Rispondere a questa domanda, intraprendere questo cammino, comporta una dose sufficiente di mistero e di avventura per chiunque.
Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, iniziò una singolare competizione tra gli Alleati: quella per accaparrarsi le tecnologie degli scienziati nazisti. Una corsa tra britannici, americani, francesi e russi, ognuno per sé. Furono rubati brevetti di nuovi tubi a vuoto, di plastica e sostanze chimiche esotiche, persino di sistemi per la pastorizzazione del latte coi raggi UV. Ma molti dei brevetti più importanti scomparvero nell’abisso dei progetti supersegreti, come l’Operazione Paper Clip, nella quale centinaia di scienziati nazisti esperti di razzi V-2 furono reclutate in segreto e portate negli Stati Uniti.
I tedeschi, però, non cedettero le loro tecnologie così facilmente. Lottarono per mettere al sicuro i loro segreti, nella speranza di una rinascita del Reich. Molti scienziati furono assassinati, laboratori di ricerca furono distrutti, i progetti furono nascosti o fatti sparire in fondo a laghi o sepolti in caveau sotterranei. Tutto perché non cadessero in mano agli Alleati.
La caccia assunse proporzioni scoraggianti. Esistevano centinaia di laboratori nazisti, sia per ricerche di varia natura sia per progetti militari. Molti erano sotterranei, sparsi per la Germania, l’Austria, la Cecoslovacchia e la Polonia. Uno dei più misteriosi era una miniera riconvertita, nei pressi della cittadina montana di Breslavia. Le ricerche in corso in quella struttura avevano come nome in codice Die Glocke , cioè «la Campana». Gli abitanti delle campagne circostanti riferirono di strane luci, misteriose malattie e decessi.
Le forze russe furono le prime a raggiungere la miniera. Era deserta. Tutti e sessantadue gli scienziati coinvolti nel progetto erano stati fucilati. In quanto al dispositivo, era svanito, Dio solo sa dove.
Soltanto una cosa si sa per certo: la Campana esisteva davvero.
La vita è più strana di qualsiasi opera di narrativa. Tutte le discussioni contenute in questo romanzo a proposito della meccanica quantistica, del disegno intelligente e dell’evoluzione sono basate su fatti reali.
Scrivere romanzi, nonostante il tempo trascorso da soli davanti alle pagine bianche, è un processo di collaborazione. Ci sono decine di persone che hanno dato una speciale impronta a questo libro. Innanzitutto, un ringraziamento particolare va a Penny Hill, per i lunghi pranzi, i commenti ponderati, ma soprattutto per la sua amicizia. E lo stesso vale per Carolyn McCray, che mi prende ancora a calci nel sedere per spronarmi a fare meglio. Poi, naturalmente, è un onore per me ringraziare gli amici con cui ci ritroviamo ogni due settimane al Coco’s Restaurant: Steve e Judy Prey, Chris Crowe, Lee Garret, Michael Gallowglas, Dave Murray, Dennis Grayson, Dave Meek, Jane O’Riva, Dan Needles, Zach Watkins e Caroline Williams. Sono la cricca che c’è dietro questo scrittore. E una menzione speciale per l’autore Joe Konrath, per la sua energia, il suo appoggio e i dibattiti approfonditi su alcuni argomenti del libro; e per David Sylvian, per aver trascinato la macchina fotografica ovunque, anche in cima alla vetta più alta delle Sierras. In quanto all’ispirazione per questa storia, devo attribuirne il merito ai libri di Nick Cook e alle intriganti ricerche di Johnjoe McFadden. Infine, le quattro persone che danno un contributo fondamentale a tutti i livelli della produzione: la mia editor, Lyssa Keusch, la sua collega May Chen e i miei agenti, Russ Galen e Danny Baror. E, come sempre, devo sottolineare che gli eventuali errori nei fatti o nei dettagli ricadono direttamente e unicamente sulle mie spalle.
FINE