«È andato a leccarsi le ferite?» chiese Painter.
«Non è quello che pensiamo noi. Dopo la guerra, le forze alleate hanno setacciato la campagna tedesca, alla ricerca delle tecnologie segrete dei nazisti.» Paula scrollò le spalle. «C’erano anche forze britanniche.»
Painter annuì. Pure Anna aveva citato quei saccheggi.
«Ma i nazisti erano stati bravi a far sparire gran parte delle loro tecnologie, facendo terra bruciata: hanno giustiziato scienziati, bombardato impianti e strutture. I nostri sono arrivati in uno di quei siti in Baviera qualche minuto troppo tardi. Hanno trovato uno scienziato in un fosso, con una pallottola nel cranio, ma ancora vivo. Prima di morire ha rivelato qualche indizio utile. I nazisti stavano facendo ricerche su una nuova fonte di energia, scoperta tramite esperimenti quantistici, e avevano fatto importanti progressi: avevano un combustibile di straordinaria potenza.»
Painter e Lisa si scambiarono uno sguardo, ricordando la conversazione fatta con Anna sull’energia del punto zero.
«Qualsiasi cosa avessero scoperto, quella tecnologia è stata trafugata tramite i percorsi segreti creati dai nazisti. Si sa ben poco, tranne il nome della sostanza in questione e il luogo in cui se ne sono perse le tracce.»
«Alla tenuta dei Waalenberg?» tirò a indovinare Lisa.
Paula annuì.
«E il nome della sostanza?» chiese Painter, anche se già conosceva la risposta, avendo messo assieme gli elementi in suo possesso. «Si chiamava Xerum 525?»
Paula gli lanciò un’occhiata penetrante, aggrottando le sopracciglia. «Come fa a saperlo?»
«Il combustibile della Campana», mormorò Lisa, sorpresa.
Tutto tornava. Era il momento di parlare apertamente con la dottoressa Paula Kane.
Painter si alzò. «C’è qualcuno che lei deve conoscere.»
La reazione di Anna non fu meno intensa. «Perciò la formula segreta dello Xerum 525 non è andata perduta? Unglaublich! »
Si erano riuniti in un hangar dell’aeroporto di Richards Bay, mentre due Isuzu Trooper venivano caricati di armi e attrezzature.
Lisa controllava il suo kit medico, mentre ascoltava la discussione in corso tra Painter, Anna e Paula. Gunther era accanto a lei e guardava accigliato la sorella. Anna sembrava più stabile, dopo aver preso le medicine che Lisa le aveva dato. Ma per quanto tempo?
«Mentre la Campana veniva portata a nord da suo nonno, i segreti dello Xerum 525 devono essere stati trasferiti a sud», spiegò Painter ad Anna. «Così sono state divise le due parti dell’esperimento. A un certo punto, i Waalenberg devono essere venuti a sapere che la Campana non era stata distrutta. In quanto finanziatore della società per il patrimonio storico, Baldric Waalenberg doveva essere a conoscenza del Granitschloß. »
Paula era dello stesso parere. «La società era il gruppo che appoggiava le spedizioni di Himmler sull’Himalaya.»
«E, una volta che l’ebbe scoperto, per Baldric dev’essere stato facile infiltrare spie al Granitschloß. »
Anna era impallidita, ma non a causa della malattia. «Il bastardo ci ha usato! Per tutto questo tempo!»
Painter annuì. Baldric Waalenberg aveva orchestrato tutto quanto, manovrando le cose a distanza. Aveva lasciato che gli scienziati del Granitschloß , esperti della Campana, proseguissero le loro ricerche, ma allo stesso tempo le sue spie facevano filtrare le informazioni in Africa.
«In seguito, Baldric deve aver costruito la sua Campana», disse Painter, «sperimentando in segreto, producendo i suoi Sonnenkönige , affinandoli tramite le tecniche avanzate scoperte dai vostri scienziati. Era un’impostazione perfetta. Senza un’altra fonte di Xerum 525, il Granitschloß era vulnerabile, controllato da Baldric Waalenberg a vostra insaputa. In qualsiasi momento, poteva togliervi la terra sotto i piedi.»
«Ed è proprio quello che ha fatto», sbottò Anna.
«Ma perché?» chiese Paula. «Questa manovra segreta funzionava bene.»
Painter scrollò le spalle. «Forse perché il gruppo di Anna stava allontanandosi sempre più dall’ideale nazista di supremazia ariana.»
Anna si premette un palmo sulla fronte, come se così potesse proteggersi da ciò che stava scoprendo. «E alcuni nostri scienziati… davano a intendere di voler… uscire allo scoperto, unirsi alla comunità scientifica e divulgare le nostre ricerche.»
«Non penso che questo sia l’unico», replicò Painter. «C’è in ballo qualcosa di più grosso. Qualcosa che, d’un tratto, ha reso il Granitschloß obsoleto.»
«Credo che lei abbia ragione», convenne Paula. «Negli ultimi quattro mesi c’è stato un improvviso aumento delle attività alla tenuta. Qualcosa li ha messi in agitazione.»
«Devono aver fatto qualche importante progresso da soli», disse Anna, con un’espressione preoccupata.
Gunther intervenne, con la voce rauca, come se avesse un macigno in gola. « Genug! » Ne aveva avuto abbastanza e per la frustrazione faceva fatica a parlare inglese. «Il bastardo ha Campana… ha Xerum… noi troviamo, usiamo.» Fece un gesto alla sorella. «Basta parlare!»
Lisa si trovò pienamente d’accordo col bestione. «Dobbiamo trovare un modo per entrare.» E presto , aggiunse tra sé.
«Ci vorrebbe un esercito per assaltare la tenuta.» Painter si voltò verso Paula. «Possiamo aspettarci un aiuto dal governo sudafricano?»
«È escluso. I Waalenberg hanno corrotto troppe persone. Dovremo trovare un modo per infiltrarci in segreto.»
«Le foto satellitari non sono di grande aiuto», commentò Painter.
«Allora useremo tecnologie meno avanzate», replicò Paula, conducendoli alle Isuzu Trooper che li aspettavano. «Ho già qualcuno pronto sul campo.»
ore 06.28
Khamisi era disteso a terra. Sebbene fosse arrivata l’alba, i primi raggi del sole non facevano che gettare ombre ancora più profonde sul terreno della giungla. Indossava una mimetica e aveva in spalla la doppietta 465 Nitro Holland Holland Royal. In mano portava una tradizionale lancia corta zulù, una specie di zagaglia.
Dietro di lui c’erano altri due esploratori della tribù: Tau, il nipote dell’anziano che aveva salvato Khamisi dall’aggressione, e il suo migliore amico, Njongo. Anche loro portavano armi da fuoco e lance. Il loro abbigliamento era più tradizionale: fasce di pelliccia di lontra. Inoltre, avevano la pelle impiastricciata di vernice.
I tre avevano trascorso la notte setacciando la foresta attorno al palazzo, in cerca di una via che evitasse i sentieri sospesi tra le fronde. Avevano usato le piste degli animali selvatici, che s’inoltravano nel folto del sottobosco, e si erano spostati assieme a una piccola mandria di impala, nascondendosi nella loro ombra. Khamisi si era fermato in diversi punti per piazzare qualche sorpresa accanto ai cavi che, camuffati da piante rampicanti, collegavano al suolo i sentieri sospesi.
Una volta fatto il proprio dovere, si erano incamminati verso un punto in cui un ruscello scorreva sotto la recinzione della tenuta.
Un attimo prima, Khamisi aveva sentito quell’urlo selvaggio.
Uuh-iiii-uuuuu.
Il guardacaccia era rimasto pietrificato. Il ricordo di quel richiamo gli era rimasto impresso nelle ossa.
Ukufa.
Paula Kane aveva ragione. Secondo lei, le creature provenivano dalla tenuta dei Waalenberg. Non sapeva se fossero fuggite oppure se fossero lì apposta per aggredire Khamisi e la dottoressa Fairfield. In un caso o nell’altro, erano in libertà, a caccia.
Ma di chi?
Il richiamo proveniva da lontano, alla loro sinistra.
Non erano loro le prede. Quelle creature erano cacciatrici troppo abili, non avrebbero rivelato la loro presenza così presto. Qualcos’altro le aveva attirate, stuzzicando la loro sete di sangue.
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