualche indizio ignoto?»
Il polso di Matt era passato dall’essere fermo al battere come un martello pneumatico. Non era mai stato un gran mentitore e ora faceva fatica a sostenere lo sguardo del poliziotto. Il tono di Grimes gli fece capire chiaramente che non credeva a una sua sola parola. Un po’ in disparte, Valenti valutava la situazione, il volto una maschera impenetrabile.
«Oh, no», balbettò Matt. «No, non abbiamo trovato niente. Almeno io. E tu, Tarvis?»
Lyons aveva l’aspetto di uno che era stato appena colpito da una cerbottana.
«Niente, capo», riuscì infine a dire. «Io, ehm, spero che non ti dispiaccia che abbia portato quaggiù il dottore.»
«Perché dovrebbe dispiacermi, Tarvis? Ho sempre ritenuto stupide tutte queste precauzioni per mettere sotto chiave le prove.»
Matt riusciva a immaginare le rotelle girare nella mente di Grimes, alla ricerca di una spiegazione, una qualsiasi spiegazione, sul perché lui e Lyons erano entrati in quella stanza. Alla fine, Grimes lanciò un’occhiata a Valenti, che scrollò la testa.
«Va bene, Rutledge», disse Grimes, «non so che diavolo stia facendo qui, ma non credo che lo verrò a sapere da lei. Mi ascolti bene, però. Questa è l’ultima volta che la caccio fuori dalla stazione di polizia. La prossima volta ci implorerà di lasciarla uscire.»
«Non sia duro con Tarvis», ribatté Matt. «Gli ho chiesto io di farmi entrare qui per poter esaminare le cose della dottoressa Solari.»
Dritto come un fuso, mento in alto, passò davanti a Grimes e Valenti e percorse il corridoio fino alle scale, aspettandosi quasi di udire uno sparo e di sentire una pallottola conficcarsi nella sua spina dorsale.
Ciò che invece sentì, fu Grimes che diceva: «Tarvis, vai subito su nel mio ufficio».
E Tarvis che rispondeva: «Posso spiegare ogni cosa, capo».
Matt trascorse le ore successive allo scontro con Bill Grimes a struggersi di paura per la vita di Nikki Solari. Era stanco morto per mancanza di un buon sonno, ma nel corso degli anni di studio ed esercizio della professione medica, aveva sviluppato una tecnica interna per affrontare quel tipo di stanchezza. Sapeva affrontare la mancanza di sonno, ma non la mancanza di risposte. Si sentiva come un burattino, che ballava ai comandi di un burattinaio pazzo. Ma chi era questo burattinaio? Al momento, l’unico candidato disponibile era Grimes. Ma perché lui? E come aveva fatto a mettere insieme gli elementi del rapimento di Nikki tanto rapidamente e senza alcuna difficoltà?
Pronto, sono il dottor Rutledge. Ho prenotato una risonanza magnetica nucleare per la dottoressa Solari e disposto il trasferimento immediato con l’ambulanza.
Facile.
Matt aveva due pazienti in ospedale. Una di loro, un’anziana diabetica che si stava riprendendo da un bypass arteriale alla gamba, era ricoverata nella stanza di fronte a quella di Nikki. Stava andando da lei, ma si fermò e, usando il telefono sul comodino di Nikki, chiamò il servizio informazioni e si fece dare il numero telefonico di Kit e Samuel Wilson. Kit rispose al primo squillo.
«Per prima cosa», dichiarò Matt, dopo avere determinato che lei sapeva chi lui fosse, «desidero dirle quanto sia addolorato per sua figlia.»
«Grazie. La funzione religiosa di ieri ha fatto sentire un po’ meglio tutti coloro che conoscevano Kathy.»
«Ne sono felice. Signora Wilson, la chiamo per Nikki Solari.»
«Nikki? Che vuole sapere?»
«Immagino non l’abbia saputo. Odio essere il latore di cattive notizie con tutto ciò che ha già dovuto sopportare.»
«La prego, che è successo a Nikki?»
«Ieri, poco dopo avere lasciato la chiesa, due uomini le hanno teso un’imboscata sulla Wells Road. È riuscita a sfuggire loro, ma, per farlo, è quasi annegata nel Crystal Lake.»
«Oh, mio Dio. Dov’è ora? Sta bene?»
«Purtroppo non sappiamo dove si trovi adesso, signora Wilson. Qualcuno, non io, ha richiesto per telefono e a mio nome di trasferirla all’ospedale di Hastings per una risonanza magnetica. Poi, durante il tragitto, l’hanno rapita dall’ambulanza.»
«Oh, mio Dio, è terribile. Perché mai le hanno fatto una cosa simile?»
«È questo che sto cercando di scoprire. Ricorda qualcosa successa ieri che potrebbe aiutarci a capire cosa è accaduto? Qualcuno con cui ha parlato?»
«Non c’è nulla che io ricordi. Ha letto qualcosa durante la funzione, poi ha suonato per buona parte del pomeriggio. Non è mai uscita dal cimitero, tranne che per fare una passeggiata con me e Sam. Ha parlato per un po’ con Bill Grimes, erano seduti sulla panca sotto il grande salice in fondo al camposanto. Oh, Gesù, è una notizia tremenda. Nikki e nostra figlia erano amiche intime. Kathy le stava insegnando a suonare il blue grass.»
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