«Sì, sì, ho capito.»
Matt ascoltò l’automobile partire, poi si raddrizzò e si avvicinò a Lewis.
«Non posso credere che abbiate minato questo posto», esclamò.
«Negli anni Sessanta mi ero lasciato incantare dall’avventura e mi ero arruolato nell’esercito», replicò Lewis.
«Ricordo che me ne avevi parlato.»
«Ciò che forse non ti ho detto è che mi ero arruolato più che altro perché volevo imparare a far esplodere le cose. Ero nel reparto demolizioni in Vietnam. È stato utile, di tanto in tanto, per fare esplodere tronconi o altro. Inoltre, nessuno può avvicinarsi a questo posto, a meno che non decidiamo noi che lo può fare.»
«O allontanarsi da qui, a quanto pare. Voi ragazzi non smettete mai di stupirmi.»
«Aiutami a tornare a letto, dottore», disse Lewis, raccogliendo il sacchetto della flebo e il tubo del drenaggio. «Tutta questa agitazione mi ha un po’ stancato.»
Qualsiasi beneficio il sonnellino al capezzale di Nikki avesse procurato a Matt, ora era svanito. Con gli occhi che gli bruciavano dalla stanchezza, fissò con nostalgia la strada secondaria che l’avrebbe portato a casa, mentre puntava la Harley verso l’ospedale. Avrebbe fatto il giro di visite e poi avrebbe lasciato il suo posto a chiunque gli fosse subentrato. E dopo, il letto.
Era ancora possibile che i criminali della BC C gli stessero dando la caccia, ma, a parte essere prudente, non c’era nulla che potesse fare. Tranne fuggire, cosa che non avrebbe mai fatto. Gli Slocumb avevano chiarito il loro punto di vista e l’avevano fatto in modo fantastico. Vieni a cercarci solo se vale la pena morire per prenderci. Per quello che riguardava la discarica tossica, era impossibile prevedere cosa avrebbero fatto Armand Stevenson e gli altri dirigenti della miniera. Al momento, l’unica cosa certa era che, grazie a un biglietto anonimo di un abitante di Belinda ben poco istruito che non voleva farsi riconoscere né ricevere una ricompensa, la sua lunga battaglia contro la BC C, era stata legittimata.
Il parcheggio dei medici era quasi pieno. Costruito solo quindici anni prima, l’ospedale vantava ora specialisti in ogni campo della medicina interna e anche della maggior parte delle specialità chirurgiche. Gli seccava tributare qualche onore alla BC C, ma di fatto proprio la società era responsabile della continua crescita dell’ospedale.
Trovò un posto vicino allo spazio riservato all’ambulanza e bloccò la Harley. Attraversò poi il pronto soccorso e salì le scale, diretto al reparto di medicina e chirurgia 2. Non si sorprese nel vedere Tarvis Lyons dormicchiare nella sedia vicino alla porta della stanza di Nikki, il mento appoggiato sul petto. Qualcosa, forse i passi di Matt sul pavimento in piastrelle o una brezza nel corridoio, svegliò il poliziotto proprio prima che Matt arrivasse accanto a lui.
«Ehi, Ledge, come va?» chiese.
«Tutto bene?»
«Sì. Il trasferimento della tua signora è andato liscio come l’olio.»
«Trasferimento dove?» chiese Matt, provando un improvviso brivido.
«Per la risonanza magnetica che avevi richiesto», rispose Lyons, chiaramente disorientato.
Matt corse all’uscio. Il letto di Nikki era vuoto ed era stato rifatto, in previsione di un ritorno che Matt dubitava sarebbe mai avvenuto.
«Tarvis», disse, con il polso che gli martellava, «io non ho richiesto alcuna risonanza magnetica.»
Era proprio lì, nel settore delle prescrizioni del medico nella cartella di Nikki, sotto la richiesta di controlli neurologici scritta da Matt.
Risonanza magnetica all’ospedale di Hastings.
Trasportare la paziente con ambulanza.
R.T. DR. RUTLEDGE
R.T: — richiesta telefonica. Qualcuno aveva telefonato usando il nome di Matt e aveva ordinato di trasportare Nikki in ambulanza all’ospedale di Hastings per una risonanza magnetica. Matt telefonò immediatamente al radiologo di quell’ospedale e non rimase affatto sorpreso nel sentire che, dietro sua richiesta, Nikki era stata inserita nel piano delle risonanze magnetiche, trattandosi di un’urgenza. L’appuntamento era stato fissato per mezz’ora prima, ma fino a quel momento non si era vista.
Tarvis Lyons, imbarazzato e disperato, lo aspettava sull’uscio della camera di Nikki.
«Ho fallito», ammise.
«Dimmi solo cosa è successo.»
«Sia tu sia Grimes avete detto di non fare entrare nessuno nella stanza a meno che non sapessi chi era. Ecco, se non conosco i fratelli Stith, non conosco nessuno.»
«I fratelli Stith?»
«Marty e Gerald. Fanno da autisti per l’ambulanza Golden Cross. Marty lavora anche part time per i pompieri. E il sabato sera lo passano sempre da Snooky’s , come faccio io. E così, prima è venuta un’infermiera per dirmi che avevi richiesto una risonanza magnetica e che l’ambulanza stava per arrivare. Poco dopo sono comparsi i fratelli Stith e l’hanno portata via. Non sapevo che non avrei mai dovuto lasciarla andare via.»
Matt si strofinò gli occhi. Chi diavolo aveva ideato tutto ciò? Doveva trattarsi di qualcuno che conosceva l’ospedale e le sue regole. Un medico? Un infermiere? Afferrò la cornetta e chiamò la centralinista.
«Buongiorno, sono il dottor Rutledge. Può passarmi per favore la Golden Cross Ambulance?»
«Subito, dottore.»
«Golden Cross, sono Mary.»
«Mary, sono il dottor Matt Rutledge dall’ospedale, può chiamare via radio l’ambulanza che sta portando Nikki Solari dalla Contea di Montgomery all’ospedale di Hastings?»
«Cosa devo dire loro?»
«Dica loro di tornare qui il più presto possibile, di non portare la paziente a Hastings.»
Matt batté il piede e giocherellò con il cordone della lampada, ma sapeva cosa stava per sentire.
«Dottor Rutledge», riferì Mary, «è strano, ma non riesco a mettermi in contatto con loro.»
«Forse sono già all’ospedale.»
«Hanno entrambi un apparecchio portatile che si accende appena lasciano l’ambulanza. Verificherò cosa è successo. Vuole che continui a cercare di mettermi in contatto con loro via radio?»
«Sì, certo», rispose Matt. «Continui a provare.»
In quell’istante, la radio di Tarvis Lyons crepitò.
«Lyons.»
«Tarvis, sono Grimes.»
«Merda», mormorò Lyons. «Sì, capo.»
«Ti avevo detto di non perdere mai di vista quella donna.»
«Non ricordo di averla sentita dire…»
«Tarvis, dammelo», ordinò Matt strappandogli la radio di mano. «Capo, sono Matt Rutledge. Qualcuno, usando il mio nome, ha telefonato e ordinato di trasferire Nikki a Hastings per una risonanza magnetica. Non è mai arrivata in quell’ospedale e quelli della Golden Cross non riescono a mettersi in contatto con l’ambulanza via radio.»
«Questo perché gli autisti sono stati legati a un albero nel bosco che costeggia la Statale 29. Li hanno appena portati qui. Nikki Solari non è con loro.»
«Maledizione. Arrivo subito.»
«Ascolti, non ne vale la pena. Arrivo subito lì per…»
Matt porse il radiotelefono a Lyons.
«Tarvis», disse, «se il capo richiama, digli che non ho sentito cosa ha detto e che sto andando da lui.»
La stazione di polizia, un tipico edificio in mattoni rossi con garage annesso e la prigione sul retro, era situata all’estremità orientale della città, esattamente dalla parte opposta rispetto all’ospedale. Matt, in sella alla Harley, cercò nella sua mente un indizio su chi poteva avere ideato il rapimento di Nikki e per quale motivo. Chiunque fosse stato, doveva averlo sorvegliato per sapere quando era uscito dall’ospedale. Se solo Nikki gli avesse confidato una teoria, una qualsiasi teoria sul perché i due uomini l’avevano aspettata su quella strada.
Il poliziotto al bancone della stazione telefonò a Grimes, poi, con la testa, indicò a Matt una serie di sedie pieghevoli. Attraverso gli avvolgibili aperti della vetrata interna dello spazioso ufficio di Grimes, Matt scorse il capo della polizia parlare con i due autisti dell’ambulanza. I fratelli Stith, entrambi rossi di capelli e il viso coperto di lentiggini, sembravano parlare contemporaneamente. Matt aveva scambiato con loro solo qualche parola, ma gli era stato sufficiente per capire che non avrebbero mai vinto il Nobel come scienziati spaziali. Il braccio destro di Grimes, un caparbio sergente di nome Steve Valenti, fissava i due autisti da una sedia accanto alla scrivania, gli occhi stretti come se stesse sondando il loro resoconto alla ricerca di contraddizioni. Matt si avvicinò alla porta dell’ufficio, ma Grimes alzò la mano per indicargli di aspettare un momento. Dopo un breve scambio di parole con Valenti, Grimes gli fece cenno di entrare. Ancor prima che il capo della polizia aprisse bocca, fu evidente dalla sua espressione che considerava Matt responsabile, in qualche modo, dell’accaduto.
Читать дальше