Michael Palmer - Sindrome atipica

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Sindrome atipica: краткое содержание, описание и аннотация

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Il dottor Rutledge ha la certezza che ci sia qualcosa di sospetto nelle morti dei suoi pazienti. Troppe banali influenze degenerate in incomprensibili complicanze non hanno lasciato scampo ai malati. L’uomo nutre un sospetto: che nell’evoluzione fatale delle malattie sia coinvolto il giacimento di carbone, la cui aria nera copre il cielo della sua città, nel West Virginia. Ma presto il dottore capisce che le sue indagini lo stanno portando a scoprire segreti molto più pericolosi di quanto potesse immaginare.

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«Sbagliato, mia cara amica. Il problema è suo.»

Il gigante si spostò e Matt si lasciò cadere tra le due finestre. Quando si drizzò di nuovo di pochi centimetri, si ritrovò a guardare in una camera da letto, non più di tre metri e mezzo per lato. Il soffitto era in legno di pino grezzo, le pareti disadorne. L’omone gli ostruiva ancora la vista della soglia dov’era il capo della polizia, ma adesso Matt riuscì a vedere Nrkki. Era slegata, indossava ancora l’indumento ospedaliero verde e giaceva supina, gli occhi chiusi, sul materasso senza lenzuola di un letto dalla struttura metallica. Le avevano sbattuto due cuscini senza federe dietro la testa e uno sporco lenzuolo sulle gambe. Aveva un aspetto grigio, sfinito e inquieto, ma Matt non notò nulla che indicasse che era stata picchiata.

«Voglio riesaminare tutta la faccenda un’altra volta», stava ribadendo Grimes, «partendo dal funerale. Con chi ha parlato là oltre che con me? Allora?»

Matt udì un fruscio alla sua destra poco prima che comparisse un uomo. Era alto e nerboruto, un cappello da cowboy in testa e stivali ai piedi. Nella grossa cintura all’altezza delle reni era infilata una pistola. Matt si lasciò cadere sulla pancia e si appiattì contro le fondamenta in cemento della casupola. Era comunque ancora in piena vista, a non più di sei metri di distanza. L’uomo diede un colpetto alla base del pacchetto di sigarette, ne prese una e l’accese con un fiammifero da cucina che strofinò sulla zip. Il fumo si diffuse immediatamente verso il punto in cui Matt giaceva nell’ombra della casa. Disperatamente, la sua mente selezionò alcune possibili reazioni, fosse stato individuato. Nessuna era ragionevole.

Il fumatore si allontanò di alcuni passi dalla casa, piegò la testa all’indietro e soffiò una nuvola verso il cielo scuro sopra la radura. Matt si fece coraggio. L’angolatura tra loro era cambiata, e adesso, appena l’uomo si fosse girato verso la porta della casa, per lui sarebbe finita. Matt si preparò a balzare tra gli alberi appena lui l’avesse visto. In quel momento, dal bosco dietro il cowboy e alla sua destra, si sentì lo scricchiolio del sottobosco e un fruscio di rami. Pochi secondi dopo, una piccola femmina di cervo dalla coda bianca sbucò dalla boscaglia e attraversò a lunghe falcate la radura a nemmeno cinque metri di distanza. L’uomo la rincorse, cercando nello stesso tempo di estrarre l’arma.

«Larry!» gridò il cowboy. «Larry, vieni fuori, alla svelta!»

Matt sentì i passi pesanti del gigante sulla veranda.

«Cosa? Cosa?»

«Il più grosso cervo che tu abbia mai visto mi è passato abbastanza vicino da leccarmi il moccio dal naso. Se non mi si fosse incastrata la pistola nella cintura, avremmo potuto mangiare selvaggina.»

«Verne, sei proprio un cretino», sbuffò Larry, senza alcun accento montanaro. «Entra. Il capo vuole che lo porti in città e che poi torni qui. Noi due passeremo la notte qui con quella strega. Abbiamo bisogno di caffè e carta igienica e qualcosa da mangiare. Il capo deve prendere qualcosa alla stazione di polizia, roba che la farà cantare come un canarino. E ora, entra.»

Matt trattenne il fiato finché i due non scomparirono all’interno della casupola, quindi corse a mettersi al sicuro nel bosco. Grimes e Verne il cowboy sarebbero scesi in città per tornare subito dopo. Ci avrebbero messo circa quaranta minuti tra andata e ritorno, una cinquantina forse, dovendo comprare alcune cose. In quei quaranta o poco più minuti, lui doveva escogitare qualcosa per sopraffare un uomo grosso come un autobus, mettere in piedi una donna a malapena cosciente, legarla sulla Harley e fuggire verso la salvezza. Rimpianse ora di non avere nascosto una delle numerose pistole degli Slocumb nella borsa della moto. In verità, tuttavia, non si era mai sentito a suo agio vicino a qualsiasi genere di pistola, e temeva che la sua incapacità, abbinata a un temperamento imprevedibile, avrebbe solo causato disastri.

Cercò di immaginare uno scenario in cui riusciva in qualche modo a fare uscire Larry, per poi metterlo fuori combattimento con un pezzo di legno o una delle sue chiavi inglesi. Le probabilità di inabilitare quel bestione con qualcosa di meno potente di un martello gli parvero scarse e, nella scatola degli attrezzi, non aveva niente del genere. Che cosa, allora?

Grimes e Verne stavano attraversando la veranda, diretti verso la Land Rover, quando Matt cominciò a riflettere sulle sacche della moto. Le due grandi sacche laterali e la grossa borsa montata dietro il sedile del passeggero erano, tra le altre cose, piene di medicine, la sua farmacia ambulante per le visite a domicilio e le urgenze, accresciuta in tutta fretta da una serie di medicine trafugate per Lewis Slocumb.

Matt suppose che non avrebbe esitato a uccidere per salvarsi la vita o quella di una persona a lui vicina. Sapeva però anche che non l’avrebbe fatto con facilità e che le conseguenze interiori sarebbero state gravi. Inoltre, l’unico farmaco su cui poteva contare per uccidere Larry era un paralizzante dei muscoli come il curaro o l’Anectine, e lui non era sicuro di averne con sé. Aveva bisogno di qualcosa di rapido effetto che poteva iniettare per via intramuscolare e che avrebbe reso inabile Larry senza ucciderlo. Doveva poi trovare un sistema per iniettarglielo senza venire fatto a pezzi.

Verne avviò la Rover e accese i fari. Appena imboccarono la stradina d’accesso, Matt impostò l’orologio sulla modalità cronometro e iniziò il conto alla rovescia.

Quaranta minuti.

Riflettendo sulle caratteristiche della sostanza di cui aveva bisogno, corse alla motocicletta, trovò la torcia stilo e frugò furiosamente tra le medicine nel borsone, scartandole una dopo l’altra e gettandole nel bosco.

Trentotto minuti.

Calmati! gridò a se stesso. Rilassati. Fissò la boccetta che stava per gettare e trattenne il fiato.

Ketamina — 100mg/cc!

La Ketarnina, una cugina prima della fenicicloesilpiperidina e del protossido d’azoto o gas esilarante, veniva usata prima di un intervento per produrre uno stato chiamato anestesia dissociata, un’apatia come di sogno. Matt l’aveva buttata tra gli altri medicinali, caso mai le condizioni di Lewis avessero richiesto un piccolo intervento chirurgico. Da ciò che ricordava, somministrato per via intramuscolare, il farmaco agiva molto rapidamente. La dose consueta era di 100mg, ma naturalmente Larry non era un esemplare umano normale. La boccetta conteneva 10cc, per un totale di 1000mg. Mille milligrammi sarebbero stati sufficienti per far crollare quel bestione o avrebbero fatto qualcosa di più? C’era un unico modo per scoprirlo. Matt pescò una siringa da 10cc, vi avvitò un ago dal foro grosso, lungo circa quattro centimetri e aspirò il contenuto della boccetta fino all’ultima goccia. Se si voleva che il farmaco avesse effetto, bisognava iniettarlo nel muscolo, non nel grasso, dove la circolazione era minima e l’assorbimento troppo lento per essere efficace. Larry era come un pianeta ricoperto per il novanta per cento di grasso. Matt scelse il muscolo occipitale alla base del cranio, e mentalmente immaginò come avrebbe infilato l’ago e premuto il pistone senza farsi uccidere. Controllò di nuovo l’orologio. Ancora trentaquattro minuti prima del ritorno di Verne e Grimes. Il problema ora era fare uscire Larry senza metterlo in allarme e vederlo comparire con una pistola in mano.

Fuoco!

Quando il cervo gli era passato davanti di corsa, Verne aveva gettato a terra il mozzicone. Appena Larry avesse sentito l’odore di fumo, avrebbe subito incolpato l’uomo che aveva chiamato cretino. Su questo, almeno, fece affidamento Matt. Prese una scatola di fiammiferi dalla borsa, quindi infilò ancora più addentro la mano e tirò fuori uno dei due segnali luminosi che portava sempre con sé e una scatola di cuscinetti di garza da usare per accendere. Tornò quindi nel bosco di fronte alla casupola. Con grande cautela, lentamente, raccolse parecchie bracciate di foglie e rametti e le portò contro lo spigolo della veranda. Larry, un revolver nella fondina sotto il massiccio braccio sinistro, si era accomodato in una sedia dallo schienale a stecche ai piedi del letto. Nikki giaceva sulla schiena e dormiva profondamente, la mano destra che si contraeva ritmicamente ogni pochi secondi.

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